Finanza islamica e prospettive di sviluppo per l'Italia

18/03/2016

Domani sabato 19 marzo, alle ore 9.30, presso l’Aula Jona della Scuola di Management ed Economia (Corso Unione Sovietica 218 bis), si svolge il convegno internazionale ‘Islam Banking -  Finanza islamica e prospettive di sviluppo per l'Italia’, nell’ambito delle iniziative coordinate dall'Osservatorio sulla Finanza Islamica dell'Università di Torinowww.ercif.org.
 
Il convegno si pone l'obiettivo di spiegare quali sono le caratteristiche e gli strumenti principali che utilizzano le banche islamiche per soddisfare le esigenze dei propri clienti.
 
Il sistema bancario italiano risulta estremamente articolato ed è in fase cruciale di ristrutturazione dei servizi e delle modalità di offerta: il tutto deve essere finalizzato ad una migliore servizio ai risparmiatori e alle imprese risollevando il problema dell'eticità e della soddisfazione dei portatori di interesse (i cosiddetti stakeholders). Trasparenza, partecipazione, equità, efficienza, sobrietà, attenzione alle conseguenze non economiche delle azioni economiche, credito come diritto umano: i principi da mettere in campo. In sostanza, occorre un Codice Etico, una sorta di “Carta Costituzionale” o di “contratto sociale” con i propri stakeholder, che delinei l'orizzonte etico a cui la banca tende con la sua attività, definendo i criteri di equità e giustizia, i valori di riferimento, i principi generali e i comportamenti in base a cui la banca orienta i rapporti con gli stakeholder.
 
Agire, dunque, secondo criteri della Responsabilità Sociale d'Impresa, che corrisponde alla volontà di realizzare un modello di impresa nuovo e innovativo che, a partire dalla propria mission, sia in grado di:

  • adottare criteri di eticità nell'attività di intermediazione finanziaria,
  • sviluppare e sperimentare un sistema di governance multistakeholder ricercando modelli decisionali basati su meccanismi partecipativi e sul dialogo con ogni categoria di stakeholder,
  • perseguire relazioni industriali innovative,
  • estendere il principio della responsabilità anche alle conseguenze delle proprie azioni fino ad includere la catena di fornitura,
  • adottare strumenti non autoreferenziali per una verifica della responsabilità sociale delle scelte e dei comportamenti aziendali, partecipare attivamente alle campagne promosse dalla società civile
  • collaborare, in partenariato  con altre organizzazioni, ad iniziative orientate alla difesa dei diritti umani.

 
Per info:
Prof. Paolo Biancone
Tel. 0116706021
paolo.biancone@unito.it

Ultimo aggiornamento: 18/03/2016