Coronavirus: Riduzione di oltre un terzo dei ricoveri per Infarto Miocardico

Domani, martedì 28 aprile, sul New England Journal of Medicine, la più prestigiosa rivista al mondo in campo medico, sarà pubblicato lo studio dal titolo “Reduced Rate of Hospital Admissions for ACS during Covid-19 Outbreak in Northern Italy”. La ricerca, che ha coinvolto 15 ospedali del nord Italia e oltre 30 cardiologi, è stata coordinata dai dottori Ovidio De FilippoFabrizio D’Ascenzo e dal Prof. Gaetano M. De Ferrari del Dipartimento di Scienze Mediche dell’Università di Torino e della Cardiologia della Citta della Salute - Molinette.

 

Dall’inizio della quarantena, estesa a livello nazionale dall’8 marzo 2020, i ricercatori hanno osservato una riduzione dei ricoveri per Sindrome Coronarica Acuta (SCA, ACS in inglese) e in particolare per infartoLo studio dimostra una significativa diminuzione del tasso di ricoveri relativi alla SCA in molti centri cardiovascolari del nord Italia.

 

Per fronteggiare la pandemia da coronavirus, infatti, in tutto il mondo sono state adottate forti misure di contenimento e i sistemi sanitari nazionali sono stati riorganizzati per far fronte all’enorme crescita del numero di pazienti gravemente malati. Tuttavia, durante questo periodo, ci sono stati alcuni cambiamenti rispetto ai ricoveri ospedalieri per altre patologie. L’analisi dello studio si è focalizzata sul tasso di ricoveri ospedalieri causati da sindrome coronarica acuta (SCA) durante i primi giorni dell’emergenza Covid-19.

 

È stata elaborata un’analisi retrospettiva delle caratteristiche cliniche e angiografiche dei pazienti ricoverati per SCA in 15 ospedali del nord Italia, tutte strutture attrezzate per eseguire operazioni come l’intervento coronarico percutaneo. Il periodo in cui si è svolto lo studio è compreso tra il primo caso accertato di Covid-19 in Italia (20 febbraio 2020) e il 31 marzo 2020. Sono stati paragonati i tassi di ricovero tra il periodo di studio appena citato e altri due periodi: quello corrispondente all’anno precedente (20 febbraio – 31 marzo 2019) e un periodo immediatamente precedente a quello oggetto della ricerca (primo gennaio – 19 febbraio 2020).

 

Il principale risultato ottenuto è relativo al tasso globale di ricoveri per SCA. Tale risultato è stato ottenuto dividendo il numero complessivo dei ricoveri con il numero di giorni di ogni periodo di tempo. I rapporti di incidenza sono stati calcolati usando la Regressione di Poisson. Dei 547 pazienti ricoverati per SCA durante il periodo di studio, 420 (76,8%) erano uomini, con un’età media tra i 56 e gli 80 anni. Di questi pazienti 248 (45,3%) presentavano un infarto miocardico con sopraslivellamento del tratto ST. Il tasso di ricoveri per SCA durante il periodo di studio è stato di 13,1 ricoveri al giorno. Questo valore era notevolmente più basso, circa un terzo, sia rispetto al periodo precedente (dal primo gennaio al 19 febbraio 2020: 18 ricoveri al giorno) sia rispetto allo stesso periodo ma dell’anno precedente (dal 20 febbraio al 31 marzo 2019: 18,9 ricoveri al giorno). La riduzione era ancora più marcata considerando il solo periodo del lock-down di marzo o considerando solo gli infarti e non l’angina instabile.

 

Poiché sappiamo che l’eccesso di decessi osservato in questo periodo di pandemia eccede molto il numero di morti attribuite ufficialmente al coronavirus, è possibile che una parte di queste morti in eccesso sia riferibile al “danno collaterale” di una cura meno efficace delle malattie gravi, come l’infarto, malattie che non scompaiono solo perché c’è una pandemia.

 

“Oltre al numero ridotto di infarti che vengono ricoverati – aggiunge De Ferrari – molti giungono in ritardo al ricovero e non possono perciò trarre il beneficio di un trattamento precoce che riduce molto l’entità del danno cardiaco”“È essenziale dunque – conclude il Prof. De Ferrari – che i pazienti che hanno sintomi sospetti allertino immediatamente il sistema di soccorso pubblico (112) e che si organizzi il loro trasferimento rapido in centri idonei. Gli Ospedali sono pronti a curare in sicurezza questi pazienti con percorsi separati tra pazienti Covid e non Covid. Alle Molinette sono state addirittura organizzate sale di angiografia coronarica situate in piani diversi (Covid al piano terra, non Covid al terzo piano) per minimizzare ogni rischio di contagio”.  

Data di pubblicazione del comunicato: 
Lunedì, 27 Aprile, 2020

Smart learning, i consigli peer to peer per lo studio in tempo di quarantena

Un gruppo di studenti e studentesse ha redatto un vademecum destinato agli studenti universitari contenente consigli e strategie per sfruttare al massimo la didattica a distanza e per affrontare al meglio lo studio durante queste settimane di isolamento  

 
Smart Learning, la guida realizzata dagli studenti del Corso di laurea magistrale in Psicologia del lavoro e del benessere nelle organizzazioni dell’Università di Torino, con la supervisione di Daniela Converso, Chiara Ghislieri e Claudio Giovanni Cortese, docenti del Dipartimento di Psicologia, vuole essere uno strumento a disposizione di tutti gli studenti dell’Ateneo torinese e non solo.
In un momento in cui la didattica è profondamente cambiata e a tutti è richiesto di essere flessibili e aperti al cambiamento è fondamentale modificare le proprie abitudini di studio. Le linee guida, a partire dalla letteratura scientifica, affrontano temi come il miglioramento della postazione di scelta per studiare, la motivazione, la gestione delle pause e la concentrazione.

 

Prendendo in prestito un concetto caro alla psicologia dello sport, lo studio è considerato una prestazione che può essere migliorata conoscendo le giuste tecniche
Si fa riferimento inoltre all'utilizzo consapevole di smartphone e altri dispositivi elettronici, che sono strumenti di lavoro utili, ma anche una possibile fonte di distrazione. Nella guida sono presenti anche spunti su come trascorrere il tempo libero e riferimenti a link di siti istituzionali e di approfondimento. 
 
Un concetto chiave che attraversa il vademecum è quello dell’importanza della rete sociale. Le relazioni in università sono considerate non solo come modo per contrastare il comprensibile senso di solitudine, ma anche come mezzo per accrescere la propria motivazione e trovare supporto nell'apprendimento.

 

Le numerose iniziative di solidarietà che sono nate e stanno nascendo ci hanno fatto riscoprire un profondo senso di comunità. Come studenti sentivamo il bisogno di fare la nostra parte" spiega Irene Alfarone, studentessa e referente del gruppo di lavoro. "Abbiamo pensato quindi di mettere a disposizione di tutti le nostre conoscenze di psicologia del lavoro per aiutare ragazzi e ragazze come noi a gestire lo studio e a sentirsi meno soli e disorientati. La guida prodotta vuole essere non solo un supporto, ma un invito a sperimentarsi e a scoprire nuove parti di sé di cui fare tesoro per un futuro a tinte più chiare”.

 

La guida Smart Learning è a disposizione di tutti gli studenti ed è scaricabile liberamente dal portale Unito.it.
Data di pubblicazione del comunicato: 
Giovedì, 23 Aprile, 2020

UniTo Spazio pubblico online in diretta su Facebook: Speciale coronavirus - OLTRE LA PANDEMIA - Domani mercoledì 22 aprile ore 18.00

Domani, mercoledì 22 aprile alle ore 18 il Rettore dell’Università di Torino, Stefano Geuna inaugurerà il ciclo di incontri Spazio pubblico on line, promosso dai dipartimenti di Cultura Politiche e SocietàGiurisprudenza e Economia e Statistica “Cognetti de Martiis” e la partecipazione della SSST - Scuola di Studi Superiori Ferdinando Rossi dell'Università degli Studi di Torino.

 

Uno spazio in diretta sulla pagina Facebook di UniTo ogni mercoledì alle 18 in cui l’Ateneo propone alla cittadinanza riflessioni su temi diversi correlati alla pandemia, che mettano a confronto ricercatori, esperti, amministratori pubblici e studenti per cercare di dare risposte alle domande che tutti ci poniamo. 

 

Primo appuntamento del ciclo l’incontro dal titolo “Salute pubblica e pandemia” che vedrà oltre al Rettore, la partecipazione dei Proff. Giuseppe Costa (Dip. Scienze Cliniche e Biologiche), Giovanni Di Perri (Dip. Discipline Medico Chirurgiche - Divisione Malattie Infettive), dagli studenti Daniele Proverbio e Michele Croce (SSST) moderati Cecilia Pennacini (Dip. Culture, Politica, Società). 

 

La pandemia ha repentinamente sconvolto il nostro sistema di vita mettendo drammaticamente in luce le sue debolezze e fragilità. Il lock down ci ha segregati in casa offrendoci in qualche modo l’opportunità di iniziare a riflettere su quanto ci sta accadendo e su quello che potrebbe aspettarci nel futuro prossimo. Questa fase liminare può essere attivamente utilizzata come spazio di riflessione e di riprogettazione del futuro in diversi ambiti e sotto molteplici punti di vista. Una riflessione che non può essere individuale ma necessita di un confronto il più ampio possibile coinvolgendo in particolare i giovani, che di questo futuro saranno protagonisti. L’Università è lo spazio ideale per promuovere una riflessione approfondita e intergenerazionale che sia di stimolo al territorio, attingendo a competenze consolidate e a dati affidabili e offrendo un’alternativa alla babele mediatica e comunicativa che fa da corollario al momento attuale. Spesso dai traumi scaturiscono possibilità di cambiamento ma affinché questo accada è necessario un impegno costruttivo e propositivo, per quanto ci compete.

 

  

Prossimi appuntamenti:

 

Mercoledì 29 aprile
Perchè non è colpa di un pipistrello. Crisi ambientale e crisi sanitaria
Luca Mercalli (Società meteorologica italiana) 
Silvana Dalmazzone (Dip. Economia e Statistica "Cognetti de Martiis")
Introduce Egidio Dansero (Dip. Culture, Politica, Società)
Con Erica Bertozzi e Enrico Fedeli (SSST)

 

Mercoledì 6 maggio
Più o meno diseguaglianze dopo l'emergenza sanitaria 
Fabrizio Barca (Forum diseguaglianze e diversità)
Joselle Dagnes (Dip. Culture, Politica, Società)
Introduce Filippo Barbera (Dip. Culture, Politica, Società)
Con Francesco Masi e Alessandro Tassini (SSST)

 

Data di pubblicazione del comunicato: 
Martedì, 21 Aprile, 2020

Una ricerca di UniTo aiuta a svelare i segreti del DNA

l gruppo di ricerca coordinato dal Prof. Piero Fariselli dell'Università di Torino ha sviluppato un modello matematico in grado di spiegare la seconda regola di Chargaff, uno dei più grandi enigmi della biologia.

Una ricerca, pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica Briefing in Bioinformatics, condotta da Piero Fariselli, professore del Dipartimento di Scienze Mediche dell’Università di Torino, in collaborazione con Cristian Taccioli, Luca Pagani e Amos Maritan dell'Università di Padova ha permesso di spiegare l'origine della seconda legge di Chargaff e di teorizzare un approccio fisico per descrivere l'evoluzione del DNA.

La maggior parte degli organismi viventi utilizza il DNA a doppio filamento per tramandare il proprio codice genetico alle generazioni future e questa informazione biologica è il principale mezzo attraverso cui agisce l'evoluzione. Tuttavia, all'interno del DNA, esistono delle particolari simmetrie che risultano difficilmente spiegabili attraverso la sola teoria evolutiva della selezione naturale.

Il team di ricerca ha sviluppato un modello matematico in grado di spiegare la più famosa di queste simmetrie: la seconda regola di Chargaff. Nel 1968, il biochimico Erwin Chargaff scoprì che sul singolo filamento di una molecola di DNA a doppia elica, il numero di adenine era pressoché identico al numero di timine, e allo stesso modo il numero di citosine era molto simile a quello delle guanine. Questo, ha rappresentato per più di 50 anni uno dei misteri più enigmatici della biologia, poiché, fino ad oggi, non era mai stato chiarito il principio dietro il quale si nascondeva una così regolare e simmetrica distribuzione delle basi azotate sul singolo filamento

“La seconda legge di Chargaff - spiega Piero Fariselli, professore del Dipartimento di Scienze Mediche dell’Università di Torino - a differenza della prima regola di Chargaff, che portò alla comprensione della struttura a doppia elica del DNA, non è giustificata da nessun processo evolutivo. Negli ultimi decenni molti gruppi di ricerca hanno tentato di chiarire il motivo di tale simmetria, ma nessuno è mai stato in grado di ottenere predizioni valide. Attraverso una collaborazione multidisciplinare che ha coinvolto biologi e fisici teorici, siamo riusciti nell'intento di spiegare l'origine della seconda legge di Chargaff e di teorizzare un approccio fisico per descrivere l'evoluzione del genoma. Le caratteristiche strutturali della doppia elica del DNA e la consapevolezza del ruolo cruciale che ha l'entropia in ogni processo fisico, ci hanno permesso di risolvere finalmente questo enigma”.

L’idea dei ricercatori è che il materiale genetico, come ogni sistema nell’universo, evolva verso uno stato di disordine crescente - entropia - in modo tale da raggiungere un equilibrio e quindi una maggiore stabilità strutturale. I risultati mostrano come i ri-arrangiamenti genomici che massimizzano l'entropia siano favoriti durante l'evoluzione dei viventi perché stabilizzano la molecola di DNA.

“Molto spesso - continua Fariselli - viene scambiato il concetto di casuale con quello di uniforme. Il caso può produrre strutture molto complesse. Per esempio, se un cannone sparasse sassi dalla cima di una montagna in tutte le direzioni in modo casuale, si troverebbero sassi più frequentemente nelle valli che in cima ai monti circostanti. Questo è un processo casuale che per effetto della forza di gravità genera addensamenti inspiegabili guardando dall’alto e senza conoscerne l’origine. Analogamente, molte delle simmetrie che si riscontrano nelle sequenze del DNA hanno origine casuale, ma appaiono eccezionali a causa dell’interazione della doppia elica”.

“Abbiamo introdotto un nuovo paradigma tale per cui l'energia libera della doppia elica è il primo obiettivo su cui agiscono le forze evolutive per modellare la struttura del genoma. Il DNA viene spesso definito come un libro - spiega Fariselli - in cui l'inchiostro rappresenta l'informazione biologica codificata dalle basi azotate. Con il nostro lavoro poniamo l’enfasi anche sulla carta del libro. Le eccezioni a questa tendenza potrebbero, inoltre, offrire l’opportunità futura di misurare il contenuto energetico dell’evoluzione”.

Questo lavoro potrebbe avere anche un impatto sulle più moderne tecnologie in ambito biotecnologico e fornire in futuro approfondimenti cruciali nei campi della ricerca incentrati sulla comprensione della struttura dei genomi e sulla loro evoluzione

Data di pubblicazione del comunicato: 
Lunedì, 20 Aprile, 2020

Alla ricerca dei circuiti cerebrali che guidano la scelta del partner - Università di Torino unico ateneo italiano tra i 20 vincitori del prestigioso Grant

Chiunque conosca gli studi di Konrad Lorenz ha di certo in mente l’immagine della sua fedele e inseparabile oca, e quindi dell’imprinting: il meccanismo di apprendimento precoce e istintivo utilizzato per imparare i caratteri (ad esempio visivi, olfattivi e acustici) degli individui da cui si è allevati.  In molte specie animali le memorie delle caratteristiche olfattive e acustiche degli individui familiari acquisite nella giovane età serviranno - da adulti - per la scelta del partner, favorendo dove possibile l’accoppiamento con individui non familiari. Questo fenomeno, noto come imprinting sessuale, è utilizzato per identificare le caratteristiche del futuro partner ed è un meccanismo fondamentale per limitare la consanguineità e aumentare la variabilità genetica.

 

Sebbene l’imprinting sessuale sia un fenomeno biologico ben caratterizzato dal punto di vista comportamentale, si conosce molto poco dei circuiti neurali che ne sono alla base: dove risiede la memoria degli individui familiari? Quali caratteristiche sono “ricordate” e regolano la scelta del partner nell’età adulta?

 

Rispondere a queste domande è l’obiettivo del progetto della Dott.ssa Serena Bovetti e del Prof. Paolo Peretto dell’Università degli Studi di Torino, Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi e NICO - Neuroscience Institute Cavalieri Ottolenghi, recentemente finanziato dal prestigioso Human Frontier Science Program che - in 30 anni di storia - ha visto ‘crescere’ tra le fila dei suoi scienziati 28 Premi Nobel. Si tratta dell’unico finanziamento vinto da un ente di ricerca italiano nell’ambito di questo programma per l’anno 2020 (esiste un bando separato per i giovani ricercatori), uno tra i venti vincitori del bando - ottavo nella graduatoria finale - che ha visto la partecipazione di 549 progetti di ricerca da tutto il mondo. 

 

Il progetto coordinato dalla Dott.ssa Bovetti coinvolge, oltre l’Università di Torino, due importanti gruppi di ricerca europei: gli etologi del Konrad Lorenz Institute of Ethology di Vienna (gruppo di ricerca del Dott. Dustin Penn, Veterinary Medicine University) e gli ingegneri esperti in ottica e fotonica della Sorbonne Université, Ecole Normale Supérieure di Parigi (del gruppo guidato dal Dott. Sylvain Gigan). Lo Human Frontier Science Program promuove infatti nuove collaborazioni internazionali finanziando progetti a elevato livello di interdisciplinarietà e impatto scientifico, finalizzati all’avanzamento della conoscenza dei complessi meccanismi di base nell’ambito delle scienze della vita.

 

“Questo prestigioso riconoscimento per il nostro Ateneo conferma la qualità della ricerca e le altissime competenze dei nostri ricercatori in ambito internazionale” dichiara Stefano Geuna, Rettore dell’Università di Torino. “È inoltre un risultato che mette in luce il valore della ricerca di base come elemento fondamentale per il processo di innovazione e per l'avanzamento della conoscenza. Il progresso della scienza e le scoperte scientifiche che impattano sulla vita delle persone pongono il proprio principio solido sull'avanzamento della ricerca pura, i cui risultati sono la radice delle ricadute applicative, che risultano fondamentali anche a distanza di tempo”

 

Human Frontier Science Programwww.hfsp.org/awardees/newly-awarded  

Data di pubblicazione del comunicato: 
Sabato, 18 Aprile, 2020

Lettera aperta - Rete delle università per lo sviluppo sostenibile

Premessa

 

Questo momento di grande difficoltà, che ha ormai assunto estensione mondiale, sta palesando la fragilità del modello di sviluppo adottato da anni a livello globale. Allo stesso tempo, è sempre più evidente che per trovare soluzioni a problemi complessi sia necessaria una reale collaborazione di tutte le comunità e istituzioni, ad ogni livello: individuale, locale, nazionale ed internazionale. In tale contesto, ora più che mai, sono fondamentali politiche e azioni in grado di delineare strategie nazionali di ricostruzione sul medio e lungo periodo orientate ai 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030.

 

La strada da percorrere per uscire dall’emergenza può assumere una duplice prospettiva: da un lato vi è la possibilità di cominciare un percorso virtuoso che metta insieme le istanze economiche del post-emergenza con il progetto del Green Deal Europeo allo scopo di accelerare la transizione verso un modello sostenibile di sviluppo; dall’altro vi è il rischio che per uscire dall’emergenza si lasci eccessiva libertà d’azione, dando addirittura una spinta in senso contrario rispetto allo sviluppo sostenibile. In questo snodo così delicato della storia del Paese e del mondo, la Rete delle Università per lo Sviluppo sostenibile (RUS) vuole mettere a disposizione le proprie competenze per promuovere e avviare un percorso virtuoso verso la sostenibilità del Paese.

 

Oggi più che in passato, le Università hanno il compito, e il dovere, di promuovere una cultura nuova, di essere da modello e da stimolo per i contesti sociali e territoriali, affinché tutti possano comprendere che la sostenibilità non è un "lusso" che coinvolge e impatta su pochi ma che può e deve divenire opportunità per la promozione umana e sociale, veicolo essenziale attraverso il quale possano essere perseguiti e garantiti a tutti diritti, capabilities, inclusione, futuro.

 

Nella consapevolezza che l’attenzione all’emergenza sanitaria non cancella la severa crisi ambientale e sociale globale ma anzi l’aggrava, la RUS considera l’Agenda 2030 una bussola capace di indicare chiaramente la direzione da seguire per una ripresa che permetta di rafforzare la resilienza delle persone, delle comunità e dei territori.

 

Per far fronte all’emergenza e assicurare continuità alla didattica e alle altre attività universitarie, gli Atenei hanno fatto un balzo tecnologico e organizzativo senza precedenti in pochi giorni, fornendo una straordinaria dimostrazione di resilienza e di capacità di trasformazione che sarebbe auspicabile non andassero perdute: gli Atenei devono essere capaci di cambiare e di adattarsi pur mantenendo la loro natura e identità. Questa crisi, infatti, sta insegnando a tutti i componenti della comunità universitaria (docenti, personale tecnico e amministrativo, studenti e studentesse...) come sia necessario andare oltre i rigidi steccati disciplinari per accogliere e valorizzare l’approccio transdisciplinare, in grado di immaginare e porre in essere percorsi educativi, didattici e di ricerca olistici e integrati. Le conoscenze settoriali, da sole, non bastano per decifrare e comprendere la complessità attuale; al contrario, serve un approccio sistemico, che coinvolga e che ponga in dialogo generativo tutti i settori della conoscenza e della società civile (pubblica amministrazione, mondo del lavoro, mondo dell’impresa, terzo settore, istituzioni educative...), con un'attenzione a garantire equilibrio tra i diversi aspetti ambientali, economici e sociali.

 

Gli obiettivi

 

Consapevoli di tali premesse ed esigenze, la RUS intende mettere a disposizione del Paese la propria caratteristica e forza principale, l’essere Rete per:

 

  • sostenere insieme una visione di futuro che abbia al centro uno sviluppo autenticamente sostenibile, supportato dalle competenze che il sistema universitario può fornire al Paese, e non solo; in questo contesto fare rete significa anche mettere a sistema competenze e servizi di terza missione in grado di promuovere politiche di riconversione produttiva;
  •  promuovere un processo di trasformazione culturale che, ad ogni livello, possa accompagnare a ripensare gli attuali stili di vita, di produzione e di consumo; a ridefinire delle politiche attente all’ambiente e alle persone; a limitare le disuguaglianze intra e intergenerazionali; a contrastare i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità. L’educazione è, come la stessa Agenda 2030 sottolinea, il principale strumento affinché tale trasformazione possa divenire concreta;
  • ripensare i processi formativi, valorizzando il capitale umano e l’importanza dell’apprendimento per tutti e per tutta la vita. Si dovranno rivedere i metodi, gli strumenti, i tempi e la valutazione degli stessi processi educativi. Bisognerà fare in modo che tutte le istituzioni formative italiane (scuole, università, accademie, enti di formazione...) riscoprano il loro valore e la loro missione educativa, puntando sullo sviluppo delle competenze, anche di quelle trasversali, e non tanto o solo sul trasferimento delle conoscenze e dei saperi;
  • abilitare le persone a futuri diversi rispetto a quello verso il quale ci stiamo dirigendo. Un approccio olistico, trasversale e inter e transdisciplinare dovrà, negli opportuni tempi e modi, divenire la norma e non l’eccezione alla formazione.

 

Le proposte

 

La RUS, accogliendo il modello della civic university e facendo leva sui principi della Terza Missione e sulle competenze di cui è portatrice, si propone di:

 

  1. diventare un Think tank per la resilienza del Paese, un organismo indipendente che sia di supporto alla politica e agli amministratori nella definizione di interventi e di azioni locali e regionali a sostegno della Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile e dell’Agenda 2030. Il Piano nazionale di attuazione del Manifesto che i Rettori hanno firmato a Udine lo scorso maggio 2019 e che sarà pubblicato nel Rapporto 2020 della Rete, continene già molte indicazioni su come il processo di transizione sia attuabile, affinché, come la stessa Agenda 2030 recita, “nessuno venga lasciato indietro”;
  2. collaborare ai tavoli di lavoro nazionali, attraverso l’attività dei propri Gruppi di Lavoro (Cambiamenti Climatici, Cibo, Educazione, Energia, Inclusione e Giustizia Sociale, Mobilità, Rifiuti), facilitando la definizione e l’attuazione di progetti sostenibili in campo ambientale, tecnologico, economico, sociale e di governance. I materiali che ciascuno dei Gruppi di Lavoro ha elaborato possono offrire alle altre Istituzioni, Enti e Associazioni locali e nazionali un supporto scientifico e relazionale a vantaggio della crescita sostenibile dei territori;
  3. dar vita ad “unità locali di resilienza” e trasformazione a partire dalle quali le Università potranno fornire il supporto tecnico-scientifico e culturale necessario per effettuare analisi prospettiche di tipo ex-ante, attività di monitoraggio e di valutazione ex-post dei progetti e delle politiche implementate, mettendo a sistema quanto attuato e armonizzandolo con i target dell’Agenda 2030 e con gli indicatori del Benessere Equo e Sostenibile che impattano maggiormente sulla vita del Paese e dei cittadini;
  4. contribuire alla creazione di spin-off accademici o/e all’istituzione di corsi di studi avanzati, supportando sia le amministrazioni pubbliche che il mondo dell’impresa e del lavoro nella individuazione di quelle conoscenze, sia teoriche che pratiche, basate sui principi della sostenibilità, necessarie per poter affrontare i cambiamenti culturali, tecnologici ed organizzativi che la società e l’economia italiana  dovranno gestire nei prossimi mesi ed anni, per uscire dall’attuale crisi e prevenirne di nuove;
  5. contribuire alla costruzione di un laboratorio a rete per offrire servizi integrati di qualificazione di nuovi prodotti/processi a supporto della fase di post-COVID-19, anche con l’obiettivo di scambiarsi le esperienze della gestione della crisi e mettere a fattor comune i benefici e i risultati conseguibili a livello regionale.

 

In conclusione

 

Siamo convinti che l’esperienza maturata dalle Università in questo periodo di difficoltà e di emergenza rappresenti un bagaglio prezioso, un esempio di laboratorio trasformativo, fondamentale per affrontare le sfide future con sguardo positivo e costruttivo, in linea con gli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030. Per poter traghettare i territori verso scenari di sviluppo sostenibile, le Università devono essere messe in grado di rafforzare il proprio impegno in termini di didattica, ricerca, technology transferpublic and social engagement e human resource development sui temi dell’Agenda 2030. Solo accrescendo e rendendo sistemiche e sistematiche le conoscenze, le competenze e le best practice e mettendo a disposizione del Paese e dei suoi territori le competenze trasversali di cui le Università sono portatrici e custodi, la nostra epoca potrà essere ricordata finalmente “per il risveglio di una nuova riverenza per la vita, per la risolutezza nel raggiungere la sostenibilità, per l'accelerazione della lotta per la giustizia e la pace, e per la gioiosa celebrazione della vita” (Earth Charter, 2000).

 

f.to la Presidente, il Comitato di Coordinamento, i Coordinatori dei Gruppi di Lavoro della Rete delle Università per lo Sviluppo sostenibile

17 aprile 2020

 

Data di pubblicazione del comunicato: 
Venerdì, 17 Aprile, 2020

Cogliere l'opportunità: Coronavirus e turismo di prossimità nelle valli olimpiche piemontesi

La risposta al turismo di prossimità grazie a uno studio dell’Università di Torino, in collaborazione con la Camera di Commercio di Torino. Un team di ricerca, coordinato dai professori Paolo Biancone e Silvana Secinaro, afferenti al Dipartimento di Management, che vanta professionisti come Alberto Sasso, specializzato in architettura sostenibile e rigenerazione urbana, ritiene che il modello di business studiato per un progetto finanziato dalla Camera di Commercio di Torino, dedicato alla Valorizzazione delle Valli Olimpiche Piemontesi, possa essere applicato e rispondente alla crisi del turismo legata alla pandemia di Covid-19.

 

La pandemia in atto sta avendo, infatti, una diffusa propagazione ai diversi settori dell’economia. Il settore turistico, e tutte le sue filiere, sono al momento tra i più colpiti per un azzeramento della domanda di servizi turistici.

 

Questa la previsione elaborata dal Dipartimento di Management su come cambieranno le scelte dei turisti nazionali e internazionali quando si passerà alla Fase 2 della gestione dell’emergenza:

1.      Priorità sicurezza, igiene e salute;

2.      Luoghi non affollati;

3.      Maggiore utilizzo di spazi verdi e incontaminati;

4.      Strutture ricettive discrete e non troppo affollate;

5.      Trasporto pubblico regolare, pulito e non affollato come in una grande città;

6.      Riscoperta di città di nicchia, borghi incontaminati e bellezze non scoperte nei comuni viaggi;

7.      Prenotazioni a ridosso della vacanza;

8.      Turismo di prossimità;

9.      Spostamenti privilegiati con mezzi propri

 

Questa sembra essere anche la linea che intende seguire il governo, stando a quanto dichiarato da Lorenza Bonaccorsi, sottosegretaria del Mibact, la quale anticipa che sono allo studio una serie di misure per consentire lo sviluppo di un turismo ‘di prossimità’, che favorisca luoghi meno affollati e più incontaminati.

 

Il “rischio” dunque, è che i territori più urbani come quelli delle Valli Olimpiche vengano presi d’assalto in quanto ritenuti in possesso di tutte le caratteristiche sopra riscontrate.

 

Partendo dallo studio iniziale, finanziato dalla Camera di Commercio, su come rigenerare, rivitalizzare economicamente e socialmente le Alpi Piemontesi, il gruppo di ricerca si è focalizzato su come poter applicare i modelli studiati alla situazione prevista per la Fase 2 di risposta al Covid-19. La grande sfida a cui si è voluto rispondere è quella di promuovere il turismo di prossimità, salvaguardando la sostenibilità del territorio sia dal punto di vista ambientale sia dal punto di vista della sicurezza sanitaria.

 

L’opportunità e i cambiamenti che verranno richiesti al sistema sono notevoli in quanto rappresentano modifiche a processi già consolidati e prassi frutto di anni di esperienza, ma il cambio di paradigma è necessario per affrontare un evento eccezionale come la pandemia attuale.

 

La risposta per ripartire guardando alla stagione ormai prossima si è basata su quattro asset fondamentali: ristorazione, residenzialità, intrattenimento e shopping/alimentare.

 

Per ognuno dei quattro punti sono stati individuati nuovi modelli di business che possano rispondere alle normative legate al distanziamento sociale e di sicurezza sanitaria.

 

Il progetto “La valorizzazione delle Valli Olimpiche Piemontesi”

 

Il progetto, finanziato dalla Camera di Commercio di Torino, ha coinvolto i territori che ricadono all’interno dell’Unione Montana Comuni Olimpici Via Lattea (Cesana Torinese, Claviere, Pragelato, Sauze di Cesana, Sauze d’Oulx e Sestriere) e i comuni di BardonecchiaOulx e Usseaux.

 

La volontà condivisa è stata quella di dare impulso ad un sistema territoriale coeso al fine di creare condizioni di sviluppo, mettendo a fattore comune le peculiarità dei singoli territori, ciascuno con la propria caratteristica turistica, enogastronomica e territoriale.

 

In allegato sono riportate alcune tabelle utilizzate al fine dell’analisi.

 

Dipartimento di Management – Università degli studi di Torino

 

Il Dipartimento di Management è stato creato nel 2012 assumendo la titolarità di una parte dei corsi di studio e la maggioranza degli studenti della precedente Facoltà di Economia.

 

È costituito da 82 docenti e sul piano della Ricerca e della Terza Missione ha assunto le funzioni dei preesistenti Dipartimenti di Economia Aziendale, (Sezioni di Ragioneria, Direzione delle imprese, Economia degli intermediari finanziari), Scienze Merceologiche, Diritto dell’Economia e di un gruppo di ricerca di area quantitativa oggi costituiti in sezioni e gruppi di ricerca del Dipartimento.

 

Il dipartimento è impegnato costantemente in iniziative di coinvolgimento della società.

 

La Terza Missione, che integra e amplia le attività tradizionali di ricerca didattica, rappresenta la volontà dell’Ateneo di rafforzare le relazioni tra il mondo della ricerca, la comunità, la scuola, le istituzioni e le imprese. Perché l’incontro e la collaborazione tra questi attori sono necessari alla crescita sociale, culturale ed economica del territorio.

 

L'eterogeneità scientifica che caratterizza il Dipartimento contribuisce alla sperimentazione e realizzazione di attività ulteriori alla ricerca e alla didattica e connotabili in modalità di Terza Missione/Public Engagement. I docenti del Dipartimento esprimono, nelle iniziative a cui prendono parte, una forte sinergia con il territorio e con il sistema degli stakeholder a più livelli, contribuendo a numerose iniziative che coinvolgono le istituzioni e i privati cittadini. Le attività di Terza Missione e Public Engagement, realizzate nel corso degli ultimi anni, sono strettamente correlate alle dimensioni interne di didattica e ricerca, e caratterizzate da una trasversalità che pone il Dipartimento di fronte al tema dell'utilità sociale, in un circolo virtuoso tra didattica, ricerca e interazione con le politiche pratiche. Il modello di terza missione del Dipartimento fissa un account quale interfaccia dell'istituzione nelle due direzioni per agevolare tale sinergia e interscambio. I docenti si pongono il problema di come rispondere alle esigenze delle varie tipologie di “stakeholder” e di relazionarsi con il territorio di riferimento (locale ma anche nazionale), mantenendo la coerenza delle proprie attività con l’attitudine del Dipartimento stesso.

 

I temi operativi richiesti dalla società, che si sostanziano anche come convenzioni stipulate dal Dipartimento di Management, si traducono spesso in pubblicazioni a carattere scientifico, contribuendo allo sviluppo di specifici filoni di ricerca (ad esempio con riferimento alle tematiche di responsabilità e rendicontazione sociale) e rappresentando nel corso degli anni un punto di riferimento degli amministratori in tema di innovazione e di nuovi approcci e strumenti.

 

Le attività di riferimento di PE e TM sono riconducibili prioritariamente a:

 

  • pubblicazioni divulgative (quali ad es. bilanci sociali per pubbliche amministrazioni: Regioni, Comuni, ecc)
  • partecipazioni dello staff docente a trasmissioni televisive
  • partecipazione ad incontri pubblici organizzati da altri soggetti
  • organizzazione di eventi pubblici (convegni aperti al pubblico, open day)
  • pubblicazioni (cartacee e digitali) dedicate al pubblico esterno.

 

Gli elementi che sono trasversali alle attività sopra indicate e che contribuiscono a caratterizzare il Dipartimento, sono riconducibili alla rilevanza nazionale delle iniziative e alla capacità relazionale e di collegamento con le imprese pubbliche e private anche in ottica di ricaduta in ambito di ricerca. Accanto ad esse vanno richiamate le attività connesse alle iniziative di orientamento e collaborazione con gli istituti superiori, che il Dipartimento, da sempre, realizza con sistematicità.

 

Contatti:

Contatto Stampa:

Prof. Paolo Biancone Dipartimento di Management Paolo.biancone@unito.it 3355479944

Prof.ssa Silvana Secinaro Dipartimento di Management silvana.secinaro@unito.it 3389301725

Data di pubblicazione del comunicato: 
Venerdì, 17 Aprile, 2020

I ricercatori di UniTo sperimentano un modello computazionale per analizzare la diffusione dell'epidemia da Covid-19 in Piemonte

Il lavoro interdisciplinare permette di esplorare gli effetti delle strategie di controllo attuate dal Governo e dalla Regione variando la risposta della popolazione a tali restrizioni. E considera non solo il numero di individui positivi al COVID-19 ma anche il numero di casi non rilevati

 

Tre gruppi di ricerca di diverse discipline dell’Università di Torino hanno sviluppato un modello computazionale per studiare la diffusione dell’epidemia da Coronavirus 2019 (COVID-19) nella Regione Piemonte. Il modello, usando i dati di sorveglianza raccolti dal Ministero della Salute e dalla Protezione Civile, permette di esplorare gli effetti delle strategie di controllo attuate dal Governo e dalla Regione Piemonte variando la risposta della popolazione a tali restrizioni.

 

Questo lavoro interdisciplinare nasce dalla collaborazione di tre gruppi di ricerca, due afferenti al Dipartimento di Informatica e uno al Dipartimento di Scienze Mediche: gruppo di Quantitative Biology (riferimenti Dr Marco Beccuti, Dr Francesca Cordero), gruppo di Modellistica Quantitativa e Valutazione delle Prestazioni di Sistemi (rif. Prof. Matteo Sereno); gruppo di Epidemiologia (rif. prof. Lorenzo Richiardi, prof.ssa Milena Maule).  

 

Il modello proposto considera non solo il numero di individui positivi al COVID-19 ma anche il numero di casi non rilevati (soggetti asintomatici), che possono potenzialmente infettare il resto della popolazione favorendo la rapida diffusione del coronavirus 2 nella regione Piemonte. La frazione dei casi non rilevati è infatti essenziale nella diffusione COVID-19.

 

«Mediante il nostro studio – spiegano i ricercatori - vengono eseguite analisi che provano a rispondere a quesiti del tipo: “Qual è l’impatto sulla diffusione dell’epidemia nel caso in cui la percentuale di infetti asintomatici è pari al doppio, triplo, etc. del numero di infetti diagnosticati?”. I risultati ottenuti mostrano che la risposta della popolazione alle varie restrizioni governative risulta efficace nel contenimento della diffusione dell’epidemia COVID-19 indipendentemente dal numero di soggetti asintomatici presenti nella comunità». 

 

I modelli computazionali utilizzano i computer per studiare e simulare il comportamento di sistemi complessi permettendo di migliorare le conoscenze del sistema in studio e valutare le politiche di gestione da adottare. In ambito epidemiologico, i modelli computazionali possono essere utilizzati per lo studio di politiche di contenimento e gestione dell’epidemia. Le ricerche alla base del lavoro fanno un ampio utilizzo delle infrastrutture di calcolo a disposizione dell' Università degli Studi di Torino (Centro di Competenza sul Calcolo Scientifico - C3S - Università di Torino e HPC4AI).

 

Il lavoro attuale è uno studio preliminare sottomesso per la pubblicazione (e quindi a revisione da parte della comunità scientifica) su un'importante rivista scientifica, BMC Medicine. I tre gruppi svilupperanno analisi simili per altre Regioni italiane e verranno valutate le possibili strategie per l’allentamento delle misure di controllo.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Venerdì, 10 Aprile, 2020

Il sistema museale di UniTO non si ferma: oggetti, foto e racconti in mostra on line

Fino a lunedì 13 aprile i Musei e gli Archivi del Sistema museale dell'Università di Torino terranno compagnia ai loro visitatori nonostante la chiusura. Il Museo di Antropologia ed Etnografia, il Museo di Anatomia umana “Luigi Rolando”l’Archivio scientifico e tecnologico dell’Università (ASTUT) e il Museo di Antropologia criminale “Cesare Lombroso” faranno “uscire” virtualmente alcuni oggetti, documenti e fotografie delle loro collezioni, pubblicando immagini, video e racconti sui rispettivi siti internet. L’obiettivo è quello di reagire all’emergenza del Coronavirus aderendo all’hashtag #laculturanonsiferma.

Ogni settimana, tre fotografie contenute nell’archivio storico del Museo di Antropologia criminale “Cesare Lombroso” saranno mostrate per la prima volta “in libera uscita” al pubblico, unitamente alle storie che si nascondono dietro le immagini. Le foto saranno disponibili anche sui profili Instagram e Facebook del museo.

Due le attività previste dal Museo Anatomia umana “Luigi Rolando. Ogni martedì saranno pubblicati “I racconti del Museo”, testi d’autore associati agli oggetti delle varie collezioni. Per i più piccoli invece, ogni lunedì arriverà Il Museo in cameretta”, con attività e giochi disponibili per due fasce d’età: 0-6 anni e 6-12 anni.

L’ASTUT, la struttura universitaria che si occupa di raccogliere, conservare, studiare e valorizzare i reperti materiali testimoni della ricerca e della didattica di UniTo, pubblicherà video e biografie dei più importanti personaggi scientifici torinesi. La prima uscita, l’Ergografo di Angelo Mosso, è disponibile qui.

Seppur ancora in allestimento, anche il Museo di Antropologia ed Etnografia mostrerà per la prima volta oggetti delle diverse collezioni: Europa, Africa, Asia, America e Oceania. Fino all’8 maggio 2020, con la rubrica “Oggetti in fuga – video edition”, ogni martedì e ogni venerdì saranno pubblicati sulla pagina YouTube del Sistema Museale di Ateneo brevi video (2-3 minuti) che verranno condivisi sul sito web e sui social network del Museo. I video sono stati realizzati in questi giorni di quarantena – da casa e con le poche strumentazioni che avevano a disposizione – da studenti e dottorandi (in particolare dell’Università di Torino ma anche di Atenei milanesi), che hanno svolto le loro attività di tirocinio, stage o di tesi presso il Museo dal 2018 a oggi. Hanno selezionato un oggetto delle collezioni su cui hanno svolto ricerche e ne hanno spiegato utilizzo e provenienza, raccontando anche il perché hanno scelto quel manufatto. Ogni volta, 24 ore prima della pubblicazione, sulle stories Instagram si potrà leggere un indovinello che troverà poi soluzione nel video del giorno dopo.

Infine, altre iniziative sono in corso di realizzazione: fra pochi giorni si potrà trovare su Spotify (@MAET_TO) la playlist del Museo “MAETisMusic#1” o webinar su argomenti correlati al Museo. Tutte le info verranno pubblicate sul sito web del MAET nella categoria “eventi”.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Mercoledì, 8 Aprile, 2020

COVISIONS-19, il progetto fotografico dell'Università di Torino: quando dall'isolamento nasce l'arte

Nell’ambito del corso di “Storia e teoria della fotografia”, tenuto dalla Prof.ssa Roberta Basano al Dams dell’Università di Torino, è stato realizzato il progetto "CoVisions-19". Agli studenti del corso, costretti a seguire le lezioni da casa in seguito all’emergenza Coronavirus, è stato chiesto di realizzare fotografie che rispondessero a una parola chiave: lsolamento. L'obiettivo è quello di ragionare sulle possibilità comunicative della fotografia e sul suo linguaggio, stimolando la creatività e superando i limiti fisici della solitudine.

 

L’atto di creazione di una fotografia non si limita allo scatto: l’immagine esige di essere mostrata, condivisa, esplicitata. La fotografia vuole dibattiti, scontri e prese di posizione. In breve, la fotografia è uno tra i tanti linguaggi artistici che incorpora in sé tanta più forza quando essa è condivisa. È proprio a questo scopo che nasce il progetto intitolato “CoVisions-19”.

 

Tutte le 203 fotografie, realizzate da 72 studenti, sono state caricate sulla pagina Instagram @covisions_19 e mostrano come un momento di frustrazione possa essere usato per creare arte.  Al tema iniziale dell’isolamento ne seguiranno altri nei prossimi giorni, come lontananzasospensionetempo e quotidiano. “CoVision-19” permette alla fotografia di prendersi un piccolo spazio di espressione e comunicazione, attraverso diverse immagini e attraverso le parole che ne sono la cornice. Le fotografie nate in questo progetto sono la prova di come la risposta di ognuno di noi al mondo contagiato di oggi possa creare qualcosa di bello.

 

“Il mio obiettivo non era quello di scoprire giovani talenti – dichiara la Prof.ssa Roberta Basano – ma stimolare gli studenti a ragionare sulla potenzialità della fotografia e spingerli a sviluppare una sorta di creatività di sopravvivenza. La loro risposta entusiasta, il loro impegno nella realizzazione del progetto e la loro disponibilità a mettersi in gioco confermano come la creatività possa superare i limiti fisici dell'isolamento e creare relazioni attraverso il linguaggio dell’immagine”.

 

"Il progetto CoVisions-19 – prosegue Andrea Rosso, uno degli studenti coinvolti – è un modo per sperimentare la nostra materia di studio, la fotografia, in relazione a una condizione quotidiana molto particolare e comune a tutti, quella dell'isolamento forzato. Non ha la pretesa di essere un progetto tecnicamente perfetto, ma di sicuro vuole permettere agli studenti di ragionare su come un evento storico di questa portata incida sui nostri mondi privati, di come imprimere questa "incisione" in una fotografia e di rendere accessibile a tutti il nostro lavoro come gruppo".

Data di pubblicazione del comunicato: 
Mercoledì, 1 Aprile, 2020
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