DoppiaVProject, 10.000 euro raccolti dal progetto che studia le basi genetiche della vulvodinia

DoppiaVproject, il progetto di ricerca che si occupa di studiare le basi genetiche della vulvodinia, ha raccolto oltre 10.000 euro sulla piattaforma di crowdfunding ideaginger.it. In meno di un mese dal suo lancio, oltre 200 sostenitori hanno contribuito alla raccolta fondi che mira a raggiungere i 20.000 euro entro il 9 gennaio 2023. L’iniziativa è stata lanciata dal Doppiavproject team - composto da Valentina Proserpio, biologa molecolare, ricercatrice del Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi UniTo, Antonella Managò, biologa molecolare, Emilia Fusi, designer di gioielli e Silvia Fiamberti, graphic designer - e sostenuta dall’attivista e influencer Giorgia Soleri.

 

Lo scopo di DoppiaVproject è comprendere le cause e approfondire gli aspetti molecolari della vulvodinia, utilizzando la biologia molecolare per analizzare le pazienti con le tecniche più avanzate disponibili nei laboratori dell'Università di Torino. In particolare, i fondi raccolti verranno utilizzati per leggere con tecniche di genomica avanzata (NGS) il materiale genetico delle cellule delle pazienti,  per spiegare gli aspetti molecolari di questa patologia e scoprirne i marcatori diagnostici.

 

L’obiettivo è arrivare a realizzare un test per la vulvodinia molto simile a quello oggi in uso per il covid. Avere una diagnosi veloce consentirebbe non solo di limitare il peggioramento dei sintomi dovuto al ritardo diagnostico, ma anche di ridurre notevolmente i costi che le pazienti affrontano quotidianamente. Inoltre, aiuterebbe il processo di riconoscimento della malattia da parte del Sistema Sanitario Nazionale.

 

Il progetto mira a sensibilizzare e far conoscere la vulvodinia. Sebbene sia ancora sconosciuta ai più, questa patologia colpisce 1 donna su 7. Si presenta come un dolore vulvare senza un'origine identificabile, che compromette la vita sessuale delle donne e può influenzare le normali azioni quotidiane, come urinare, sedersi, indossare collant, fare sport o camminare. Per questa malattia, ad oggi, mancano i marcatori molecolari per la diagnosi, dunque la possibilità di essere identificata velocemente.

 

"Sostengo questa importante raccolta fondi perché ad oggi lo Stato non finanzia alcuna ricerca sulla vulvodinia, rendendo complessa la diagnosi e la conseguente terapia. È invece fondamentale saperne di più per poter curare in modo sempre più efficace chi ne soffre”, ha dichiarato Giorgia Soleri per promuovere l’iniziativa.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Venerdì, 23 Dicembre, 2022

Convivere con l'HIV, quando la regolazione delle emozioni ha un peso sulla malattia

L'infezione da HIV danneggia il sistema immunitario distruggendo le cellule CD4, un sottogruppo di globuli bianchi. Da un report del 2021, si stima che nel mondo ci siano 38,4 milioni di persone che vivono con l'HIV, di cui 36,7 milioni di età pari o superiore a 15 anni, il 53% di sesso femminile e 1,5 milioni di nuove diagnosi. Ad oggi, grazie alla terapia antiretrovirale si ottiene un rapido controllo dell'HIV e un parziale ripristino della funzione immunitaria. La terapia, se correttamente e costantemente assunta, rende la persona non più infettabile e permette di prevenire l'insorgenza delle complicanze che definiscono la sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS).

 

Diversi aspetti psicologici sono stati studiati in termini di fattori di rischio per la non aderenza al trattamento. Tra questi fattori vi è l’alessitimia, una caratteristica psicologica intesa come difficoltà nel riconoscere, descrivere ed esprimere le proprie emozioni e che sembra associata a diverse condizioni sia psicologiche che mediche.

 

Uno studio condotto dalle ricercatrici Agata Benfante e Annunziata Romeo del gruppo “ReMind the Body” del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino, pubblicato sulla rivista scientifica internazionale AIDS and Behavior, ha messo in luce un’associazione significativa tra alessitimia e gravità della malattiacomportamento di aderenza al trattamento, disturbi cardiovascolari e deterioramento cognitivo nelle persone che vivono con HIV.

 

Il campione preso in considerazione da tutti gli studi analizzati (14) ha un’età media tra i 35 e i 47 anni ed è prevalentemente di genere maschile. La prevalenza dell’alessitimia tra le persone che vivono con HIV oscilla tra il 10% e il 25%. Inoltre, da queste ricerche emerge che l’alessitimia sia associata alla gravità della malattia (es. livello di viremia) e all’aderenza alla terapia antiretrovirale. Questa difficoltà nella regolazione delle emozioni sembra essere implicata sia nei disturbi cardiovascolari sia nel deterioramento cognitivo in comorbidità con l’infezione da HIV. Nello specifico, i pazienti con elevate difficoltà nella regolazione delle proprie emozioni tendono ad essere meno aderenti alla terapia, col rischio di una maggiore resistenza farmacologica e una ricaduta negativa sui livelli di viremia.

 

Questi pazienti tendono ad avere anche maggiori difficoltà nelle relazioni interpersonali, che possono

ricadere, ad esempio, nella relazione medico-paziente, e nella maggiore tendenza ad evitare l’uso delle relazioni sociali come risorsa personale per affrontare una condizione medica cronica. Infine, elevati livelli di alessitimia sembrano aumentare il rischio di problemi cardiovascolari (come diabete e ipertensione) e predire alcune disfunzioni neuropsicologiche (peggiore attenzione, memoria di lavoro, organizzazione visuo-spaziale) in pazienti con HIV. Una condizione di vita cronica e stressante come convivere con una diagnosi di HIV insieme a caratteristiche individuali, come l’alessitimia, influenza la qualità di vita ed il benessere psicologico dell’individuo.

 

La ricerca suggerisce che un’attenta valutazione del processo di regolazione emotiva può fornire informazioni prognostiche rilevanti e utili nell’approccio al paziente. L’identificazione dei diversi processi attraverso i quali l’alessitimia è correlata alla gravità della malattia consente di individuare coloro che presentano maggiore probabilità di sviluppare una condizione clinica peggiore. Trattamenti psicologici incentrati sui processi di regolazione emotiva, in aggiunta alle necessarie terapie antiretrovirali, potrebbero aiutare le persone che vivono con l’HIV a migliorare le loro capacità sociali e cognitive, a mantenere nel tempo l’aderenza farmacologica e a migliorare la loro qualità di vita.

 

I risultati di questa revisione della letteratura diventano uno spunto di riflessione più ampio e generale, ponendo l’accento sull’importanza di una visione multifattoriale della salute, che stimoli la realizzazione di ulteriori protocolli di ricerca, così come di interventi più mirati.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Martedì, 20 Dicembre, 2022

Diritto privato degli animali, UniTo all'avanguardia nella formazione giuridica

 Gli animali sono da sempre oggetto di attenzione da parte del codice civile, anche se le norme che li riguardano sono frammentarie e obsolete.  Esse regolano i danni causati dagli animali e, per il resto, considerano questi ultimi come beni mobili, oggetti di diritti altrui: cose di proprietà dell’uomo, non troppo diverse dagli altri beni che possono essere acquistati e ceduti. La sola differenza è data dalla natura di cose “vive” e “animate” che è connaturata agli animali, i quali possono dunque spostarsi, fuggire ed essere inseguiti dal proprietario: nascono di qui gli articoli – tuttora presenti nel codice – che disciplinano gli sciami d’api che volano sul terreno altrui, i colombi che passano a un’altra colombaia e i conigli che si spostano in un’altra conigliera.

 

Queste norme, spesso legate al mondo contadino del passato, trascurano del tutto quanto gli animali siano centrali per l’uomo al giorno d’oggi: essi sono diventati “da compagnia” oltre che da allevamento. Ma non per questo hanno cessato di essere importanti dal punto di vista economico, trovandosi anzi al centro di un mercato in costante sviluppo, che crea un giro d’affari di miliardi di euro l’anno.

 

Per rispondere a queste radicali trasformazioni sociali ed economiche, il Consiglio del Corso di laurea magistrale a Ciclo Unico in Giurisprudenza dell’Università di Torino ha approvato, su proposta del Prof. Luciano Olivero, l’attivazione dell’insegnamento in diritto privato degli animali. Un nuovo corso avanzato da 40 ore e 6 CFU a cui potranno accedere le neo matricole quando giungeranno al IV e V anno, che ha l’obiettivo di preparare i giuristi di domani ai nuovi problemi che la “questione animale” pone intersecandosi con i temi cruciali del diritto privato: dalla proprietà ai rapporti contrattuali, dal fatto illecito alla disciplina della famiglia e delle successioni.

 

La centralità degli animali da compagnia nella società contemporanea ha già avuto modo di tradursi in principi normativi di primaria importanza. La protezione degli animali quali “esseri senzienti” nel Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea e la recente riforma italiana che ha introdotto nell’Art. 9 della Costituzione la difesa degli ecosistemi e degli animali rappresentano perfettamente questa tendenza. In essa si iscrivono anche alcuni codici civili stranieri, come quello svizzero e tedesco, i quali si sono spinti ad affermare che gli animali “non sono cose”. Ma questa affermazione di principio, pur importante, ancora non chiarisce quale sia il loro esatto statuto giuridico e molti problemi restano aperti.

 

In Italia gli animali da compagnia sono oltre 60 milioni, tanti quanti gli abitanti. Questo significa che ogni famiglia, in media, ne possiede più di due e per mantenere e curare tali animali, spende mensilmente cifre che oscillano da 30 a oltre 300 euro e che sono andate negli anni progressivamente aumentando. Tra il 2007 e il 2021 le spese per il cosiddetto “pet food” sono più che raddoppiate; ed anche le spese veterinarie, per i giochi, gli accessori, i prodotti farmaceutici e per l’igiene degli animali sono in progressivo, costante aumento.

 

“Il nuovo insegnamento – dichiara il Prof. Luciano Olivero - approfondirà e cercherà di dare risposta ai problemi che gli animali oggi pongono nella prospettiva del diritto e, in particolare, del diritto privato in tema di rapporti contrattuali ed extracontrattuali, familiari e successori. Gli ultimi anni hanno infatti messo in luce che i profili critici sono parecchi e, in assenza di regole puntuali, le soluzioni proposte sono state diverse. Solo per fare alcuni esempi: di quali garanzie beneficerà l’acquirente di un animale malato? Di quelle tradizionali della vendita secondo il codice civile o dei rimedi più generosi offerti dal codice di consumo? Se una famiglia si scioglie a chi andranno gli animali domestici? Varranno le regole perentorie della proprietà privata oppure criteri meno scontati, che mimano l’affidamento dei figli? Cosa si può disporre, in un testamento, in favore di un animale? E ancora: se l’animale viene ucciso, a quale risarcimento avrà diritto il proprietario? Si guarderà al solo valore economico, o si considererà anche il danno non patrimoniale? I temi sul tappeto sono tanti, alcuni classici, altri del tutto inediti. Più generale di tutti si pone il problema della natura giuridica degli animali, perché la dicotomia tra res e personae, ereditata dal passato, appare sempre più una coperta corta, che lascia irrisolte troppe questioni. Esse, al di là del peso della tradizione e degli approcci sentimentali al tema degli animali, reclamano la ricerca di soluzioni ragionevoli filtrate dagli strumenti tecnici del diritto privato. È quello che ci ripromettiamo di fare con questo insegnamento, per la cui istituzione sono molto grato alla sensibilità dei colleghi e, in particolare, alla presidente del corso di laurea magistrale, Prof.ssa Poggi, e al direttore del Dipartimento di Giurisprudenza, Prof. Caterina”.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Lunedì, 19 Dicembre, 2022

UniTo e C2C Festival alla scoperta dell'Universo

Venerdì 16 dicembre, dalle 18 alle 22, gli spazi della “Manica del Mosca” della Cavallerizza Reale (via Verdi 9, Torino), accoglieranno l’opera del collettivo artistico SPIME.IM: un’esperienza immersiva che si esprimerà sotto forma di performance e installazione multischermo. L’evento è inserito nella programmazione di “UniVerso - Un osservatorio permanente sulla contemporaneità” dell’Università di Torino, in collaborazione con il festival avant-pop torinese C2C Festival, che quest’anno celebra il suo ventennale.

 

L’installazione e la performance saranno introdotte da Davide Gandolfi, professore di Astrofisica del Dipartimento di Fisica dell’Università di Torino, che illustrerà le recenti immagini del James Webb Space Telescope (JWST). Lanciato il giorno di Natale del 2021 dalla Guyana Francese, il telescopio è l’osservatorio spaziale più potente e complesso mai costruito dall’uomo, nato da una stretta collaborazione tra l’agenzia spaziale europea (ESA), quella statunitense (NASA) e quella canadese (CSA). Posto ad una distanza di 1.5 milioni di chilometri dalla Terra, JWST sta scrutando il cosmo vicino e lontano, con una capacità straordinaria, superiore a quella del suo famoso predecessore, il telescopio spaziale Hubble.

 

“Grazie al suo specchio da 6.5 metri di diametro - spiega il Prof. Gandolfi - JWST sta studiando le galassie più lontane, le prime ad essersi formate nella storia dell’universo dopo il Big Bang. Il suo occhio infrarosso ci permette di osservare attraverso le polveri interstellari, mostrandoci come nascono e muoiono le stelle. Grazie a JWST siamo in grado di studiare in dettaglio la composizione chimica e la fisica delle atmosfere dei pianeti attorno ad altre stelle, cercando molecole che potrebbero essere le tracce di forme di vita extraterrestre”.

 

I dati e le immagini del telescopio James Webb non contengono solo un'infinità di informazioni scientifiche, ma anche un fascino infinito e accattivante. Filamenti, spirali, jet, anelli, sono le bellezze che lo sguardo scrutatore di JWST apre davanti ai nostri occhi. A partire da queste immagini, le prime nella storia a mostrare galassie e nebulose in grande dettaglio, gli artisti di SPIME.IM indagheranno i limiti dell’antropocentrismo in un flusso multimediale che sfrutta diverse tecniche di processing video, dove il suono sarà caratterizzato da una partitura per coro.

 

SPIME.IM è un collettivo artistico che indaga l’estetica dei linguaggi derivati dall’affermazione della realtà digitale, attraverso progetti musicali transmediali. Il gruppo - composto da Matteo Marson, Gabriele Ottino, Marco Casolati e Davide Tomat - utilizza la tecnologia, l’arte 3D e la musica elettronica per tessere esperienze audio-video immersive che esplorano i confini dell’identità, della corporeità e della percezione. Hanno presentato le loro opere a festival internazionali di arte digitale come Ars Electronica, C2C Festival e L.E.V.. Recentemente hanno prodotto la loro ultima produzione multimediale “The End Of The World” con il pianista e compositore di fama internazionale Lubomyr Melny e la violoncellista Julia Kent.

 

C2C Festival è uno dei festival di musica avant-pop più apprezzati al mondo. Nella sua storia si sono esibiti, tra gli altri: Aphex Twin, Flying Lotus, Franco Battiato, James Blake, Junun ft. Jonny Greenwood, Shye Ben Tzur, The Rajasthan Express, Kode9, Kraftwerk, Nicolas Jaar, Sophie, Thom Yorke.

 

Ingresso libero fino ad esaurimento posti.
Registrazione obbligatoria: link.dice.fm/universo

 

Data di pubblicazione del comunicato: 
Mercoledì, 14 Dicembre, 2022

“I fiori del male”, il capolavoro di Baudelaire letto in 16 lingue

Domani, mercoledì 14 dicembre, alle ore 11 nell’Auditorium del complesso “Aldo Moro” (via S. Ottavio 18, Torino) si tiene Les Fleurs du Mal – Baudelaire in 16 lingue, un evento organizzato dal Dipartimento di Lingue e Letterature straniere e Culture moderne dell’Università di Torino, in collaborazione con l’Institut Français Italia.

 

Durante la giornata, l’opera “I fiori del male” dello scrittore francese Charles Baudelaire verrà letta in 16 lingue dal gruppo "Lettrici e lettori stravaganti”. Il gruppo unisce lettrici e lettori del Dipartimento a studentesse e studenti madrelingua, che si prestano a dar voce, nei rispettivi idiomi, a queste performances: stranieristi che vagano nella cultura di tutto il mondo. Le lingue saranno le seguenti, in ordine di lettura: italiano, francese, spagnolo, cinese, argentino, tedesco, inglese, serbo croato, polacco, portoghese, giapponese, russo, ucraino, romeno, catalano e arabo.

 

Grazie alla collaborazione del regista Alberto Gozzi, la lettura assumerà la forma di una performance teatrale: ogni poesia verrà presentata prima in italiano e poi in una delle 16 lingue sopra elencate, il tutto accompagnato da un tappeto musicale. L'evento verrà ripreso dal videomaker Francesco Ghisi per la produzione di un video che potrà essere utilizzato come materiale didattico per le scuole. Saranno peraltro presenti in Auditorium due classi di scuola secondaria (Liceo B. Pascal di Giaveno e Liceo Darwin di Rivoli) con le loro insegnanti.

 

“Il successo delle precedenti edizioni – dichiara Gabriella Bosco, docente di letteratura francese UniTo, ideatrice e coordinatrice dell’evento insieme alla sua collaboratrice Luana Doni – ci ha confortati nella nostra idea di fare di queste letture in tante lingue un momento da mantenere, ogni anno, come vetrina della comunità culturale. Come per le letture degli scorsi anni, anche questa volta abbiamo scelto un testo appartenente al patrimonio letterario mondiale, declinandolo in 16 lingue, tutte rappresentate nel nostro Dipartimento. A dimostrazione di come la letteratura e la cultura sommamente uniscano”.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Mercoledì, 14 Dicembre, 2022

BIOSUVEG, come coltivare frutta e verdura con meno acqua e fertilizzanti

BIOSUVEG, progetto di ricerca europeo finanziato da EIT Food e coordinato dal Prof. Andrea Schubert, docente del Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università di Torino, ha messo a punto un biostimolante innovativo che aiuta la crescita e la produzione delle piante in ambienti aridi

 

La sostenibilità in agricoltura è un valore sempre più citato e ricercato, ma non sempre è facile identificare soluzioni che vadano in questa direzione mantenendo la soddisfazione dei consumatori. La riduzione dell’apporto di acqua e fertilizzanti è una componente essenziale della sostenibilità. Il cambiamento climatico ci pone di fronte a lunghi periodi di siccità in cui l’acqua diventa risorsa rara e costosa, mentre i fertilizzanti sono sempre meno disponibili per cause naturali e geopolitiche, come la guerra in Ucraina. 

 

Il progetto di ricerca europeo BIOSUVEG, finanziato da EIT Food e coordinato dal Prof. Andrea Schubert, docente del Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari, e che vede la collaborazione del PlantStressLab dell’Università di Torino e della start-up StrigoLab, ha messo a punto un biostimolante innovativo che aiuta la crescita e la produzione delle piante, in particolare quella del pomodoro, in ambienti meno ricchi di acqua e sostanze fertilizzanti

 

biostimolanti sono prodotti di origine naturale, somministrati a basse concentrazioni, che favoriscono specifici processi biologici e aiutano la crescita delle piante. Il principio attivo del biostimolante sviluppato nel progetto BIOSUVEG viene ottenuto attraverso un procedimento innovativo, brevettato da StrigoLab, e contiene strigolattoniormoni di recente scoperta, con i quali è possibile controllare la crescita e la resistenza allo stress combinato da siccità e carenza di elementi nutritivi nelle piante. 

 

I ricercatori dell’Università di Torino e di StrigoLab stanno svolgendo le prove sperimentali necessarie a ottimizzarne la formulazione e le modalità d’uso, con la prospettiva di inserire sul mercato un prodotto innovativo ed efficace per l’agricoltura. L’obiettivo è di ottenere un incremento della produzione superiore al 10% in pomodoro e peperone in condizioni di ridotta disponibilità di acqua e di fosfato

 

“La disponibilità di acqua – dichiara Andrea Schubert - sta diventando poco affidabile anche in zone temperate umide come la Pianura Padana, e i fertilizzanti fosfatici sono in via di esaurimento a livello mondiale. Sviluppare delle tecniche che mantengano la produzione anche quando queste risorse sono meno disponibili è una chiave della sicurezza alimentare per il futuro”.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Lunedì, 12 Dicembre, 2022

Bandiera Gialla, l'Università di Torino inaugura una grande mostra sulle epidemie in epoca di pandemia

Oggilunedì 5 dicembre 2022 alle ore 12,00 nella Rotonda Talucchi dell’Accademia Albertina, è stata presentata alla stampa “Bandiera gialla - Le epidemie e le cure nella storia, nella scienza, nell’arte”, una grande mostra tra arte, storia, scienza e media sulle epidemie in epoca di pandemia prodotta dall’Università di Torino nell’ambito del programma UniVerso, l’osservatorio culturale dell’Ateneo, in collaborazione con l’Accademia Albertina di Belle Arti, con il Teatro Regio di Torino e le Teche Rai. Allestita negli spazi del Cortile del Rettorato (via Po 17, Torino) e della Rotonda Talucchi (via Accademia Albertina 6, Torino), la mostra, che resterà aperta fino al 5 marzo 2023, è curata dal Prof. Peppino Ortoleva, storico dei media e curatore di musei e mostre, con la direzione scientifica della Prorettrice di UniTo Prof.ssa Giulia Carluccio.

 

Bandiera gialla, il cui nome deriva dalla bandiera che a partire dal XVII secolo è divenuto il segnale internazionalmente riconosciuto delle malattie contagiose, associato in particolare a quella forma di prevenzione antica, ma tuttora largamente usata, che è la quarantena, è realizzata grazie al contributo di un comitato scientifico multidisciplinare di studiosi.

 

Il percorso  unisce un itinerario storico che dal periodo della “peste nera” del Trecento – resa celebre da Giovanni Boccaccio – arriva fino ai tre anni del CoViD-19, con un’attenta e aggiornata analisi scientifica delle malattie, della loro diffusione e delle cure che la medicina è riuscita a sviluppare, mettendo a disposizione della società le competenze scientifiche e gli esiti della ricerca più avanzata che l’Università di Torino può vantare in riferimento a un ampio ventaglio di saperi e discipline.

 

L’Università di Torino raccoglie infatti una sfida inedita e di grande attualità: quella di proporre un approfondimento rigoroso sulla storia delle pandemie attraverso la forza e l’impatto di un percorso espositivo ampiamente interdisciplinare, rivolto a un pubblico che non coincide con la sola comunità accademica, ma si apre a tutta la cittadinanza. 

 

Nella mostra vengono narrati cause ed effetti delle principali epidemie che hanno caratterizzato la storia dell’umanità a partire dall’età moderna con l’obiettivo di indurre il visitatore a portare lo sguardo, non solo sulla situazione attuale, ma anche sulla dinamica storica di comparsa e diffusione delle epidemie mettendo in evidenza alcuni fenomeni ricorrenti nelle crisi sanitarie: il diffondersi di dicerie che ne attribuiscono la responsabilità a presunte cospirazioni, gli interventi spesso autoritari dei poteri pubblici, l’avvicendarsi di fasi di paura e disperazione con altre di ingannevole speranza, la sperimentazione di rimedi medici che a volte si sono rivelati inutili o perfino dannosi a volte al contrario si sono dimostrati efficaci a contenere i morbi o addirittura a sradicarli. 

 

Per fare questo si avvale di un’ampia gamma di linguaggi che collegano tra loro informazioni scientificheesposte in forma semplice (per esempio per mezzo di grandi illustrazioni o di spiegazioni video), oggetti (in particolare gli strumenti medici) di diverse epoche, documenti storici (dalle fotografie ai giornali agli avvisi pubblici) capaci di far comprendere il vissuto al tempo della peste, del colera o della “spagnola”, documenti audiovisivi e produzioni artistiche - dalla pittura alla letteratura, dalle arti plastiche alla musica - che hanno mostrato e narrato le epidemie stesse.

 

Il percorso espositivo dà ampio spazio all’espressione artistica, lasciando alla pittura, alle arti plastiche, alla narrazione letteraria il compito di farci capire che cosa ha voluto e vuole dire il vivere in tempo di epidemia, senza dimenticare la musica: sarà una sorpresa scoprire una Cantata per la fine del colera di una grande compositrice tedesca, Fanny Mendelssohn Hensel

 

Il contributo delle Teche RAI e altri materiali di archivio permettono di seguire gli sviluppi della recente pandemia, di riconoscere le battaglie del personale sanitario in prima linea in Italia come in Asia e altrove, e di tornare con immagini sempre attuali alla “spagnola” del 1918-19, al colera a Napoli del 1973, al dramma dell’AIDS tra l’Africa e l’occidente. 

 

Nell’allestimento curato da Diego Giachello e con le scenografie ideate da Claudia Boasso del Teatro Regio di Torino spicca anche una replica in grandezza naturale (4 metri di altezza) della colonna infame di Milano, che fu eretta in origine per additare all’odio pubblico i presunti “untori”, e che oggi viene ricostruita per ammonirci invece sulla follia del pregiudizio e sulle tragedie di chi ne fu e ne è vittima

 

 

 

 

Data di pubblicazione del comunicato: 
Lunedì, 5 Dicembre, 2022

Ri-portalo in circolo. Recuperate oltre 1,7 tonnellate di materiali tessili nelle sedi dell'Università di Torino

Dal 21 al 25 novembre il Green Office dell’Università di Torino UniToGO, in occasione della Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti, ha organizzato la seconda edizione di Ri-portalo in circolo. Nelle tre sedi dell’Ateneo (Campus Luigi Einaudi, Scuola di Management ed Economia e Palazzo degli Stemmi) si è svolta una raccolta straordinaria di indumenti usati, borse/zaini e tessuti di medie/grandi dimensioni affiancata da una campagna informativa sugli impatti ambientali del settore tessile. I materiali donati dai partecipanti sono stati raccolti dai partner dell’iniziativa, la Cooperativa Esserci e il suo laboratorio di sartoria sociale Exito
 

I numeri della seconda edizione
Grazie alla generosità dei donatori, in 5 giorni sono state raccolte oltre 1,7 tonnellate di materiali tessili di cui 1.150 kg di indumenti usati e borse/zaini in buono stato e 550 kg di tessuti e borse da recuperare.
 

La destinazione dei materiali dopo la raccolta
Gli abiti usati in buone condizioni sono stati ritirati dalla Cooperativa Esserci per distribuirli a persone che ne hanno bisogno all'interno dei loro progetti e servizi (come comunità e appartamenti per persone migranti e per la fragilità femminile, nella filiera dei lavoratori della sezione B della Cooperativa e nelle famiglie di minori segnalati per il rischio giuridico) e donati alle associazioni Aladino e Aliante, che promuovono attività rivolte a persone con disabilità intellettiva e/o fisica e alle loro famiglie. Parte degli abiti è destinata anche al Magazzino Resistente, neonata iniziativa che aiuta diverse realtà legate ai migranti in Italia e in Europa. I tessuti invece sono destinati al Laboratorio di Sartoria Sociale Exito, sempre della cooperativa Esserci, e alla sartoria Il Gelso della cooperativa sociale Patchanka, che daranno nuova vita ai materiali attraverso un processo di upcycling che consente il recupero e il riutilizzo in un’ottica di sostenibilità ambientale con una valenza sociale. Per garantire una maggiore rapidità nella ridistribuzione all’interno della cooperativa, il materiale tessile viene accuratamente diviso e selezionato dai volontari in collaborazione con persone con disabilità che svolgono laboratori per l'acquisizione e il mantenimento di competenze oculo manuali organizzative e di discriminazione sensoriale.

 
“Siamo molto soddisfatte della risposta che la comunità universitaria ha dato alla chiamata alla solidarietà che abbiamo lanciato con la seconda edizione di Ri-portalo in circolo”, hanno dichiarato Micol Maggiolini e Nadia Tecco, project manager del Green Office UniToGO. “Agire per la sostenibilità ambientale e sensibilizzare sugli impatti del tessile non può prescindere da uno sguardo allargato alla dimensione sociale: per questo abbiamo individuato come partner dell’iniziativa degli attori del territorio torinese che, con le loro attività ordinarie, consentissero il recupero e il riutilizzo dei materiali in un’ottica di sostenibilità ambientale ma anche con una valenza sociale e comunitaria”.
 

“Questa iniziativa del Green Office dell'Università di Torino” ha aggiunto Roberto Vendrame, coordinatore della Cooperativa Esserci, “è portatrice, dal nostro punto di vista, di un doppio valore: primo, quello di sensibilizzare alle attività di riciclo e riuso di abiti e del materiale tessile; secondo, di sostenere e diversificare questa attività affiancando le raccolte sui grandi volumi dei player specializzati con una raccolta territoriale ramificata sui piccoli volumi.  L'importanza di questa diversificazione sta nel contenere le aree di business implicite nelle grandi raccolte valorizzando le piccole raccolte che più facilmente consentono il rapporto diretto con il destinatario e la valorizzazione del contenuto sociale dello scambio. Vista la grande quantità raccolta pensiamo di considerare anche in futuro delle collaborazioni con il Green Office”.
 

Impatti sull’ambiente del settore tessile
L’industria tessile e dell’abbigliamento genera un’impronta ecologica non sostenibile ed è uno dei più inquinanti, ma dispone di un grande potenziale di sviluppo verso un'economia circolare. Il settore incide in modo significativo sulla produzione delle fibre, sull’impiego di prodotti chimici e materiali plastici, sulla gestione del fine vita, sullo sfruttamento dei lavoratori ed il consumo di risorse e di acqua. Dal 2000 al 2015 a livello globale la sua produzione è raddoppiata e a causa della riduzione dei prezzi e del ciclo di vita degli indumenti. 
 
CO2
L’industria tessile genera il 10% delle emissioni globali di CO2, una quota maggiore delle emissioni prodotte dai voli internazionali e dal trasporto marittimo insieme. A livello mondiale, il contributo al riscaldamento globale varia da 1,2 a 1,7 miliardi di tonnellate di CO2 all’anno. In Europa, secondo l’European Environment Agency, la produzione e il consumo di abbigliamento, calzature e tessili casalinghi hanno generato (in EU-28) emissioni pari a 654kg CO2eq pro capite nel 2017, che equivalgono ad un viaggio aereo di andata e ritorno da Madrid a Copenaghen. 
 

Acqua
L’acqua è una risorsa fondamentale per l’industria della moda: dalle piantagioni di cotone ai processi di tintura, fino all’oblò della lavatrice nelle nostre case. Ad esempio per realizzare un paio di jeans servono tra i 7 e i 10 mila litri d’acqua e il settore della textile and clothing industry consuma 79 milioni di metri cubi d’acqua all’anno, pari a 32 mila di piscine olimpioniche. L’impronta idrica varia a seconda del tipo di tessuto e, soprattutto, per ogni settore merceologico esistono scelte più o meno impattanti sul consumo di acqua.
 

Microplastiche
Quasi l’8% delle microplastiche europee rilasciate negli oceani deriva da tessuti sintetici. (a livello globale la stima varia dal 16% al 35%). La maggior parte delle microplastiche viene rilasciata durante i primi lavaggi in particolare dai materiali sintetici, ma anche produzione, utilizzo e smaltimento generano microplastiche. La diffusione dei materiali plastici in aria, acque e suolo rappresenta una minaccia per l’ambiente, gli ecosistemi e la salute umana.
 

Ri-portalo in circolo, evento patrocinato dalla Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile, è un’iniziativa inserita nel calendario della Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti 2022 (SERR) il cui focus tematico riguarda il Tessile circolare e sostenibile.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Sabato, 26 Novembre, 2022

“Significative criticità dell'Italia": ricercatori di UniTo lanciano allarme su rischi chimici, biologici e radio-nucleari

Un team di ricerca dell’Università di Torino guidato da Ludovica Poli, docente di Diritto internazionale del Dipartimento di Giurisprudenza, con il contributo del dott. Gustavo Minervini, ha partecipato assieme alle Università di Firenze e Bologna alla realizzazione del progetto Cbrn–Italy, coordinato dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.

 

Il progetto, finanziato dai fondi del bando Prin 2017 (Progetti di rilevante interesse nazionale”) del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, è stato diretto da Andrea de Guttry, professore ordinario di Diritto internazionale dell’Istituto Dirpolis (Diritto, Politica, Sviluppo) della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.

 

Tra gli scenari presi in esame negli anni di sviluppo del progetto sono stati inclusi il rischio di terrorismo con agenti chimici, biologiciradio–nucleari, il verificarsi di incidenti industriali o di eventi naturali che portino al loro rilascio e, infine, l’utilizzo di armi chimichebiologiche, radio–nucleari.

 

In una prima fase, il progetto ha realizzato una mappatura di obblighi e raccomandazioni internazionali relativi alla protezione da eventi chimici, biologici, radio-nucleari e, in un secondo momento, ha analizzato in quale misura l’Italia stia dando attuazione a obblighi e raccomandazioni internazionali.

 

Infatti, la mancata adozione di misure specifiche può avere conseguenze catastrofiche sulla salute delle persone e sull’economia di un Paese. L’appello delle ricercatrici e dei ricercatori che hanno partecipato al progetto Cbrn Italy è che “obblighi e raccomandazioni internazionali non siano più tralasciati dai decisori politici" e che “le principali criticità evidenziate siano affrontate in via prioritaria”.

 

Stando alle rilevazioni della ricerca, l’Italia presenta delle significative criticità” sul fronte della prevenzione delle situazioni di emergenza.

 

“Prevenire una crisi sanitaria globale, prepararsi ad affrontare le conseguenze catastrofiche di un’esplosione nucleare, avere un piano per il post-emergenza e il ritorno alla normalità: il diritto internazionale – ha spiegato Andrea de Guttry – stabilisce che, per ognuna di queste situazioni, è necessario adottare misure specifiche. I ripetuti bombardamenti nelle immediate vicinanze della centrale nucleare di Zaporizhzhia, in Ucraina, sollevano in maniera drammatica, come ha confermato in questi giorni dal direttore generale dell’Aiea (Agenzia internazionale per l’energia atomica), il pericolo reale di una esplosione nucleare le cui conseguenze si propagherebbero ben oltre i confini dell’Ucraina. La guerra in Ucraina espone anche il nostro Paese a rischi enormi, mentre il caso del Covid- 19 ha messo in luce lacune evidenti. Ci appelliamo a policy e decision makers italiani – conclude il docente – perché queste lacune vengano presto colmate”.

 

Le “significative criticità del sistema Italia” descritte nel rapporto finale del progetto Cbrn-Italy interessano diversi ambiti.

 

La prevenzione e la pianificazione delle emergenze dovrebbero essere sostenute da una strategia olistica e multi-rischio per la riduzione del rischio di disastri, che, come previsto dal Sendai Framework (il principale documento di riferimento internazionale sulla riduzione del rischio di disastri adottato nel 2015 e successivamente approvato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite) avrebbe dovuto essere adottata entro il 2020.

 

La strategia dovrebbe essere sostenuta da una Piattaforma nazionale per la riduzione del rischio (che non appare a oggi. operativa) e dovrebbe prevedere un coordinamento con altri strumenti, come la Strategia di adattamento al cambiamento climatico, o la Strategia nazionale per la cybersicurezza, o la Strategia per la protezione delle entità critiche (che sarà obbligatoria dopo l’adozione della nuova Direttiva UE sulle entità critiche, prevista per la fine del 2022 o al più tardi inizio 2023).

 

Il nuovo Codice della Protezione Civile adottato nel 2018 introduce importanti novità in tema di prevenzione e pianificazione. Tra le principali lacune le ricercatrici e i ricercatori hanno notato, tuttavia, uno scarso coinvolgimento del pubblico nella valutazione del rischio e delle vulnerabilità locali; una scarsa attenzione alle necessità dei gruppi più vulnerabili che, in genere, sono colpiti in maniera significativa durante una situazione di emergenza: bambini, anziani, persone con disabilità, migranti. Importante è poi garantire – si legge nel rapporto finale – un’adeguata catena di comando anche nel caso di emergenze ibride che possano interessare più settori.

 

Il rapporto finale segnala anche la necessità di aggiornare e di dare maggiore visibilità al Piano di difesa contro il terrorismo Cbrn, come è stato fatto per altri piani operativi (come quello contro le emergenze radiologiche e nucleari aggiornato al 2022, oppure il piano pandemico al 2021). Maggiore attenzione in quest’ambito dovrebbe essere data, si legge nel rapporto, alla cooperazione di polizia transfrontaliera per la prevenzione dei reati, alla formazione di operatori. specializzati, ad esempio i risk manager di infrastrutture critiche, e alla comunicazione alla popolazione in situazione di emergenza.

 

Sempre il rapporto finale evidenzia la necessità di rivedere la normativa interna sulla prevenzione delle gravi malattie a carattere transfrontaliero, per aggiornare la normativa di adattamento ai Regolamenti Sanitari Internazionali, e alla nuova legislazione europea.

 

La pandemia di Covid-19 ha messo a dura prova la tenuta di un impianto normativo troppo precario e datato; la nuova normativa dovrebbe integrare le lezioni apprese durante il Covid, che dovrebbero essere oggetto di analisi post-emergenza, eventualmente anche tramite l’utilizzo di strumenti messi a disposizione dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, e dovrebbe prevedere adeguate risorse per il rafforzamento del sistema sanitario nazionale. È importante prevedere anche un rafforzamento delle attività di collaborazione, cooperazione e coordinamento con altri Stati e in sede di Unione Europea, anche per ridurre i costi impliciti nella prevenzione, preparazione, risposta e recupero da emergenze con bassa probabilità ma alto impatto.

 

Sul versante dell’assistenza, soprattutto socio-psicologica alle vittime di eventi Cbrn (siano essi intenzionali, accidentali o naturali) e del reintegro ambientale, durante il progetto sono stati notati divari significativi con le raccomandazioni internazionali. Un codice delle ricostruzioni – o più in generale un codice della ripresa – potrebbe essere adottato per coprire alcune lacune importanti della fase post- emergenza, che resta la più trascurata di tutto il ciclo di gestione.

 

* Il rapporto finale è disponibile qui: http://www.cbrn-italy.it/en/final-report-and-recommendations

Data di pubblicazione del comunicato: 
Venerdì, 25 Novembre, 2022

Eventi, talk e presentazioni. Tutte le iniziative di UniVerso per il Torino Film Festival

Da lunedì 28 a mercoledì 30 novembre, in occasione della 40esima edizione del Torino Film Festival – TFF, l’Università di Torino ha organizzato con il progetto UniVerso - Un osservatorio permanente sulla contemporaneità, una serie di iniziative ed eventi che si inseriscono nel quadro della collaborazione con il festival, ampliata quest’anno con l'allestimento del Media Center presso il complesso dell’Aula Magna della Cavallerizza Reale.

 
Si comincia lunedì 28 novembre alle ore 16.00, nell’Aula Magna della Cavallerizza Reale (via Verdi 8), in collaborazione con la Consulta Universitaria del Cinema (CUC), con la presentazione del volume L’invenzione del futuro. Trent’anni di cinema, media e università in Italia curato da Giulia Carluccio, Prorettrice dell’Università di Torino, e Adriano D’Aloia, docente all’Università di Bergamo e responsabile comunicazione della CUC, edito da Marsilio.

 
La storia dell’insegnamento e della ricerca nel campo del cinema, della fotografia e della televisione nell’università italiana corrisponde all’evoluzione di un settore disciplinare che ha progressivamente conquistato una legittimazione scientifica e significativi spazi nei programmi didattici, in costante dialogo con le istituzioni e il mondo delle professioni. In questa vicenda ha avuto e continua ad avere un ruolo decisivo la Consulta Universitaria del Cinema, l’associazione che dal 1990 riunisce le studiose e gli studiosi di media audiovisivi e ne promuove le attività scientifiche e culturali. Questo volume celebra il trentennale della fondazione della CUC ripercorrendo le origini e gli sviluppi, fotografando la situazione attuale e tracciando alcune linee prospettiche per il futuro. Ne emerge un viaggio appassionato nella storia di una comunità in costante crescita, raccontato da una molteplicità di voci e testimonianze capaci di parlare a chiunque ami il cinema e soprattutto a chi sogna di partecipare all’avventura dello studio delle immagini in movimento.
 

Alla presentazione interverranno, oltre ai curatori, Domenico De Gaetano (Direttore Museo Nazionale del Cinema), Steve Della Casa (Direttore Torino Film Festival), Marta Donzelli (Presidente Centro Sperimentale di Cinematografia), Paolo Manera (Direttore Film Commission Torino Piemonte) e Gabriele Vacis(Drammaturgo e regista teatrale). 
 

Durante la presentazione verranno eseguite una serie di letture a cura di Letizia Russo e Edoardo Roti attori della Compagnia PEM Potenziali Evocati Multimediali, diplomati Scuola del Teatro Stabile di Torino.

 

Martedì 29 e mercoledì 30 novembre 2022, a partire dalle ore 14.30, nel Palazzo del Rettorato dell'Università di Torino (via Po 17) si svolgerà il convegno di studi "Fare l'attorePercorsi e dialoghi su formazione e recitazione" organizzato dall’Unità dell'Università di Torino del progetto PRIN 2017 F-Actor. Forme dell’attorialità mediale contemporanea. Formazione, professionalizzazione, discorsi sociali in Italia (2000-2020) (italianperformers.it).
 

Il convegno rappresenta l’occasione per un approfondimento sulla formazione attoriale in Italia, indagata da diverse prospettive e mediante l’intreccio tra la ricerca accademica e le testimonianze dei professionisti e dei rappresentanti di alcune delle principali istituzioni di didattica per l’attore del nostro paese. In un momento di grandi trasformazioni dell’industria mediale, è importante comprendere come fronteggiare le sfide poste dal cambiamento e progettare sinergie in cui formazione e professionalizzazione siano sempre più organicamente collegate. L’esperienza diretta di pedagoghi e di attori, insieme all’approfondimento dedicato al ruolo dell’agente, aprono alla dimensione concreta della recitazione e offrono una prospettiva ulteriore per la comprensione del mestiere.
 

Nell’ambito del convegno martedì 29 e mercoledì 30 novembre si terranno inoltre quattro appuntamenti dedicati alle attrici e agli attori. Quattro dialoghi per conoscere da vicino gli aspetti meno noti del mestiere della recitazione - dal periodo di formazione alla gestione della carriera - che vedranno la partecipazione di noti pedagoghi, scuole e istituzioni di rilevanza nazionale e dell’attrice Sonia Bergamasco.
 

29 novembre, ore 17.30
Verso il set: il ruolo dell’agente
Daniele Orazi (DO Cinema) dialoga con Mariapaola Pierini (Università di Torino)
Nel mondo della produzione audiovisiva e dello spettacolo, l’agente è un ruolo tanto fondamentale quanto poco conosciuto. Rappresenta attori e attrici di fama ma è anche uno scopritore e promotore di nuovi talenti. Questo è il caso di Daniele Orazi, uno dei più importanti agenti italiani, direttore dell’agenzia DO Cinema. Il dialogo ci condurrà a scoprire il lavoro dell’agente, e in particolare il ruolo svolto nei primi passi della carriera, nel passaggio dalla formazione al set.
 

30 novembre, ore 11.15
Attorno e dentro la recitazione: il corpo
Francesco Manetti (Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico), Alessio Maria Romano(Scuola per Attori Luca Ronconi del Piccolo Teatro di Milano - Teatro d’Europa), Sarah Silvagni (Scuola d’Arte Cinematografica Gian Maria Volonté) dialogano con Federica Mazzocchi (Università di Torino)
Per l’attore, il corpo è uno strumento espressivo primario, e le più autorevoli scuole di recitazione prevedono percorsi specifici dedicati al movimento e all’espressione. Il dialogo sarà l’occasione per fare finalmente luce su questo aspetto, e riflettere sui metodi e gli approcci alla formazione del corpo di chi recita attraverso il confronto tra importanti pedagoghi che al movimento hanno dedicato la loro ricerca e la loro pratica didattica.

 

30 novembre, ore 12.30
Formazione e carriera: il mestiere dell’attrice
Sonia Bergamasco dialoga con Mariapaola Pierini e Armando Petrini (Università di Torino)
Sonia Bergamasco è tra le attrici più note e apprezzate del panorama italiano. Diplomata in pianoforte al Conservatorio, ha poi proseguito la sua formazione d’attrice al Piccolo Teatro di Milano. Da qui è iniziata una carriera segnata da collaborazioni con importanti personalità artistiche, in cui si sono alternati cinema, teatro, televisione, musica, percorsi sperimentali e film di grandissimo successo. Un percorso di instancabile ricerca e approfondimento sul ruolo e il senso di essere attrice oggi.
 

30 novembre, ore 17.15
Fare gli attori di domani
Marta Donzelli
(Centro Sperimentale di Cinematografia - Scuola Nazionale di Cinema), Laura Muccino e Nicoletta Robello (Scuola d’Arte Cinematografica Gian Maria Volonté), Barbara Ferrato (Scuola per Attori Teatro Stabile di Torino - Teatro Nazionale), Paolo Manera (Film Commission Torino Piemonte) dialogano con Emiliano Morreale (Università di Roma Sapienza)
Cosa significa formare gli attori oggi? Quali le sfide e i problemi che le scuole di recitazione devono fronteggiare nel contesto di rapidi mutamenti dello scenario produttivo? Come pianificare il passaggio dalla fase di apprendimento alla professione vera e propria? Un incontro tra i rappresentanti di due principali istituzioni di formazione per il cinema - la storica Scuola Nazionale di Cinema del Centro Sperimentale e la più recente Scuola d’arte Cinematografica Gian Maria Volonté - della scuola per attori del Teatro Stabile di Torino e della Film Commission Torino Piemonte, per ragionare su questi temi in una prospettiva nazionale e locale.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Venerdì, 25 Novembre, 2022
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