Microrganismi straordinari/Amazing Microorganisms. Una mostra fotografica per superare il pregiudizio sui microrganismi

Piazza Vittorio Veneto, Torino

Torino, 21 maggio - 16 giugno 2019

 

“Microrganismi straordinari” è una mostra fotografica in piazza organizzata dall’Università di Torino in collaborazione e con il contributo della Fondazione CRT, che vuolesuperare il pregiudizio sui microrganismi come portatori di malattie, mostrandone la bellezza visiva e la centralità per la sopravvivenza del nostro pianeta e per affrontare le nuove sfide della società moderna, in un’ottica di economia circolare.

 

Torino, 21 maggio 2019 - La mostra “Microrganismi Straordinari” (21 maggio - 16 giugno 2019), allestita in piazza Vittorio Veneto a Torino, è organizzata nell’ambito del progetto “Microrganismi in Mostra” dal Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi (DBIOS) e dalla Mycotheca Universitatis Taurinensis (MUT) dell'Università degli Studi di Torino, in collaborazione e con il contribuito di Fondazione CRT e l'European Culture Collections’ Organization (ECCO) e sostenuta da Regione Piemonte.

 

L’esposizione, ideata in occasione del XXXVIII meeting di ECCO, raccoglie le immagini scattate presso diverse collezioni di microrganismi italiane ed europee. L’intento è quello di superare il pregiudizio diffuso sui microrganismi, spesso associati solo a problemi per la salute, e sottolineare il loro ruolo cruciale per la vita e per il futuro del nostro Pianeta. Sono infatti strumenti essenziali per l’economia circolare e la bioeconomia, con importanti applicazioni in tutti i settori biotecnologici: dalla produzione di alimenti buoni e sicuri, farmaci e biomateriali, alle terapie mediche e alla sostenibilità ambientale.

 

La mostra raccoglie 44 foto ottenute con sofisticate tecniche di microscopia applicando decine di migliaia di ingrandimenti, organizzate in 38 pannelli, divisi in 6 categorievirus, batteri e archea, lieviti, microalghe, simbiosi funghi. Foto dopo foto, il visitatore scopre un mondo straordinario che stupisce per il connubio tra bellezza visiva e genialità microbica sviluppata in miliardi di anni nella lotta per la sopravvivenza.

 

Si scopre così che solo una minoranza causa problemi alla salute. Al contrario, quelli che costituiscono il nostro microbioma, per esempio, sono fondamentali per proteggere il nostro corpo e per garantirne l’equilibrio funzionale. Dai 2 ai 4 kg del nostro peso corporeo è costituito dai microrganismi, così numerosi da superare in numero le stelle della Via Lattea! Hanno poi ruoli fondamentali nell’ambiente, nei cicli della materia e nell’evoluzione degli altri organismi. Sono ovunque: nel suolo, nell’aria e nelle acque dolci e marine. Alcuni possono vivere in condizioni estreme di temperatura e salinità, nei geyser e nei crateri vulcanici, in presenza di alti livelli di radiazioni ionizzanti e persino nello spazio! Senza i microrganismi non ci sarebbe vita sulla Terra.

 

“Con questa mostra vogliamo non solo far vedere la bellezza dei microrganismi, ma anche far conoscere le loro potenzialità per rispondere alle sfide sociali, e quindi anche economiche, poste dal nostro tempo”, afferma Giovanna Cristina Varese curatrice della mostra e responsabile della Micoteca dell’Università di Torino, una delle più importanti banche di biodiversità fungina in Italia e in Europa. “Abbiamo fortemente voluto allestire questa mostra in piazza - prosegue Varese - perché, lungi dal realizzare un evento di nicchia, abbiamo voluto essere il più possibile inclusivi. Così che chiunque, cittadini o turisti, indipendentemente da età, interessi, condizione sociale o istruzione, possa trovarsi per caso a osservare queste foto e rimanerne affascinati”.

 

“Divulgare i risultati della ricerca significa trasferire sapere e conoscenza, ed è per questo che Fondazione CRT ha contributo alla realizzazione della mostra della Micoteca Universitaria - afferma il Presidente della Fondazione CRT Giovanni Quaglia -. Il nostro costante sostegno a questa eccellenza scientifica ha consentito a Torino di diventare leader a livello nazionale e internazionale nella scienza dei microrganismi, e di ospitare tra poche settimane il congresso europeo del settore”.

 

Il progetto Microrganismi in Mostra è un evento collaterale alla 38° conferenza annuale della European Culture Collections’ Organization (ECCO), che, organizzata per il12, 13, 14 giugno 2019 dall’Università degli Studi di Torino, riunisce tutti i rappresentanti delle maggiori collezioni di microrganismi in Italia e in Europa. Organizzato dal Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi (DBIOS) e Mycotheca Universitatis Taurinensis (MUT) dell’Università di Torino, con il supporto della Fondazione CRT, il progetto, oltre alla mostra, include un ciclo di 4 conferenze tenute da docenti dell’Università di Torino, del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), e dell’Environmental Park, presso le Officine Grandi Riparazioni (OGR) di Torino per spiegare l’incredibile fascino e l’importanza che i microrganismi hanno nella vita di tutti i giorni e per il futuro del nostro Pianeta.

 

Data di pubblicazione del comunicato: 
Martedì, 21 Maggio, 2019

Al via la Terza Edizione del Waste Mob - La sfida non competitiva di raccolta dei rifiuti sulle rive del Po

Si terrà mercoledì 22 maggio, dalle 14:30, l’edizione 2019 del Waste Mob, una sfida non competitiva tra studenti per combattere l’abbandono - deliberato o involontario - di rifiuti di piccole dimensioni in spazi pubblici.

 

L’evento sarà suddiviso in due momenti: una prima parte di competizione vera e propria, in cui squadre di raccolta rifiuti gareggeranno partendo dagli impianti del CUS di Corso Sicilia 50 con arrivo previsto al cortile d’onore del Castello del Valentino; nella seconda parte, invece, ci saranno momenti di riflessione e informazione sul tema dei rifiuti e del riciclo. Sono previsti premi di riconoscimento a due squadre: ai partecipanti della squadra che raccoglierà la maggiore quantità di rifiuti verrà offerto un corso di canottaggio su Dragon Boat, da svolgere come squadra, presso il CUS Torino; alla squadra che riuscirà a differenziare meglio secondo le frazioni Plastica, Vetro e Metalli, Carta invece verrà donata una borraccia per ogni partecipante.

 

L’evento è organizzato da UniToGO, il Green Office dell'Università di Torino, dal Green Team del Politecnico di Torino, dal Centro Universitario Sportivo Torinese e, da quest’anno, dall’Università del Piemonte Orientale.

 

Il Waste Mob è realizzato con il supporto di Junker app e Amiat Gruppo Iren, in collaborazione con VisPO e le associazioni studentesche greenTO ed EcòPOLI.

 

Potranno partecipare alla manifestazione tutti gli studenti e le studentesse che si saranno regolarmente iscritti all'indirizzo www.letscleanuptorino.it. Ai partecipanti verrà offerto un kit per la raccolta dei rifiuti e la maglietta dell’evento. Al termine della gara, in seguito alle premiazioni, verrà offerto un aperitivo a tutti i partecipanti.

 

"Vogliamo dimostrare ancora una volta – spiega Riccardo D'Elicio, Presidente del Centro Universitario Sportivo torinese – che lo sport è uno straordinario veicolo di cultura e sostenibilità. Dopo il successo della passata edizione, che ha visto prendere parte all’iniziativa oltre duecento persone, vogliamo essere nuovamente presenti in gran numero per dimostrare che il nostro impegno continua. Il forte legame tra ambiente e attività sportiva testimonia la grande responsabilità che il mondo universitario ha nei confronti dei giovani e del futuro del nostro territorio".

 

"In un momento in cui le giovani generazioni chiedono con forza di tutelare l'ambiente e contrastare il cambiamento climatico – affermano i Proff. Egidio Dansero, Delegato del Rettore alla sostenibilità ambientale e Riccardo Beltramo, docente referente del Gruppo Rifiuti di UniToGO – siamo orgogliosi di aver organizzato la terza edizione del Waste Mob Quest'anno abbiamo adottato come identità visiva dell'evento le Warming Sripes create dal climatologo inglese Ed Hawkins per rappresentare visivamente il riscaldamento globale, attraverso bande verticali blu e rosse associate a temperature inferiori o superiori alla media. Siamo convinti che sia fondamentale accrescere la consapevolezza di quanto i nostri gesti, anche i più piccoli, abbiano un impatto sull'ambiente e che sia urgente sollecitare tutte le componenti della società a realizzare azioni di cambiamento. Come Green Office dell'Università di Torino siamo concretamente impegnati per dare il nostro contributo alla causa ambientale che ci coinvolge tutti".

 

“Le Università piemontesi propongono ancora una volta alle nostre comunità accademiche, ma anche a tutta la cittadinanza, un’iniziativa importante di sensibilizzazione alle tematiche ambientali, che si inserisce in un percorso che stiamo conducendo a diversi livelli: come Ateneo, con azioni dimostrative come il Waste Mob, ma anche con attività concrete di riduzione, ad esempio, della produzione di rifiuti e in particolare di limitazione dell’utilizzo della plastica monouso; come Paese, con il coordinamento della RUS-Rete delle Università per lo Sviluppo sostenibile e l’adesione a iniziative nazionali come il Festival dello sviluppo sostenibile e altre attività nel corso di tutto l’anno”, commentano le professoresse Patrizia Lombardi, Prorettrice e coordinatrice del PoliTo Green Team e Debora Fino, referente del Gruppo Rifiuti del Green Team del Politecnico.

 

“La partecipazione a questo waste mob — secondo la professoressa Carmen Aina, delegata UPO nella Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile promossa dalla CRUI — costituisce per l’Università del Piemonte orientale, dato il recente ingresso nella RUS, un'occasione davvero stimolante per collaborare con altri Atenei su temi rilevanti per il benessere della collettività. Siamo convinti e ci impegneremo perché ve ne siano con frequenza sempre maggiore, poiché le riteniamo necessarie nel processo di promozione di uno sviluppo sostenibile”.

 

Numeri delle due edizioni passate (2017, 2018) 

Complessivamente nelle due giornate del 2017 e 2018, sono state coinvolte oltre 330 persone che hanno raccolto oltre 600 kg di rifiuti, un quantitativo superiore alla produzione media di rifiuti domestici di un torinese in un intero anno (produzione pro capite annuale a Torino è di poco oltre i 460 Kg/ab/anno).

 

Data di pubblicazione del comunicato: 
Martedì, 21 Maggio, 2019

Fotocomunicato - L’Università di Torino premia i suoi migliori laureati

Oggi, lunedì 20 maggio, alle ore 15.30, nell'Aula Magna della Cavallerizza Reale (Via Verdi 9, Torino), si è svolta la cerimonia di premiazione dei migliori laureati dell'anno accademico 2016-2017.

 

Il Rettore Gianmaria Ajani e i Direttori dei Dipartimenti (o loro delegati) hanno consegnato le medaglie alle 80 migliori tesi di laurea e i 28 premi e borse di studio così suddivisi per provenienza geografica:

 

MIGLIORI TESI DI LAUREA

 

Regione Piemonte

Provincia di Torino

Provincia di Asti

Provincia di Verbano-Cusio-Ossola

Provincia di Biella

Provincia di Vercelli

Provincia di Alessandria

Provincia di Cuneo

55

39

  1

  1

  1

  2

  1

10

Regione Sicilia

Provincia di Messina

Provincia di Trapani

Provincia di Palermo

Provincia di Catania

  4

  1

  1

  1

  1

Regione Valle d’Aosta

Provincia di Aosta

  1

  1

Regione Umbria

Provincia di Perugia

  1

  1

Regione Veneto

Provincia di Treviso

  1

  1

Regione Marche

Provincia di Ascoli Piceno

  1

  1

Regione Lombardia

Provincia di Milano

Provincia di Varese

Provincia di Lecco

Provincia di Como

  4

  1

  1

  1

  1

Regione Lazio

Provincia di Roma

  2

  2

Regione Toscana

Provincia di Massa

Provincia di Firenze

Provincia di Siena

  3

  1

  1

  1

Regione Emilia Romagna

Provincia di Modena

Provincia di Bologna

  2

  1

  1

Regione Campania

Provincia di Salerno

Provincia di Napoli

  2

  1

  1

Regione Puglia

Provincia di Bari

  1

  1

Regione Liguria

Provincia di Savona

  1

  1

Estero

Argentina, Buenos Aires

Stati Uniti, Silver Spring

  2

  1

  1

 

PREMI DI STUDIO

 

Regione Piemonte

Provincia di Torino

Provincia di Cuneo

Provincia di Novara

Provincia di Vercelli

 23

 17

   4

   1

   1

Regione Campania

Provincia di Napoli

 

 1

 1

Regione Valle d’Aosta

Provincia di Aosta

   1

   1

Regione Sicilia

Provincia di Trapani

 1

 1

Estero

Stati Uniti, Silver Spring

Russia, Bender

   2

   1

   1

 

 

 

E così suddivisi per Dipartimenti Universitari:

 

Biotecnologie Molecolari e Scienze per la Salute

  1

Scienza e Tecnologia del Farmaco

  2

Chimica

  5

Scienze Agrarie, Forestali ed Alimentari

  6

Culture, Politica e Società

  7

Scienze Chirurgiche

  4

Economia e Statistica Cognetti de Martiis

  3

Scienze Cliniche e Biologiche

  1

Scienze Economiche e Statistiche

  5

Scienze della Sanità Pubblica e Pediatriche

  1

Filosofia e Scienze dell’Educazione

  9

Scienze della Terra

  4

Fisica

  2

Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi

  6

Giurisprudenza

  5

Scienze Mediche

  4

Informatica

  2

Scienze Veterinarie

  1

Lingue e Letterature Straniere e Culture Moderne

  6

Studi Storici

  4

Management

13

Studi Umanistici

  7

Matematica

  4

 

 

Psicologia

  6

TOTALE

108

 

 

Suddivisione per genere:

Migliori laureati27 M  53 F

Premi di Studio:   9 M  19 F

 

 

Foto in allegato

Data di pubblicazione del comunicato: 
Lunedì, 20 Maggio, 2019

Scoperto un gene che provoca il rigetto nei trapianti di organo

Una ricerca sui trapianti di rene delle Università New York e di Torino, assieme alla Città della Salute di Torino, ha permesso di scoprire un gene (LIMS1) che provoca il rigetto nei trapianti di organo. Lo studio è stato appena pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica mondiale New England Journal of Medicine.

 

 

Ogni anno nel mondo più di 130.000 persone ricevono un trapianto di organo. In Italia nel 2018 sono stati fatti 3.718 trapiantipiù del 10% dei quali presso l’Ospedale Universitario Città della Salute e della Scienza di Torino. La loro efficacia è indubbia: per chi riceve un trapianto la probabilità di sopravvivenza è di circa 70% a 5 anni, rispetto ad una prospettiva che senza trapianto non lascerebbe molto spazio.

 

Ogni anno, solo meno del 30% dei pazienti in attesa trapianto lo riceve: il primo problema è dunque incrementarne il numero tramite il reperimento di donatori deceduti che abbiano espresso in vita la volontà di donare, o – nel caso del rene – promuovendo i programmi di donazione da vivente. È anche vero che una certa quota di trapianti smette di funzionare nel tempo, principalmente perché il sistema immunitario dell’ospite riconosce l’organo trapiantato come diverso e lo rigetta. Per questo motivo il 20% circa di chi aspetta un trapianto di rene lo sta aspettando per la seconda volta. Di qui l’importanza di migliorare l’abbinamento tra donatore e ricevente, selezionandoli per caratteristiche genetiche compatibili.

 

Nel caso dei trapianti è noto da tempo che le caratteristiche genetiche dei tessuti (o caratteristiche HLA) svolgono il ruolo più importante, un po’ come i gruppi sanguigni nel caso delle trasfusioni. Sappiamo però che anche nelle condizioni più favorevoli, vale a dire di completa compatibilità HLA, una certa quota di trapianti comunque viene rigettato a causa di incompatibilità per altre caratteristiche genetiche rilevanti per i trapianti.

 

Lo studio appena pubblicato sulla rivista medica scientifica più prestigiosa al mondo, il New England Journal of Medicine, ha permesso di fare un ulteriore passo avantiidentificando un gene (LIMS1) che, quando diverso tra donatore e ricevente, vale a dire incompatibile, contribuisce in maniera significativa a peggiorare la riuscita del trapianto. Si tratta di uno studio collaborativo tra il Centro della Columbia University di New York ed alcuni centri europei, tra cui la Città della Salute ed Università di Torino. Sono state analizzate più di 2700 coppie donatore-ricevente di trapianto renale, quasi 800 delle quali di Torino.

Spiega come si è riusciti ad identificare questo gene dei trapianti uno degli autori della ricerca, il Prof. Antonio Amoroso - che è responsabile del gruppo di ricerca di Genetica dei Trapianti dell’Università di Torino, e direttore del Servizio di Immunogenetica e Biologia dei Trapianti dell’Ospedale Universitario Città della Salute e della Scienza di Torino. Grazie ad un approccio cosiddetto genomico, vale a dire di analisi di migliaia di caratteristiche genetiche di donatori e riceventi di trapianto renale, si è identificata una combinazione genetica che più frequentemente era presente nei riceventi il cui trapianto era stato rigettato. Si è quindi compreso che nella popolazione di origine europea il 60% dei soggetti presenta una caratteristica genetica che permette di produrre una proteina (LIMS1 per l’appunto) presente in molti tessuti, compreso quello renale. Al contrario, il 40% degli individui invece possiede varianti genetiche che non permettono di esprimerla. In caso di trapianto di rene che provenga da un donatore con la variante che esprime la proteina LIMS1, i riceventi che geneticamente non la producono possono riconoscerla come estranea ed indirizzare contro di essa una risposta immunitaria di rigetto dell’intero trapianto. Si è infatti dimostrato che i riceventi negativi per la proteina sviluppano – quando trapiantati con reni positivi - anticorpi anti-LIMS1.

 

Quali potranno essere le possibili ricadute di questa scoperta? Lo spiega un altro degli altri autori della ricerca, la Prof.ssa Silvia Deaglio – sempre della Genetica dei Trapianti di Torino. Due sono le implicazioni più importanti. La prima è quella di utilizzare queste informazioni genetiche per trovare le combinazioni più compatibili quando si selezionano i riceventi da trapiantare. Già oggi si eseguono i test cosiddetti di tipizzazione tessutale (o HLA) per scegliere quale dei pazienti in lista di attesa presenti le caratteristiche più simili a quelle del donatore che si rende disponibile. Non è difficile introdurre anche l’analisi di questa caratteristica genetica al fine di migliorare gli abbinamenti e con essi l’esito dei trapianti. Questo studio, inoltre, ci ha permesso di mettere a punto le analisi di laboratorio per intercettare la presenza di anticorpi contro la proteina LIMS1. Potremmo dunque utilizzarle per monitorare i trapianti ed accorgerci se compaiano questi anticorpi dopo trapianto, caso mai prima dei segni clinici di rigetto, in un momento più precoce che renda più efficace la terapia anti-rigetto.

 

Quali potranno essere gli ulteriori sviluppi di questa ricerca? Il Prof. Amoroso e la Prof.ssa Deaglio ricordano che questo studio si è concentrato sui trapianti di rene. Questa proteina è però espressa anche in altri organi, quali il cuore ed il polmone. Sarà importante verificare se l’incompatibilità per LIMS1 è critica anche nel caso di trapianto di questi organi.

 

 

Genomic Mismatch at LIMS1 Locus and Kidney Allograft Rejection

Nicholas J. Steers, Ph.D., Yifu Li, M.D., Ph.D., Zahida Drace, Ph.D., Justin A. D’Addario, M.D., Clara Fischman, B.A., Lili Liu, Ph.D., Katherine Xu, Ph.D., Young-Ji Na, Ph.D., Y. Dana Neugut, M.S., Jun Y. Zhang, Roel Sterken, Ph.D., Olivia Balderes, B.A., Drew Bradbury, B.A., Nilgun Ozturk, M.D., Fatih Ozay, M.D., Sanya Goswami, B.S., Karla Mehl, M.D., Jaclyn Wold, B.S., Fatima Z. Jelloul, M.D., Mersedeh Rohanizadegan, M.D., M.P.H., Christopher E. Gillies, Ph.D., Elena-Rodica M. Vasilescu, M.D., George Vlad, Ph.D., Yi-An Ko, Ph.D., Sumit Mohan, M.D., M.P.H., Jai Radhakrishnan, M.D., David J. Cohen, M.D., Lloyd E. Ratner, M.D., M.P.H., Francesco Scolari, M.D., Katalin Susztak, M.D., Ph.D., Matthew G. Sampson, M.D., M.S.C.E., Silvia Deaglio, M.D., Ph.D., Yasar Caliskan, M.D., Jonathan Barasch, M.D., Ph.D., Aisling E. Courtney, M.D., Alexander P. Maxwell, M.D., Ph.D., Amy J. McKnight, Ph.D., Iuliana Ionita-Laza, Ph.D., Stephan J.L. Bakker, M.D., Ph.D., Harold Snieder, Ph.D., Martin H. de Borst, M.D., Ph.D., Vivette D’Agati, M.D., Antonio Amoroso, M.D., Ali G. Gharavi, M.D., and Krzysztof Kiryluk, M.D.

N Engl J Med 2019; 380:1918-1928, May 16, 2019

 

Data di pubblicazione del comunicato: 
Venerdì, 17 Maggio, 2019

Il fascino delle piante - L'Università di Torino capofila in Italia della Giornata Internazionale sulla ricerca del regno delle piante

Sabato 18 maggio 2019, all’Orto Botanico del Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi (Viale Mattioli 25, Torino), si celebrerà la quinta giornata internazionale del “Fascination of Plants Day” 2019 (FoPD), promossa in tutto il mondo per avvicinare quante più persone possibili all’affascinante mondo delle piante e far conoscere quanto è importante la ricerca in questo settore. La manifestazione, che riunisce scienziati di tutto il mondo che studiano il regno vegetale, è promossa dall’European Plant Science Organization (EPSO) che riunisce oltre 220 istituti di ricerca nel settore e, a livello nazionale, vede capofila l’Università di Torino. In più di 70 comuni in tutta Italia laboratori, orti botanici, enti di ricerca, musei e scuole aprono le porte al grande pubblico per far conoscere le piante in tutti i loro aspetti.

 

In questa occasione, molti paesi del mondo promuovono eventi per il grande pubblico che intendono attirare l’attenzione circa i temi della ricerca sulle piante e il loro ruolo nella vita di tutti noi. In Italia Università, istituti di ricerca, orti botanici, parchi, scuole e accademie, aziende, musei, e altri soggetti sono stati invitati a contribuire preparando iniziative di divulgazione come visite guidate, laboratori, mostre, aperture straordinarie e conferenze per avvicinare la cittadinanza all’affascinante mondo delle piante, sensibilizzando il grande pubblico sull’importanza delle scienze vegetali per la conservazione dell’ambiente, per la salute del pianeta, l'agricoltura e la sostenibilità della produzione alimentare.

 

Durante il mese di maggio sono in programma più di 150 eventi in più di 70 città italiane (http://2019.plantday.it), organizzati da università, enti di ricerca, giardini botanici, musei e vivai, che aprono le loro porte per raccontare le meraviglie del mondo vegetale e le nuove applicazioni in ambito scientifico.

 

Il coordinamento delle iniziative a livello nazionale è affidato a Luisa Lanfranco del Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi, Università degli Studi di Torino e Valeria Bianciotto dell’Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante, CNR.

 

Per info:  info@2019.plantday.it

Programma Fascination of Plants Day Italiahttp://2019.plantday.it/

In allegato: Programma degli eventi all'Orto Botanico di Torino 

 
Data di pubblicazione del comunicato: 
Giovedì, 16 Maggio, 2019

Agrovet Days - 5 giorni di spettacoli, visite guidate, dibattiti e sport al campus della Scuola di Agraria e Medicina Veterinaria

Dal 18 al 23 maggio 2019, presso il Campus della Scuola di Agraria e Medicina Veterinaria (Largo Braccini 2, Grugliasco) dell’Università di Torino, si terranno gli AGROVET DAYS. Il programma prevede visite guidatecineforumspettacoli,conferenze e incontri che spaziano dal mondo della medicina veterinaria, alla montagna, allo sviluppo sostenibile. Tra gli ospiti il climatologo Luca Mercalli, l’autrice Linda Cottino e l’attrice Silvia Elena Montagnini, il Prof. Jean Marie Balma del Dipartimento di Scienze Veterinarie e della Croce Rossa Italiana, Marco Leonardi della Protezione Civile e Mario Marino dell’ASL To3.

 

Gli AGROVET DAYS nascono con l’intento di aprire il polo di Agraria e Medicina veterinaria di Grugliasco alla cittadinanza e divulgare contenuti scientifici attraverso approcci non convenzionali e apparentemente lontani dalla ‘Scienza’.

 

Le complesse relazioni tra scienza, innovazione, tecnologia e sistemi socioeconomici possono generare un impatto positivo sulla collettività solo attraverso una visione di lungo periodo, un cambio di mentalità, un nuovo approccio e un ampio grado di condivisione e co-progettazione.

Con questo intento, le tematiche trattate nei 5 giorni saranno affrontate dai relatori in modo informale, allo scopo di avviare un dialogo col cittadino su temi di attualità legati all’attività svolta dai ricercatori del polo. Gli eventi in programma permetteranno di presentare alcune delle molte “anime” del polo AGROVET, in un’ottica di comunità accademica accessibile e libera.

 

Il Campus Universitario di Grugliasco diverrà così un luogo sempre più vivo e aperto, dove cittadini, istituzioni, studenti e professori si potranno confrontare e condividere le visioni future di sviluppo. Chiuderà i 5 giorni di attività la ‘tradizionale’Festa AGROVET (ormai giunta alla quinta edizione) a cura del CUS Torino. Sport e benessere della persona e degli animali al centro dell’edizione di quest’anno. Il dj set infatti prevede una sessione di “silent disco” all’aperto, per rispettare i numerosi animali ospitati dal Dipartimento di Medicina Veterinaria.

 

In allegato il programma completo

Data di pubblicazione del comunicato: 
Martedì, 14 Maggio, 2019

"Delle misure universali de' corpi'" - Un esperimento di citizen science ispirato alle visioni leonardesche - Martedì 14 maggio ore 12.30

Martedì 14 maggio 2019, alle ore 12.30, l’Università di Torino invita a partecipare all’esperimento di citizen science proposto nell’ambito di Pionieri. Esploratori dell’ignoto da Leonardo ai giorni nostri, public programme della mostra Leonardo da Vinci. Disegnare il futuro che si tiene presso i Musei Reali di Torino.

 

Attraverso un exhibit interattivo il pubblico potrà confrontare le proprie proporzioni fisiche con quelle ideali dell’Uomo di Vitruvio disegnate da Leonardo.

La figura inscritta armoniosamente nel cerchio e nel quadrato è ancora oggi simbolo di perfezione. Tuttavia, anche Leonardo sapeva che quella creatura poteva essere solo una rappresentazione, un modello ideale, uno strumento per l’artista. Nel Trattato di pittura (1540 ca) il genio italiano dichiarava che nella natura non ci sono misure universali, nessun corpo assomiglia all’altro, in nessuna specie.

 

La ricerca scientifica è interessata a indagare le misure e proporzioni umane, attraverso l’antropometria, proprio perché queste variano nel tempo e nello spazio. A questo proposito, l’Università di Torino intende coinvolgere i visitatori della mostra in un vero progetto di ricerca sulla variabilità umana, i cui dati confluiranno in una raccolta più ampia, utile a studiare come l’interazione uomo-ambiente e i diversi stili di vita portino nel tempo a un cambiamento dei nostri corpi.

 

A partire dal 14 maggio chiunque potrà confrontarsi con l’Uomo Vitruviano, contribuendo così al lavoro dei ricercatori dell’Università. Inoltre, sarà possibile seguire l’esperimento e condividere il proprio risultato sui social con l’hashtag#siamoreali. I risultati della ricerca saranno presentati su frida.unito.it, il Forum della Ricerca di Ateneo dell’Università di Torino.

 

Delle misure universali de’ corpi è un progetto realizzato dall’Università di Torino nell’ambito del public programme Pionieri. Esploratori dell’ignoto da Leonardo ai giorni nostri. Ideato e curato da Alessia DinoAndrea De Bortoli e Mariella Flores, il progetto scientifico è a cura di Margherita Micheletti Cremasco e Ambra Giustetto del Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi e di ICxT, il Centro Interdipartimentale di Innovazione di UniTo. L’illustrazione è di Alessandra Fenoglio e l’installazione è stata progettata da auroraMeccanica

Data di pubblicazione del comunicato: 
Lunedì, 13 Maggio, 2019

Nell'Europa di 6000 anni fa la madreperla fluviale era usata da artigiani e gioiellieri preistorici

Un team internazionale di ricercatori guidato dall’Università di Torino, ha scoperto che, nell’Europa di 6000 anni fa, esisteva una tradizione culturale condivisa per la manifattura di ornamenti in madreperla. I ricercatori hanno ottenuto per la prima volta sequenze di proteine antiche da minuscoli ornamenti preistorici, piccoli bottoni doppi.

 

Datati tra il 4200 e 3800 a.C., gli ornamenti in madreperla ottenuta dalla conchiglia di molluschi d’acqua dolce sono stati rinvenuti in Danimarca, Romania e Germania e in aree costiere con grande abbondanza di molluschi marini perfettamente adatti allo scopo. Studi di archeologia sperimentale hanno suggerito che questi bottoni potessero essere applicati come decorazione di strisce di pelle animale utilizzate come cintura o fascia da braccio.

 

La senior author dello studio, Dott.ssa Beatrice Demarchi del Dipartimento di Scienze della vita e Biologia dei Sistemi dell’Università di Torino, spiega: “La madreperla di origine fluviale era chiaramente un materiale molto apprezzato dagli artigiani gioiellieri preistorici, ovunque essi si trovassero in Europa e indipendentemente dalla loro appartenenza ad un certo gruppo culturale: Mesolitico, Neolitico, Età del Rame. Alcuni di questi gruppi mantenevano uno stile di vita basato sulla caccia e la raccolta, altri, più a sud, si dedicavano all’agricoltura - con uno stile di vita più sedentario. Ciò suggerisce l’esistenza di una tradizione culturale condivisa ma anche di una profonda conoscenza delle risorse ambientali e delle strategie per sfruttarle al meglio”.

 

La madreperla di conchiglie dulcicole è un materiale dalle proprietà meccaniche e qualità estetiche eccezionali, relativamente poco studiato a livello archeologico ma molto importante per le ricerche sulla biomineralizzazione. “Palaeoshellomics” reveals the use of freshwater mother-of-pearl in prehistory è il primo studio in cui sequenze proteiche antiche sono state ottenute da conchiglie di molluschi. Jorune Sakalauskaite, dottoranda in co-tutela tra UniTo (DBIOS) e l’Università della Borgogna Franca-Contea e primo autore dell’articolo, commenta: “Le conchiglie di molluschi contengono solo una minima frazione di materiale organico, circa 0.1-1%, rispetto alla parte minerale. Per confronto, l’osso ne contiene all’incirca il 30%. Per questo motivo questo lavoro è particolarmente significativo".

 

Il team di ricercatori si occuperà dell’analisi di altri organismi invertebrati calcificati, con la speranza di poter utilizzare le sequenze proteiche preservate in organismi calcificati per contribuire ad elucidare alcuni dei meccanismi di evoluzione biochimica che iniziarono almeno 550 milioni di anni fa.

 

La ricerca, finanziata dal programma “Giovani Ricercatori - Rita Levi Montalcini” del MIUR e supportata dall’Università Italo Francese (programma Galileo), dal CNRS, e dalle Università di York e Lille, è pubblicata nella rivista eLife e ha coinvolto archeologi, geochimici, biologi, chimici e matematici Italiani di vari istituti internazionali: l’Università di Torino e l’Università Ca’ Foscari di Venezia (Italia), CNRS e Université de Bourgogne-Franche-Comté, Bordeaux e Lille (Francia), University of York e Bradford (UK), Moesgaard Museum (Danimarca), il Landesamt für Denkmalpflege im Regierungspräsidium Stuttgart ed il Niedersächsisches Landesamt für Denkmalpflege (Germania).

Data di pubblicazione del comunicato: 
Martedì, 7 Maggio, 2019

Pionieri. Esploratori dell’ignoto da Leonardo ai giorni nostri

L’Università di Torino celebra Leonardo a 500 anni dalla sua morte

 

Parte domani, martedì 7 maggio alle ore 10.00 presso i Musei Reali di Torino “Pionieri. Esploratori dell’ignoto da Leonardo ai giorni nostri”, la rassegna promossa dall’Università degli Studi di Torino in collaborazione con Thales Alenia Space, in occasione dei 500 anni dalla morte di Leonardo Da Vinci. Il progetto interdisciplinare, che durerà fino al 18 giugno, tutti i martedì e i giovedì dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 18, è realizzato nell’ambito della mostra “Leonardo Da Vinci. Disegnare il futuro” in corso ai Musei Reali, ispirato all’universalità del grande artista.

 

Il public programme della mostra prevede oltre 60 “Speakers’ corners”, brevi incursioni dei ricercatori dell'Università di Torino e di Thales Alenia Space in mostra, che prendendo le mosse dai disegni esposti e partendo dalle suggestioni delle opere, ne approfondiranno i temi illustrando il punto di arrivo delle loro ricerche e le sfide future nei più svariati ambiti disciplinari.

L’esplorazione dell’ignoto, guidata dall’ingegno, la fantasia, le aspirazioni e l’ardore leonardeschi, rivive nei “pionieri” della ricerca universitaria e industriale di oggi: dalle neuroscienze all’astrofisica, dalla linguistica alle scienze della Terra, dalla fisica dei materiali all’antropologia culturale. I protagonisti della ricerca animeranno un inedito spazio di condivisione con il pubblico all’interno della mostra.

 

Tra i diversi appuntamenti in programma si segnala il 9 maggio (0re 10-12) “Vite estreme: la sfida del benessere psicologico nello spazio” in cui Raffaella Ricci del Dipartimento di Psicologia analizzerà come il volo umano studiato da Leonardo nel Codice sul volo degli uccelli ha raggiunto oggi traguardi all’epoca inimmaginabili. Le missioni future intendono perfino portare l'essere umano su Marte, in un ambiente isolato, confinato ed estremo in cui sarà determinante garantire il benessere psicologico e cognitivo dei pionieri sul pianeta rosso.

 

Il 14 maggio (ore 16-18) è la volta di “Femminile ma non è femmina” in cui Silvia De Francia del Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche partendo dall’opera Testa di Fanciulla tratterà del problema della questione di genere in medicina, in particolare sulle differenze in ambito medico e clinico-terapeutico e di risposta ai farmaci fra uomo e donna.

 

Andrea Gallice del Dipartimento di Scienze economico-sociali e matematico-statistiche prendendo spunto dall’opera Studi di carri d’assalto il 28 maggio (ore 16-18) si occuperà dell'analisi delle interazioni strategiche (non solo conflittuali ma anche di natura cooperativa) attraverso le lenti della teoria dei giochi. Dai conflitti sovranazionali alla sostenibilità di accordi internazionali fino anche alle attività di fundraising.

 

Il martedì e il giovedì gli studenti universitari muniti di tesserino hanno diritto all’ingresso ridotto speciale (8 euro). Maggiori informazioni: www.museireali.beniculturali.it

 

La Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino, Ridotto dell’Auditorium Vivaldi, ospiterà invece sempre a partire dal 7 maggio (fino al 22 giugno) la mostra Leonardo e i suoi saperi. Viaggio tra i fondi bibliografici della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino, della Fondazione Luigi Firpo, dell’Università degli Studi di Torino”, un percorso espositivo tra fondi librari legati al maestro di Vinci quale lettore, autore e soggetto tematico nelle più diverse declinazioni scientifiche e umanistiche.

 

Programma in allegato

Info: www.unito.it

Data di pubblicazione del comunicato: 
Lunedì, 6 Maggio, 2019

Le connessioni di biochimica e fisica per comprendere la crescita tumorale

La prestigiosa rivista Cell, la più autorevole nel campo delle scienze della vita e della biologia cellulare, ha pubblicato un importante studio – realizzato dal Dottor Alberto Puliafito edal Professor Luca Primo del Dipartimento di Oncologia dell’Università di Torino in collaborazione con il gruppo del Professor Stefano Di Talia della Duke University (USA) – che rivela come l’integrazione tra segnali biochimici e fisici (meccanici), osservata negli organismi biologici, sia implicata in processi fondamentali come lo sviluppo embrionale.

 

Una scoperta che ha due rilevanti ricadute anche nella comprensione della crescita tumorale. Da un lato, le tecniche di imaging avanzato utilizzate in questo lavoro dai ricercatori del Dipartimento di Oncologia potranno essere utilizzate nell'osservazione e comprensione dettagliata della crescita tumorale, connettendo informazioni a livello molecolare ecomportamenti collettivi dell'intera massa tumorale. Le tecniche utilizzate offrono una “prospettiva” molto dettagliata su ciò che succede dentro a un gruppo di cellule, sia esso diun embrione o di un tumore, e una possibilità molto rilevante di poter interagire e modificare il comportamento di tale gruppo di cellule.

 

Dall'altro lato, questo lavoro spiega un nuovo meccanismo di interazione fra la forza che agisce sulle cellule e il controllo della crescita cellulare, ovvero illustra come la fisica (leforze) possa influenzare la biologia (la divisione cellulare). Nello studio, promosso dal Dipartimento di UniTo, si comprende come questo controllo avvenga in due direzioni: la biologia genera la fisica che a sua volta controlla la biologia. Il malfunzionamento di questi meccanismi di controllo fisiologico è peraltro spesso alla base dell'insorgenza dei tumori.

 

Il team impegnato nel progetto è un esempio di interdisciplinarietà, ha visto, infatti, collaborare fisici teorici, ingegneri chimici, biologi cellulari e biochimici, impegnati a osservare la relazione tra segnali biochimici e movimenti meccanici, a partire dal processo di morfogenesi, cioè dalla corretta formazione di un organismo fin dalla singola cellula fecondata. Un processo che richiede, dai primi stadi di sviluppo, un giusto posizionamento delle cellule accoppiato a un corretto ritmo di proliferazione. La perdita di sincronia di tali processi è alla base di importanti alterazioni nello sviluppo embrionale, che possono indurre significativi difetti nell’organismo.

 

Utilizzando come modello di studio l’embrione di Drosophila (il moscerino della frutta) e misurando – attraverso l’uso di avanzate tecniche di microscopia e imaging – l’attivitàbiochimica nelle varie regioni dell’embrione, è stato possibile capire in che modo le replicazioni all’interno dell'embrione siano perfettamente sincronizzate. Questo studio ha permesso di evidenziare che tale sincronia è legata alla distribuzione uniforme dei nuclei all’interno dell’embrione, realizzata attraverso una contrazione meccanica indotta da segnali biochimici. A ogni ciclo di divisione cellulare è dunque associato un flusso all'interno dell'embrione, che trasporta e riposiziona i nuclei, mantenendo così la loro sincronizzazione e il posizionamento, assicurando il corretto sviluppo dell'organismo.

 

I ricercatori del dipartimento di Oncologia, coinvolti nello studio, hanno utilizzato le loro competenze in tecniche di imaging avanzato, sviluppate nell'ambito della ricerca oncologica. Tali tecniche hanno consentito di misurare il movimento delle cellule tumorali, il loro posizionamento e l'orchestrazione fra ciclo cellulare e migrazione, aspetti notoriamente correlati alla progressione neoplastica, nonché alla risposta al trattamento farmacologico.

 

Lo studio e la comprensione di come eventi su scala subcellulare e molecolare diano luogo a dinamiche multicellulari, dette collettive, richiedono approcci multidisciplinari che si applicano ad ambiti diversi delle scienze della vita. È infatti grazie alla stretta sinergia fra discipline e approcci diversi che questa ricerca è riuscita a decodificare un complesso fenomeno biologico a un livello di dettaglio e di comprensione precedentemente inesplorati.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Lunedì, 6 Maggio, 2019
Risultati della ricerca: 1503