Al via la quarta edizione del progetto “compiti@casa” per contrastare la fragilità educativa e la dispersione scolastica

È partita la quarta edizione del progetto compiti@casa, nato nel 2020 dalla collaborazione tra la Fondazione De Agostini e l’Università di Torino per contrastare la povertà educativa e sostenere nello studio gli studenti delle scuole secondarie di primo grado con difficoltà di apprendimento e in situazioni di svantaggio sociale. La quarta edizione dell’iniziativa riparte a Milano, Torino, Novara, Roma, Napoli e Palermo, confermando la propria dimensione nazionale.

 

compiti@casa offre sostegno nell'apprendimento delle materie umanistiche e scientifiche mediante un’attività di studio pomeridiano rivolta agli alunni delle scuole secondarie di primo grado affiancati dagli studenti dell’Università in qualità di tutor.

 

I tutorati sono tenuti dagli studenti dell’Università di Torino, selezionati tramite un apposito bando, opportunamente formati e remunerati dall'Università, con un rapporto tutor/alunni di 1:2 e in taluni casi 1:1. Giovani figure di riferimento che, in un’ottica di peer education, non solo portano novità in termini di metodologie e contenuti, ma sono capaci di accorciare le distanze comunicative e di amplificare gli effetti del supporto a distanza, facendo leva sulla costruzione di un rapporto di fiducia e reciprocità. Negli alunni che hanno partecipato al progetto è stato in fatti riscontrato un progressivo aumento dell’autostima, della fiducia in sé e una partecipazione più attiva in classe, oltre che un miglioramento effettivo dei risultati scolastici.

 

Dal 2020 al 2024, compiti@casa ha sostenuto 920 studenti di 6 città: Novara, Milano, Torino, Roma, Napoli e Palermo, coinvolgendo 10 istituti comprensivi, 460 tutor universitari con oltre 27.200 ore di supporto allo studio erogate.

 

La quarta edizione di compiti@casa
Il crescente successo del progetto ha fatto sì che venisse riproposto per l’anno scolastico 2023/2024 nelle città di Novara, Milano, Torino, Roma, Napoli e Palermo. Da quest’anno l’iniziativa può contare anche sul sostegno di Fondazione Comunità Novarese onlus, che si unisce a IGT e a Fondazione Alberto e Franca Riva Ente Filantropico, già partner delle precedenti edizioni.

 

Sono 320 gli alunni coinvolti, che frequentano la classe prima e seconda della scuola secondaria di primo grado, 35 gli insegnanti interni ai 10 istituti del progetto, 160 i tutor universitari e 9.600 le ore di tutorato distribuite nelle 15 settimane che si estendono da gennaio a maggio 2024.

 

Le scuole che hanno aderito a questa quarta edizione sono: I.C. Renzo Pezzani di Milano; I.C. Leonardo da Vinci – Anna Frank di Torino; I.C. Bottacchi, I.C. Rita Levi Montalcini e I.C. Bellini di Novara, ai quali si aggiunge l’I.C. Giovanni XXIII di Arona (Novara); I.C. Piazza Filattiera 84 di Roma; I.C.  Adelaide Ristori e I.C. Radice Sanzio Ammaturo di Napoli; I.C. Renato Guttuso di Palermo.

Gli istituti scolastici diventano soggetti attivi segnalando i ragazzi in difficoltà attraverso i docenti che, a loro volta, vengono coinvolti in un percorso di formazione e di verifica dell’iniziativa. Anche le famiglie partecipano, attraverso la sottoscrizione di un patto formativo con la scuola di appartenenza, la Fondazione De Agostini e l’Università di Torino.

Le attività sono svolte a distanza utilizzando una piattaforma digitale progettata dal team della professoressa Marina Marchisio Conte, Ordinario di Matematiche Complementari dall’Università di Torino che mantiene il ruolo di coordinamento scientifico del progetto.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Mercoledì, 28 Febbraio, 2024

Il Parco della Salute come spazio di Ricerca e Innovazione: cosa dicono i giuristi

Mercoledì 28 febbraio, dalle ore 9 alle 18, al Campus Luigi Einaudi (Lungo Dora Siena 100, Torino) si terrà il convegno “Diritto alla salute e prestazioni sanitarie integrate” organizzato dal Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Torino. Si tratta del secondo evento nell'ambito del ciclo di incontri pubblici sul tema “Parco della Salute, della Ricerca e dell’Innovazione”, promosso dal Politecnico di Torino, dal Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Torino, dalla Scuola di Medicina dell’Università di Torino, dall’Unione Industriali e dal Polo del ‘900.

 

Il convegno si articola in tre sezioni ed è aperto alla cittadinanza, in quanto momento di confronto su un tema di estrema rilevanza destinato a interessare la vita dei cittadini piemontesi e le cronache dei prossimi anni. In particolare, verranno affrontate le questioni del diritto alla salute e della trasparenza dei dati in sanità. Il Parco della Salute vuole essere un progetto al servizio di tutti, offrendo nuovi spazi di cura, nonché uno spazio di innovazione e di ricerca, anche per gli stessi giuristi, che saranno i protagonisti dell’iniziativa. Sarà, infatti, l'occasione per trattare i molteplici profili giuridici che coinvolgono la realizzazione di questo progetto fondamentale per la sanità piemontese. 

 

La prima sezione del convegno (ore 9.15-10-20, Aula 3 Palazzina Einaudi), dal titolo “Le prestazioni sanitarie tra hub, ospedali e territorio”, avrà un taglio più divulgativo e vedrà, tra gli altri, gli interventi dei presidenti degli ordini professionali e dei sindacati di categoria. Le due successive sezioni saranno di taglio prettamente accademico giuridico, rispettivamente su “La trasparenza dei dati in sanità” (ore 10.20-12-35, Aula 3 Palazzina Einaudi) e su “La salute come diritto dell'individuo e interesse della collettività” (ore 14.15-18, Aula Magna Cle). Interverranno docenti e ricercatori universitari su vari temi quali i trend epidemiologici, l’accesso al diritto alla salute e al dato sanitario, l’intelligenza artificiale in sanità, il diritto alla salute, la sostenibilità, l’organizzazione sanitaria e il ruolo della sanità pubblica. 

 

L’iniziativa vuole mettere a fuoco, attraverso il sapere giuridico, il rapporto tra bisogni della persona e della collettività e le capacità dell'amministrazione sanitaria che il Parco della Salute, della Ricerca e dell'Innovazione dovranno essere in grado interpretare.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Lunedì, 26 Febbraio, 2024

Università di Torino e Lavazza insieme per la ricerca sul caffè del futuro

Oggi, venerdì 23 febbraio, l’Università di Torino e Lavazza presentano un accordo di collaborazione triennale su ricerca, innovazione e formazione, in particolar modo legato al progetto Butterfly Area, l’area dedicata alla sperimentazione e ricerca tra università e imprese all’interno del nuovo campus della Città delle Scienze e dell’Ambiente di Grugliasco. 

 

Con questa intesa Lavazza e UniTo  vogliono individuare nuovi modelli e strategie che consentano di rafforzare il legame con il territorio, anche in termini sociali e culturali, e incentivare l’internazionalizzazione delle attività di ricerca e di formazione. 

 

Nell’ambito specifico della progettualità legata alla Butterfly Area, UniTo e Lavazza stanno lavorando a una roadmap di progetti attivati nel 2023, che si svilupperanno nei prossimi anni e si concentreranno su alcuni dei filoni di interesse reciproco presentati nella fase di avvio di questa collaborazione: 

  • Il futuro del caffè, il caffè del futuro, l’attivazione di progetti di ricerca mirati ad affrontare le sfide del settore del caffè in termini di sostenibilità, valorizzazione della materia prima e innovazione​ in campo agricolo
  • Consumo del caffè e impatto sul benessere giovanile, un’indagine approfondita che indaga, tramite un approccio di ricerca interdisciplinare con l’utilizzo delle neuroscienze, la relazione tra componenti del caffè e il benessere del consumatore giovane

 

Per il 2025, Lavazza e UniTo sono già al lavoro alla progettazione, insieme ad altre aziende dell’ecosistema Butterfly Area, a due ambiziose iniziative:

  • Coffee HUB - Scuola di Alta formazione, far nascere a Torino un centro di riferimento a livello italiano per studenti e aziende sui temi del caffè
  • Laba - Laboratorio Tecnologico Alimentare, costruire nella Butterfly Area un laboratorio per imprese e ricercatori con impianti innovativi che - sfruttando tecniche all’avanguardia come il plasma freddo, l’HPP, le radiofrequenze, le microonde - possano essere utilizzati per processare alimenti a livello pilota, consentendo così di valutare a livello produttivo l’applicabilità della tecnologia, l’applicabilità alle diverse matrici, nonché gli effetti sul prodotto finito

 

Lavazza collaborerà, inoltre, con UniTo nell’ambito delle attività di placement finalizzate all’inserimento nel mondo del lavoro di studenti e laureati, attraverso momenti di alternanza tra studio e attività pratiche; è disponibile a finanziare posti aggiuntivi di dottorato con programmi di ricerca e borse di studio, assegni di ricerca, nonché a partecipare alla realizzazione di nuovi master universitari. Lavazza e UniTo collaboreranno per creare sinergia tra il network italiano e internazionale dell’azienda e quello dell’Ateneo, anche organizzando eventi insieme ad altri enti territoriali. 

Per l’attuazione delle attività di ricerca, sviluppo, innovazione e didattica, formazione e networking Lavazza investirà 200 mila euro l’anno per tre anni. L’accordo potrà essere rinnovato alla scadenza per equivalente durata con la definizione di un nuovo budget.

Stefano Geuna, Rettore dell’Università di Torino: “L’accordo di collaborazione tra Università e Lavazza è un esempio virtuoso di come l’incontro tra ricerca, formazione avanzata e imprese possa produrre un importante valore aggiunto per il territorio. Grazie all’investimento sulla Butterfly Area - che rappresenta il modello più innovativo di fare ricerca scientifica in raccordo con gli altri driver di sviluppo - due eccellenze come l’Ateneo e Lavazza possono unire le risorse e integrare le competenze per far crescere le opportunità di Torino e del Piemonte. I progetti in cantiere, infatti, consentiranno di sviluppare prodotti certamente competitivi nel settore strategico del food, di potenziare l’internazionalizzazione del nostro distretto produttivo, ma anche di aprire possibilità di formazione ed esperienza didattica qualificata per studentesse e studenti. La strategia è chiara: cogliere i bisogni reali delle aziende, formare le competenze, promuovere l’innovazione di prodotto. Questo accordo conferma premesse e prospettive di tale strategia, che non per caso nasce nel nuovo campus della Città delle Scienze e dell’Ambiente di Grugliasco”.

Marco Lavazza, Vicepresidente di Lavazza Group: “L’innovazione è da sempre uno degli asset più importanti per il Gruppo Lavazza, indispensabile per restare competitivi nel mondo del caffè. Per raggiungere i nostri obiettivi preferiamo un approccio aperto, costruendo partnership di alto livello con enti di ricerca esterni. Lavorare con l’Università di Torino ha un doppio vantaggio: da una parte poter accedere alla profonda competenza dei ricercatori, dall’altra sostenere una delle più prestigiose eccellenze accademiche del territorio”. 

Cristina Prandi, Vice-Rettrice per la ricerca delle scienze naturali e agrarie dell’Università di Torino: “Il Gruppo Lavazza è stato, sin dall’inizio, uno dei nostri più importanti sostenitori del progetto Butterfly Area, insieme a oltre 300 aziende del territorio. Come UniTo facciamo tesoro di questo incoraggiamento e, con questo accordo, raccogliamo la sfida per creare a Torino un hub scientifico e di formazione sul caffè e sulle tecnologie alimentari, sfruttando anche la nostra importante rete di centri di ricerca internazionali”. 

Fabio Scaltritti, Chief R&D Officer di Lavazza Group: “Abbiamo un reparto interno di R&D composto da circa duecento persone, di cui il 70% a Torino nel nostro Innovation Center, ma grazie a questa partnership possiamo collaborare a gruppi di ricerca estesi, e usufruire di competenze e tecnologie a cui altrimenti non riusciremmo ad avere accesso. Le promettenti ricerche che portiamo avanti con l’Università riguardano numerosi ambiti: la sostenibilità, la neuroscienza, la biologia e tanto altro, tutti fondamentali per indagare per il futuro del caffè”. 

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Venerdì, 23 Febbraio, 2024

Alla scoperta della balenottera azzurra per comprendere lo sviluppo delle popolazioni marine

L’origine della balenottera azzurra, il più grande animale vivente sul nostro pianeta, rappresenta un problema ancora irrisolto. Questa particolare specie, che può superare i 30 m di lunghezza e le 70 tonnellate di peso, ha la capacità di organizzare e strutturare le catene alimentari oceaniche. Grazie ai fanoni, una sorta di filtro con cui questi animali estraggono grandi quantità di invertebrati dall’enorme mole d’acqua che entra nella loro bocca, migliaia di prede vengono catturate e ingurgitate. I prodotti della digestione vengono poi immessi nell’acqua sotto forma di feci ricche di minerali in grado di stimolare la crescita del plancton marino. In questo modo riescono a coordinare, sia pure involontariamente, lo sviluppo delle popolazioni marine, da cui dipende gran parte della vita negli oceani.

 

Per comprendere l’origine della balenottera azzurra il Dott. Michelangelo Bisconti e il Prof. Giorgio Carnevale del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università degli Studi di Torino, insieme a un team internazionale di ricercatori, hanno concentrato i propri sforzi sullo studio di un particolare distretto scheletrico di questo animale: le ossa uditive. Nei cetacei infatti le ossa uditive comprendono due grandi elementi chiamati periotico e bulla timpanica, nei quali si trovano gli organi dell’udito e un certo numero di nervi che possono fornire informazioni circa i rapporti evolutivi che intercorrono tra specie diverse.

 

L’anatomia e le caratteristiche dello scheletro pongono questa specie tra le più primitive balenottere viventi. Le ossa uditive di uno scheletro di balenottera azzurra conservata a Bruxelles dalla seconda metà del XIX secolo sono state sottoposte a scansione 3D e a TAC rivelando dettagli mai osservati prima, permettendo la ricostruzione della morfologia degli organi dell’udito che si trovano all’interno del periotico. La modellizzazione 3D ha consentito la determinazione delle frequenze che questo animale può udire. I risultati sono stati confrontati con dati simili provenienti da altri studi e basati su specie differenti contribuendo così ad una analisi dei rapporti evolutivi della balenottera azzurra.

 

Con questo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale The Anatomical Record, si conferma lo status di primitività della balenottera azzurra e si suggerisce una particolare affinità con la balenottera comune che abita anche il Mediterraneo. Inoltre, lo studio dettagliato del periotico ha rivelato che in questa specie esistono caratteristiche peculiari mai osservate prima, che permettono l’identificazione di specie strettamente imparentate con essa nella documentazione fossile.

“Capire l’origine della balenottera azzurra - dichiara il Dott. Bisconti - significa comprendere in che modo il meccanismo di gestione della colonna alimentare oceanica si sia posto in essere nel corso degli ultimi milioni di anni. A partire da questi risultati è forte la speranza di poter ricostruire il percorso evolutivo che ha condotto all’origine del più gigante degli animali e alla strutturazione delle catene alimentari oceaniche, rimaste in auge fino a quando la caccia ai grandi cetacei non le ha radicalmente alterate”.

 
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Mercoledì, 21 Febbraio, 2024

Il Dolore Vulvare tra Arte, Scienza e Resistenza

Venerdì 23 febbraio, al Campus Luigi Einaudi (Lungo Dora Siena 100 A, Torino), dalle ore 10 avrà luogo l'evento artistico-scientifico “Il Dolore Vulvare – Arte, Scienza, Resistenza”, che inaugurerà un’esposizione dedicata all’invisibilità delle patologie pelvico-vulvari. L’inaugurazione sarà accompagnata da laboratori e due tavole rotonde trasmesse in diretta streaming.

 

L’evento di studio e informazione è finanziato dal bando di public engagement del Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino con il patrocinio della Commissione Regionale Pari Opportunità della Regione Piemonte.

 

Il percorso espositivo, allestito nella main hall del Cle, restituisce i risultati della ricerca qualitativa “La Stoffa del Dolore”, attraverso una collezione multi-sensoriale di oggetti simbolici co-prodotti negli incontri etnografici condotti dall’antropologa Federica Manfredi. A questo percorso si affiancano il progetto espositivo interattivo “Sediamoci con la Vulvodinia” di Sofia Rampanelli e un’opera in ceramica dell’artigiana Lucia Bessone, il quale costituisce un prodotto di ethnography-based art sviluppato nel corso dell’indagine antropologica di Manfredi. La mostra sarà visitabile gratuitamente fino al 9 Marzo con possibilità di visite guidate. 

 

La referente scientifica del progetto è la Prof.ssa Raffaella Ferrero Camoletto, affiancata dalla ricercatrice Federica Manfredi nella progettazione e nel coordinamento scientifico. 

 

In contemporanea alla mostra sono state organizzate alcune tavole rotonde in Sala lauree blu (dalle ore 10.30 alle 12.30 sui “saperi istituzionalizzati” e dalle 14.30 alle 16 sui “saperi incorporati”) con la partecipazione di ricercatrici di UniTo, le associazioni pazienti Comitato Vulvodinia e Neuropatia del Pudendo, Cistite.Info e La voce di una è la voce di tutte, e professionisti della salute del Ce.Mu.S.S., Nuovo Centro Clinico e Centro Salute Pelvi. Alle ore 14 ci sarà, invece, la proiezione del cortometraggio Our Body Burns di Angela Tullio Cataldo e dalle 16.30 i workshop partecipativi per decostruire quanto (poco) si conosce sulla salute vulvare. 

 

Le attività sono gratuite e con possibilità di prenotazione:  https://www.eventbrite.it/e/biglietti-il-dolore-vulvare-arte-scienza-resistenza-786584895597. Per ulteriori informazioni visita il blog dedicato all’evento e costruito dalle studentesse che hanno collaborato con Angela Zottola e Alessia Toldo all’organizzazione: https://dolorevulvareasr.blogspot.com.

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Martedì, 20 Febbraio, 2024

Inaugurato l’Anno Accademico 2023-2024 del Polo Universitario per studenti detenuti

Oggi, martedì 20 febbraio 2024presso la Casa Circondariale “Lorusso e Cutugno” di Torino, si è tenuta la cerimonia di Inaugurazione dell’Anno Accademico 2023/2024 del Polo Universitario per studenti detenuti. Con l’occasione è stata firmata la nuova Convenzione tra l’Università, la Casa Circondariale e l’Ufficio Interdistrettuale di Esecuzione Penale Esterna UIEPE per il triennio 2024-2026.

 

Presenti il Rettore dell’Università di Torino Stefano Geuna, la Prorettrice Giulia Carluccio, il Delegato del Rettore per il Polo studenti detenuti Franco Prina, la Direttrice Ufficio Detenuti e trattamento del Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria Catia Taraschi, la Direttrice della Casa Circondariale “Lorusso e Cutugno” Elena Lombardi Vallauri, la Direttrice dell’Ufficio Interdistrettuale di Esecuzione Penale Esterna Antonella Giordano, l’Assessore regionale all’Infanzia, la Famiglia e le Pari Opportunità Chiara Caucino, l’Assessora comunale ai Rapporti con il sistema carcerario Giovanna Pentenero, la Responsabile Obiettivo Persone della Fondazione Compagnia di San Paolo Marzia Sica, gli operatori e le operatrici della Casa Circondariale, gli studenti e le studentesse del Polo Universitario Penitenziario.

Carlo Alberto Romano, Prorettore all’Impegno sociale per il territorio dell’Università di Brescia, già delegato del Rettore per il Polo Universitario Penitenziario dell’Ateneo, ha tenuto una Lectio Magistralis dal titolo: “Dei delitti e delle pene nello sguardo delle arti”.

Il Polo Universitario in carcere è stata un’iniziativa pionieristica in Italia che conta ormai 40 anni di vita. Nato per l’impegno dell’allora Facoltà di Scienze politiche, nella prima metà degli anni ’80, per garantire la possibilità di studio a persone detenute, il Polo è stato istituito formalmente attraverso un Protocollo sottoscritto il 27 luglio 1998 da Università di Torino, Tribunale di Sorveglianza e Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria. I rapporti con la Casa Circondariale Lorusso e Cutugno di Torino, come quelli con la casa di Reclusione Rodolfo Morandi di Saluzzo, sono regolati da una Convenzione triennale.

 

Il Polo Universitario si propone di consentire ai detenuti, che ne abbiano i requisiti, di esercitare il diritto allo studio a livello universitario. L’Università di Torino, attraverso l’impegno di docenti di 8 diversi Dipartimenti, garantisce studenti e studentesse detenuti/e lezioni, seminari e altre forme di didattica, assistenza alla preparazione degli esami, effettuazione delle prove di esame, assistenza alla preparazione delle tesi di laurea e loro discussione in sedute di laurea appositamente organizzate o, se possibile, in quelle previste presso le normali sedi di Ateneo.

Attualmente gli studenti e le studentesse in condizioni di privazione o limitazione della libertà iscritti/e all’Università di Torino sono 121 (vedasi le tabelle allegate) di cui 100 in detenzione, distribuiti in 8 Istituti(Torino, Saluzzo, Asti, Biella, Ivrea, Fossano, Novara, Roma). Due studenti si trovano in una REMS(Residenza per l’esecuzione di misure di sicurezza). Le studentesse sono 3, ma occorre considerare che il numero di donne presenti negli istituti piemontesi è di molto inferiore a quello degli uomini (la sezione femminile di Torino conta circa 130 detenute). Quanto ai “regimi detentivi”, 51 sono in media sicurezza, 46in Alta sicurezza, 3 al 41 bis, 21 in regimi alternativi o a fine pena. 

 

Nella Casa Circondariale Lorusso e Cutugno di Torino 25 studenti si trovano nella Sezione “dedicata”, opportunamente organizzata per favorire lo svolgimento delle lezioni e lo studio, 20 sono in altre sezioni del carcere (comprese le 3 donne nella sezione femminile) e 14 studenti fruiscono di misure alternative. Sono 22 i Corsi di laurea frequentati durante questo anno accademico, 13 Triennali (Diritto per imprese e istituzioni, Scienze politiche e sociali, DAMS, Scienze motorie, Innovazione sociale, comunicazione, nuove tecnologie, Comunicazione interculturale, Beni culturali, Lettere, Agraria, Global law, Scienze e tecniche psicologiche, Scienze forestali e Storia) 8 Magistrali (Comunicazione pubblica e politica, Sociologia, Antropologia, Archeologia, Comunicazione, ICT e media, Storia delle religioni, Scienze amministrative e giuridiche per organizzazioni pubbliche e private e Scienze strategiche) e Giurisprudenza, corso di laurea a Ciclo unico. I corsi che accolgono il maggior numero di studenti sono i corsi triennali in Diritto per le imprese e le istituzioni con 28 iscritti, Scienze politiche e sociali con 26 iscritti e DAMS (Discipline delle arti, della musica e dello spettacolo) con 23 iscritti. Nell’anno accademico 2022-23 si sono registrati 7 laureati triennali e 1 laureata magistrale

 

Il funzionamento del Polo è reso possibile da un contributo annuale della Fondazione Compagnia di San Paolo, definito nel quadro della Convenzione generale che regola i rapporti tra l’Ateneo e la stessa Fondazione. Il contributo consente il pagamento delle tasse degli studenti, la fornitura dei libri di testo, del materiale didattico e di cancelleria, delle attrezzature informatiche e del relativo materiale di consumo. Esso garantisce inoltre la presenza di tre tutor che curano l’organizzazione della didattica. Un Protocollo di intesa tra il Fondo Alberto e Angelica Musy, l’Università degli Studi di Torino, l’Ufficio Pio della Compagnia di San Paolo, la Città di Torino, la SMAT, la Casa Circondariale “Lorusso e Cutugno”, la Casa di Reclusione Rodolfo Morandi di Saluzzo, consente inoltre la collaborazione tra gli enti per promuovere percorsi di reinserimento attraverso alcune borse-lavoro a studenti e laureati che possono fruire del regime di semilibertà o di art. 21. 

 

Fin dalla sua costituzione nel 2018, l’Università di Torino è componente della CNUPP (la Conferenza Nazionale Universitaria Poli Penitenziari il cui Presidente è sin dalla fondazione il Prof. Franco Prina,Delegato del Rettore per il Polo studenti detenuti dell’Università di Torino) presso la CRUI che riunisce oggi 44 Atenei impegnati a garantire il diritto allo studio di persone private della libertà in circa 100 Istituti di tutta Italia. Nell’anno accademico scorso (2022-23) erano 1.450 gli studenti e le studentesse, numero che è in crescita in questo A.A. 

 

Tutte le informazioni sono reperibili su https://www.crui.it/cnupp.html

Data di pubblicazione del comunicato: 
Martedì, 20 Febbraio, 2024

UniTo inaugura la Biobanca di neuroscienza Davide Schiffer

Oggi, lunedì 19 febbraio, il Dipartimento di Neuroscienze “Rita Levi Montalcini” dell’Università di Torino – due volte Dipartimento di Eccellenza (2018-2022, 2023-2027) – ha inaugurato, in via Cherasco 15 (Torino), la Biobanca intitolata a Davide Schiffer (1928-2020), neurologo torinese di fama internazionale. 

 

L’inaugurazione, alle ore 13, è avvenuta alla presenza del Prof. Alessandro Vercelli, Vice-Rettore alla ricerca e delegato del Rettore, del prof. Alessandro Mauro, Direttore del Dipartimento di Neuroscienze “Rita Levi Montalcini”, del prof. Adriano Chiò, Responsabile scientifico della Biobanca, e dei familiari del prof. Schiffer, insieme ai quali è stata scoperta la targa di intitolazione.

La Biobanca di Neuroscienze “Davide Schiffer” raccoglierà campioni biologici (sangue, DNA, liquor, cellule, tessuti) per metterli a disposizione dei ricercatori, al fine di favorire nuove conoscenze e individuare nuove terapie, operando in un ambito particolarmente delicato, quello sanitario, dove è necessario implementare precise procedure e criteri di qualità a livello di strutture, processi e personale, volti a garantire i diritti delle persone coinvolte e della collettività.

La struttura si trova al primo piano di via Cherasco, sede del Dipartimento, ed è dotata di tre sezioni dedicate rispettivamente alla preparativa e gestione del campione, allo stoccaggio (camera fredda) e al trattamento tessuti e conservazione della cerebroteca storica. 

Una biobanca è una unità di servizio finalizzata alla raccolta organizzata, processazione, conservazione e distribuzione di campioni biologici e di dati correlati, per finalità di ricerca e di diagnosi. Rappresenta uno strumento strategico per favorire lo sviluppo di nuove terapie e la comprensione delle malattie, contribuendo alla tutela della salute pubblica.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Lunedì, 19 Febbraio, 2024

Un gruppo di ricercatrici e ricercatori dell’Università di Torino sta studiando il canto del pinguino africano per salvarlo dall’estinzione

Livio FavaroFrancesca Terranova e Anna Zanoli fanno parte del team di biologi marini dell’Università di Torino che da anni si sta dedicando allo studio del pinguino africano, una specie che abita le coste del Sudafrica e della Namibia. “Il pinguino africano è noto anche come pinguino asino per il suo vocalizzo molto particolare, che ricorda un raglio. Ma al di là dell’elemento di curiosità, proprio sullo studio e il monitoraggio del canto di questi animali si fonda il progetto di ricerca e tutela che da anni portiamo avanti in collaborazione con le autorità del Sudafrica” ha dichiarato Livio Favaro.

 

Da Torino a Stony Point, Sudafrica

Come ha dichiarato Francesca Terranova anche in occasione del suo intervento alla trasmissione Animal House di Radio Deejay“Spesso la nostra squadra si reca a Stony Point, in Sudafrica, dove vive una colonia di circa 1.000 coppie di pinguini, con l’obiettivo di studiarli da vicino ma senza essere invasivi dei loro spazi. Trovarsi nel territorio della colonia, alle quattro del mattino, è un’esperienza unica. La voce di ogni pinguino è unica e studiarla, insieme a quella di tutti gli altri componenti della colonia, ci permette di monitorare l’andamento demografico della colonia o ricercare la presenza di patologie ha concluso Francesca Terranova.

 

Il supporto della comunità per ridurre il rischio di estinzione del Pinguino Africano

“Le attività dell’uomo hanno messo in pericolo la sopravvivenza di questa specie di pinguino” ha dichiarato Anna Zanoli che ha poi aggiunto “a causa della pesca intensiva e dell’antropizzazione degli ambienti in cui solitamente vivono i suoi esemplari”. “Noi cerchiamo di monitorare lo stato di salute della specie studiandone le colonie. Per farlo in modo efficace e non invasivo per i pinguini servono attrezzature tecniche e uno staff in loco che possa portare avanti il lavoro con costanza”.

 

“Per proseguire e rilanciare il nostro lavoro abbiamo lanciato la campagna di crowdfunding Salviamo il Pinguino Africano’, con l’obiettivo di acquistare attrezzatura tecnica e finanziare per un anno lo stipendio di un ranger in Sudafrica. Finora la risposta della comunità è stata straordinaria, ma abbiamo ancora bisogno del supporto di tutti per acquistare ulteriore attrezzatura. Aiutateci con una donazione” è stato l’appello di Livio Favaro.

 

Sostenere il progetto ‘Salviamo il Pinguino Africano’ è semplice, sul link https://www.ideaginger.it/progetti/salviamo-il-pinguino-africano.html è possibile donare in pochi click tramite PayPal, bonifico bancario o carta di credito. Tra le ricompense per i sostenitori anche la possibilità di adottare a distanza un pinguino e ricevere aggiornamenti sul suo stato di salute.

 

“Il crowdfunding ci sta aiutando a raccogliere fondi certamente, ma anche a sensibilizzare la comunità. Tante persone che ci hanno sostenuto prima di questa occasione non conoscevano nemmeno dell’esistenza del pinguino africano. Sapere che ora ci sono già oltre 100 donatori che hanno preso coscienza della necessità di salvaguardare questa specie credo rappresenti appieno uno degli obiettivi di ogni ricercatore, quello di divulgare anche ai non tecnici il proprio lavoro” ha concluso Livio Favaro.

 

Il supporto dell’Università di Torino con Funds TOgether l’Università 

L’Università di Torino ha selezionato Salviamo il Pinguino Africano nell’ambito dell’iniziativa Funds TOgether, sviluppata insieme a Ginger Crowdfunding, che gestisce Ideaginger.it, la piattaforma con il tasso di successo più alto in Italia, con l’obiettivo di aiutare le ricercatrici e i ricercatori ad acquisire le competenze per sviluppare campagne di crowdfunding efficaci e sostenerle economicamente. L’Università di Torino, infatti, raddoppierà i fondi raccolti tramite crowdfunding fino a 10.000 euro.

 

Il valore del crowdfunding per la ricerca scientifica

“L’Università di Torino”, ha dichiarato Alessandro Zennaro, Vice-Rettore per la valorizzazione del patrimonio umano e culturale in Ateneo, “probabilmente più di qualsiasi altro ateneo, in questa fase storica, ha intrapreso un’azione organizzata di valorizzazione della conoscenza e di divulgazione scientifica, assumendo anche posizioni apicali nella rete degli atenei italiani per il Public Engagement (ApeNet). L’iniziativa di crowdfunding costituisce un’ulteriore opportunità per avvicinare la ricerca scientifica alla comunità territoriale e nazionale, illustrandone gli obiettivi, facendo conoscere le ricercatrici ed i ricercatori coinvolti, stimolando la curiosità e soprattutto dimostrando che, spesso, i prodotti della ricerca hanno ricadute immediate sulla vita di tutti noi, quotidianamente. Salviamo il Pinguino Africano è un progetto importante che coniuga in maniera esemplare la ricerca, la collaborazione internazionale e l’innovazione. Per questo merita di essere sostenuto”.

 

“Questa campagna è un’occasione anche per lo staff dell’Università di Torino di confrontarsi con le opportunità del fundraising e della finanza alternativa per la ricerca e l'innovazione,” ha aggiunto Elisa Rosso, Direttrice della Direzione Innovazione e Internazionalizzazione dell’Università di Torino, che ha poi aggiunto “Per esempio stiamo contattando e ricercando partner istituzionali e aziendali interessati a supportare il progetto. Promuovere il crowdfunding è un’occasione per raccontare il valore della ricerca scientifica e sensibilizzare la comunità sul lavoro svolto in ateneo, che in questo caso permetterà di proseguire una preziosa attività di ricerca etologica sul campo”.

 

A questo link sono disponibili materiali grafici e video del progetto: https://bit.ly/3Sto9PM

 

Funds TOgether è il programma di finanza alternativa per la ricerca e l'innovazione sviluppato dall’Università di Torino insieme a Ginger Crowdfunding. L’Obiettivo è fornire a ricercatori e ricercatrici dell’ateneo le competenze per progettare e promuovere una campagna di crowdfunding, acquisire nuove risorse e avvicinare la comunità universitaria alla società civile attraverso progetti a forte impatto sociale e ambientale.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Venerdì, 16 Febbraio, 2024

All'Università di Torino il primo master in sostenibilità della salute

Oggi, giovedì 15 febbraio si aprono le iscrizioni per il Master in Sostenibilità della Salute, l’innovativo percorso di studi organizzato dal Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche dell’Università di Torino. Il master, della durata di 12 mesi, si tiene interamente in lingua inglese con inizio previsto il 31 maggio 2024. È stato progettato per fornire agli studenti una comprensione approfondita delle ultime ricerche e delle migliori pratiche in materia di sostenibilità nella sanità.

 

Gli studenti esploreranno pratiche sanitarie sostenibili, come l’uso di laboratori verdi e dialisi verde, legate a tematiche quali il cambiamento climatico, le disparità sanitarie ambientali e la politica sanitaria per la sostenibilità. L’obiettivo è acquisire competenze da parte di ricercatori e professionisti leader a livello mondiale nella comprensione dell'interconnessione tra salute umana ed energia, cibo, acqua, consumo di materie prime, emissioni e rifiuti.

 

Il programma mira a garantire un apprendimento esperienziale, offrendo agli studenti l'opportunità di applicare le loro conoscenze nel mondo reale, partecipando a progetti e iniziative di ricerca. Inoltre, il programma riunisce studenti e docenti di diverse discipline per promuovere la collaborazione e l'innovazione attraverso un approccio interdisciplinare.

 

In qualità di esperti di sostenibilità all'interno dei processi sanitari, gli studenti potranno acquisire un solido insieme di abilità e competenze che sono sempre più richieste per mitigare le future sfide sanitarie e ambientali, come imparare a implementare e comunicare efficacemente politiche e strategie operative sostenibili nei processi sanitari.

 

Il programma è progettato da un team multidisciplinare che annovera docenti dell'Unesco e delle migliori università nazionali ed internazionali, sfruttando metodi e strumenti avanzati di formazione a distanza online, garantendo qualità e flessibilità. Un'opportunità per formare i futuri esperti che si occuperanno dell'assistenza sanitaria e della tutela dell'ambiente.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Giovedì, 15 Febbraio, 2024

L'Università di Torino oltre i confini per M'illumino di Meno 2024

Per la 20ª edizione di M'illumino di Meno l’Università di Torino la sera del 16 febbraio spegne simbolicamente il Palazzo del Rettorato insieme ad altre 7 università italiane, francesi, spagnole, portoghesi e romene, sensibilizzando, anche con consigli per il risparmio energetico, una comunità universitaria transnazionale di oltre 200.000 persone.

 

L’Università di Torino ha lanciato l’iniziativa ai partner dell’Alleanza europea UNITA Universitas Montium, a cui hanno aderito l’Università degli Studi di Brescia, l’Université Savoie Mont Blanc (Francia), l’Universidad de Zaragoza (Spagna), l’Instituto Politecnico da Guarda e la Universidade da Beira Interior (Portogallo), la Transilvania University of Brasov e la West University of Timisoara(Romania): insieme, le 8 università europee spegneranno per una sera 65 edifici.

 

UNITA-Universitas Montium è una delle 50 Alleanze finanziate dalla Commissione europea nell’ambito del programma Erasmus+ European Universities initiative. L’Università di Torino coordina questo progetto che da novembre 2023 coinvolge 12 università europee in 7 Paesi e intende avere un impatto trasformativo su didattica, ricerca, rapporto tra università e territorio, con la finalità di proporre formazione eccellente, centrata sullo/a studente/essa e in una prospettiva europea e transnazionale. 

 

“L’Università di Torino – ha dichiarato il Rettore dell’Università di Torino Stefano Geuna - crede fortemente nella necessità di sensibilizzare sui temi del risparmio energetico e dell’uso efficiente delle risorse. Abbiamo colto l’occasione di M’illumino di meno “No Borders” per realizzare uno spegnimento di edifici universitari simbolico e congiunto insieme a 7 università partner dell’Alleanza UNITA. Un ulteriore passo del percorso che stiamo conducendo insieme per la creazione di una cultura della sostenibilità all'interno della comunità universitaria transnazionale”.

 

L’Università di Torino, oltre alla sensibilizzazione della comunità, da anni è impegnata nell’efficientamento energetico delle proprie strutture e dal 2016, tra energia autoprodotta e acquistata con l'opzione “verde”, ha ridotto al minimo l'utilizzo delle fonti fossili per la fornitura elettrica. L'Ateneo autoproduce energia attraverso pannelli fotovoltaici, tre tri-generatori e un micro-cogeneratore. 

 

Nell’ambito dell’adesione a M'illumino di Meno, il Green Office UniToGO dell’Università di Torino, attraverso i Gruppi Energia e Cambiamenti climatici e il Coordinamento Piani di adattamento e mitigazione, ha organizzato il 16 febbraio 2024 dalle 15.00 alle 17.00 un seminario al Campus Luigi Einaudi (Sala Lauree Rossa Grande) per presentare i risultati dell’Inventario delle emissioni di CO2 dell’Università di Torino (2022), un documento che calcola e monitora le emissioni climalteranti prodotte annualmente dall’Ateneo. L’incontro aperto mira ad un confronto sulle iniziative dell’Ateneo in materia di energia e clima e sarà accessibile anche on line al link bit.ly/3SMcjk7 

Data di pubblicazione del comunicato: 
Giovedì, 15 Febbraio, 2024
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