Finanza islamica e prospettive di sviluppo per l'Italia
Domani sabato 19 marzo, alle ore 9.30, presso l’Aula Jona della Scuola di Management ed Economia (Corso Unione Sovietica 218 bis), si svolge il convegno internazionale ‘Islam Banking - Finanza islamica e prospettive di sviluppo per l'Italia’, nell’ambito delle iniziative coordinate dall'Osservatorio sulla Finanza Islamica dell'Università di Torino – www.ercif.org.
Il convegno si pone l'obiettivo di spiegare quali sono le caratteristiche e gli strumenti principali che utilizzano le banche islamiche per soddisfare le esigenze dei propri clienti.
Il sistema bancario italiano risulta estremamente articolato ed è in fase cruciale di ristrutturazione dei servizi e delle modalità di offerta: il tutto deve essere finalizzato ad una migliore servizio ai risparmiatori e alle imprese risollevando il problema dell'eticità e della soddisfazione dei portatori di interesse (i cosiddetti stakeholders). Trasparenza, partecipazione, equità, efficienza, sobrietà, attenzione alle conseguenze non economiche delle azioni economiche, credito come diritto umano: i principi da mettere in campo. In sostanza, occorre un Codice Etico, una sorta di “Carta Costituzionale” o di “contratto sociale” con i propri stakeholder, che delinei l'orizzonte etico a cui la banca tende con la sua attività, definendo i criteri di equità e giustizia, i valori di riferimento, i principi generali e i comportamenti in base a cui la banca orienta i rapporti con gli stakeholder.
Agire, dunque, secondo criteri della Responsabilità Sociale d'Impresa, che corrisponde alla volontà di realizzare un modello di impresa nuovo e innovativo che, a partire dalla propria mission, sia in grado di:
- adottare criteri di eticità nell'attività di intermediazione finanziaria,
- sviluppare e sperimentare un sistema di governance multistakeholder ricercando modelli decisionali basati su meccanismi partecipativi e sul dialogo con ogni categoria di stakeholder,
- perseguire relazioni industriali innovative,
- estendere il principio della responsabilità anche alle conseguenze delle proprie azioni fino ad includere la catena di fornitura,
- adottare strumenti non autoreferenziali per una verifica della responsabilità sociale delle scelte e dei comportamenti aziendali, partecipare attivamente alle campagne promosse dalla società civile
- collaborare, in partenariato con altre organizzazioni, ad iniziative orientate alla difesa dei diritti umani.
Per info:
Prof. Paolo Biancone
Tel. 0116706021
paolo.biancone@unito.it