Sanità: 10 proposte per implementare efficacemente il PNRR

Messe a punto da un gruppo di ricercatori di 6 atenei, le proposte saranno presentate e discusse il 28 maggio in un webinar aperto a tutti gli stakeholder del SSN. Interviene Domenico Mantoan, direttore generale AGENAS.

Dieci proposte operative e tre fattori abilitanti per mettere in pratica con successo la Missione Salute del PNRR e sostenere il SSN, duramente colpito dalla pandemia che ne ha messo in evidenza criticità e spazi di miglioramento. Questo, in sintesi, il lavoro di un gruppo di studiosi di economia, management e politiche sanitarie, appartenenti a sei università: Università Bocconi, Politecnico di Milano, Università Cattolica, Università di Torino, Università di Roma ‘’Tor Vergata’’ e Scuola Superiore Sant’Anna.

 

“Il PNRR è un documento di alta visione e di allocazione di importanti risorse di investimento per il SSN che devono garantire valore entro cinque anni. La partita attuativa”, sottolinea Francesco Longo dell’Università Bocconi, “è, quindi, appena iniziata e durerà cinque anni: un tempo breve in cui occorre definire la progettazione esecutiva per ogni misura, costruire pianificazioni regionali e attuare le politiche nelle singole aziende sanitarie locali”.

 

“Gli interventi sul SSN oltre a migliorarne l’efficacia e l’efficienza avranno un ruolo determinante nel diminuire le disuguaglianze di accesso al sistema salute”, spiega Giuseppe Costa, Università di Torino. “Il successo del PNRR si misurerà anche sul suo impatto sociale e non solo economico”.

 

Le dieci proposte verranno presentate e discusse il 28 maggio dalle ore 12 in un webinar organizzato dall’AIES, Associazione Italiana di Economia Sanitaria, aperto a tutti gli stakeholder del SSN. All’incontro interverrà Domenico Mantoan, direttore generale AGENAS (qui il link per registrarsi e partecipare https://zoom.us/j/95669697797#success).

 

“Abbiamo elaborato delle proposte attuative sulla governance e sul riparto dei fondi del PNRR”, spiega Federico Spandonaro dell’Università di Roma ‘’Tor Vergata’’, “sull'autonomia e i vincoli per le regioni e le loro aziende, sullo sviluppo dei fattori abilitanti e sulla progettazione organizzativa ed operativa delle diverse linee di intervento del PNRR”.

 

In particolare, il gruppo di ricerca ha individuato una serie di proposte operative che verranno presentate durante il webinar. “Attraverso una programmazione mirata e un monitoraggio continuo e puntuale degli outcome”, dice Americo Cicchetti, Università Cattolica, “dobbiamo essere in grado di realizzare l’indispensabile riforma sanitaria delineata dal PNRR”. 

 

Le dieci aree prioritarie di intervento identificate dal gruppo di ricerca sono:

  • rafforzare e infrastrutturare la Medicina Generale
  • potenziare la presa in carico delle cronicità
  • razionalizzare la rete ambulatoriale territoriale
  • garantire l’autosufficienza a domicilio in forma integrata con il sistema di welfare
  • uniformare le dotazioni delle strutture intermedie tra regioni 
  • pianificare e attuare un cambiamento di skill mix tra medici e professioni sanitarie
  • riformare il sistema di sanità pubblica adottando un approccio “one health” alla salute
  • promuovere la competenza clinica nella rete dei piccoli ospedali
  • rinnovare le infrastrutture dei grandi ospedali cambiandone logistica e aumentandone flessibilità e sostenibilità
  • modernizzare e rendere efficiente il parco tecnologico degli ospedali 

 

“Nel percorso di attuazione del PNRR sarà fondamentale il ruolo delle Regioni”, spiega Milena Vainieri, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, “un piano di investimenti di tale portata richiede un rafforzamento delle competenze regionali in tutte le fasi di vita dei progetti come ad esempio prevede il Next Generation EU per il supporto nel disegno e nell’implementazione delle riforme negli Stati membri”.

 

Il futuro del SSN dipende però anche dalla messa a terra di tre fattori strategici abilitanti: ricerca e innovazione, trasformazione digitale e capacity building. “Il successo non può però considerarsi scontato”, dice Cristina Masella del Politecnico di Milano, “richiedendo grande coesione di intenti, da perseguirsi con un forte impegno finalizzato a creare convergenze e collaborazione istituzionale: il nostro lavoro mira proprio a facilitare un confronto continuo tra tutte le parti”.

 

I componenti del gruppo di lavoro

 

Eugenio Anessi Pessina (Università Cattolica), Amelia Compagni (Università Bocconi), Giuseppe Costa (Università di Torino), Americo Cicchetti (Università Cattolica), Giovanni Fattore (Università Bocconi), Francesco Longo (Università Bocconi), Cristina Masella (Politecnico di Milano), Sabina Nuti (Scuola Superiore Sant’Anna), Federico Spandonaro (Università di Roma ‘’Tor Vergata’’), Daniela D’Angela (Università di Roma ‘’Tor Vergata’’), Barbara Polistena (Università di Roma ‘’Tor Vergata’’), Milena Vainieri (Scuola Superiore Sant’Anna), Federico Vola (Scuola Superiore Sant’Anna), Michela Bobini (Università Bocconi), Francesca Meda (Università Bocconi), Claudio Buongiorno Sottoriva (Università Bocconi).

Data di pubblicazione del comunicato: 
Venerdì, 28 Maggio, 2021

Manufacturing Leadership Award 2021: UniTo, CNH Industrial e RADA trionfano negli USA con il progetto DOLPHINS

Con l’aiuto di algoritmi sviluppati dal Dipartimento di Chimica dell’Università di Torino è ora possibile effettuare manutenzione predittiva in uno stabilimento IVECO (gruppo CNH Industrial) per la produzione di veicoli industriali e intervenire preventivamente per non fermare la produzione.

 

Mercoledì 19 maggio 2021 sono stati assegnati gli US Manufacturing Leadership Award 2021, i riconoscimenti della National Association of Manufacturers (NAM), la più grande associazione manifatturiera degli Stati Uniti. Tra i vincitori, nella categoria Artificial Intelligence and Data Analytics, c’è Il progetto Dolphins, sviluppato grazie alla collaborazione iniziata nel 2018 tra l’Università di Torino, la multinazionale del settore capital goods CNH Industrial e RADA, azienda di soluzioni informatiche di Rivoli. 

 

Dolphins è un software che utilizza l'apprendimento automatico (machine learning) e l'analisi dei big data ai fini della manutenzione predittiva reale all'interno del processo manifatturiero. L'obiettivo è anticipare quando il guasto dell'attrezzatura potrebbe verificarsi, consentendo così di intervenire senza arrestare la produzione. Il progetto Dolphins è una soluzione a basso costo di progettazione ora incorporata e funzionante presso lo stabilimento IVECO di Brescia, dove ha già generato un significativo risparmio di costi e di tempo, con conseguente aumento dei tempi di attività, una maggiore sicurezza dell'operatore e una maggiore produttività.

 

Utilizzando i big data preesistenti dello stabilimento, un'analisi multivariata dettagliata delle condizioni della linea di produzione è stata eseguita dal Dipartimento di Chimica dell'Università di Torino e i risultati vengono visualizzati su un cruscotto per l'operatore progettato da RADA. Dolphins fornisce ai tecnici della manutenzione informazioni in grado di prevedere, con diverse ore d’anticipo, qualsiasi potenziale problema che potrebbe causare un'interruzione della linea di produzione. Nello stabilimento di Brescia, Dolphins ha dimostrato di poter prevedere un guasto con un livello di affidabilità del 90% poche ore prima che l'evento si verifichi.

 

“Questo progetto rappresenta un bell’esempio di sinergica e produttiva collaborazione tra il nostro Ateneo, una piccola-media azienda del territorio ed una multinazionale. Partendo dalle conoscenze sviluppate nella nostra Università, siamo riusciti ad intercettare le esigenze del mondo produttivo e a trovare con loro, in breve tempo, una soluzione innovativa. Abbiamo l’obiettivo di estendere il progetto su lavori futuri, che potranno vedere coinvolti strumentazioni e impianti anche di altre imprese che desiderino evolvere verso l’ambizioso obiettivo dell’Industria 4.0” dichiara il Prof. Marcello Baricco, docente del Dipartimento di Chimica UniTo e partner del progetto.

 

“L’obiettivo principale del progetto riguarda la messa a punto di algoritmi di Machine Learning per prevedere il possibile verificarsi di guasti di componenti specifici utilizzati negli impianti produttivi, al fine di avvertire per tempo il manutentore, in modo che possa intervenire prontamente sui macchinari ed evitare un fermo della produzione” - dichiara il dott. Eugenio Alladio, ricercatore del Dipartimento di Chimica di UniTo e collaboratore del progetto - “Grazie a questo approccio di manutenzione predittiva, gli operatori in produzione sono in grado di sapere in anticipo, con un lasso di tempo variabile tra i 30 minuti e le 8 ore, dove intervenire sugli impianti grazie ad un software appositamente creato che raccoglie ed elabora i dati in tempo reale, evitando così fermi macchina e perdite di processo indesiderate”.

 

“Il software sviluppato presso la nostra azienda è stato progettato in collaborazione con CNH Industrial e UniTo al fine di risultare intuitivo e semplice da utilizzare da parte degli operatori in impianto” sostiene Renato Pagliari, socio fondatore dell’azienda di soluzioni informatiche RADA Snc di Rivoli, da oltre trent’anni fornitrice e partner di CNH Industrial. 

 

“Il nostro obiettivo”, conclude l’Ing. Paolo Foglio, system integrator di CNH Industrial, ideatore e responsabile del progetto DOLPHINS, “era dimostrare come la digital trasformation e tutto il suo corredo di tecnologie abilitanti siano immediatamente applicabili con ottimi risultati e budget ridotti. Magari anche su macchine da tempo presenti in reparto. Macchine che magari non sono di ultima generazione ma che di fatto custodiscono nelle elettroniche interne vere e proprie miniere di preziosi dati. E grazie alla collaborazione con i nostri partner siamo perfettamente riusciti a rendere disponibile, sia al sito produttivo IVECO di Brescia sia ai restanti stabilimenti CNH Industrial, un sistema low cost by design completamente ingegnerizzato e pronto all’uso, che abilita l’utilizzo efficace ed immediato in linea di produzione di tecnologie quali quelle sottese ai digital twin, alla modellizzazione statistica, alla real-predictive maintenance o il virtual sensoring”.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Giovedì, 20 Maggio, 2021

Musica InAttesa: i musicisti del Conservatorio al centro vaccinale dell'Università di Torino

Oggi, mercoledì 19 maggio, alle ore 11.30, nel cortile del Rettorato dell’Università di Torino (Via Verdi 8, Torino), si è tenuto il primo momento musicale di “Musica InAttesa”, il progetto a cura del Conservatorio Statale di Musica “Giuseppe Verdi” di Torino e Università di Torino, che prevede l’esecuzione dal vivo di concerti di musica classica con l’obiettivo di allietare i cittadini in attesa di ricevere la propria dose al Centro Vaccinale del Rettorato di UniTo. Sono intervenuti Stefano Geuna, Rettore dell’Università di Torino, Carlo Picco, Direttore Generale dell’ASL Città di Torino e Francesco Pennarola, Direttore del Conservatorio Statale di Musica Giuseppe Verdi di Torino.

 

L’iniziativa è nata con l’intento di diffondere emozione in un momento così significativo per i cittadini. Le note di studenti e studentesse delle Scuole di Musica d’insieme per archi della Prof.ssa Claudia Ravetto e del Prof. Manuel Zigante si faranno sentire nella giornata del 21 maggio con le musiche di Maurice Ravel e Robert Schumann. I concerti proseguiranno nei prossimi mesi con altre formazioni musicali.

 

“La musica è parte integrante della nostra esperienza di vita” dichiara Stefano Geuna, Rettore dell’Università di Torino. “Ci accompagna nei momenti più importanti e la vaccinazione anti Covid 19 è uno di questi. Dal vaccino e dalla sua diffusione, infatti, stanno ripartendo le nostre città e tutte le nostre attività sociali e relazionali. Siamo quindi particolarmente felici di questa collaborazione con il Conservatorio ‘Giuseppe Verdi’, che porta l’arte e la bellezza nel cuore dell’attività del nostro centro vaccinale nel cortile del Rettorato. Abbiamo così l’occasione di contaminare la più straordinaria scoperta della scienza contemporanea e il linguaggio artistico forse più emozionale, con l’ambizione di cementare un piacevole ricordo. Tutto questo nel luogo dove le persone attendono una delle esperienze più emozionanti del nostro tempo presente”.

 

"Ringrazio il Rettore e l'Università di Torino per l'alleanza che abbiamo instaurato nel fronteggiare la pandemia”, sottolinea Carlo Picco, Direttore Generale dell’ASL Città di Torino. “Questo Centro Vaccinale ne è una testimonianza e la musica che oggi ascoltiamo, insieme alle persone che sono in attesa del  vaccino, rappresenta un segnale di rinascita”.

 

“È capitato a tutti noi di associare la musica a momenti vissuti” aggiunge Francesco Pennarola, Direttore del Conservatorio Statale di Musica G. Verdi “rendendo il ricordo di questi momenti sempre vivido nelle nostre menti ma anche quella musica parte integrante del ricordo. Ci piace pensare che i giovani musicisti del Conservatorio di Torino contribuiscano a fissare nella memoria il giorno del vaccino di nostri concittadini, ma sono certo che anche per loro essere presenti e condividere un momento così importante con chi si accinge a fare un passo atteso da molto tempo sarà una vera emozione. Conservatorio e Università di Torino hanno già avviato da tempo diverse collaborazioni, questa però si distingue dalle altre perché non è didattica e formativa ma profondamente emozionale. Ci fa piacere essere uniti simbolicamente in una tappa così importante”.

 

PROGRAMMA 
 

Mercoledì 19 maggio 2021

Quartetto d’archi 

Pier Francesco GalliFrancesca Ripoldi - violini

Tessa Rippo - viola

Eleonora Puma - violoncello 

In programma musiche di Franz Schubert

Scuola di Musica d’insieme per archi di Claudia Ravetto

 

Quartetto d’archi

Simone De MatteisMelania Destefano - violini

Rebecca Scuderi - viola

Maria Sesia - violoncello

In programma musiche di Joseph Haydn e altre composizioni per archi 

Scuola di Musica d’insieme per archi di Claudia Ravetto

 

Venerdì 21 maggio 2021 

Quartetto d’archi

Raul RoaGaia Sereno - violini

Moises Pirela - viola

Andrea Jimenez - violoncello

In programma musiche di Maurice Ravel

Scuola di Musica d’insieme per archi di Manuel Zigante

 

Quartetto P. A. R. S.

Paolo CalcagnoRuben Galloro - violini

Martina Anselmo - viola

Simone Graziano - violoncello

In programma musiche di Robert Schumann

Scuola di Musica d’insieme per archi di Manuel Zigante

Data di pubblicazione del comunicato: 
Mercoledì, 19 Maggio, 2021

Quali piante piacciono ai ricercatori? Una recente pubblicazione su Nature Plants a cura di ricercatori di UniTo e Cnr ha rivelato che alcune caratteristiche morfologiche attirano di più l'attenzione degli studiosi

Una recente pubblicazione su Nature Plants ha rivelato che alcune caratteristiche morfologiche, come gli steli più alti e i fiori dai colori sgargianti, attirano di più l'attenzione dei ricercatori impegnati nello studio delle piante. Il lavoro è stato condotto dall’Istituto di ricerca sulle acque del Consiglio nazionale delle ricerche di Verbania (Cnr-Irsa) e dall’ Università di Torino in collaborazione con l’Università Federico II di Napoli, il Museo di scienze naturali di Berlino e la Curtin University in Australia e ha analizzato 113 specie delle Alpi sud-occidentali, menzionate in 280 pubblicazioni scientifiche negli ultimi 45 anni.

 

Uno studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale Nature Plants, e condotto da giovani ricercatori dell’Istituto di ricerca sulle acque del Consiglio nazionale delle ricerche di Verbania (Cnr-Irsa) e dell’Università Torino, in collaborazione con l’Università Federico II di Napoli, il Museo di scienze naturali di Berlino e la Curtin University in Australia ha rivelato che per gli scienziati “di campo” la scelta delle specie da studiare potrebbe essere influenzata da fattori estetici. Sul lungo periodo, questo potrebbe introdurre una distorsione negli sforzi di ricerca. Ma come quantificare questo bias? 

 

Le piante hanno giocato un ruolo significativo nell'evoluzione della scienza moderna e le loro proprietà continuano ad essere al centro di importanti ricerche. In questo studio abbiamo analizzato 280 articoli sottoposti a peer-review dedicati a 113 specie di piante tipiche delle Alpi sud-occidentali, pubblicati negli ultimi 45 anni. Abbiamo scoperto che alcune caratteristiche morfologiche, come gli steli più alti e i fiori dai colori ben visibili, siano tra i tratti che maggiormente attirano l'attenzione dei ricercatori, dichiara Martino Adamo, ricercatore del Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi dell’Università di Torino e primo autore dello studio.

 

Abbiamo osservato come le piante dai fiori blu sono molto più studiate rispetto a quelle con fiori scarsamente pigmentati (verdi o marroni). Anche l'altezza dello stelo, che in un certo senso è la capacità di una pianta di svettare tra le altre e quindi ‘farsi notare’ dall’osservatore, è un fattore di selezione importante. Al contrario, e forse paradossalmente, il rischio di estinzione delle specie e i loro tratti ecologici non influiscono sulla probabilità che una specie venga studiata”, aggiunge Stefano Mammola del Cnr-Irsa.

 

Si genera così un "bias estetico" negli sforzi della ricerca, sostengono gli autori. “Questo pregiudizio può avere impatti negativi in quanto può orientare gli sforzi di conservazione a favore delle piante più attraenti, indipendentemente dalla loro importanza ecologica per la salute dell'ecosistema generale”, osserva il ricercatore di UniTo Adamo. “Questi risultati hanno quindi implicazioni rilevanti per rendere più oggettiva la ricerca scientifica e, in senso ampio, per una più equa prioritizzazione delle specie da proteggere.

 

Lo studio intende fornire un’occasione di ragionamento. Il nostro lavoro non vuole essere una critica alla ricerca svolta dei colleghi, ma piuttosto uno spunto di riflessione”, conclude il ricercatore Cnr-Irsa Mammola. “Sebbene le scelte siano a volte guidate dalla comunicabilità del risultato scientifico è comunque importante riflettere sul nostro approccio alla conservazione e renderlo il più equo ed oggettivo possibile: anche un fiore marroncino contribuisce al corretto funzionamento dell’ecosistema, ed è quindi importante studiarlo e proteggerlo”.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Martedì, 11 Maggio, 2021

Svolta nella risposta immunitaria a batteri, parassiti e virus: identificata la molecola MIR-210

La ricerca, condotta da un team di scienziati dell’Università di Torino (MBC) e del VIB-KU Leuven, può aprire nuove strade nella gestione delle infezioni

Venerdì 7 maggio 2021, sulla rivista Science Advances, è stata pubblicata la ricerca Macrophage miR-210 induction and metabolic reprogramming in response to pathogen interaction boost life-threatening inflammation, condotta dal team del Prof. Massimiliano Mazzone (VIB-KU Leuven e Università di Torino) in collaborazione con la Prof.ssa Daniela Taverna (Università di Torino) e il Dr. Federico Virga (Università di Torino e VIB-KU Leuven). 

 

Lo studio ha analizzato i macrofagi, un tipo specifico di globuli bianchi che forma la prima linea di difesa contro gli agenti patogeni. In particolare, il team ha identificato la molecola miR-210 come un regolatore chiave della risposta infiammatoria dei macrofagi a batteri, parassiti e proteine virali. Più nel dettaglio i ricercatori hanno dimostrato che, durante la sepsi e nel corso di diverse infezioni, il miR-210 favorisce uno stato infiammatorio dannoso per l’organismo.

 

I macrofagi sono tra i principali attori nella lotta contro gli agenti patogeni come batteri, parassiti e virus. Da un lato, l'attivazione dei macrofagi è essenziale per avviare e coordinare la risposta immunitaria per proteggere l’individuo dall'attacco microbico. Dall'altro lato però, possono contribuire ad uno stato infiammatorio esacerbato portando al danneggiamento e alla disfunzione di diversi organi.

 

Nei laboratori del Prof. Massimiliano Mazzone e della Prof.ssa Daniela Taverna, il Dr. Federico Virga, mettendo a contatto macrofagi sia murini che umani con agenti patogeni, ha studiato il ruolo del miR-210. L'interazione tra macrofagi e agenti patogeni come batteri, parassiti e la proteina spike della SARS-CoV-2 induce l'espressione del miR-210 nei macrofagi, scatenando una risposta pro infiammatoria", ha dichiarato il Dr. Virga.

 

Oltre a queste nuove scoperte, il team ha studiato i monociti, cellule precursori dei macrofagi, isolati da pazienti settici. Questi monociti hanno mostrato livelli più elevati di miR-210 rispetto agli individui sani o ai pazienti con una malattia diversa come il cancro. In una collezione storica di campioni di plasma di pazienti settici, livelli più elevati di miR-210 circolanti sono stati correlati a una ridotta sopravvivenza. Anche se ulteriori studi prospettici sono necessari, questi risultati incoraggiano a indagare il miR-210 come biomarcatore nella sepsi.

 

Il potenziale traslazionale di questi risultati è stato sottolineato dal Prof. Massimiliano Mazzone"Più di 10 milioni di persone sono morte a causa della sepsi nel 2017. Nonostante l'alta mortalità e morbilità di questa sindrome, l'identificazione e il monitoraggio della sepsi rimangono impegnativi e le opzioni terapeutiche sono limitate. I nostri dati suggeriscono che gli approcci basati sul miR-210 potrebbero aprire nuove strade per una migliore gestione della sepsi".

 

La Prof.ssa Daniela Taverna ha aggiunto: Questo studio sottolinea ulteriormente la rilevanza della ricerca sull’RNA. Infatti, in questo lavoro, siamo riusciti ad evidenziare il ruolo di un piccolo RNA non codificante, il miR-210, nel controllo delle infezioni e il suo possibile collegamento con la clinica. In contemporanea, la pandemia da SARS-CoV-2 ha dimostrato come i vaccini a RNA, sviluppati peraltro molto rapidamente, siano altamente efficaci contro l’infezione. Sicuramente gli sforzi degli ultimi 20 anni, volti a capire meglio il ruolo delle diverse molecole di RNA presenti nelle nostre cellule, ci permetteranno di intervenire in maniera più mirata a livello clinico, in tempi rapidi”.

 

La ricerca è stata condotta grazie al finanziamento da parte di diversi enti e associazioni. Massimiliano Mazzone è stato supportato da un ERC Consolidator Grant, dal FlandersResearch Foundation e dal programma di ricerca e innovazione dell'Unione Europea Horizon 2020. Daniela Taverna è stata sostenuta da AIRCFondazione Cassa di Risparmio Torino e dal Ministero della Salute. Federico Virga ha usufruito di una borsa di dottorato in Medicina Molecolare presso l’Università di Torino.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Lunedì, 10 Maggio, 2021

Oltre 700 studenti di Medicina coinvolti nei tirocini del Centro di simulazione del Polo di Torino

Dall’inizio dell’anno, il Centro Simulazione Medica Avanzata (CSMA) della Scuola di Medicina, polo di Torino, dell’Università di Torino permette agli studenti tirocini professionalizzanti in presenzariuscendo a coinvolgere nel primo semestre 720 studenti. Dal primo marzo al 16 aprile 2021, 360 studenti del IV anno della Scuola di Medicina hanno potuto frequentare un tirocinio di Metodologia clinica, con l’obiettivo di acquisire abilità pratiche e comunicative nella semeiotica medica, che si occupa del rilievo e della valutazione dei sintomi diagnostici. E ora, dal 19 aprile, gli stessi stanno frequentando il tirocinio professionalizzante di Emergenze, che si concluderà il 27 maggio, e ha l’obiettivo di formare giovani medici in grado di salvare vite. Dal 31 maggio, toccherà, invece, a 360 studenti del III anno della Scuola di Medicina prendere parte ai tirocini di Metodologia clinica. 

 

Inaugurato nel giugno 2019, il CSMA si trova nella ex Palazzina di Odontoiatria nel cuore della Città della Salute - Molinette, in corso Dogliotti. È rivolto alle studentesse e agli studenti dei corsi di laurea in Medicina e Chirurgia e a quelli di Scienze Infermieristiche. Realizzato grazie al contributo della Compagnia San Paolo, è collocato in uno spazio di circa 200 metri quadrati ed è dotato dei più aggiornati high fidelity mannequin/models, dei più innovativi sistemi multimediali di videocamere ambientali e di sistemi audio per la simulazione medica di eccellenza e per l’esercizio di pratiche diagnostiche e terapeutiche in grado di rendere la simulazione sempre più realistica e vicina ai quotidiani scenari. 

 

Il responsabile del CSMA è il prof. Franco Veglio del Dipartimento di Scienze Mediche: “Un centro di simulazione medica è un luogo dove è possibile, come una palestra, imparare tutta la semeiotica fisica e tecnologica per quanto riguarda l’esame obiettivo del paziente. È dedicato alla preparazione degli studenti di medicina, delle scuole sanitarie e degli specializzandi. Qui si possono acquisire tutte le tecniche invasive e non invasive, su manichino, creando degli scenari realistici di malattie e patologie”.

 

Lo staff è coordinato dai dott.ri Grazia Papotti e Alberto Milan, internisti. Ogni giornata è dedicata a 12 studenti che lavorano divisi in gruppi. Viene utilizzata una modalità didattica blended (mista), la preparazione preliminare avviene, infatti, tramite appositi video didattici. Attraverso i simulatori, gli studenti apprendono, poi, facilmente e senza rischi le manovre finalizzate a permettere l’esecuzione di atti medici o chirurgici-infermieristici, secondo linee guida internazionali. La soddisfazione degli studenti registrata dai questionari è altissima, per il 66,9% ha ottenuto il voto massimo. Nel 2020, in piena pandemia, il CSMA ha garantito online tutti i tirocini agli studenti che dovevano laurearsi.

 

L’obiettivo per il prossimo futuro è quello di “crescere gli studenti, fin dal primo anno di corso, con esperienze regolari di tirocinio in simulazione presso il Centro, permettendo loro di acquisire ‘in crescendo’ le varie abilità cliniche, tecniche e non tecniche”.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Venerdì, 7 Maggio, 2021

L'Università di Torino e la città alla scoperta del Big Bang

Studiosi da tutto il mondo per il convegno internazionale “Narrazioni delle origini nelle culture del mondo e nelle arti”. In programma anche una mostra e uno spettacolo musicale

Dal 12 al 14 maggio 2021 sarà ospitato a Torino – con il patrocinio dell’Università di Torino e il sostegno del Dipartimento di Studi Umanistici, di Turismo Torino e Provincia e della Camera di commercio – il convegno internazionale della “European Society of Comparative Literature/ Société Européenne de Littérature Comparée ESCL/SELC” intitolato Narrazioni delle origini nelle culture del mondo e nelle arti. È organizzato e curato da Chiara Lombardi, docente di Letterature comparate all’Ateneo torinese, e da Cristiano Ragni, assegnista di ricerca all’Università di Genova.

 

L’evento sarà diffuso sul territorio e coinvolgerà oltre a UniTo, altri enti culturali torinesi come il Circolo dei Lettori e la Biblioteca Nazionale, dove il 20 maggio si aprirà la mostra Origini (un progetto interdisciplinare e inter artes), visitabile fino al primo luglio 2021.

 

Il convegno internazionale analizzerà le forme di rappresentazione che, nelle diverse culture del mondo e nelle arti della narrazione, hanno figurato le origini del cosmo, del mondo e dell’uomo. Dalla Bibbia ai miti dell’estremo Oriente, dal mondo greco alle estetiche del modernismo e del postmoderno. L’iniziativa avrà un’impostazione interdisciplinare per favorire lo scambio di saperi e il dialogo tra culture, nonché tra le letterature, le arti e le scienze. L’organizzazione ha coinvolto tutte le sezioni di ricerca del Dipartimento di Studi Umanistici e complessivamente sei Dipartimenti di Unito (Studi Umanistici; Filosofia; Studi Storici; Lingue; Scienze Mediche; Fisica). 

 

Vi parteciperanno studiosi da tutto il mondo, nelle sessioni plenarie e in ventiquattro sessioni parallele. Le conferenze plenarie affrontano il tema delle origini nelle letterature comparate (Piero Boitani, Roma “Sapienza” e Lincei; Maria Teresa Giaveri, Università degli Studi di Torino, Accademia delle Scienze), nell’astrofisica (Priyamvada Natarajan, Yale), nell’Indologia (Stefano Piano, Università degli Studi di Torino) e nella Filologia Romanza (Alessandro Vitale Brovarone, Università degli Studi di Torino), nella filosofia (Maurizio Ferraris, Università degli Studi di Torino, Labont) e nella medicina (Enrico Bertino, Scienze Mediche, Università degli Studi di Torino), nell’antropologia e nella Storia antica (Claude Calame, directeur d'études de l’École des Hautes études en Sciences Sociales, Parigi; Silvia Romani, Università degli Studi di Milano), nell’architettura (Sergio Page, Politecnico di Torino) e nelle arti visive (Lihi Turjeman, artista israeliana, con Francesca Staferza).   

 

A causa delle misure di contenimento dell’emergenza Covid-19, tutti i lavori saranno trasmessi online, in streaming su Unito Media, su virtual room webex, YouTube e Zoom/Facebook. Tutte le sessioni parallele e plenarie manterranno, però, la sede di trasmissione nelle aule della Cavallerizza Reale, del Rettorato, della Biblioteca Nazionale e del Circolo dei Lettori, alla presenza di uno o due docenti nei ruoli di moderatore e di direttore tecnico.

 

Tra le varie iniziative sul territorio segnaliamo:

 

-        Tavola rotonda al Circolo dei Lettori “Raccontare le origini: dal mito al Big Bang e oltre”, martedì 11 maggio dalle 16.30 alle 18.30; è l’evento di apertura del convegno e ospita interventi di Vincenzo Barone, Giulio Guidorizzi, Giorgio Ficara, Chiara Simonigh, Alberto Voltolini, in dialogo tra loro. Conduce Chiara Lombardi, con Giuliana Ferreccio, presidente del Centro “Le arti della modernità”.   

 

-        Mostra alla Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino (17 maggio – 1° luglio 2021) intitolata Origini. Un progetto interdisciplinare e inter artes. L’esposizione valorizza opere importanti del ricco patrimonio bibliotecario della sede torinese, pregiati testi a stampa e manoscritti, articolando il tema nei seguenti percorsi: Le origini nel mondo biblico e classico; Le origini nelle culture del mondo: miti, mitologemi e simboli dell'origine; Il corpo che si svela: l'origine del modello perfetto e l'origine del modello mostruoso; Le origini della scienza, delle lingue e delle letterature; Nuove origini e rinnovamenti tra utopia e politica. A cura di Alessandro Vitale Brovarone, Chiara Lombardi, Alessandra Mascia, Mattia Cravero, Michela Del Savio, Pierandrea Martina, Valentina Monateri, Marta Romagnoli, Cristiano Ragni. Con la collaborazione di Giovanni Saccani. 

 

-        Lo spettacolo musicale “Il delfino di legno”. Monologo mitologico con canzoni (Auditorium “Vivaldi” della Biblioteca Nazionale, 13 maggio, ore 17.30), ideato e scritto da Alberto Rizzuti, docente di Storia della civiltà musicale all’Università di Torino, e interpretato da Irene Zagrebelsky (Anfitrite), Carlo Pestelli (Arione), Ugo Macerata (Il Comandante). Figura sospesa fra storia e leggenda, Arione è un musicista che appartiene alla vasta categoria di smemorati di cui è pieno il mondo antico. Salvato da un delfino dopo un tuffo obbligato in mare, Arione compie un’omissione fatale; ma non meno fatali – si scoprirà attraverso il monologo della nereide Anfitrite e i racconti in musica del cantore di Metimna – sono le omissioni compiute dal tiranno megalomane Periandro e da una ciurma di marinai riottosi. Favorita dall’atteggiamento esemplare di un Comandante muto, l’emersione graduale delle diverse, scomode verità consente di placare la furia del dio del mare, di far trionfare un grande atleta e di restituire la pace a Corinto.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Venerdì, 7 Maggio, 2021

Studenti in carcere, i numeri. Domani 7 maggio seminario della conferenza nazionale universitaria dei poli penitenziari

L’Ateneo di Torino, tra i fondatori della Conferenza, primo in Italia ad aver costituito negli anni 90 un Polo Universitario in carcere

La Conferenza Nazionale Universitaria dei Poli Penitenziari (CNUPP) istituita dalla CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane), raggiunge quest’anno i 3 anni di vita e la conclusione del mandato del primo consiglio nazionale, presieduto dal Prof. Franco Prina, delegato per il Polo Universitario Penitenziario del Rettore dell’Università di Torino.

L’Università di Torino è tra i fondatori della Conferenza, essendo stato il primo Ateneo in Italia a costituire un Polo Universitario in carcere a partire dagli anni 90. 

 

Sono attualmente 60, tra detenuti e detenute, gli studenti iscritti a UniTo, non solamente nella Casa circondariale Lorusso e Cutugno, ma anche nella Casa di Reclusione Rodolfo Morandi di Saluzzo (14). Dei 60 iscritti, 11 stanno completando gli studi dopo aver lasciato il carcere e aver ottenuto misure alternative. Stanno seguendo corsi di studio triennali (52) e magistrali (8), afferenti ai dipartimenti di Culture, politica e società (36), Giurisprudenza (18), Matematica, Psicologia, DAMS. Nell’ultimo anno si sono laureati 5 studenti.

 

A livello nazionale, nell’anno accademico in corso, sono 1.034 gli studenti detenuti iscritti, dei quali 109 (10,5%) si trovano in regime di esecuzione penale esterna, 549 (53,1%) scontano una pena in carcere in circuiti di media sicurezza, 355 (34,3%) in alta sicurezza, e 21 (2,1%) in regime 41bis. Le studentesse sono 64, quindi il 6,2% del totale degli studenti. 

Nel primo triennio di vita della CNUPP gli atenei aderenti con studenti attivi sono passati da 27 nel 2018-19 a 32 nel 2020-21 (incremento del +18,5%); gli Istituti Penitenziari in cui operano i Poli Universitari Penitenziari da 70 a 82 (incremento +17,1%); il numero di studenti iscritti da 796 a 1034 (incremento +29,9%). Tra questi dati spicca il notevole incremento della componente femminile, che passa da appena 28 studentesse nel 2018-19 a 64 nel 2020-21, quindi un incremento del +128,6%. Sono impegnati oggi 196 dipartimenti universitari, che corrispondono al 37% dei dipartimenti presenti nei 32 atenei coinvolti. 896 sono gli studenti iscritti a corsi di laurea triennale (87%), mentre 137 frequentano corsi di laurea magistrale (13%). Le aree disciplinari più frequentate dagli studenti in regime di detenzione sono quella politico-sociale (25,4%) seguita dall’area artistico-letteraria (18,6%), area giuridica (15,1%), area agronomico-ambientale (13,7%), area psico-pedagogica (7,4%), area storico-filosofica (7,3%), area economica (6,5%) e altre aree (6%).

 

In occasione della conclusione del primo triennio di vita dalla Conferenza Nazionale Universitaria dei Poli Penitenziari venerdì 7 maggio alle ore 15 si terrà un seminario dal titolo “IL DIRITTO AGLI STUDI UNIVERSITARI IN CARCERE: TRE ANNI DI ESPERIENZA DELLA CNUPP E PROSPETTIVE”, in cui i temi oggetto del lavoro degli Atenei aderenti alla Conferenza saranno affrontati sotto diversi punti di vista e con le voci più autorevoli del panorama nazionale (tra cui la Vice-Rettrice dell’Università di Torino, la Prof.ssa Laura Scomparin).

 

Obiettivi della CNUPP nel prossimo futuro sono quelli di migliorare la qualità della formazione delle persone detenute impegnate in percorsi di studio universitario anche attraverso modelli didattici innovativi (è in corso una prima sperimentazione per adottare strumenti per la didattica a distanza anche oltre la pandemia), di migliorare le performances degli studenti (diminuzione degli abbandoni, incremento degli esami sostenuti e dei laureati), di lavorare al raccordo tra istruzione secondaria superiore all’interno degli Istituti e Università. 

 

Impegni sono inoltre previsti sul fronte della formazione del personale dell’Amministrazione Penitenziaria (polizia penitenziaria e operatori dell’area trattamentale), nonché sullo sviluppo di attività di ricerca sulle problematiche carcerarie. 

Percorsi sinergici con l’Amministrazione Penitenziaria possono consentire di trasformare la detenzione da un tempo “sospeso” ad un periodo fecondo, in cui il cittadino condannato possa intraprendere, se lo desidera, percorsi formativi anche di alto livello che gli consentano di investire sul proprio capitale umano, strumento indispensabile per ridurre i rischi di recidiva, con benefici non solo per il singolo ma per tutta la società italiana.

La presenza delle Università nei luoghi di detenzione ha, in questo senso, una profonda valenza culturale per il Paese e per la più ampia discussione sul significato che possono avere la pena e l’esecuzione penale.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Giovedì, 6 Maggio, 2021

Regime e dissenso 1931 - I Professori che rifiutarono il giuramento fascista

Mercoledì 5 e giovedì 6 maggio 2021, in diretta streaming sul canale YouTube della Fondazione Luigi Einaudi, si tiene il convegno “Regime e Dissenso. 1931. I Professori che rifiutarono il giuramento fascista”. Parallelamente all’evento, organizzato dal Centro di Studi per la Storia dell’Università di Torino,in collaborazione con il Sistema Museale di Ateneo e l'Archivio Storico dell’Università di Torino (ASUT), è allestita la mostra virtuale “Per incompatibilità con le generali direttive politiche del Governo". L'Università italiana di fronte al giuramento del 1931, a cura di Paola Novaria. Numerose sono le Università che hanno dato il loro patrocinio e gli enti che hanno aderito all’iniziativa (vedi Locandina e Programma).

 

Il convegno si tiene in occasione del 90° anno del giuramento richiesto dal Regime fascista con la legge 1227 dell’8 ottobre 1931 ai docenti in cattedra nelle università italiane: «Giuro di essere fedele al Re, ai suoi Reali successori e al Regime Fascista, di osservare lealmente lo Statuto e le altre leggi dello Stato, di esercitare l'ufficio di insegnante ed adempiere tutti i doveri accademici col proposito di formare cittadini operosi, probi e devoti alla patria e al Regime Fascista. Giuro che non appartengo né apparterrò ad associazioni o partiti la cui attività non si concilii con i doveri del mio ufficio».

 

Dei 13 dissidenti, dieci ebbero relazioni e ruoli importanti nell’Ateneo torinese: il giurista Francesco Ruffini(1863-1934), già rettore e senatore, lo storico dell'arte Lionello Venturi (1885-1961) noto a livello internazionale, l’antropologo  Mario Carrara (1866-1937) della Scuola di Cesare Lombroso, il matematico, senatore, e presidente del CNR  Vito Volterra (1860-1940) che per sette anni tenne la cattedra a Torino di meccanica razionale, l'orientalista Giorgio Levi Della Vida (1886-1967) docente di lingue semitiche nel 1916-18, che si trasferì poi a Roma alla Sapienza, lo storico Gaetano De Sanctis (1870-1957) sulla cattedra torinese dal 1900 al 1929, il filosofo Piero Martinetti (1872-1943) che si laureò a Torino e insegnò a Milano, il giurista Edoardo Ruffini Avondo (1901-1983), anch’egli laureato a Torino, che teneva la cattedra a Perugia, il chimico Giorgio Errera (1860-1933), che iniziò la sua carriera con la laurea e la libera docenza a Torino, e all’epoca insegnava a Pavia. Insieme a loro si opposero i colleghi Fabio Luzzatto (1870-1954) giurista dell’Ateneo di Macerata, Ernesto Buonaiuti (1881-1946) storico del cristianesimo a Roma, il chirurgo Bartolo Nigrisoli (1858-1948) dell’università di Bologna e l’economista Antonio De Viti De Marco (1858-1943)dell’università di Roma La Sapienza, grande amico di Luigi Einaudi. Anche Leone Ginzburg (1909-1944), appena nominato libero docente a Torino, rifiutò nel 1933 il giuramento.

 

«Lo scopo del convegno  - dichiara la Prof.ssa Clara Silvia Roero, Presidente del Centro di Studi per la Storia dell’Università di Torino - non è solo quello di ricordare i professori dissidenti che rifiutando di giurare fedeltà al Regime furono allontanati dall’insegnamento, con gravi conseguenze sulla loro vita e sull’attività scientifica, ma anche il contesto precedente e successivo a quell’evento; coloro che prima del 1931 espatriarono come Gaetano Salvemini, il suo allievo Federico Chabod, Francesco Saverio Nitti, e vari altri, o quelli che furono arrestati e trascorsero anni in carcere per l’appartenenza al gruppo di Giustizia e Libertà, come il chimico Michele Giua, e infine le reti di amicizie e solidarietà che si formarono con l’aiuto di allievi e studenti, e proseguirono fino alla lotta per la liberazione».

 

Oltre a quelli citati all’inizio, gli Enti e le Università che hanno aderito e dato il loro patrocinio al convegno, sono: l'Archivio di Stato di Torino, il Centro Interuniversitario per la Storia delle Università Italiane, il Centro per la Storia dell'Università di Pavia, il Dipartimento di Filosofia "Piero Martinetti" dell'Università degli Studi di Milano, la Fondazione Casa e Archivio Piero Martinetti di Spineto Castellamonte, la Fondazione Piero Martinetti di Torino, la Fondazione Luigi Einaudi di Torino, l'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia Comitato provinciale di Torino. Si ricorda infine che la città di Torino ha intitolato alcuni parchi alla memoria di Francesco Ruffini, Mario Carrara e Lionello Venturi (la celebrazione di quest’ultimo avverrà fra pochi mesi).

Data di pubblicazione del comunicato: 
Martedì, 4 Maggio, 2021

Andrea Silvestri Direttore Generale dell'Università di Torino

Il Consiglio di Amministrazione dell’Ateneo nella seduta di oggi, martedì 27 aprile, ha assegnato l’incarico di Direttore Generale dell’Università degli Studi di Torino all’Ing. Andrea Silvestri. Il nuovo Direttore, che succede alla Dott.ssa Loredana Segreto, avrà mandato di 3 anni ed entrerà in carica dal 1 settembre 2021.

 

“Con l’incarico all’Ing. Silvestri” dichiara il Rettore Stefano Geuna “prosegue l’impegno dell’Ateneo per il raggiungimento degli obiettivi di innovazione a fondamento del mio mandato. Le sue esperienze professionali, unite alla profonda conoscenza del contesto istituzionale e territoriale, consentiranno di affrontare al meglio la gestione amministrativa e organizzativa dell’Ateneo e le sfide di un’Università che fa della rete con il tessuto socio-economico e culturale uno strumento primario di sviluppo e di valorizzazione del proprio ruolo. Al contempo, la sua esperienza internazionale permetterà di dare un adeguato supporto per il raggiungimento di un ruolo di primo piano nel panorama sovranazionale della didattica, della ricerca e della terza missione.

 

Alla Dott.ssa Segreto, che ha ricoperto il ruolo di Direttrice Generale con grandissima professionalità e competenza, va il mio personale ringraziamento per il prezioso lavoro svolto in questi anni e per aver contribuito ai successi della nostra Università.

 

Manager con 25 anni di esperienza nei settori della promozione dello sviluppo locale e della filantropia, in contesti nazionali e internazionali, Andrea Silvestri si è laureato in Ingegneria Gestionale al Politecnico di Torino nel 1995.

 

Direttore Generale di Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, membro del Supervisory Board di European Cultural Foundation, membro della governance di EFC – Associazione Europea delle Fondazioni, l’Ing. Silvestri ha alle spalle un’esperienza nella consulenza aziendale ed è stato, tra l’altro, Responsabile della Centrale Operativa dei Giochi Olimpici Invernali di Torino 2006.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Mercoledì, 28 Aprile, 2021
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