Atlas Cabiria. Immagini e immaginari intorno al più celebre kolossal italiano

Giovedì 6 e Venerdì 7 febbraio, presso l’Aula Magna della Cavallerizza Reale (via Verdi 9, Torino), si terrà il convegno di studi Cabiria Atlas. Percorsi transdisciplinari tra immagini e immaginario, intorno e oltre Cabiria, promosso dall’Università di Torino nell’ambito del progetto “Living Cabiria” sviluppato all’interno dello Spoke 2 - Creativity And Intangible Cultural Heritage del Partenariato esteso PE5 CHANGES - PNRR, che affronta il film di Pastrone come case study privilegiato per la valorizzazione del patrimonio culturale audiovisivo, attraverso un approccio transdisciplinare e l’utilizzo di tecnologie innovative.

 

Il convegno, curato da Giulia Carluccio e Silvio Alovisio, è organizzato grazie al contributo di UniVerso, in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema di Torino e con il patrocinio della Consulta Universitaria del Cinema e dell’AIRSC – Associazione italiana per le ricerche di storia del cinema. L’iniziativa mira a rilanciare lo studio degli immaginari attivati e attraversati da Cabiria (Giovanni Pastrone, Itala Film, 1914), l’opera più celebre e influente del primo cinema italiano. L’evento vedrà la partecipazione di oltre cinquanta studiose e studiosi internazionali provenienti da discipline diverse – tra cui, oltre al cinema, storia, archeologia, architettura, estetica, cultura visuale, etnoantropologia, ecc. – rendendo l'incontro un momento di particolare interesse per la comunità accademica e tutti gli appassionati. 

 

Un’indagine innovativa sull’immaginario di Cabiria

 

Cabiria costituisce uno dei più importanti film della storia del cinema e la sua lezione è stata determinante per lo sviluppo della settima arte a livello internazionale. Da decenni è oggetto di ricerche approfondite che ne hanno esaminato le molteplici componenti: dal gigantismo scenografico alla recitazione, dagli effetti speciali innovativi alla mobilità del punto di vista con l’invenzione del carrello, dall’uso coreografico delle folle al ruolo della parola dannunziana, fino alla sua ricezione critica e culturale. L’obiettivo del convegno è quello di esplorare nuove prospettive, concentrandosi sugli immaginari che hanno influenzato Cabiria e che il film stesso ha contribuito a generare. L’evento intende proporre un’analisi che si sviluppa in un’ottica aperta e trasversale, considerando Cabiria come un "atlante" di immagini in grado di evocare temporalità stratificate e interazioni culturali molteplici e di generare nuove visioni, ancora inesplorate. Il film di Pastrone sarà così analizzato come parte di un sistema dinamico di influenze, riconfigurazioni e rielaborazioni culturali, la cui vitalità continua a risuonare nel tempo presente. Un approccio che invita a superare i confini tradizionali della ricerca accademica, promuovendo un’indagine innovativa sull’eredità visiva e culturale del film.

 

Eventi collaterali

 

Il convegno prevede anche due proiezioni cinematografiche, entrambe a ingresso gratuito, presso il Cinema Massimo (via Verdi 18, Torino):

 

●  Occhi che videro (Daniele Segre, 1989, 50’), in programma giovedì 6 febbraio alle ore 20.30 presso la Sala Tre, in collaborazione con il Progetto Prin "MOV.I.E. Musei del cinema e patrimonio audiovisivo".

 

●  Italia. Il fuoco, la cenere (Olivier Bohler e Céline Gailleurd, 2021, 90’), in programma venerdì 7 febbraio alle ore 20.30 presso la Sala Due, con la presenza dei registi.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Martedì, 4 Febbraio, 2025

Il suono degli zoccoli di un cavallo in movimento è tutta una questione di ritmo

La sequenza degli zoccoli di un cavallo che colpiscono il terreno sembra intuitivamente ritmica, ma lo è davvero? Un team di ricercatori guidato dai Proff. Marco Gamba dell’Università di Torino e Andrea Ravignani della Sapienza Università di Roma, finanziato dal progetto ERC The Origins of Human Rhythm (TOHR), ha risposto a questa domanda in due studi pubblicati sul Journal of Anatomy e Annals of the New York Academy of Sciences mettendo in luce le somiglianze tra i ritmi della locomozione dei cavalli e quelli musicali. Questa connessione potrebbe spiegare perché le diverse andature equine - passo, trotto e galoppo - risultino così ritmiche e riconoscibili.

 

Il ritmo musicale in molte culture occidentali si basa su sequenze di intervalli temporali che seguono rapporti di numeri interi, ciascuno dei quali definisce una categoria ritmica. Una nota, per esempio, può durare quanto la precedente, oppure il doppio o il triplo. Negli ultimi anni, studi su diverse specie animali hanno già rivelato che simili rapporti si trovano nelle vocalizzazioni di altre specie, confermando il ruolo chiave di queste strutture temporali nella percezione del ritmo.

 

Per la prima volta, i ricercatori hanno dimostrato che anche l’andatura dei cavalli condivide queste stesse strutture temporali: gli intervalli tra zoccoli successivi che colpiscono il terreno sono caratterizzati da categorie ritmiche. In particolare, il passo e il trotto dei cavalli sono isocroni poiché il terreno è colpito a intervalli regolari, come il ticchettio di un orologio; il galoppo, invece, presenta una sequenza di tre intervalli in cui il terzo dura il doppio degli altri due, vale a dire un pattern 1:1:2, richiamando il ritmo base del brano We Will Rock You dei Queen.

 

“Questo pattern di 1:1:2 incidentalmente si ritrova anche nell’Overture del Guglielmo Tell di Rossini. Forse questo spiega perché spesso questo brano venga usato come colonna sonora nei film in cui si vedono cavalli al galoppo”, dichiara Andrea Ravignani.

“Questi studi proseguono un filone di ricerca che vede unite le nostre Università al fine di indagare le caratteristiche ritmiche dei comportamenti di animali e umani, cercando di scovare similarità e differenze che sono ancora da interpretare per ciò che concerne il loro significato evolutivo”, aggiunge Marco Gamba.

 

Oltre alle categorie ritmiche, “un altro elemento fondamentale nella distinzione tra le andature dei cavalli è il tempo, ossia la velocità con cui si susseguono i battiti in un qualsiasi pattern ritmico, analogamente a quanto osserviamo tra diversi generi musicali” spiega Teresa Raimondi, postdoc di Sapienza Università di Roma. In particolare, passo e trotto risultano facilmente distinguibili grazie alla maggiore durata degli intervalli, e quindi un pattern ritmico più lento nel trotto rispetto al passo.

 

“La scoperta di schemi ritmici comuni tra musica, comunicazione animale e locomozione rafforza l’idea che locomozione e controllo motorio possano aver giocato un ruolo cruciale nell’evoluzione del ritmo, sia nella comunicazione umana che in quella di altre specie”, conclude Lia Laffi, dottoranda dell’Università di Torino in collaborazione con la Fondazione Zoom.

 

I risultati delle due ricerche discriminano quantitativamente le andature dei cavalli in base al ritmo, rivelando sorprendenti comunanze con la musica umana e con alcuni segnali comunicativi animali. L'andatura e la ritmicità vocale condividono caratteristiche chiave, e la prima è probabilmente precedente alla seconda. La capacità di produrre e riconoscere ritmi legati alla locomozione potrebbe infatti aver costituito un preadattamento fondamentale per lo sviluppo di ritmi vocali più complessi in una fase evolutiva successiva. In particolare, la percezione della ritmicità locomotoria potrebbe essersi evoluta in diverse specie sotto la pressione del riconoscimento dei predatori e della selezione degli accoppiamenti; in seguito potrebbe essere stata adattata alla comunicazione vocale ritmica.

 

A questo sforzo di ricerca internazionale, hanno partecipato anche professori e ricercatori dell’Università di Medicina Veterinaria di Vienna, dell’Università di Copenaghen e dell’Istituto Italiano di Tecnologia.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Venerdì, 31 Gennaio, 2025

Docenti, esperti ed enti del territorio a confronto sul futuro sostenibile del cibo

Giovedì 30 e venerdì 31 gennaio 2025, al Campus Luigi Einaudi dell’Università di Torino (Lungo Dora Siena 100, Torino), si tiene l'ottavo incontro nazionale della Rete italiana Politiche locali del cibo, dal titolo “Scienza Politica Società. Diffusione del sapere e sinergie tra ricerca, istituzioni e società civile verso rinnovate forme di governance territoriale”.

 

La Rete, nata nel 2017 e composta da esponenti del mondo della ricerca, dell’attivismo e dell’amministrazione pubblica impegnati nella trasformazione sostenibile dei sistemi alimentari locali, propone una visione sistemica di un tema che coinvolge oggi molte sfere dell’organizzazione sociale: dall’agricoltura alle filiere, dalla relazione fra città e campagne ai modelli di consumo, dalle questioni connesse alla salute agli scarti alimentari, dall’accessibilità al lavoro dignitoso, dagli aspetti culturali a quelli eco-sociali.

 

L'incontro nazionale di Torino è co-organizzato dalla Rete italiana Politiche locali del cibo, dall'Atlante del cibo di Torino Metropolitana e dal Food Studies Lab del Dipartimento di Culture Politica e Società (in collaborazione con diversi dipartimenti di UniTO) all'interno del PRIN Emplacing Food e in sinergia con il PNRR Agritech e il Progetto OnFoodAtlas, con il supporto operativo dell'Associazione QuFooMa.  Oggi la mailing list della Rete conta oltre 650 persone iscritte, a loro volta collegate con università, enti di ricerca, enti pubblici e associazioni, con l’obiettivo di fornire indicazioni in termini di policy-making per orientare le politiche verso la costruzione di sistemi alimentari sostenibili.

 

L’incontro della Rete, con oltre 250 partecipanti, sarà preceduto dal seminario della ricerca PRIN “Emplacing Food. Narratives, policies and spaces in Italy Rethinking the territorial dimensions of food, in the challenges of justice, sustainability, cultural identity and local development”, con gli interventi di due qualificati keynote internazionali: la Prof.ssa Roberta Sonnino dell’Università del Surrey (UK), studiosa di riferimento nel dibattito sulle politiche urbane del cibo e il Dott. Florent Lardic, Direttore della rete francese Terres en Villes.

 

Il programma dell’incontro si sviluppa con sessioni in parallelo di taglio scientifico il giovedì pomeriggio, e di confronto tra ricerca, amministrazione e attivismo il venerdì mattina; nel pomeriggio di venerdì 31 gennaio si svolgeranno inoltre due tavole rotonde di confronto con e tra enti territoriali (alle 14:30) e con associazioni ed altri enti del territorio (alle 15:15). Sarà un’occasione unica di confronto multidisciplinare sui principali temi legati al cibo e alla sostenibilità alimentare. Esperti si riuniranno per discutere dello sviluppo di politiche alimentari innovative, dall'orticoltura urbana e periurbana alle diete sostenibili. Verranno analizzati i modelli di agroecologia e i sistemi produttivi resilienti, evidenziando il ruolo centrale dei sistemi alimentari per lo sviluppo locale. Al centro del dibattito ci saranno anche la governance alimentare, le strategie per ridurre lo spreco e promuovere l’economia circolare del cibo, creando un dialogo aperto per costruire un futuro più equo e sostenibile.

 

Nell’ambito dell’incontro della Rete, giovedì 30 gennaio 2025, alle ore 14, nell’Aula Magna del Campus Einaudi, si terrà anche la presentazione dell’Osservatorio nazionale sulle Politiche locali del cibo. L’Osservatorio – che mette in rete 31 enti nazionali, di cui 27 Università più l’International Centre for Advanced Mediterranean Agronomic Studies (CIHEAM) di Bari, il Consiglio per la ricerca in agricoltura (CREA), il centro di ricerca EStà e l’associazione FoodInsider – ha l’obiettivo di mappare, studiare e divulgare le pratiche e le politiche che in Italia stanno portando i sistemi alimentari verso una transizione sostenibile ed equa. Un’iniziativa avviata grazie al progetto OnFoodAtlas (finanziato dal bando a cascata del Partenariato esteso Onfoods), che metterà in rete le esperienze dei quattro Atlanti locali del cibo: Torino, Matera, Roma e Laguna Veneta.

 

Il programma dettagliato delle giornate è disponibile sul sito www.politichelocalicibo.it.

 

Per ulteriori informazioni:

-       Rete italiana Politiche Locali del Cibo: rete.politichelocalicibo@gmail.com

-       Egidio Dansero (Università degli Studi di Torino), coordinatore della Rete: egidio.dansero@unito.it ; +393393275950

Data di pubblicazione del comunicato: 
Mercoledì, 29 Gennaio, 2025

Aerospazio, comunità energetiche rinnovabili, idrogeno, plastiche sostenibili e riuso dell'acqua - Presentate le piattaforme scientifiche di UniTo

Oggi, martedì 28 gennaio, presso il Dipartimento di Biotecnologie sono state presentate a più di 300 imprese e istituzioni le Piattaforme Scientifiche dell’Università di Torino, ossia quei gruppi di ricerca interdisciplinari che riuniscono esperti/e provenienti da diversi settori scientifici, con l'intento di generare soluzioni innovative attraverso l'integrazione di competenze e conoscenze. Queste iniziative si focalizzano su temi di frontiera e verticali e si propongono di costruire legami con aziende ed enti per affrontare in maniera integrata alcune delle sfide più urgenti dell'innovazione, coinvolgendo tutti i 27 dipartimenti dell’Università di Torino.

 

Le piattaforme scientifiche rappresentano per aziende ed enti una corsia facilitata per sviluppare collaborazioni, potendo entrare in contatto con più di 300 tra ricercatori e ricercatrici che studiano e fanno ricerca sui principali driver di innovazione: aerospazio (Aerospace@UniTo), comunità energetiche rinnovabili (REC@UniTo), idrogeno (H2@UniTo), plastiche sostenibili (SusPlas@UniTo) e riuso delle acque (Water Reuse@UniTo).

 

“Vogliamo facilitare il dialogo – ha dichiarato il Prof. Guido Boella, Delegato del Rettore ai Rapporti con le imprese dell’Università di Torino - creando singole porte di accesso alla nostra scienza per ciascuno delle sfide di innovazione che oggi presentiamo. Ogni porta permette in maniera facilitata di interagire con centinaia di ricercatori e ricercatrici, che a loro volta già si conoscono e collaborano tra di loro e con attori, locali, nazionali e internazionali”.

    

Piattaforme Scientifiche dell’Università di Torino

Aerospace@UniTo è la piattaforma dell'Università di Torino dedicata all'avanzamento della ricerca aerospaziale. Riunisce oltre cento ricercatori organizzati in nove gruppi di lavoro, con competenze in esplorazione spaziale (astrofisica, meccanica celeste e innovazione tecnologica a supporto di missioni future), osservazione terrestre per il monitoraggio ambientale e la riduzione del rischio di disastri naturali, medicina spaziale e scienze della vita, materiali avanzati per lo spazio, agricoltura spaziale e diritto aerospaziale. La piattaforma Aerospace@Unito rappresenta un punto di incontro privilegiato per le aziende che vogliono intraprendere una collaborazione con l’Università di Torino nel settore aerospaziale. Attraverso il contributo di esperti in diverse discipline, la piattaforma è in grado di supportare iniziative di ricerca congiunta, trasferimento tecnologico e innovazione nel settore aerospaziale. Le collaborazioni si articolano su progetti che integrano competenze scientifiche avanzate e applicazioni pratiche, con l’obiettivo di rispondere alle esigenze tecnologiche e di formazione del settore. La collaborazione con Aerospace@UniTo permette infine di accedere a laboratori all’avanguardia per sperimentazioni e prototipazione. La piattaforma adotta un approccio multidisciplinare a diversi temi di ricerca, tra i quali la progettazione e la caratterizzazione di materiali innovativi e sostenibili, di natura organica ed inorganica, polimerica e metallica, la progettazione e implementazione di sistemi avanzati di droni e sviluppo di sistemi innovativi per il monitoraggio delle colture e del suolo, basati su dati ad alta e ultra-alta risoluzione, sia 2D che 3D e la coltivazione verticale e coltivazione aeroponica per l’agricoltura indoor nello spazio. La piattaforma inoltre studia la risposta umana alle condizioni e ai rischi dello spazio (ad esempio radiazioni cosmiche, microgravità, campi magnetici, ambiente isolato, confinato ed estremo) e possibili contromisure da impiegare per favorire l’adattamento alle condizioni spaziali, studiate da prospettive e discipline diverse, come medicina, biologia, neurofisiologia, farmacologia, neuropsicologia e neuroscienze.

 

REC@UniTo è la piattaforma dell'Università di Torino dedicata allo studio e alla promozione delle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER). Le comunità energetiche migliorano l'efficienza energetica, riducono la dipendenza dai combustibili fossili e favoriscono l'inclusione sociale, contribuendo così a una transizione energetica sostenibile e giusta verso fonti di energia più pulite. REC@UniTo riunisce gruppi di ricerca che, da diverse prospettive disciplinari, indagano barriere e condizioni abilitanti per consentire a cittadini, imprese, enti e organizzazioni locali di riunirsi in comunità energetiche e dare vita a iniziative collettive per produrre, condividere e consumare energia rinnovabile. Rispetto ad altri gruppi di ricerca e di lavoro locali, nazionali e internazionali sul tema CER, la piattaforma REC@UniTo si distingue per la capacità di promuovere al suo interno ed offrire all’esterno una forte integrazione delle competenze tecniche con quelle giuridiche, economiche, e sociali. REC@UniTo è una piattaforma scientifica di ricerca ed azione perché unisce alla comprensione del fenomeno CER l’impegno orientato alla costruzione di comunità energetiche. Oltre alla partecipazione e al supporto a progetti CER sul territorio la piattaforma ha promosso con il contributo del Green office di Ateneo la costituzione di un gruppo di lavoro partecipato dalla componente tecnico-amministrativa, docente e studentesca impegnato nell’analisi del potenziale e nella definizione di strategie per la costruzione di una CER di Ateneo che possa coinvolgere la comunità universitaria distribuita nelle diverse sedi in stretta collaborazione con gli altri attori sociali insediati sui territori di pertinenza.

 

H2@UniTo è la piattaforma che riunisce trentaquattro ricercatori provenienti da nove dipartimenti e offre competenze multidisciplinari integrate su produzione, logistica, energia, mobilità e applicazioni industriali in relazione all’idrogeno, nonché prospettive legali, economiche e sociali. La ricerca sulla produzione di idrogeno si concentra sull'elettrolisi dell'acqua tramite processi elettrochimici e fotoelettrochimici, oltre a processi fotocatalitici come lo splitting dell'acqua e il reforming di composti organici. Viene studiata anche la produzione di miscele ricche di idrogeno tramite la pirogassificazione di materiali organici e plastici ed esaminati i metodi biologici di produzione e l’idrogenasi di batteri e alghe. I ricercatori e le ricercatrici della piattaforma lavorano inoltre su soluzioni per la purificazione, distribuzione e stoccaggio dell’idrogeno. Studiano siti geologici esauriti come serbatoi, formazioni saline e acquiferi per la loro idoneità allo stoccaggio di idrogeno. Inoltre, sviluppano materiali innovativi come idruri e LOHC (Liquid Organic Hydrogen Carriers), migliorano le tecnologie di compressione e conducono analisi del ciclo di vita dei sistemi di stoccaggio. H2@UNITO indaga l’integrazione dei sistemi di stoccaggio con elettrolizzatori e celle a combustibile per l’immagazzinamento di energia rinnovabile, esplorando l’uso dell’idrogeno nella mobilità automobilistica, ferroviaria e nautica, incluso lo sviluppo di droni a celle a combustibile. Questa piattaforma sviluppa catalizzatori avanzati per migliorare i processi di idrogenazione selettiva, utili per la transizione energetica, e per l’utilizzo dell’idrogeno nella sintesi di idrocarburi sintetici e nelle applicazioni dell’industria chimica.

 

SusPlas@UniTo è la piattaforma multidisciplinare sulla sostenibilità della plastica che riunisce diversi ricercatori dell’Università di Torino per studiare gli impatti ambientali, sanitari e socio-economici delle plastiche ed affrontare le sfide poste dal loro utilizzo, diffuso in vari settori agricoli e industriali. La piattaforma conduce ricerche su microplastiche e plastiche sostenibili, come quelle biodegradabili, riciclabili e ottenute da risorse rinnovabili. La ricerca di SusPlas@UniTo offre una prospettiva "One Health" su fonti di plastica rinnovabili, riduzione dei rifiuti, riciclo e riduzione delle emissioni di anidride carbonica, affrontando in modo completo le questioni di sostenibilità in tutte le fasi del ciclo di vita della plastica, dalla selezione delle materie prime alla produzione, distribuzione, uso e fine vita. Le ricerche della piattaforma promuovono l’innovazione in diversi ambiti, tra cui quello degli imballaggi, della manifattura, della salute, dell’agricoltura e dell’energia. Attraverso la collaborazione con ricercatori altamente qualificati, SusPlas offre alle imprese l’opportunità di sviluppare soluzioni all’avanguardia, migliorare i processi produttivi, ridurre l’impatto ambientale e affrontare le sfide normative emergenti. Le aziende possono beneficiare di progetti congiunti di Ricerca e Sviluppo (R&D), co-supervisionare tesi di laurea su tematiche innovative e accedere a laboratori all’avanguardia per sperimentazioni e prototipazione. Inoltre, SusPlas promuove seminari, workshop e la partecipazione a iniziative pilota, creando un ecosistema di innovazione e di scambio continuo di conoscenze.

 

Water Reuse@UniTo è una piattaforma multidisciplinare che riunisce circa quaranta ricercatori provenienti da dodici dipartimenti dell’Università di Torino. Il suo obiettivo è quello di sviluppare soluzioni innovative e sostenibili per il riuso delle acque.  L’hub promuove competenze multidisciplinari e un approccio integrato che copre le tecnologie per il trattamento delle acque, il controllo chimico e microbiologico, il recupero delle risorse, il riuso delle acque in agricoltura e industria, lo sviluppo di politiche pubbliche e l’aggiornamento sui riferimenti normativi, le implicazioni idrogeologiche e gli impatti socio-economici del riuso delle acque.  Con l’aggravarsi della scarsità idrica a livello globale, il riuso delle acque rappresenta una soluzione cruciale per ridurre il consumo di risorse idriche primarie. Affrontare questa sfida richiede un approccio multidisciplinare e integrato, che coinvolga scienze naturali, scienze della salute, scienze umane e sociali. La complessità del riuso delle acque richiede interazione tra esperti delle diverse discipline e stakeholder. I ricercatori di Water Reuse@UniTo credono nell’importanza di affrontare il tema del riuso delle acque con un approccio sistemico, che porti alla comprensione condivisa dei problemi principali, per favorire collaborazioni e sinergie e migliorare la comunicazione. Questo approccio facilita il trasferimento di conoscenze e soluzioni, per ottenere risultati significativi sia nel breve che nel lungo termine.

 

Piattaforme Scientifiche@UniTo è un progetto dell’Università di Torino, curato dall’Industrial Liaison Office (ILO), il punto di contatto tra le aziende, gli enti, le istituzioni nazionali e internazionali e l’Ateneo, finalizzato a sviluppare e favorire la collaborazione tra le parti. ILO si occupa di attività di scouting delle competenze di ricerca di UniTO sulla base delle aree di innovazione aziendali, organizza incontri “one to one” con i gruppi di ricerca e le imprese, predispone visite ai dipartimenti e alle infrastrutture di ricerca universitarie, programma giornate dedicate alle imprese su specifici temi di ricerca dell’Ateneo, pianifica una programmazione dedicata alle piccole e grandi imprese e aggiorna queste ultime sulle nuove opportunità di collaborazione con l’accademia.

 

In allegato le brochure dedicate alle singole piattaforme con tutte le informazioni.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Mercoledì, 29 Gennaio, 2025

Cecilia Payne e Henrietta Leavitt. Due astronome, un centenario

Mercoledì 29 gennaio alle ore 18, al Rettorato (via Verdi 8, Torino), prende il via l’iniziativa promossa dall’Università di Torino con Accademia delle Scienze, Infini.to - Planetario di Torino, Museo dell'Astronomia e dello Spazio "Attilio Ferrari", Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) e Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) e patrocinata dal Cirsde, con l’inaugurazione della mostra fotografica 1925 - 2025 Payne e Leavitt - Due astronome, un centenario prodotta da UniVerso per celebrare le straordinarie figure di Cecilia Payne e Henrietta Leavitt, due scienziate dello Harvard College Observatory che, con le loro ricerche, hanno segnato una svolta nella storia dell’astrofisica. 

Esattamente cento anni fa, nel 1925, due loro scoperte hanno infatti rivoluzionato la comprensione dell’Universo: grazie a Cecilia Helena Payne abbiamo capito di cosa sono fatte le stelle e grazie a Henrietta Swan Leavitt che la nostra galassia, la Via Lattea, è solo una tra miriadi di galassie. Queste due scoperte fondamentali non solo hanno aperto nuove frontiere per la conoscenza umana, ma hanno anche ispirato generazioni di scienziati e scienziate. 

 

La mostra fotografica 

La mostra, curata da Infini.to - Planetario di Torino, Museo dell'Astronomia e dello Spazio "Attilio Ferrari" con il coordinamento scientifico di Antonaldo Diaferio, ripercorre attraverso testi e immagini le vite di Cecilia Payne e Henrietta Leavitt, che iniziarono il loro cammino scientifico seguendo percorsi inizialmente lontani dall’astrofisica – Payne studiando botanica e Leavitt interessandosi alla musica – per poi essere attratte dalla sfida di comprendere l’Universo. La loro dedizione, creatività e tenacia permisero loro di superare le barriere di un mondo scientifico dominato dagli uomini, contribuendo in modo determinante alla nostra comprensione del cosmo. Questa iniziativa non è solo un tributo alle loro scoperte, ma anche un invito a riflettere sulle qualità imprescindibili di chi si dedica alla scienza: una curiosità instancabile e una tenacia indomabile. 

La mostra, allestita nel Cortile del Rettorato (via Verdi 8, Torino), sarà inaugurata alle ore 18 alla presenza di Dava Sobel, divulgatrice scientifica autrice del libro Le scienziate che misurarono il cielo, che terrà un discorso per rendere omaggio al contributo di Payne e Leavitt alla conoscenza umana. 

 

Il ciclo di conferenze per esplorare l’Universo 

Sempre il 29 gennaio, alle ore 21, presso l’Accademia delle Scienze di Torino, con la lectio dal titolo Cecilia Payne e Henrietta Leavitt: lo Harvard College Observatory nei primi decenni del XX secolo, Dava Sobel aprirà il ciclo di 16 conferenze pubbliche tenute da astrofisiche e astrofisici di fama internazionale. Gli incontri si svolgeranno nell’arco di tutto il 2025 in tre sedi prestigiose: l’Accademia delle Scienze di Torino, Infini.to - Planetario di Torino Museo dell’Astronomia e dello Spazio “Attilio Ferrari”, e l’Archivio di Stato di Torino. Il programma completo delle conferenze è disponibile sul sito del Planetario. 

 

Infine, a corollario dell’iniziativa, giovedì 30 gennaio, alle ore 21 al Circolo dei lettori (via Bogino 9, Torino) si terrà l’incontro con Dava Sobel dal titolo Gli elementi di Marie Curie a partire dal suo libro Nel laboratorio di Marie Curie (Rizzoli, 2025). Dialogando con Silvia Rosa Brusin, l’autrice accompagnerà il pubblico con originalità e competenza nella vita di Marie Curie, una delle figure più importanti e influenti del nostro tempo, con le sue straordinarie scoperte, e delle scienziate sue eredi. Per info https://torino.circololettori.it/gli-elementi-di-marie-curie/    

Data di pubblicazione del comunicato: 
Lunedì, 27 Gennaio, 2025

Giorno della Memoria - Le iniziative dell'Università di Torino

Lunedì 27 gennaio, in occasione del Giorno della Memoria, ricorrenza internazionale per commemorare le vittime dell’Olocausto proclamata dall’Assemblea delle Nazioni unite, l’Università di Torino anche quest’anno ha organizzato eventi, appuntamenti culturali e momenti di confronto per ricordare e riflettere sulle brutalità del nazifascismo. A Palazzo Badini, sede del Dipartimento di Psicologia è stata posata una pietra d’inciampo in memoria di Luigi Ottino, partigiano della Garibaldi che fu deportato per motivi politici a Mauthausen nel marzo del 1944È stata collocata sul marciapiede antistante la sede universitaria di via Verdi 10 dove la vittima risiedeva.

 

Tutti gli appuntamenti di lunedì 27 gennaio

 

Alle ore 11.00, presso l'aula Magna del Dipartimento di Matematica "Giuseppe Peano" (via Carlo Alberto, 10), la professoressa Erika Luciano, terrà il seminario dal titolo: Così divenimmo una casta di paria”: la comunità matematica torinese di fronte alle leggi razziali. Precedute dalla pubblicazione del Manifesto della razza e dal censimento della minoranza ebraica condotto nell’estate del 1938, le leggi razziali ratificarono l'antisemitismo di Stato e privarono gli ebrei italiani dei diritti politici e civili conquistati in epoca risorgimentale, condannandoli a divenire ‘una casta di paria’.  Le dimensioni della discriminazione furono di drammatica rilevanza a Torino. Durante l’incontro, dopo aver accennato alle radici storiche dell’ampia presenza ebraica nel mondo culturale piemontese (1848-1938) verrà illustrato l’impatto delle leggi razziali sulla comunità scientifica locale, con attenzione particolare sui destini dei matematici G. FanoG. FubiniA. Terracini B. Colombo, i quali, per sfuggire alle persecuzioni, andarono alla ricerca di uno spazio di sopravvivenza intellettuale in Svizzera e nelle Americhe.

 

Alle 11.30, alla Casa del Quartiere di San Salvario, si terrà l’inaugurazione della mostra “I luoghi della memoria”, organizzata dal Dipartimento di Lingue e Letterature straniere e Culture moderne, in cui verranno esposti gli itinerari della "Torino della Memoria" realizzati da tre classi dell'IIS Avogadro con la supervisione e la guida di studenti universitari del corso di storia contemporanea. Luoghi significativi del periodo di riferimento e delle persone che li hanno abitati, per una riflessione condivisa sul valore della memoria.

 

Alle ore 18.00, presso l’Istituto Italiano di Cultura di StoccolmaBruno Maida, docente di Storia contemporanea e Storia dell’Infanzia all’Università di Torino e la scrittrice svedese Lena Einhom discuteranno sulla situazione dei bambini durante la Shoah e sul ruolo svolto dall’Italia in quel momento storico. Raramente ci si è soffermati a riflettere su cosa abbiano significato quei tragici anni per i bambini. Sia per coloro cresciuti nell’educazione al razzismo e alla guerra, ma soprattutto per i bambini ebrei, allontanati da scuola, testimoni impotenti della progressiva emarginazione sociale e lavorativa dei genitori e in moltissimi casi della distruzione e dell’eliminazione fisica della propria famiglia.

 

 

Alle 18.30, nell'aula Avogadro del Dipartimento di Chimica (via Pietro Giuria, 7), è in programma lo spettacolo teatrale "Perché inverno vuol dire altro ancora" di Itaca Teatro. La piéce prende vita da "Se questo è un uomo" di Primo Levi, con l'interpretazione di Marco Alotto, la musica di Nicola Segatta al violoncello, e il sound design di Dj Gips.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Sabato, 25 Gennaio, 2025

Patrimonio culturale siriano, prospettive di tutela dopo la caduta di Assad

Oggi, mercoledì 22 gennaiodalle 18 alle 19.30 nell’aula Meeting Room al secondo piano del Campus Luigi Einaudi, si tiene l’incontro “A Dialogue on Syrian Cultural Heritage: Legal Perspectives & Collaborative Opportunities” (Un dialogo sul patrimonio culturale siriano: Prospettive giuridiche e opportunità di cooperazione). L’evento è organizzato dall'Università di Torino nell'ambito della Cattedra UNESCO in Economia della Cultura e del Patrimonio, dalla SIOI Piemonte e Valle d'Aosta e dal Master in Cultural Property Protection in Crisis Response, per discutere delle sfide che il patrimonio culturale siriano deve affrontare dopo la svolta storica dello scorso 8 dicembre, con la fine dell’era Assad.

 

L’incontro è inserito tra gli appuntamenti della Settimana della Cultura Siriana, che ha preso il via lunedì 20 gennaio per simboleggiare il nuovo corso delle relazioni diplomatiche, socio-economiche e culturali tra Damasco e Roma. L'obiettivo dell'iniziativa, organizzata dall’Heritage International Institute (HII) con decine di eventi al giorno su tutto il territorio nazionale, è quella di prendere parte alla ricostruzione della Siria partendo proprio della cultura, facendo rete tra realtà ed eccellenze accademiche, sociali e culturali, con il coinvolgimento di vari attori appartenenti all’università e alla società civile.

 

L’incontro di oggi si apre con un dialogo sul quadro normativo internazionale, sottolineando la protezione del patrimonio culturale in mezzo al conflitto e le principali iniziative di cooperazione volte a salvaguardare e valorizzare il patrimonio culturale siriano. La seconda parte dell'evento mette in luce le esperienze e le riflessioni di ex studenti della V edizione del Master Cultural Property Protection in Crisis Response (CPPCR), con contributi che mostrano l'attività svolta sul campo.

 

L’incontro ha anche l’obiettivo di lanciare il progetto degli Alumni del Master CPPCR, che costituiscono un prezioso network internazionale di collegamento sul tema della protezione del patrimonio culturale. L’evento si tiene in inglese in presenza (posti limitati) e online all’indirizzohttps://unito.webex.com/meet/alberto.oddenino

 

Intervengono:

Alberto Oddenino – Professore di Diritto Internazionale e Vicedirettore del Master “Cultural Property Protection in Crisis Response”, Università di Torino

Edoardo Greppi – Professore emerito di Diritto Internazionale, Università di Torino

Alessio Re – Segretario generale della Fondazione Santagata per l’Economia della Cultura

Ludovico Carofano – PhD, Scuola Superiore Sant’Anna, ex studente del Master CPPCR

Yara Amayri – Architetto siriano, esperta in tutela dei beni culturali, ex studentessa del Master CPPCR

Data di pubblicazione del comunicato: 
Mercoledì, 22 Gennaio, 2025

I primi custodi della memoria: in Rettorato una mostra dedicata alle sepolture preistoriche

Oggi, giovedì 16 gennaio, presso la sala Principe d’Acaia del Palazzo del Rettorato (via Verdi 8, Torino) apre la mostra I primi custodi della memoria. Le sepolture nel Paleolitico, un’affascinante esplorazione del rapporto tra l’uomo e la morte, dalle prime sepolture dell’Uomo di Neanderthal fino all’alba dell’agricoltura.

 

La mostra, presentata dall’Università di Torino, con il Sistema Museale di Ateneo e Unita in collaborazione con UniVerso e curata da Giacomo Giacobini, Cristina Cilli e Giancarla Malerba, accompagna il visitatore in un percorso che attraversa millenni analizzando i riti funerari, le evoluzioni sociali e le prime manifestazioni artistiche legate al culto dei morti attraverso una serie di calchi di sepolture preistoriche. 

 

Le pratiche funerarie ci offrono infatti l’opportunità per indagare gli elementi più profondi del pensiero umano dato che i riti della morte non corrispondono a necessità materiali ma a preoccupazioni di natura differente, che riguardano il destino di un individuo - o del suo cadavere - dopo la morte. Proprio per questo, essi rappresentano una tappa importante della storia sociale dell’umanità e forniscono elementi per conoscere la storia del defunto e del suo gruppo di appartenenza. 

 

Grazie alle sepolture paleolitiche - che hanno protetto i resti umani dalla distruzione da parte di agenti esterni – sono arrivati fino a noi scheletri completi o quasi di cui i calchi restituiscono lo stato nel momento stesso della scoperta. Un calco realizzato durante lo scavo non è infatti una semplice copia ma riproduce un contesto di rinvenimento che non esiste più e che, anche per questo, diventa testimonianza di straordinaria importanza. 

 

La collezione torinese di calchi di sepolture preistoriche - in parte realizzati a Torino e in parte ottenuti da altri laboratori - è la più importante a livello internazionale. Questa esposizione è anche il primo passo verso la realizzazione di un Museo dell’Evoluzione umana che avrà sede nel Palazzo degli Istituti Anatomici.

 

Tra i calchi esposti:

  • La sepoltura della Dama del Caviglione, rinvenuta ai Balzi Rossi, famosa per i suoi ornamenti funerari in ocra e conchiglie.
  • La sepoltura del Giovane Principe, scoperta nella Caverna delle Arene Candide, che con il suo ricco corredo rappresenta uno dei più straordinari esempi di sepolture paleolitiche europee.
  • La sepoltura doppia del Riparo del Romito, un toccante esempio di cura e inclusione, con un individuo affetto da nanismo protetto dalla comunità.

 

Il Sistema Museale di Ateneo, in collaborazione con il Liceo Classico Vittorio Alfieri, l'Associazione Nazionale Insegnanti di Scienze Naturali e il Museo Regionale di Scienze Naturali, organizza inoltre nella giornata del 29 gennaio, il convegno Evoluzione in corso con la partecipazione di Telmo Pievani, Giorgio Manzi e Beatrice Demarchi e il coordinamento di Silvia Rosa Brusin. Dopo una prima sessione dalle 9.30 alle 12.30 dedicata agli studenti del liceo, l’incontro proseguirà, dalle 14.30 alle 17.30, nell’Aula Magna di Anatomia dell’Università di Torino (corso Massimo D'Azeglio 52, Torino). L'iniziativa sarà trasmessa anche in streaming sul canale Youtube del Liceo Alfieri.

 

* Immagini e didascalie in cartella drive

 

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I primi custodi della memoria. Le sepolture nel Paleolitico
Università di Torino, Sala Principe d’Acaia
Palazzo del Rettorato, via Verdi 8/via Po 17
Dal 16 gennaio al 14 marzo 2025
Orario di apertura da lunedì a sabato ore 10-18
Ingresso gratuito

Data di pubblicazione del comunicato: 
Giovedì, 16 Gennaio, 2025

Un collettivo di ricerca italiano per una riflessione costruttiva sul tema della carne coltivata a supporto di un processo decisionale ragionato

Quello della carne coltivata è oggi un argomento polarizzante nel discorso politico mondiale. L'Italia è stato il primo Paese ad approvare una legge che vieta produzione e vendita di prodotti ottenuti tramite agricoltura cellulare: da qui l’urgenza, percepita dalle ricercatrici e dai ricercatori che studiano il tema, di impostare una riflessione che possa contribuire a guidare i decisori politici, e tutte le parti interessate, a intraprendere percorsi di valutazione ragionati, fondati su evidenza scientifica e caratterizzati da un approccio interdisciplinare.

 

Politecnico di TorinoUniversità di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e Università di Torino, insieme all’Università di Roma Tor Vergata, all’Università di Trento, a The Good Food Institute Europe e all’Istituto di scienze delle produzioni alimentari, si pongono in prima fila nell’affrontare una sfida ben precisa: promuovere un sostegno bipartisan alla ricerca scientifica, che permetta a questa di verificare se siano plausibili la sostenibilità e la praticabilità dell’agricoltura cellulare, per poi lasciare alle parti politiche le decisioni in materia di policy. È fondamentale sensibilizzare la coscienza collettiva sull’importanza di garantire ricerca libera e rispettata a priori, tenuta ben distinta dalle scelte regolamentari, necessarie ma attinenti a un dominio diverso in una democrazia che ha tra i propri valori il progresso della conoscenza.

 

Le ricercatrici e i ricercatori coinvolti nel progetto – 19 in tutto – hanno quindi elaborato dieci spunti confluiti in una nota critica revisionata tra pari pubblicata oggi su One Earth, la rivista dell’editore scientifico Cell Press che si occupa specificatamente di sostenibilità. Dal titolo “Cultivated meat beyond bans: Ten remarks from the Italian case toward a reasoned decision-making process” l’articolo – ad accesso libero e gratuito – vede nel ruolo di autori corrispondenti Michele Antonio Fino, professore di diritto all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, Alessandro Bertero, professore di biotecnologie all’Università di Torino, e Diana Massai, professoressa di bioingegneria al Politecnico di Torino. Hanno con loro partecipato alla stesura del testo esperti in biologia delle cellule staminali e dei muscoli, medicina rigenerativa e ingegneria dei tessuti, bioingegneria, ingegneria industriale, tecnologie e sicurezza alimentare, diritto comparato, filosofia etica, semiotica, psicologia e percezione del consumatore, nonché comunicazione scientifica.

 

L’attenzione delle ricercatrici e dei ricercatori si è concentrata in primo luogo sulla libertà della ricerca, necessaria all’innovazione. Come garanzia della libertà serve un uso corretto del linguaggio per riferirsi al tema: termini quali “coltivato” o “carne coltivata” – che riportano all'origine biologica delle cellule e al metodo di produzione – non sono equivalenti a “artificiale” o “carne sintetica”. Altrettanto fondamentale è la salvaguardia dell’integrità delle informazioni trasmesse, il discorso pubblico deve infatti diffidare di tutte quelle scorciatoie linguistico-concettuali usate per descrivere i prodotti dell'agricoltura cellulare e che rischiano di compromettere la capacità degli individui di formarsi una propria opinione sulla base dei dati.

 

L’agricoltura cellulare ha un potenziale importante, in un mondo che si trova oggi ad affrontare sfide alimentari e ambientali non più rimandabili, con la previsione di una crescita della popolazione che raggiungerà tra i 9 e gli 11 miliardi entro il 2050. Ed è pertanto irresponsabile minare la fiducia dei consumatori nella valutazione dei nuovi alimenti, mettendo in discussione le autorità competenti in materia, qual è l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA).

 

Nel testo si evidenzia quindi l’importanza di fornire consistente sostegno alla ricerca pubblica allo scopo di mitigare i rischi di iniquità associati ai brevetti privati e ai potenziali monopoli. Gli autori e le autrici si rivolgono ai decisori politici per richiedere una stabilità normativa che possa sostenere gli sforzi della ricerca e il potenziale trasferimento tecnologico in tema di nuovi alimenti. Non manca, infine, un riferimento alla libertà individuale nelle scelte alimentari: una volta appurata la sicurezza e approvata la produzione, la libertà di compiere scelte alimentari non deve essere infatti limitata da alcuna maggioranza ma lasciata al singolo.

 

"Negli ultimi anni, in diversi paesi è emersa una linea politica contraria alla carne coltivata non fondata sui risultati di una ricerca scientifica compiuta – commentano Alessandro BerteroMichele Antonio Fino e Diana Massai – La situazione creatasi in Italia, con la conseguente crisi di conoscenza acuita da decisioni politiche basate su informazioni come minimo incomplete, ha ispirato la nascita di un collettivo di ricerca fortemente interdisciplinare. La posizione che ne è scaturita è un appello argomentato a riportare il sapere scientifico e la ricerca al centro del dibattito su un tema cruciale com'è quello della agricoltura cellulare. In quanto settima economia mondiale, l'Italia ha la responsabilità di contribuire in modo attivo e consapevole al progresso della conoscenza, prima che venga svolta qualsiasi valutazione su tecnologie capaci di influire sul futuro alimentare globale”.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Venerdì, 20 Dicembre, 2024

Fondo Italiano per la Scienza: al Dipartimento di Fisica un doppio finanziamento per studiare i costituenti elementari della materia

Importante risultato nella ricerca per il Dipartimento di Fisica dell’Università di Torino, a cui vanno due dei cinque Starting Grant messi a bando dal Fondo Italiano per la Scienza (MUR), per il Settore – PE2 – Fundamental Costituents of Matter. L’obiettivo principale del Fondo è quello di promuovere lo sviluppo della ricerca fondamentale secondo le modalità consolidate a livello europeo sul modello dell’European Research Council (ERC). Questo prestigioso riconoscimento giunge grazie al lavoro della dottoressa Silvia Ferrario Ravasio, e del dottor Marco Meineri, che hanno ottenuto un finanziamento rispettivamente di 1.325.026,79 milioni di euro e 1.325.504,44 milioni di euro per i prossimi 3 anni.

 

La dott.ssa Ferrario Ravasio, attualmente al CERN,  riceve il contributo grazie al progetto “FLAME - Fixed-order and Logarithmic Accuracy in Monte Carlo Events". Il progetto è dedicato alla fisica delle particelle. Grazie agli acceleratori di particelle come il Large Hadron Collider (LHC), è possibile testare la nostra conoscenza a energie e precisioni molto elevate. Lo studio e la comprensione del bosone di Higgs, la particella che fornisce una spiegazione per l'origine della massa di tutte le altre particelle, rimane un pilastro della fisica del LHC, così come una precisa determinazione delle proprietà delle particelle elementari che compongono il Modello Standard, la teoria che racchiude l’attuale conoscenza delle interazioni fondamentali. 

 

L’obiettivo del progetto è aumentare l'accuratezza delle predizioni teoriche per processi chiave misurati al LHC, così da avere uno strumento interpretativo accurato e affidabile per tradurre l’enorme mole di dati misurati in conoscenza delle interazioni fondamentali tra particelle. L’LHC consente di esplorare le forze fondamentali che governano la natura. I generatori di eventi Monte Carlo (MC) sono lo strumento principale per stabilire la connessione quantitativa tra gli esperimenti di collisione e il Modello Standard, il quadro teorico che racchiude la nostra comprensione delle interazioni tra particelle fondamentali. L'obiettivo di FLAME è produrre le previsioni teoriche più precise per i processi di collisione all'interno di MC flessibili, per una migliore descrizione teorica di qualsiasi osservabile.

 

“Nei prossimi due decenni - dichiara Silvia Ferrario Ravasio - le misure di LHC raggiungeranno un'energia e una precisione senza precedenti, per svelare la natura del bosone di Higgs e trovare potenziali indizi di nuovi scenari fisici. FLAME fornirà la svolta urgentemente necessaria per sviluppare nuovi GPMC formalmente e praticamente accurati, in linea con i requisiti sperimentali dei futuri programmi di fisica dell’LHC e dei suoi successori”.

 

Questo obiettivo sarà raggiunto utilizzando la risommazione logaritmica per combinare GPMC, che ben modellano fisica a basse scale, con calcoli ad ordine fisso, solitamente atti a descrivere processi molto energetici. Il progetto FLAME rappresenta dunque una potente opportunità per spingere i confini della nostra conoscenza della fisica delle particelle e sfruttare tutto il potenziale della dinamica multi-scala negli esperimenti di collisione.

 

Il dottor Marco Meineri accede al finanziamento invece con il progetto "New frontiers for the bootstrap program: from entanglement to renormalization group flows", dedicato allo studio delle teorie di campo quantistiche fortemente interagenti. La teoria dei campi è il più sofisticato linguaggio a disposizione in fisica per descrivere le interazioni fondamentali. Sorprendentemente, sono descritti da teorie di campo anche fenomeni macroscopici in cui un enorme numero di costituenti elementari si comporta collettivamente, quali la magnetizzazione spontanea di un metallo, o la transizione dell'elio liquido verso lo stato superfluido. Il prezzo da pagare per un modello teorico così potente e flessibile è che spesso non è facile estrarre predizioni esplicite da esso. Se i costituenti elementari interagiscono tra loro con forze intense, i metodi di approssimazione a nostra disposizione diventano inefficaci. 

 

“Tuttavia - dichiara Marco Meineri - anche se non sappiamo calcolare la risposta esatta, qualche volta sappiamo escludere alcune risposte sbagliate. Infatti, i processi descritti dalle teorie di campo devono soddisfare condizioni di auto-consistenza, e verificarle è più semplice che fare predizioni esatte. A volte, i vincoli sono così stringenti da isolare una sola possibilità. Questo approccio viene chiamato "bootstrap". Finora, il bootstrap è stato applicato con grande successo alle cosiddette funzioni di correlazione, che descrivono la risposta di un sistema a piccole sollecitazioni”.

 

L'obiettivo del progetto di ricerca del dott. Meineri è quello di estendere questo paradigma a nuove osservabili, che dipendono dalle proprietà di intere regioni di spazio invece che di singoli punti. Il prototipo di queste osservabili è la quantità di entanglement tra due regioni diverse di spazio. L'entanglement è una proprietà fondamentale delle teorie quantistiche, e implica che il risultato di un esperimento in una certa regione sia influenzato da cosa avviene in una regione diversa, pur senza un'azione diretta. Maggiore l'entanglement, maggiore l'incertezza associata a una conoscenza imprecisa dello stato del sistema. Il calcolo della cosiddetta entropia dovuta all'entanglement è particolarmente arduo: Il bootstrap potrebbe consentire di determinarne limiti universali.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Venerdì, 20 Dicembre, 2024
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