UniTo e Save the Children insieme per i diritti dei minori

Oggi, Mercoledì 13 gennaio 2021, alle ore 11.00, il Rettore dell’Università di Torino, Stefano Geuna, la Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children, Raffaela Milano, e la Prof.ssa Laura Scomparin, Vice-Rettrice per il coordinamento istituzionale dell’Università di Torino, hanno presentato alla stampal’accordo tra Università di Torino e Save the Children Italia per lo svolgimento di attività in materia di protezione e promozione dei diritti delle persone di età minore. 

 

La convenzione si propone di potenziare le collaborazioni già in atto e di promuovere e sviluppare opportunità e iniziative tra l’Ateneo e Save the Children, l’organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini e garantire loro un futuro, tramite ricerche volte ad approfondire le conoscenze sull’infanzia e l’adolescenza in ambito pedagogico, giuridico, psicologico, sociologico, medico e antropologico, iniziative formative congiunte e attività di terza missione per il territorio

 

Nel corso della presentazione alla stampa, la ricercatrice dell’Università di Torino Giulia Gozzelino ha illustrato il progetto di ricerca  Povertà educativa e Covid-19: linee di riflessione pedagogica e di advocacy per i minori, che, nell’ambito della pandemia in corso, si prefigge di sostenere, accogliere e dar voce alle fragilità e ai vissuti di educatori, mamme e bambini in situazioni di povertà educativa con iniziative pedagogico-educative di promozione e di tutela dei diritti e sostegno alla professionalità degli educatori.

 

Antonella Inverno, responsabile politiche infanzia e adolescenza e programma legale di Save the Children, ha invece illustrato il programma legale dell’Organizzazione e in particolare la metodologia messa in campo dalle cliniche legali, ossia l’esperienza degli sportelli legali in rete con le Università e la sperimentazione concreta del law in action al fine di agevolare l’accesso ai diritti di minorenni e famiglie più a rischio di esclusione sociale e favorire la costruzione di una comunità di pratica legale nell’incontro tra istituzioni e società civile. 

 

Lucia Testa, studentessa del Corso di studi in Relazioni internazionali dell’Università di Torino, ha concluso l’incontro con una testimonianza diretta nell’ambito del progetto formativo del Dipartimento di Giurisprudenza denominato “Clinica legale. Famiglie, minori e diritto”, sulla collaborazione con lo sportello torinese di orientamento legale di Save the Children e il centro diurno per minori stranieri non accompagnati CivicoZero (partners: Comune di Torino e Save the Children). 

Data di pubblicazione del comunicato: 
Mercoledì, 13 Gennaio, 2021

L’impatto psicologico del COVID-19 e della sua gestione sui medici di Medicina Generale in Piemonte

Uno studio, frutto della collaborazione tra il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino e la Federazione Italiana Medici di Medicina Generale, sezione Piemonte, ha indagato l’effetto psicologico che la diffusione del COVID-19 ha avuto sui Medi

Lo studio, condotto tra il 28 Aprile e il 10 Maggio 2020 e pubblicato sulla rivista scientifica internazionale Journal of Affective Disorders, ha indagato i livelli di ansia, depressione e di sintomi da stress post-traumatico (PTSS) nei Medici di Medicina Generale (MMG), affiliati alla “Federazione Italiana Medici di Famiglia” (FIMMG), che esercitano in Piemonte.

La ricerca è stata condotta dal gruppo ReMind the Body, coordinato dal Prof. Lorys Castelli dell’Università di Torino, in collaborazione con il gruppo di ricerca Ricerca ed Innovazione Medicina Generale (RIMeG), di FIMMG Piemonte, referente per questo studio è la dott.ssa Alessandra Taraschi.

Sono 246 i Medici di Medicina Generale piemontesi che hanno partecipato alla ricerca. I risultati hanno messo in luce che i gatekeepers, i guardiani del cancello, del nostro sistema sanitario, sono stati fortemente coinvolti nell’emergenza e duramente colpiti dalla stessa.

 

Due dati tra tutti fotografano chiaramente la situazione: oltre un medico di base su 3, il 37%, riferisce una sintomatologia depressiva clinicamente rilevante e una percentuale di poco inferiore, ma altrettanto elevata, il 32%, riferisce PTSS. I sintomi ansiosi, clinicamente rilevanti, di grado lieve/moderato o severo, arrivano a colpire i tre quarti dei MMG consultati, il 75%

Nello studio si è indagato anche quanto e se i medici si siano sentiti adeguatamente supportati nell’esercizio della loro professione. Nello specifico è stato loro chiesto se avessero ricevuto i dispositivi di protezione individuale (DPI), se avessero ricevuto adeguate informazioni su come proteggere le loro famiglie e se avessero ricevuto linee guida chiare per la gestione dei loro pazienti.  

 

Una percentuale ragguardevole di medici ha riferito di non aver ricevuto i DPI (41%), né informazioni adeguate a proteggere le loro famiglie (48%), né chiare linee guida diagnostico-terapeutiche sulla gestione dei pazienti positivi al COVID-19 (61%).

Incrociando i dati relativi alla sintomatologia psicologica e le informazioni sulla gestione lavorativa, si è evidenziato che i MMG che hanno dichiarato di non essere stati adeguatamente supportati nella gestione della propria sicurezza e di quella dei loro cari, nonché nella gestione dei loro pazienti, siano stati quelli che hanno maggiormente accusato sintomi psicopatologici clinicamente rilevanti.    

 

Dalle analisi effettuate è inoltre emerso come i MMG che presentano sintomi di ansia, depressione e PTSS clinicamente rilevanti siano maggiormente le donne, i medici più giovani e con meno anni di pratica alle spalle. Sulla base di questi risultati appare evidente la necessità fornire gli appropriati DPI e chiare e precise indicazioni gestionali e cliniche ai medici per il benessere di sanitari e cittadini.

Secondo lo studio, sarebbe inoltre importante implementare programmi di screening psicologico su larga scala al fine di sviluppare interventi psicologici mirati, quali sportelli di ascolto, sostegno psicologico e psicoterapia. Questi interventi si tradurrebbero in un beneficio non solo per i MMG, ma anche per il nostro Sistema Sanitario Nazionale, del quale i medici di medicina generale sono i guardiani, preziosi e irrinunciabili custodi. 

Data di pubblicazione del comunicato: 
Mercoledì, 30 Dicembre, 2020

La Prof.ssa Marinella Clerico dell'Università di Torino premiata da società italiana di neurologia e biogen

La docente del Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche di UniTo ha vinto il Bando Fondazione SIN 2020 che aveva come focus l’accesso alla cura del paziente neurologico in era post covid.

La Fondazione Società Italiana di Neurologia (SIN) e Biogen Italia, società di biotecnologie specializzata nella scoperta, sviluppo e fornitura di terapie per il trattamento di malattie neurologiche, hanno annunciato i vincitori del Bando Fondazione SIN 2020 per l’accesso alla cura del paziente neurologico in era post covid.

La Prof.ssa Marinella Clerico, docente del Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche dell’Università di TorinoAOU San Luigi Gonzaga di Orbassano, ha ottenuto uno dei due premi messi in palio con il progetto “REHABILITY NEURO: la teleriabilitazione a casa del soggetto con Sclerosi Multipla”.

Il lavoro, realizzato in partnership con Imaginary, azienda leader nel settore dei Serious Games, si propone di portare la teleriabilitazione a casa dei soggetti affetti da Sclerosi Multipla. La pandemia da COVID-19 ha cambiato le priorità della cura e trovare una soluzione efficace e a distanza per riabilitare le persone con disturbi neurocognitivi significa consentire all’intero processo di realizzarsi. Il progetto, che si svolgerà grazie alla collaborazione tra la SSD Patologie Neurologiche e la SCDO Medicina Fisica e Riabilitativa dell’AOU San Luigi Gonzaga di Orbassano, pone la persona al centro e rappresenta un tentativo di ottimizzazione delle risorse sanitarie, indispensabile nel contesto attuale della sanità pubblica. 

 

Il Bando Fondazione SIN 2020 aveva come focus l’utilizzo delle nuove tecnologie in ambito digitale per far evolvere il modello di accesso alle cure del paziente con patologie neurologiche: televisita, remote monitoring, wearables, artificial intelligence nell’iter diagnostico-terapeutico, ottimizzazione dei processi di gestione del paziente in carico alla struttura, come agenda elettronica, prenotazioni online, sistemi di collaborazione tra centri di riferimento e periferici, raccolta e monitoraggio degli esami del paziente, gestione delle liste d’attesa.

I progetti presentati sono stati giudicati sulla base di 5 criteri di valutazioneimpatto sul paziente neurologico in termini di miglioramento di accesso alla cura; fattibilità del progetto; innovativitàattinenza del progetto con la tematica proposta e scalabilità in diversi contesti a livello regionale o nazionale. 

La giuria, composta da Gioacchino Tedeschi, Presidente di SIN, Letizia Leocani e Luigi Lavorgna, Coordinatori Gruppo di Studio SIN “Digital Technology, web e social media”, Giorgio Ventre, Presidente di Apple Developer Academy e Federico Ferrazza, Direttore di Wired Italia hanno premiato il lavoro della Prof.ssa Clerico perché “innovativo, chiaro, con buon metodo, supportato da ottima letteratura e attenzione al Public Engagement.”

Data di pubblicazione del comunicato: 
Martedì, 22 Dicembre, 2020

Intelligenza artificiale a fianco del radiologo per "smascherare' rapidamente il paziente COVID con malattia polmonare: parte la sperimentazione al San Luigi

I ricercatori dell’Università di Torino e dell’Azienda Ospedaliera San Luigi Gonzaga di Orbassano adottano un “assistente artificiale” per anticipare la lettura delle radiografie del torace sospette per infezione polmonare da COVID-19, segnalandole al Rad

L’impiego di un sistema di Intelligenza Artificiale (AI), messo a punto dalla startup AITEM S.r.l. (di proprietà della multinazionale PUNCH Torino) in collaborazione con Regola s.r.l., l’Università degli Studi di Torino e l’AOU San Luigi Gonzaga di Orbassano, è stato validato su circa 520 radiografie raccolte durante la prima ondata presso la Struttura Complessa a Direzione Universitaria di Radiodiagnostica diretta dal Prof. Andrea Veltri, ed ora si passerà ad un processo di sperimentazione “sul campo”. 

 

AIppo, questo il nome del sistema di AI interamente sviluppato a Torino, si è dimostrato capace di stimare la probabilità dell’infezione polmonare da parte del virus nei pazienti sottoposti a radiografia del torace, “confrontando” l’esame in corso con tutte le precedenti immagini e rilevando l’89% dei casi da COVID-19; i risultati dell’elaborazione di ogni radiografia sono calcolati dall’algoritmo in meno di un minuto. Il suo utilizzo può quindi aiutare i Medici Radiologi a esaminare più rapidamente le radiografie e diagnosticare prima i casi positivi.

 

Nella sperimentazione clinica, costituita dall’applicazione nella realtà quotidiana del Pronto Soccorso (diretto dalla Dr.ssa Adriana Boccuzzi) in piena attività (cosiddetto “real world setting”), l’analisi di Alppo pochi istanti dopo l’esecuzione del radiogramma del torace consentirà di identificare più rapidamente i radiogrammi sospetti per polmonite (infezione) da SARS-CoV-, permettendo una pronta segnalazione dei casi e consentendo così di migliorare ulteriormente il controllo dei percorsi all'interno del Pronto Soccorso. Oltre a fornire un’analisi automatica della singola immagine, infatti, Alppo elabora contemporaneamente il gruppo di tutte quelle eseguite più di recente e le ordina per priorità. Il Medico Radiologo analizzerà pertanto prima quelle maggiormente sospette, riducendo i tempi di attesa dei pazienti potenzialmente positivi. Per chiarezza, senza l’uso di AIppo, nello studio preliminare, approvato dal Comitato Etico e in fase di pubblicazione, ogni persona positiva veniva preceduta da persone non infette nel 57% dei casi, mentre con l’utilizzo di AIppo si stima che questa percentuale possa scendere al 25%.

 

Una volta ulteriormente validata sul campo, tale “prioritizzazione” (questo il termine tecnico) potrà essere estremamente utile soprattutto quando, terminate le fasi acute dell’epidemia, un numero inferiore di casi si presenterà in Pronto Soccorso, e pazienti con sintomatologia clinica aspecifica potranno trovarsi a condividere sale d’attesa comuni nella pratica ambulatoriale (ad esempio afferendo ai Servizi di Radiologia con la modalità del cosiddetto “accesso diretto”). Appena eseguita la radiografia del torace, il sistema di AI accelererà l’analisi del caso sospetto da parte del Medico Radiologo, riducendo così il tempo di permanenza del paziente sospetto COVID a possibile contatto con pazienti non infetti, a rischio di contagio.

 

AIppo verrà reso disponibile per la suddetta validazione clinica presso l’AOU San Luigi Gonzaga attraverso la piattaforma Tempore, sviluppata da Regola, azienda con una vasta esperienza nello sviluppo di strumenti per la Sanità e per la gestione delle emergenze, già attiva nel teleconsulto neurochirurgico regionale piemontese e votata alla ricerca sistematica di nuove soluzioni per i problemi sanitari. Lo strumento di AI che elabora le radiografie è sviluppato da AITEM s.r.l., una startup che sviluppa soluzioni di AI in vari ambiti, incluso quello medicale, di cui AIppo fa parte. L’attività della startup è iniziata in ambito automotive all’interno del centro di ricerca di Punch Torino applicando l’AI nell’ambito della prognostica sui motori. La tecnologia risultante è un sistema estremamente versatile che è stato poi trasferito nell’ambito medicale, diventando un ottimo esempio di agilità e applicazione del trasferimento tecnologico.

 

La fase di sviluppo e studio clinico è stata resa possibile grazie alla collaborazione con il gruppo di ricerca della S.C.D.U. Radiodiagnostica Universitaria del San Luigi Gonzaga (in particolare, con il Dr. Marco Calandri), che ha rivalutato retrospettivamente in forma anonima tutte le immagini radiologiche della prima ondata, classificandole e confrontandole con gli esiti dei tamponi naso-faringei eseguiti nelle 24 ore; i Medici Radiologi del San Luigi inizieranno a breve a valutare l’impatto clinico di AIppo nella pratica radiologica quotidiana, come “assistente” di cui confermare (o smentire) i suggerimenti.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Lunedì, 21 Dicembre, 2020

UniTo, verso un modello per l'Università inclusiva

Linee guida e formazione innovativa a livello nazionale per la valorizzazione delle differenze tra chi studia 

 

Oggi, mercoledì 16 dicembre, in diretta streaming dall’aula magna della Cavallerizza Reale, il Rettore dell’Università di Torino, Stefano Geuna, la Delegata del Rettore per Disabilità e DSA Prof.ssa Marisa Pavone e la Direttrice Generale, Loredana Segreto, hanno illustrato le novità e i progetti che UniTo mette in campo in favore delle studentesse e degli studenti con disabilità e con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA).

L’Università di Torino presenta oggi il suo modello per promuovere l’inclusività di studentesse e studenti con disabilità e DSA. Sulla base di una importante esperienza consolidata nel tempo, con l’obiettivo di fare degli ambienti della formazione una “zona di conforto” per ciascuna specificità personale, UniTo ambisce a compiere un salto di qualità.

I numeri confermano il ruolo guida di UniTo a livello nazionale sulle politiche di inclusione degli studenti e delle studentesse con DSA. L’Ateneo torinese, infatti, ha registrato un primato nazionale di immatricolazioni di studenti con DSA (1993 studenti con DSA, +25% rispetto allo scorso anno accademico), rispetto agli altri Atenei italiani, per andare incontro alle loro esigenze, come a quelle degli studenti con disabilità (897 studenti disabili, +1% rispetto allo scorso anno accademico).

Il valore aggiunto di UniTo è dato da due interventi unici a livello nazionale, rivolti alle due principali fonti di erogazione dell’offerta formativa:

 

  • "LINEE GUIDA" per i docenti su come gestire concretamente la didattica - in aula, nei laboratori e nei tirocini - perché sia accessibile alla generalità degli studenti, con particolare cura per quelli con esigenze speciali
  • FORMAZIONE per studenti/studentesse volontari che aiutano i compagni e le compagne a studiare

     

Quello della formazione degli studenti e delle studentesse tutor è un progetto rivolto a coloro che partecipano alla selezione per essere tutor alla pari. È fruibile online, accessibile, e propone materiali di vario tipo: interattivi, con animazioni (avatar che svolgono i ruoli di tutor, studenti e docenti), e testuali, con e-book da consultare durante l’esperienza. Una formazione obbligatoria che deve essere svolta individualmente prima dell’inizio dell’attività di tutorato, vale 5 ore di servizio e prevede un’autovalutazione. In aggiunta, i partecipanti potranno partecipare al miglioramento del tutorato, attraverso un diario in cui raccogliere i propri suggerimenti sull’esperienza (criticità e punti di forza), da riferire all’Ufficio preposto di Ateneo.

Le linee guida invece intendono fornire un know-how snello e di facile accessibilità, di supporto ai docenti, per misurarsi nella didattica in presenza e a distanza con gli studenti che presentano disabilità e DSA: dalla progettazione del corso, all’iter di accoglienza, allo svolgimento dell’insegnamento, agli esami, alla tesi. Il documento illustra gli indirizzi di azione programmatica, i principi di progettazione universale e di accessibilità e i principali modelli di approccio alle disabilità; informa sulle caratteristiche degli studenti con disabilità (sordi, ciechi, giovani con problemi fisici o psichici) e con DSA (dislessici, discalculici, disgrafici); si focalizza in modo esteso sui suggerimenti pratici e organizzativi per una didattica inclusiva (strumenti di compensazione e misure dispensative, come preparare il materiale didattico) sia nella fase dello studio sia agli esami. Infine, evidenzia le reti di presidio e di supporto in Ateneo e i progetti attivi.

Nel filone della ricerca si collocano i progetti a connotazione inclusiva che, nell’insieme, sono la prova della volontà di mettere a sistema i principi di accessibilità e accoglienza, per favorire il successo accademico e l’inclusione di tutti gli studenti e le studentesse, con particolare cura per quelli con caratteristiche “speciali”: il corso sul metodo di studio, il Laboratorio “Polin”, la Ricerca sugli studenti con DSA, i progetti Orientamento e continuità Enjoy the difference.

 

 

“L’Università di Torino intende giocare un ruolo di guida nelle politiche di inclusività per studentesse e studenti con DSA dichiara il Rettore Stefano Geuna -. Questo perché obiettivo prioritario di ogni grande Ateneo deve essere la promozione dell’accesso allo studio come canale di valorizzazione del potenziale che ciascuno, con le proprie singolarità e differenze rispetto agli altri, è in grado di esprimere. Se messo nelle condizioni di farlo. Le importanti novità che presentiamo oggi definiscono la tendenza ad un modello e si concretizzano in due azioni ritenute strategiche per promuovere la valorizzazione delle differenze attraverso l’innovazione didattica. Le parole chiave sono “consapevolezza” del compito formativo che ci spetta come docenti e “formazione” diffusa per declinare al meglio il sostegno quando necessario.
Questo significa creare le condizioni favorevoli a garantire il successo accademico e modalità di studio adeguate a tutti gli studenti e le studentesse, affinché disabilità e dislessia, discalculia, disortografia non rappresentino più un significativo impedimento alla realizzazione umana e professionale. Ecco quindi un ulteriore passo avanti nelle politiche inclusive dell’Ateneo, verso una maggiore sensibilizzazione sul tema dell’accessibilità e innovazione nella didattica e nei processi formativi. Un modello messo in campo per garantire il diritto allo studio agli studenti con disabilità e con disturbi specifici dell’apprendimento che sono in continua crescita” L’Università può e deve incidere di più sulla qualità di vita delle persone che, con il valore aggiunto delle rispettive specificità, hanno sempre un immenso potenziale da condividere con l’intera collettività.”

 

“In questi ultimi anni, abbiamo registrato il primato di immatricolazioni di studenti con DSA, rispetto agli altri Atenei italiani - dichiara la Prof.ssa Marisa Pavone, Delegata del Rettore per Disabilità e DSA -. Convinta che l’attenzione agli Studenti e alle Studentesse con situazioni personali complesse può qualificare l’Offerta Formativa, la Ricerca e i Servizi per tutta la comunità accademica, abbiamo compiuto nuovi passi avanti, attraverso due interventi “di sistema”: la formazione degli studenti e delle studentesse tutor alla pari e specializzati, cioè coloro che si rendono disponibili a studiare insieme e ad aiutare i compagni con maggiori difficoltà, e l’emanazione di “linee guida” per tutti i docenti per una didattica accessibile e integrativa.
L’approdo a tutte queste azioni inclusive/innovative scaturisce dalla volontà della comunità accademica di UniTo: il Rettore e la Prorettrice, la Direttrice Generale, la Vice Rettrice alla didattica Prof.ssa Barbara Bruschi e mia, come Delegata ai temi della disabilità/DSA, il Gruppo di lavoro sulle problematiche connesse alla disabilità e ai DSA, all’interno della Commissione Didattica del Senato Accademico, coordinata da Franca Roncarolo, i Docenti referenti dei 27 Dipartimenti, il Centro Servizi di Ateneo per gli studenti con disabilità e con DSA, il Comitato Unico di Garanzia. Tutti hanno collaborato, secondo ruoli e responsabilità. In particolare, sia le linee guida per i docenti, sia il progetto di formazione dei Tutor alla pari, sono il frutto della collaborazione di docenti e di personale tecnico esperti. Per il progetto di formazione dei Tutor, sono risultati preziosi anche i tecnici dei servizi e-learning e la consulenza delle Associazioni di categoria territoriali – dell’AID (Associazione Italiana Dislessia), dei sordi e dei ciechi, oltre che di specialisti di Neuropsichiatria”.

 

L’attenzione agli studenti/studentesse con disabilità e DSA ha inizio dal loro ingresso in Università - sottolinea Loredana Segreto, Direttrice Generale di UniTo - con attività di orientamento dedicate e con la presentazione dei servizi che saranno forniti dall’Ateneo in tutte le fasi della carriera, offrendo anche percorsi di inserimento personalizzati. 
In tema di diritto allo studio, mi preme segnalare le agevolazioni in materia di tasse e contributi e l’investimento in supporti per lo studio e per la fruizione di contenuti multimediali.
Complessivamente il bilancio di Ateneo ha visto nel 2020 un investimento di 648.000€ in azioni dirette per gli studenti con Disabilità e DSA, di cui circa 448.000€ finanziati dal Ministero e 200.000€ derivanti da stanziamenti di Ateneo. 
Il presidio di tutti i servizi e le azioni è affidato, ormai da parecchi anni, a una struttura dedicata in UniTo – l’Ufficio Studenti con Disabilità e DSA - costituito da figure professionali con esperienze pluriennali su queste tematiche, che accompagnano gli studenti e le studentesse fin dalla prima accoglienza e per tutto il loro percorso di studio, individuando supporti specifici finalizzati alle loro particolari esigenze di formazione“.   

Data di pubblicazione del comunicato: 
Mercoledì, 16 Dicembre, 2020

UniTo verso la francofonia: un progetto per potenziare stage e opportunità di lavoro

Presentato DEFI 3R Renforcement, Réseau, Rayonnement. Tra gli obiettivi una Piattaforma UniTo di riferimento per stage nella rete della Francofonia

Oggi, lunedì 14 dicembre, si è svolta la giornata di presentazione del progetto dell’Università di Torino denominato DEFI 3R, Renforcement, Réseau, Rayonnement.  Il progetto è cofinanziato dall’Agence Universitaire de la Francophonie (AUF) e prevede la collaborazione con partner accademici e non, quali l’Ambasciata di Francia in Italia, l’Alliance FrançaiseRéseau Entreprendre Piemonte, l’Università della Valle d’Aosta e l’Università di Genova.

Alla confluenza delle linee strategiche dell’Università di Torino, da un lato, e della rete AUF (assi strategici 2017 - 2021), dall’altro, il progetto intende potenziare l’offerta di tirocini e stage curricolari ed extra-curricolari con un particolare focus sulle opportunità di impiegabilità degli studenti della rete francofona. Obiettivo strategico è la creazione di una Piattaforma UniTo di riferimento per stage nella rete della Francofonia.

 

La relazione strategica tra Italia e Francofonia è confermata dal numero di studenti stranieri provenienti da Paesi membri dell’Organisation Internationale de la Francophonie (OIF) iscritti all’Università di Torino (2921 per l’Anno Accademico 2018/19, ovvero il 60,8% del totale degli studenti stranieri) e dai 123 accordi di cooperazione attivi sui temi ambientali, sanitari e di cooperazione internazionale oltre che di public engagement. 

La giornata di presentazione del progetto ha avuto luogo online in diretta streaming e si è svolta alla presenza del Rettore di Unito, Stefano Geuna e della Direttrice dell’AUF per l’Area Europa dell’Ovest, Olfa Zéribi. L’evento ha visto anche la partecipazione di Christian Masset, Ambasciatore di Francia in Italia; Maria Grazia Monaci, Rettrice dell’Università della Valle d’Aosta e Fulvio Mastrogiovanni, Prorettore per le Relazioni Internazionali dell’Università di Genova. Hanno inoltre partecipato ai lavori altri rappresentanti di istituzioni strategiche per i rapporti di UniTo con la rete della francofonia, quali Ugo Ciarlatani, Primo Consigliere Culturale dell’Ambasciata d’Italia in Francia e Stefano Guerrini, Presidente dell’Università Italo-Francese.

 

La tavola rotonda dal titolo “Sviluppo e promozione di spazi interculturali di innovazione e mobilità all’interno della rete AUF”, moderata dalla Direttrice del Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi, Cristina Giacoma, ha visto il coinvolgimento dei partner associati. 

La coordinatrice istituzionale per la mobilità internazionale e responsabile scientifica del progetto, Alessandra Fiorio Pla, ha aperto le discussioni presentando gli obiettivi e le azioni specifiche che il comitato organizzativo si è posto durante la definizione del progetto 3R. Marcella Costa, Vice-Rettrice Vicaria per la didattica internazionale (UniTo)insieme a Laurence Vignollet, Vice-Rettrice per le relazioni internazionali (Université Savoie Mont Blanc), hanno proposto un intervento sulle sinergie con il progetto UNITA – Universitas Montium, di cui l’Università di Torino è capofila. 

 

Nell’ambito di una discussione sulla necessità di sviluppare spazi d’innovazione e di mobilità nel territorio francofono, sono intervenuti: Florence Ferran, addetta alla cooperazione scientifica e universitaria, per raccontare della piattaforma FranceAlumni, promossa dall’Institut Français Italia; Luca Biferale, addetto scientifico presso l’Ambasciata d’Italia in Francia, per condividere le attività dell’ambasciata, con un particolare focus sulla rete dei professionisti italiani a Parigi (CAP) e Antonia S. Negrini, direttrice dell’Alliance Française di Torino, per mettere in campo le risorse a loro disposizione e far conoscere le attività di stage incoming svolte presso la sede di Torino.  

Data di pubblicazione del comunicato: 
Lunedì, 14 Dicembre, 2020

L’impegno di UniTo per la ricerca sui ghiacciai: convenzione con il CAI e accordo con il comitato glaciologico

Un monitoraggio e un’analisi retrospettiva hanno inaugurato un piano pluriennale di ricerca alla Capanna Margherita sul Monte Rosa, svolto con il supporto del Club Alpino Italiano. Un portale, aperto alla collaborazione di alpinisti, documenterà le conseg

In occasione della Giornata internazionale della Montagna, venerdì 11 dicembre, il Rettore dell’Università degli studi di Torino Stefano Geuna presenta la convenzione con il Club Alpino Italiano (CAI) per lo studio delle condizioni di stabilità degli ambienti d’alta quota e annuncia la firma dell’accordo di collaborazione con il Comitato Glaciologico Italiano (CGI), che opera dal 1895 con il compito di promuovere e coordinare le ricerche nazionali nel settore della glaciologia.  Due importanti progetti che rappresentano l’impegno concreto dell’Università di Torino nel sostenere una ricerca fondamentale in un momento di profonda trasformazione dell'ambiente glaciale.

La convenzione tra CAI e UniTo, in particolare con il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università, si avvale della collaborazione di Imageo srl, già spin off dell’Ateneo torinese, società specializzata nello studio di instabilità naturali d’alta quota attraverso tecnologie avanzate. L’accordo nasce dalla constatazione che gli effetti della deglaciazione e della degradazione del permafrost creano problemi di stabilità a carico di rifugi alpini e delle relative via d’accesso. Per questo motivo, il CAI ha deciso di effettuare un approfondimento conoscitivo nel settore della Punta Gnifetti, sul Monte Rosa. Qui si trova la Capanna Margherita, il rifugio più alto d’Europa e osservatorio fisico-meteorologico, sede di laboratori medici e scientifici dell’Università di Torino.

 

L’obiettivo è svolgere un piano pluriennale di attività di ricerca a partire dall’analisi dell’area della Capanna Margherita. L’attività di ricerca – sviluppata secondo le linee guida definite dal Group on Glacier and Permafrost Hazards (GAPHAZ) dell’International Association of Cryospheric Sciences and International Permafrost Association (IACS/IPA) – è iniziata nell’estate del 2019 ed è proseguita nel 2020. Il primo intervento è stato un lavoro retrospettivo di raccolta e interpretazione della documentazione fotografica e di notizie d’archivio sulle condizioni ambientali della Punta Gnifetti. Grazie alla collaborazione con la biblioteca del CAI – sezione di Varallo, con l’archivio storico del CGI, e con numerose guide alpine e operatori dei rifugi alpini nel settore del Monte Rosa, e all’opera di ricercatori e studenti dell’Università di Torino, è stato possibile condurre un'analisi multitemporale, mediante fotografie storiche e recenti, della parete su cui poggia la Capanna Margherita.

I risultati recentemente elaborati evidenziano alcune differenze geomorfologiche realizzatesi nell'arco temporale dell'esistenza del rifugio (dal 1893 ad oggi). Per presentare il lavoro al pubblico, è stato realizzato un portale web interattivo e facilmente accessibile (www.geositlab.unito.it/capanna), sul quale rendere disponibili e consultabili online la metodologia e i risultati della ricerca fotografica e dell'analisi geomorfologica. “Vorremmo rendere disponibile e aperto il portale agli alpinisti e agli appassionati che salgono sul Monte Rosa – ha dichiarato Antonio Montani, Vice-presidente nazionale del CAI  per creare una raccolta sistematica di immagini che ci permettano di analizzare, in modo sempre più preciso, i cambiamenti nel tempo della Punta Gnifetti”.

 

Il lavoro di monitoraggio strumentale si è svolto, invece, fra il 2019 e il 2020. Tra le varie attività anche la determinazione degli spessori della copertura glaciale sul lato nord ovest della Capanna tramite tecnologia georadar applicata utilizzando un apposito veicolo a slitta autocostruito. Le attività di monitoraggio strumentale proseguiranno nel 2021. “Il prossimo obiettivo è progettare un sistema di monitoraggio delle condizioni termiche e di raccolta di segnalazioni sulla stabilità dell’ammasso roccioso nell’intorno del rifugio”, spiega il Prof. Marco Giardino, docente di Geografia fisica e Geomorfologia presso l’ateneo torinese e rappresentate di UniTo all’interno del Comitato Glaciologico Italiano. L’attività di ricerca sarà svolta dai ricercatori del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Torino e di Imageo srl, in collaborazione con altre istituzioni scientifiche convenzionate con il CAI (Politecnico di Milano – Dipartimento ABC) e con altri partner scientifici (Université de Savoie-Mont Blanc, Francia; Simon Fraser University, Canada) coi quali sono già in atto accordi didattici e di ricerca (es. Universitas Montium e GeoNatHaz) focalizzati su aree montane, fragili dal punto di vista ambientale e territoriale.

In occasione della Giornata internazionale della Montagna, oltre ai primi risultati della convenzione con il CAI, il Rettore Geuna presenta l’accordo con il Comitato Glaciologico Italiano per il rilancio della collaborazione scientifica e per la concessione della sede all’interno dell’Ateneo.

 

A partire dal 1914, dalla propria sede torinese il CGI coordina a livello nazionale la raccolta e l’interpretazione dei dati regionali e locali di quasi 200 ghiacciai, inviandoli annualmente alle reti internazionali di monitoraggio della criosfera. Questa attività ha assunto oggi un’importanza vitale, viste le notevoli implicazioni che le masse glaciali hanno per la salvaguardia dell’ambiente e dell’economia della regione alpina”, ha dichiarato Massimo Frezzotti, Presidente del Comitato Glaciologico Italiano. Questa secolare e sistematica attività di studio e controllo dell’ambiente glaciale ha consentito la costituzione di un ingentissimo patrimonio iconografico di assoluto valore documentale, nonché di una biblioteca specialistica, unica nel settore della Glaciologia e della Climatologia alpina per numero di periodici e di pubblicazioni nazionali e internazionali.

 

L'Università di Torino, storicamente, mantiene stretti rapporti di collaborazione scientifica con il CGI, che è ospitato sin dagli anni Trenta in locali del Dipartimento di Scienze della Terra. La sinergia tra i due organismi si concretizza nella condivisione delle biblioteche, nell'attivazione di stage formativi e di tesi laurea nel vasto campo delle discipline glaciologiche, nella valorizzazione del prezioso patrimonio documentale che il CGI ha raccolto nei suoi 125 anni di attività. Fiore all'occhiello di queste attività sono le annuali campagne glaciologiche che vengono condotte su un campione significativo dei ghiacciai italiani e che hanno consentito la raccolta di un'enorme massa di informazioni, ineludibile punto riferimento nell'attuale momento di profonda trasformazione dell'ambiente glaciale.

Valutata l’importanza scientifica e culturale del Comitato e in considerazione della messa a disposizione del patrimonio bibliografico da parte di CGI a UniTo, l’Università ha offerto un contributo al CGI e ha messo a disposizione i locali dell’ateneo presso la sede dell’ex Istituto Galileo Ferraris di corso Massimo d’Azeglio 42 Torino. La sede potrà diventare un punto di riferimento per studenti e ricercatori che parteciperanno al progetto UNITA - Universitas Montium, sfruttando anche la vicinanza e la collaborazione con l’Université Savoie Mont Blanc di Chambéry. 

Data di pubblicazione del comunicato: 
Venerdì, 11 Dicembre, 2020

La forza nascosta: scienziate nella Fisica e nella Storia - Domani, venerdì 11 dicembre alle ore 20.00, debutta online al Teatro Baretti di Torino lo spettacolo ideato da ricercatrici del Dipartimento di Fisica di Unito e dell'INFN Torino

11 dicembre - ore 20.00 - Teatro Baretti Torino 

Domani, venerdì 11 dicembre alle ore 20.00 lo spettacolo “La Forza Nascosta” debutta online al Teatro Baretti di Torino, inaugurandone la stagione teatrale, dopo l’anteprima a porte chiuse del 30 ottobre a Genova al Teatro della Tosse, dietro invito del Festival della Scienza 2020. L'opera, nata dall'interazione di un gruppo di ricercatrici Fisiche, Storiche e Teatrali, celebra il contributo femminile alla Scienza e ne diffonde i molteplici valori

 

Lo spettacolo è stato ideato e promosso da un gruppo di ricercatrici della Sezione di Torino dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e del Dipartimento di Fisica dell’Università di TorinoAnna CeresoleNora De MarcoSimonetta Marcello e Nadia Pastrone, insieme a Emiliana Losma, esperta di storia delle donne, a Rita Spada, esperta in innovazione tecnologica, alla regista Gabriella Bordin e all’attrice Elena Ruzza. Lo spettacolo è accompagnato da un intervento su "L'Universo nascosto e le sue forze" di Anna Ceresole (INFN Torino), che sarà disponibile dalle ore 18.00 dell’11 dicembre 2020 sul sito del CineTeatro Baretti e sul sito Web del progetto #laforzanascosta

 

Lo spettacolo offre una visuale sulla Fisica del ‘900 attraverso gli occhi di quattro scienziate, Marietta BlauChien-Shiung WuMilla Baldo Ceolin Vera Cooper Rubin, che ne sono state protagoniste non totalmente riconosciute, ma che meritano attenzione. Dalle loro storie traspare un tessuto comune dal forte valore intellettuale ed umano, una alchimia tra talento e determinazione, che le ha portate a raggiungere risultati scientifici fondamentali per la comprensione della natura. Dai metodi innovativi per rivelare l’essenza dei processi nucleari agli esperimenti sulle loro simmetrie nascoste, dalla natura sfuggente dei neutrini all'osservazione di galassie lontane. La loro vita si è intrecciata ai cambiamenti sociali e storici vissuti con coraggio ed entusiasmo da ognuna di loro, in un quadro internazionale caratterizzato da grandi sconvolgimenti. Lo spettacolo è un ottimo pretesto per riaccendere in ciascuno spettatore, uomo o donna, giovane o meno, il desiderio di cercare e riconoscere i semi di quella Forza Nascosta che spinge ad amare la Scienza, luogo di rispetto e di civile convivenza. 

 

Link per seguire lo spettacolo: https://www.facebook.com/CineTeatroBaretti/?ref=page_internal 

 

 

Data di pubblicazione del comunicato: 
Giovedì, 10 Dicembre, 2020

UniTo sempre più green - Secondo Ateneo in Italia per sostenibilità ambientale nella classifica internazionale GreenMetric 2020

22 posto a livello globale: guadagnate 19 posizioni

L’Università di Torino è il secondo Ateneo italiano nel ranking GreenMetric 2020, una classifica internazionale che valuta la sostenibilità ambientale e sociale di più di 900 campus universitari. Nell’edizione 2020 appena pubblicata, l'Ateneo torinese si è piazzato al secondo posto tra le 31 università italiane partecipanti, preceduto solamente da quello di Bologna. A livello internazionale, l’Università di Torino migliora ulteriormente la sua posizione classificandosi al 22° posto su 912 università partecipanti. Una crescita continua e costante: nel 2019 aveva raggiunto la 41° posizione, nel 2018 la 47° e nel 2017 la 55°.

 

Il ranking assegna un punteggio in base ai dati inviati dagli atenei sulle azioni e sulle politiche attuate per ridurre i consumi e migliorare la sostenibilità. Il questionario utilizzato, che è rivisto ad ogni edizione, mira a mettere in luce gli sforzi ecologici compiuti dalle università e suggerisce possibili aree di intervento, che spesso richiedono il coinvolgimento degli altri enti e attori locali. La classifica prende in considerazione gli indicatori relativi a:

 

  • Infrastrutture (dati generali dell’ateneo, aree verdi e budget dedicato alla sostenibilità): 15%
  • Energia (consumi e politiche per ridurne l'impatto) 21%
  • Rifiuti (trattamento e riciclo): 18%
  • Acqua (conservazione e riciclo): 10%
  • Trasporti (politiche per la mobilità sostenibile nelle sedi universitarie): 18%
  • Didattica e ricerca (corsi, progetti e prodotti di ricerca in materia di sostenibilità e diffusione delle conoscenze alla società): 18% 

 

Per velocizzare e migliorare la transizione verso un “mondo verde”, nel 2016 l'Università di Torino ha varato il progetto UniTo Green Office di Ateneo (UniToGO) con l'obiettivo di promuovere, progettare e realizzare azioni e iniziative verso una maggiore sostenibilità ambientale nelle sedi universitarie, collaborando inoltre con enti e attori del territorio. UniTo è diventato parte integrante della struttura amministrativa e ha collaborato alla realizzazione dell'edizione di GreenMetric 2020 contribuendo con le proprie azioni al buon posizionamento dell'Ateneo nel ranking.

Quest'anno, nella top 100 di GreenMetric 2020 sono presenti 6 Atenei italiani: oltre all'Università di Torino, figurano Bologna (1° italiana, 10° Ateneo al Mondo), Politecnico di Torino (3° italiana, 25° globale), L’Aquila (4° italiana, 40° globale), LUISS (5° italiana, 43° globale) e Genova (6° italiana e 55° globale). Questo risultato riflette l'attività della Conferenza dei Rettori delle Università italiane (CRUI) che tramite la Rete delle Università Sostenibili (RUS) ha concertato criteri omogenei per il conferimento dei dati da parte delle 31 università italiane presenti.

L'Università di Torino aderisce alla classifica degli atenei eco-sostenibili creata dall'Università indonesiana di Jakarta con l'obiettivo di spingere decisori e stakeholders a impegnarsi nella lotta ai cambiamenti climatici con una gestione efficiente di acqua e energia, riciclaggio dei rifiuti e mobilità sostenibile, e di promuovere nella società comportamenti maggiormente attenti alla tutela ambientale.

 

Per approfondimenti:

GreenMetric 2020

Ranking Internazionali di UniTo

UniToGO

Data di pubblicazione del comunicato: 
Giovedì, 10 Dicembre, 2020

ERC 2020, la ricercatrice di UniTo Chiara Ambrogio si aggiudica il Consolidator Grant

Alla ricercatrice del Centro di Biotecnologie Molecolari dell’Università di Torino un finanziamento di 2 milioni di euro per lo studio sulle mutazioni del gene KRAS, tra le principali cause del cancro ai polmoni, al pancreas e al colon

Oggi, mercoledì 9 dicembre 2020, lo European Research Council (ERC), organismo dell'Unione Europea che attraverso finanziamenti competitivi sostiene l’eccellenza scientifica, ha pubblicato la lista dei progetti vincitori dei Consolidator Grants. Tra i lavori finanziati c’è quello di Chiara Ambrogio, ricercatrice del Centro di Biotecnologie Molecolari dell’Università di Torino, che ha presentato il progetto dal titolo “KARMA - Dalla comprensione delle dinamiche della membrana KRAS-RAF alle nuove strategie terapeutiche nel cancro”. Il grant, riservato ai ricercatori che vantano tra i 7 e i 12 anni di esperienza dal completamento del dottorato di ricerca e un ricco curriculum scientifico, consiste in un finanziamento del valore di 2 milioni di euro.

 

Il progetto della Dott.ssa Ambrogio si concentra sullo studio delle mutazioni del gene KRAS. Tali mutazioni possono innescare una crescita cellulare anomala che, a sua volta, può causare il cancro ai polmoni, al pancreas e al colon. Sebbene le mutazioni KRAS siano state scoperte più di 30 anni fa, una comprensione dettagliata delle proprietà biologiche dei tumori causati da questo gene mutato è ancora lontana. Chiara Ambrogio utilizzerà il suo nuovo finanziamento dell’ERC per indagare i processi che innescano l'iperattivazione di KRAS sulla membrana cellulare. La conoscenza approfondita di questi meccanismi sarà fondamentale per scoprire nuove strategie per trattare i pazienti con tumori causati da mutazioni nel gene KRAS.

 

La carriera della Dott.ssa Ambrogio ha un interessante profilo internazionale. Dopo una laurea in biotecnologie mediche e un dottorato in immunologia e biologia cellulare all’Università di Torino, si è trasferita a Madrid nel 2009 per lavorare al Centro Nacional de Investigaciones Oncológicas (CNIO). Nel 2016 si è spostata negli Stati Uniti, al Dana Farber Cancer Institute (DFCI) di Boston, per completare la sua formazione traslazionale. Nel 2019, grazie alla vittoria del grant Career Development Award della Fondazione Giovanni Armenise Harvard, che promuove la ricerca di base in campo biomedico finanziando giovani scienziati che dall’estero vogliono lavorare in Italia, ha creato un gruppo di ricerca presso il Centro di Biotecnologie Molecolari dell'Università di Torino (MBC), tornando a svolgere la sua attività scientifica nel nostro Paese.

 

“Questa è un’enorme opportunità per portare avanti progetti di ricerca di valenza internazionale nel nostro Centro – dichiara Chiara Ambrogio – oltre a essere un’occasione per dare visibilità a tutto l’Ateneo”.

“La centralità della ricerca scientifica – dichiara Stefano Geuna, Rettore dell’Università di Torino – è uno dei valori fondamentali del nostro Ateneo. Il prestigioso riconoscimento ottenuto dalla Dott.ssa Ambrogio è la conferma che stiamo lavorando nella giusta direzione, supportando i giovani scienziati e i loro progetti. Il nostro obiettivo è continuare ad attrarre talenti, nella ferma convinzione che solo così potremo contribuire allo sviluppo e al progresso in campo scientifico, in Italia e in Europa”.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Mercoledì, 9 Dicembre, 2020
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