I laureati dell’Università di Torino: Dall’Università al lavoro - Il Rapporto 2016 AlmaLaurea sul Profilo e la Condizione occupazionale

27/04/2016

AlmaLaurea presenta il XVIII Rapporto sul Profilo e sulla Condizione occupazionale dei laureati italiani al Convegno“Istruzione universitaria e posti di lavoro: proiezioni spaziali e temporali”, all’Università di Napoli Federico II, mercoledì 27 aprile 2016.

Le Indagini AlmaLaurea sul Profilo e sulla Condizione occupazionale ˗ presentate congiuntamente ˗ hanno coinvolto i laureati di 71 università delle 73 ad oggi aderenti al Consorzio. Il XVIII Rapporto sul Profilo dei laureati ha indagato le performance formative di quasi 270 mila laureati del 2015: in particolare, 154 mila laureati di primo livello, 77 mila laureati nei percorsi magistrali biennali e 32 mila laureati a ciclo unico.

Sono invece oltre 570 mila i laureati coinvolti nel XVIII Rapporto AlmaLaurea sulla Condizione occupazionale: laureati di primo e secondo livello, del 2014, 2012 e 2010 intervistati, rispettivamente, a uno, tre e cinque anni dalla conquista del titolo.
I dati di Ateneo possono essere confrontati con i dati nazionali nelle tabelle relative ad ogni fenomeno indagato.

Il Profilo dei laureati dell'Università di Torino

I laureati 2015 dell’Università di Torino coinvolti nel XVIII Profilo dei laureati sono 11.598. Si tratta di 6.621 di primo livello,3.616 magistrali biennali e 1.152 a ciclo unico; i restanti sono laureati pre-riforma o del corso non riformato in Scienze della Formazione primaria.
Per esigenze di sintesi si riporta in questa sede l’analisi delle performance formative dei laureati di primo livello e di quelli magistrali biennali.

 

La provenienza geografica e il background formativo

La quota di laureati di cittadinanza estera è complessivamente pari al 4,1%: il 4,1% tra i triennali e il 4,5% tra i magistrali biennali. Il 16% dei laureati proviene da fuori regione; in particolare è il 10% tra i triennali e il 31% tra i magistrali biennali. È in possesso di un diploma di tipo liceale (classico, scientifico e linguistico) il 67% dei laureati: è il 64% per il primo livello e il 69% per i magistrali biennali.

 

La riuscita negli studi universitari

L’età media alla laurea, pari a 25,8 anni per il complesso dei laureati, varia tra i 24,8 anni per i laureati di primo livello e i 27 anni per i magistrali biennali. Su tale risultato incide però anche il ritardo nell’iscrizione al percorso universitario: non tutti i diplomati infatti si immatricolano subito dopo la conquista del titolo di scuola secondaria superiore.

 

53 laureati su cento terminano l’università in corso: in particolare, sono il 51% tra i triennali e il 62% tra i magistrali biennali.
Il voto medio di laurea è 101,5 su 110; in particolare, 98,1 per i laureati di primo livello e 107,0 per i magistrali biennali.

 

Le esperienze nel corso degli studi

Il 65% dei laureati ha svolto tirocini riconosciuti dal proprio corso di studi: sono il 67% tra i laureati di primo livello e il 70% tra i magistrali biennali (valore che cresce al 77% considerando anche coloro che l’hanno svolta solo nel triennio).
Le esperienze di studio all’estero riconosciute dal corso di laurea (Erasmus in primo luogo) riguardano il 10% dei laureati: il 7% per i triennali e il 14% per magistrali biennali (quota che sale al 21% considerando anche coloro che le hanno compiute solo nel triennio).

Il 73% dei laureati ha svolto un’attività lavorativa durante gli studi universitari: è il 72% tra i laureati di primo livello e il 74% tra i magistrali biennali.

 

La soddisfazione per l’esperienza universitaria

Per analizzare la soddisfazione per l’esperienza universitaria appena conclusa si è scelto di prendere in considerazione l’opinione espressa dal complesso dei laureati in merito ad alcuni aspetti.
L’84% dei laureati è soddisfatto del rapporto con il corpo docente. In merito alle infrastrutture messe a disposizione dall’Ateneo,66 laureati su cento considerano le aule adeguate, 38 ritengono le postazioni informatiche presenti in numero adeguato e 81 valutano positivamente i servizi di biblioteca.

E quanti si iscriverebbero di nuovo all’Università? Confermerebbe la scelta del corso e dell’Ateneo il 68% dei laureati, mentre il 13% si riscriverebbe allo stesso Ateneo ma cambiando corso.

 
La condizione occupazione occupazionale dei laureti dell'Università di Torino

L’Indagine sulla Condizione occupazionale ha riguardato complessivamente 20.420 laureati dell’Università di Torino. La sintesi si concentra sull’analisi delle performance dei laureati triennali e magistrali biennali usciti nel 2014, intervistati a un anno dal titolo, e su quelle dei laureati magistrali biennali del 2012 intervistati a tre anni e del 2010 intervistati a cinque anni. Data la natura peculiare dei laureati magistrali a ciclo unico, caratterizzati da un’elevata prosecuzione degli studi con formazione propedeuticaall’avvio delle carriere libero professionali (ad esempio, praticantati, specializzazioni, tirocini), per esigenze di sintesi non si riporta in questa sede l’analisi delle loro performance occupazionali.

 

I laureati triennali tra Università e lavoro

L’Indagine ha coinvolto 6.517 laureati triennali del 2014 intervistati dopo un anno dal titolo, ovvero nel 2015.

Sebbene una quota elevata di laureati di primo livello, 48%, prosegua il percorso formativo con la magistrale, è utile fotografare le performance occupazionali di coloro che dopo la conquista del titolo hanno scelto di non proseguire gli studi e di immettersi direttamente nel mercato del lavoro.

Isolando quindi tra i laureati triennali coloro che non si sono mai iscritti a un corso di laurea magistrale (50%), è possibile indagare le loro performance occupazionali a un anno dal titolo. Il tasso di occupazione (si considerano occupati anche quanti sono in formazione retribuita) è del 74%, mentre quello di disoccupazione (calcolato sulle forze di lavoro, cioè su coloro che sono già inseriti o intenzionati a inserirsi nel mercato del lavoro) è pari al 18%.

Il 42% degli occupati può contare su un lavoro stabile, ossia contratti a tempo indeterminato* o attività autonome effettive (liberi professionisti, lavoratori in proprio, imprenditori, ecc.). Il guadagno è in media di 1.086 euro mensili netti.
Ma quanti fanno quello per cui hanno studiato (richiesta della laurea per l’esercizio del lavoro svolto e utilizzo nel lavoro delle competenze apprese all’università)?

Sono 53 laureati su cento, i quali considerano il titolo molto efficace o efficace per il lavoro che svolgono.

 

I laureati magistrali biennali a uno, tre e cinque anni dalla laurea

I laureati magistrali biennali del 2014 coinvolti ad un anno dal titolo sono 3.506, quelli del 2012 a tre anni sono 3.499 e quelli del 2010 a cinque anni sono 3.272.

A un anno

Il 76% dei laureati magistrali biennali del 2014, compresi coloro che sono in formazione retribuita, è occupato. Il tasso didisoccupazione, calcolato sulle forze di lavoro, è pari al 17%. 32 occupati su cento possono contare su un lavoro stabile (contratti a tempo indeterminato e lavoro autonomo). Il guadagno è di 1.125 euro mensili netti e l’efficacia è pari al 43%.

A tre anni
L’86% dei laureati magistrali biennali del 2012 è occupato. Il tasso di disoccupazione è pari al 9%.
Gli occupati stabili sono il 54%. Le retribuzioni arrivano a 1.240 euro mensili netti. L’efficacia coinvolge 47 laureati su cento.
Ma dove vanno a lavorare? Il 76% dei laureati è inserito nel settore privato, mentre il 16% nel pubblico. La restante quota lavora nel non-profit (7%). L’ambito dei servizi assorbe l’80%, mentre l’industria accoglie il 16% degli occupati. Marginale la quota di chi lavora nel settore dell’agricoltura.

A cinque anni
L’87% dei laureati magistrali biennali del 2010 è occupato. Il tasso di disoccupazione è pari al 8%.
Gli occupati stabili sono il 72%. Le retribuzioni arrivano a 1.371 euro mensili netti. L’efficacia coinvolge 53 laureati su cento.
Ma dove vanno a lavorare? Il 78% dei laureati è inserito nel settore privato, mentre il 15% nel pubblico. La restante quota lavora nel non-profit (7%). L’ambito dei servizi assorbe il 79%, mentre l’industria accoglie il 18% degli occupati. Marginale la quota di chi lavora nel settore dell’agricoltura.

 

Ultimo aggiornamento: 28/04/2016