UniVerso per Biennale Democrazia 2025 - Guerre e Paci

Nel programma della nona edizione di Biennale Democrazia (26-30 marzo 2025, varie sedi) - la manifestazione promossa dalla Città di Torino e realizzata dalla Fondazione per la Cultura Torino in collaborazione con Polo del ‘900, Università di Torino e Politecnico di Torino - cinque appuntamenti targati UniVerso per Biennale Democrazia.
In questa edizione si discute di conflitto e di possibilità di pacificazione. Per esplorare la loro relazione, il programma si articola in quattro percorsi: violenze e dissenso nelle società democratiche; geopolitica della guerra e della pace; conflitti globali, conflitti locali; immaginare la pace, tra utopia ed eresia.
con Massimo Cacciari e Maurizio Ferraris, modera Graziano Lingua
A cura di Prometeo Tech Cultures del Politecnico di Torino e UniVerso dell’Università degli Studi di Torino. Fa parte del ciclo Le muse sapienti.
La storia si ripete, non come una farsa ma come una nuova tragedia. Una crisi economica e sociale legata non a Wall Street, ma a Silicon Valley, e il fallimento della globalizzazione, fa sentire una parte importante degli umani, in America come in Russia, in Francia come in Germania e in Italia, invecchiati e tagliati fuori dal corso della storia. Altrove la sicurezza è data dalla fede, ma le fedi, come sappiamo, sono in lotta fra di loro non meno delle economie. È possibile un grande progetto, spirituale e materiale, capace di restituire speranza e benessere là dove non sono rimasti che paura e odio?
Élise Féron, introduce Stefano Ruzza
In che modo le norme di genere agiscono e si modificano in tempi di guerra?
Durante i periodi di conflitto la femminilità è spesso associata alla passività e alla debolezza. Al contrario, la mascolinità, in particolare la sua forma militarizzata, è celebrata e serve come base per la difesa del gruppo o della nazione. Le norme culturali prevalenti nelle istituzioni militari perpetuano così – al netto di alcune eccezioni – le aspettative di genere. Contribuendo a un’escalation di violenza che, spesso, si manifesta sotto forma di violenza di genere contro specifici gruppi etnici o nazionali.
Chantal Meloni, Nathalie Tocci coordina Anna Maria Giordano
L’invasione dell’Ucraina, il 24 febbraio 2022, ha segnato uno spartiacque storico pari all’11 settembre 2001. L’ordine mondiale sta mutando, su direttrici non ancora prevedibili. Ma la portata del cambiamento, e delle sue implicazioni, non ci è ancora del tutto chiara. Per questo continuiamo – da posizioni contrapposte, e di volta in volta presentate come «realiste» – a coltivare illusioni: un negoziato a portata di mano, una vittoria sul campo, una resa onorevole. La realtà però incalza, ed esige un cambio di paradigma – a ogni livello: dal ruolo dell’Europa a quello del diritto penale internazionale. Riconquistare la pace non sarà semplice.
Fariba Adelkhah, Irene Bono
Il Carcere di Evin a Teheran è uno dei simboli della repressione in Iran. Arrestata nel giugno 2019 mentre lavorava alla sua ultima ricerca, la studiosa franco-iraniana riesce a fare della sua detenzione un’esperienza da cui guardare il potere e la società iraniana con le lenti d’analisi dell’antropologia. Una riflessione sulla violenza pervasiva della condizione carceraria, sul significato di raccontarla, e sull’importanza della libertà scientifica anche nelle situazioni in cui molti prediligono la presa di posizione secondo la logica amico nemico, rinunciando all’analisi della complessità.
Raffaella Baritono, Mattia Diletti introduce Oliviero Bergamini
Negli Stati Uniti è in corso una «guerra civile fredda»? Alcuni dati lo suggeriscono. Il tasso di fiducia nel governo è al 22% (era il 77% negli anni Sessanta), e la polarizzazione cresce a ritmi vertiginosi: in soli otto anni (2016-2024) la quota di repubblicani che considera i democratici «immorali» è cresciuta dal 47 al 72%, quella inversa dal 35 al 63%. Ricondurre tutto a Trump, comunque, sarebbe miope: il processo di frammentazione sociale è in corso da oltre mezzo secolo, con lo scandalo Watergate e la crisi del manifatturiero. Il risultato, oggi, è un’America spaccata lungo confini profondi – economici, politici, culturali. Un fenomeno sempre più difficilmente reversibile.
Per il programma completo della manifestazione: biennaledemocrazia.it/programma-principale