La didattica a distanza durante l'emergenza Covid-19, Torino e le Università italiane a confronto

Oggi, martedì 10 novembre ore 10.30 in diretta streaming alla presenza del Ministro dell'Università e della Ricerca Gaetano Manfredi è stata presentata la ricerca “La didattica a distanza durante l'emergenza COVID-19. Torino e le Università italiane a confronto”. Si tratta di un'indagine nazionale, promossa dal Centro “Luigi Bobbio” del Dipartimento di Culture, Politica e Società dell'Università di Torino, in collaborazione con UNIRES, il centro interuniversitario di ricerca sui sistemi di istruzione superiore.

 

Nei mesi di giugno e luglio 2020, un ampio campione di 3.398 professori e ricercatori delle università statali italiane e di 986 dell’Università di Torino, hanno risposto a un articolato questionario online, coordinato dai Proff. Francesco Ramella e Franca Roncarolo, che a partire dal caso dell’Università di Torino e con un focus sulla situazione nazionale, ha permesso di riflettere sull'uso delle tecnologie digitali e sui modelli di governance attuati dagli atenei italiani dopo l'8 marzo 2020.  

 

All'incontro sono intervenuti il Rettore Stefano Geuna, in dialogo con il Ministro Gaetano Manfredi, la Vice-Rettrice per la didattica dell’Università di Torino Barbara Bruschi, i coordinatori della ricerca, Francesco Ramella Franca Roncarolo Roberto Cavallo Perin che con Michele Rostan, hanno discusso e commentato la ricerca.

 

La ricerca ha messo in evidenza la buona capacità reattiva all'emergenza delle Università italiane. Il 72% dei docenti intervistati, infatti, è riuscito ad attivare la didattica a distanza entro il 13 marzo. Ottima è stata la risposta degli studenti. Il numero dei frequentanti non è diminuito, anzi nel 22% dei casi è aumentato. Nel complesso l’80% degli universitari ha valutato positivamente il modo in cui i loro Atenei e Dipartimenti hanno affrontato l'emergenza, assicurando la continuità della didattica, con poche variazioni tra le Università del Nord, del Centro e del Sud del Paese e tra i grandi Atenei e quelli piccoli. 

Le risposte hanno messo in luce anche le difficoltà legate agli aspetti stressanti dell’emergenza. La maggior parte di chi ha svolto ruoli di coordinamento a livello di Ateneo, di Dipartimento o di Corso di studio è stata molto impegnata in riunioni organizzative, nel coordinamento dei docenti e nella comunicazione con gli studenti. Altrettanto impegnativo è stato allestire le aule virtuali. Per il 70% dei docenti infatti il tempo necessario per preparare una lezione a distanza è aumentato.

 

Lo scenario che emerge dalle interviste condotte all'Università di Torino non è molto distante da quello nazionale.  Tra gli accademici torinesi, tuttavia, si osserva da un lato una forte attenzione per gli aspetti didattici delle lezioni online, dall'altro una maggiore apertura e disponibilità al cambiamento delle modalità d’insegnamento.  Infatti, una percentuale di docenti superiore alla media nazionale dichiara di aver vissuto le esperienze fatte con la didattica a distanza come un arricchimento professionale e di aver maturato l'esigenza di una formazione mirata sui metodi e sulle tecniche di insegnamento, sia in presenza sia a distanza. Affiora anche una visione più positiva delle potenzialità delle nuove piattaforme tecnologiche e una maggiore disponibilità a sperimentare forme di didattica mista (il 58% contro il 54% nazionale), integrando le lezioni in presenza con delle attività formative online.

 

Le esperienze hanno insegnato alcune semplici lezioni che possono ispirare una politica “evidence-based” per l’innovazione didattica all’Università

 

Sappiamo bene che la didattica universitaria vive soprattutto nel confronto diretto tra le persone. L'aula è un momento insostituibile dell’insegnamento. - dichiara il Rettore Stefano Geuna Tuttavia l’emergenza pandemica ci ha mostrato come l'uso delle nuove tecnologie ha permesso di consolidare molte “buone pratiche” di innovazione didattica già presenti nei nostri programmi di formazione. Le competenze nel campo della DAD, che UniTo ha sviluppato tra i primi Atenei italiani, hanno arricchito e completato la didattica, agevolando forme interattive e collaborative di apprendimento. Per valorizzare il potenziale della DAD, che non sostituisce ma integra in modo importante la didattica universitaria, abbiamo bisogno di un piano nazionale per il digitale che preveda un adeguato programma di investimenti sulle dotazioni infrastrutturali delle università, ma anche una specifica attenzione dedicata alla formazione didattica dei docenti”.

 

"L'università ha risposto bene a questa emergenza, la più grande dopo la Seconda guerra mondiale” ha dichiarato il Ministro Manfredi “Durante il lockdown, lo straordinario impegno dei docenti e l'eccellente risposta degli studenti hanno permesso di passare con rapidità alla didattica a distanza con numeri, in termini di esami sostenuti e lauree conseguite, in linea con quanto accadeva precedentemente. Sta funzionando anche la didattica mista: le università si sono organizzate per garantire la sicurezza in aula e un'offerta didattica modulata tra presenza e distanza che ha consentito la libera scelta agli studenti. Come ministero abbiamo preferito non adottare una linea dirigista, ma dare linee di indirizzo chiare rafforzando il principio di autonomia degli atenei: questo decentramento coordinato ha funzionato. 

La pandemia ha riportato la didattica al centro del dibattito accademico: non dobbiamo perdere l'occasione di una sua trasformazione strutturale, considerando che ormai abbiamo tanti studenti nativi digitali. La classica lezione frontale, poco interattiva, che utilizza scarsamente le tecnologie rappresenta una modalità non più attuale. Su questo bisogna lavorare a livello nazionale, con finanziamenti e strategie condivise. Ad esempio partendo dal presupposto che l'uso delle tecnologie digitali può aumentare l'inclusività: degli studenti lavoratori, di chi vive in zone decentrate, di chi ha delle disabilità, di tutti coloro che, in una società in continua evoluzione, avranno sempre più bisogno di formazione. Le università devono saper raccogliere anche questa sfida".

 

In allegato le schede stampa della ricerca

 

Scarica il rapporto completo --> https://www.dcps.unito.it/do/documenti.pl/Show?_id=gfk5 

Data di pubblicazione del comunicato: 
Martedì, 10 Novembre, 2020

Ruolo centrale per la glutammina nella rigenerazione del muscolo e nell'inibizione delle metastasi tumorali

Due recenti ricerche internazionali guidate dal Prof. Massimiliano Mazzone, docente straordinario al Dipartimento di Biotecnologie Molecolari e Scienze per la Salute di UniTo e afferente al VIB-KU Leuven Center for Cancer Biology, rivelano l’importanza della glutammina nella risposta infiammatoria in seguito a tumore o a danno degenerativo tissutale.

 

Sono due i lavori pubblicati su prestigiose riviste scientifiche internazionali, Nature il 28 ottobre e EMBO Molecular Medicine il 28 agosto, guidati dal Prof. Mazzone che con il suo team di ricerca ha dimostrato come il metabolismo della glutammina con la sua capacità di influire sulla rigenerazione delle fibre muscolari e sull’inibizione delle metastasi tumorali apre nuove prospettive per la cura dell’invecchiamento muscolare

 

In particolare Mazzone e il suo team, nel lavoro pubblicato su Nature (“Macrophage-derived glutamine boosts satellite cells and muscle regeneration”), dimostrano un dialogo metabolico tra un tipo di cellule infiammatorie, chiamate macrofagi, e cellule staminali muscolari, chiamate satelliti, che, se potenziato con un inibitore dell'enzima GLUD1, favorisce il rilascio di glutammina. In questo modo l’aminoacido migliora la rigenerazione muscolare stimolando la proliferazione e il differenziamento delle cellule staminali, e quindi aumentando le prestazioni fisiche in modelli sperimentali di degenerazione muscolare come traumi, ischemia ed invecchiamento.

I ricercatori hanno osservato che, in seguito a danni muscolari degenerativi, tra i quali l'invecchiamento, i normali livelli di glutammina nel muscolo diminuiscono in conseguenza della morte del tessuto muscolare. La ri-stabilizzazione dei livelli originali di glutammina stimola la rigenerazione delle fibre muscolari.

La glutammina assume quindi il ruolo di molecola sensore, garante dell’integrità tissutale, per cui i suoi livelli all’interno del tessuto muscolare controllano un programma rigenerativo. Inoltre, lo studio suggerisce l’enzima GLUD1 come bersaglio terapeutico per promuovere la rigenerazione muscolare dopo lesioni acute come traumi o ischemie, oppure in condizioni degenerative croniche come appunto l'invecchiamento.

 

Lo studio, oltre al suo potenziale traslazionale, fornisce spunti chiave in diversi ambiti medico-scientifici tra cui il metabolismo del sistema immunitario, la biologia delle cellule staminali, e la fisiologia del muscolo.

 

Gli studi sulla glutammina hanno portato Mazzone e i suoi a fornire un importante contributo anche per la ricerca sul cancro. Il lavoro pubblicato sulla rivista EMBO Molecular Medicine (“Glufosinate constrains synchronous and metachronous metastasis by promoting anti‐tumor macrophages) analizza la glutammina sintetasi (GS), cioè l’enzima che genera glutammina dal glutammato, come il crocevia che controlla il rilascio di mediatori infiammatori. L’inibizione farmacologica della GS nei macrofagi blocca le metastasi aumentando l’immunità anti-tumorali.

Su questa base è stato valutato il potenziale farmacologico di derivati del glufosinato, comunemente usato come erbicida, nel ruolo di inibitori specifici della glutammina sintetasi nella lotta alle metastasi. I ricercatori hanno scoperto che il glufosinato ricabla i macrofagi sia nel tumore primario che nella sede metastatica, contrastando l'immunosoppressione e la formazione di nuovi vasi tumorali. Questo effetto è stato osservato in modelli sperimentali murini in condizioni di malattia primaria e metastatica o dopo rimozione del tumore primaria nel trattamento di ricaduta metastaticaIl trattamento con glufosinato è stato ben tollerato, senza tossicità epatica o cerebrale, né difetti ematopoietici.

Questi risultati, in conclusione, identificano il bersagliamento farmacologico della glutammina sintetasi come prospettiva utile per ricablare le funzioni dei macrofagi. Un potenziale straordinario per il trattamento delle metastasi tumorali.

“Questi due studi offrono conoscenza biologica sia nel campo della rigenerazione tissutale che della progressione tumorale” spiega il Prof. Mazzone “ma identificano già in questa fase due molecole sulle quali lavorare per creare nuovi farmaci. Le ricerche sono il frutto di un lavoro intenso condotto in Italia, tra le Università di Torino, ed in particolare il Centro per le Biotecnologie Molocolari (MBC) e l’Università di Bari, e in Belgio, all’Università di Lovanio e al VIB. Questo lavoro non si sarebbe potuto realizzare senza il contributo essenziale del Dottor Berardi, la Dottoressa Min Shang, il Dottor Menga, ricercatori in Belgio e a Torino, e la Professoressa Castegna, docente presso l’Università di Bari”.

 

La Professoressa Fiorella Altruda, direttrice del Centro per le Biotecnologie Molecolari aggiunge con orgoglio: “Siamo contenti di avere riportato un anno e mezzo fa il Professor Mazzone alla sede che lo ha formato 15 anni fa. In poco tempo dalla sua nomina a Professore Ordinario Straordinario, Massimiliano si è ben collocato all’interno del Centro, sviluppando nuove linee di ricerca ed iniziando moltissime collaborazioni con altri gruppi di ricerca nel Centro ma anche a livello nazionale ed internazionale”.  

 

Il Professor Mazzone si è laureato con il massimo dei voti in Bioteconologie Mediche nel 2002 e ha conseguito il Dottorato di Ricerca nel Febbraio del 2007 presso Istituto per la Ricerca e la Cura del Cancro, sempre all’Università di Torino. Trasferitosi per i suoi studi specialistici all’Università di Lovanio nell’Ottobre del 2006, dal 2009 Mazzone dirige il Laboratorio di Infiammazione ed Angiogenesi presso l’Istituto fiammingo per le Biotecnologie VIB e dal 2016 è Professore Ordinario presso l’Università Cattolica di Lovanio. Dal 2019 Mazzone è Professore Straordinario all’Università di Torino dove dirige un secondo gruppo di ricerca presso il Centro per le Biotecnologie Molecolari. Mazzone è autore di 126 lavori in riviste mediche prestigiose che hanno già ricevute, in totale, oltre 10000 citazioni. Il Professore ad oggi è stato invitato più di 150 volte a dare interventi scientifici in tutto il mondo, presiede ad importanti commissioni di valutazione della ricerca accademica ed industriale, ed ha organizzato lui stesso diverse conferenze di importanza mondiale. Ha ricevuto più di 15 premi di prestigio nazionale ed internazionale, tra cui 3 consecutivi riconoscimenti dal Consiglio Europeo della Ricerca. Il Professor Mazzone ha contribuito all’insegnamento in diversi corsi di laurea e di Dottorato, e fino ad oggi ha contribuito alla crescita scientifica di 50 tesisti in Medicina, Farmacia, Biologia e Biotecnologie, 16 ricercatori afferenti a diversi Dottorati di Ricerca, e 14 ricercatori post-Dottorato, tutti insieme provenienti da 20 diverse nazioni. Nel 2017 ha co-fondato una prima industria farmaceutica (Oncurious) e due anni dopo, una seconda industria chiamata Montis Biosciences, e detiene 15 brevetti. Negli ultimi 5 anni, Mazzone ha co-sviluppato due farmaci anti-tumorali che hanno visto la fase sperimentale clinica in collaborazione con due altre aziende farmaceutiche, ed ha maturato l’idea per un kit diagnostico per il cancro al colon. La ricerca del suo team si focalizza da sempre sull’infiammazione in particolare nel tumore ma anche in altre condizioni patologiche come rigenerazione ed infezioni, ponendo la carenza di ossigeno (meglio conosciuta come ipossia) e il metabolismo al centro delle sue scoperte. Recentemente, il focus della sua ricerca si è centralizzato sui meccanismi di resistenza all’immunoterapia dei tumori. Mazzone ha contribuito in maniera fondamentale in questi settori della biologia ed è riconosciuto come un leader mondiale emergente nei campi dell’infiammazione e della regolazione del microambiente tumorale.

 

CONTATTI

Massimiliano Mazzone

 

Molecular Biotechnology Center (MBC), University of Torino

Via Nizza, 52

10126, Torino, Italy

massimiliano.mazzone@unito.it

+390116706422

 

VIB-KU Leuven Center for Cancer Biology

Herestraat 49

Campus Gasthuisberg, O&N 4, 9e verd, bus 912

3000 Leuven, Belgium

massimiliano.mazzone@kuleuven.vib.be

+32485404904

@MazzoneLab

Data di pubblicazione del comunicato: 
Lunedì, 9 Novembre, 2020

Fondazione Roche premia due giovani ricercatrici dell'Università di Torino come migliori progetti di ricerca indipendente

Torino, 5 novembre 2020 – Sostenere la ricerca indipendente finanziando i progetti di giovani scienziati under 40 che operano all’interno di strutture pubbliche e IRCSS è l’obiettivo del Bando “Fondazione Roche per la Ricerca Indipendente”, promosso da Fondazione Roche e giunto ormai alla sua quinta edizione. Altro obiettivo primario, a testimonianza dell’impegno annunciato con il programma “La Roche che vorrei” che mira a garantire la massima trasparenza nell’interazione e nella collaborazione con la classe medica, le strutture ospedaliere e gli enti di ricerca, è quello di garantire imparzialità e terzietà nel processo di valutazione e selezione dei progetti. Per questo motivo Fondazione Roche affida tale processo al prestigioso partner internazionale Springer Nature, leader nel mondo della ricerca e dell’educazione scientifica.

 

Nell’ambito delle malattie respiratorie e del rapporto medico-paziente, Fondazione Roche ha premiato oggi i progetti di Alessandra Ghigo e Sara Carletto, entrambe ricercatrici dell’Università di Torino.

 

Il progetto presentato da Alessandra Ghigo mira ad identificare i meccanismi alla base della fibrosi polmonare idiopatica, malattia dei polmoni che pur essendo rara ha un’incidenza che aumenta in maniera significativa con il progredire dell’età e purtroppo ad oggi ha una prognosi infausta, in quanto non esistono trattamenti efficaci.

 

Il progetto presentato da Sara Carletto, che ha come fine ultimo quello di contribuire alla pianificazione di training efficaci per migliorare la relazione medico-paziente con l’obiettivo di ampliare la loro diffusione in ambito formativo medico, si propone di sviluppare un training innovativo personalizzato supportato da una App, strumento che permetterà di migliorare la comunicazione medico-paziente e di misurarla attraverso questionari ed indici psicofisiologici in real-time durante le visite mediche di pazienti affetti da patologia oncologica. 

 

La ricercatrice Alessandra Ghigo è docente di Biologia Applicata al Dipartimento di Biotecnologie Molecolari e Scienze per la Salute dell’Università di Torino. La sua attività di ricerca è focalizzata su due tematiche principali: lo studio dei meccanismi molecolari alla base della cardiotossicità dei trattamenti antitumorali e la validazione degli enzimi PI3K come nuovi target terapeutici per il trattamento di patologie ostruttive e restrittive delle vie aeree. È autore di oltre 60 pubblicazioni su riviste internazionali e numerosi brevetti. 

 

Sara Carletto, psicologa, psicoterapeuta e dottore di ricerca in Neuroscienze, è ricercatrice presso il Dipartimento di Neuroscienze “Rita Levi Montalcini” dell’Università di Torino. Si occupa di ricerca in ambito psicologico clinico, in particolare i suoi studi sono concentrati sull’efficacia, i meccanismi di azione e gli effetti a livello neurobiologico di trattamenti psicologici e psicoterapeutici come la terapia EMDR e gli interventi basati sulla Mindfulness. In ambito clinico, lavora come Dirigente Psicologa presso la S.S.D. Psicologia Clinica dell’A.O.U. Città della Salute e della Scienza di Torino.

 

Dal suo lancio ad oggi sono stati stanziati oltre 3 milioni di euro per questo bando, ottenendo un crescente successo di pubblico: sono stati più di 1700 i progetti presentati e 40 quelli finora finanziati. Fondazione Roche ha confermato il suo impegno anche per il prossimo anno, lanciando la nuova edizione del Bando che prevedrà il finanziamento complessivo di 400.000 euro a favore di 8 progetti di ricerca. Alle aree di interesse della passata edizione (oncologia, ematologia oncologica, reumatologia, malattie respiratorie, malattie della coagulazione ereditarie, neuroscienze e una sezione inedita relativa al rapporto medico-paziente), si aggiunge il finanziamento di progetti orientati alla ricerca sull’impatto psicologico e comportamentale causato dalla pandemia da COVID-19.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Giovedì, 5 Novembre, 2020

"Election Daze: Assessing the 2020 US Presidential Election", UniTo analizza le elezioni americane

Ospiti internazionali e giornalisti esperti di politica USA discuteranno con i docenti dell’Ateneo torinese delle prospettive in seguito all’elezione del 46esimo presidente degli Stati Uniti

 

 

 

Si terrà giovedì 5 novembre, alle ore 14.30, il convegno online Election Daze: Assessing the 2020 US Preditential Election. L’evento, organizzato dai Dipartimenti di Lingue e Letterature Straniere e Culture ModerneStudi StoriciCulture, Politica e Società dell’Università di Torino, con la collaborazione del Centro Interuniversitario di Studi Americani e Transatlantici "Piero Bairati", sarà trasmesso in streaming WebEx all'indirizzo http://bit.do/ElectionDaze.

 

Il convegno intende interrogarsi, a chiusura delle elezioni presidenziali USA del 3 novembre 2020, su quali siano le prospettive per l'America, l'Europa e il mondo aperte dall'elezione del 46esimo presidente degli Stati Uniti. La giornata si articolerà in cinque blocchi, della durata di 50 minuti ciascuno, all’interno dei quali docenti dell’Università di Torino discuteranno con ospiti internazionali e giornalisti esperti di politica americana.

 

Aprirà i lavori la proiezione di un documentario del 1964 dagli archivi RAI (Rai Teche), in cui si analizzano i temi della corsa elettorale tra Lyndon Johnson e Barry Goldwater di quell'anno, tra i quali l'accesso al voto per gli afro-americani e le politiche anti-povertà - temi che continuano a risuonare, a quasi 60 anni di distanza, nel dibattito politico americano attuale.

 

Parteciperanno, tra gli altri, Oliviero Bergamini, corrispondente di Rai1 dagli USA, Alberto Simoni, foreign chief editor de La Stampa e i Proff. Britta Waldschmidt Nelson dell’Università di Augsburg, David Ellwood della Johns Hopkins University, Marjorie Spruill dell’University of South Carolina, Mario Del Pero di Sciences Po e Karen Pinkus della Cornell University.

 

Il convegno si terrà in inglese e italiano.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Mercoledì, 4 Novembre, 2020

30 mila device per gli studenti unito: pc, tablet, router e sim per ridurre il gap tecnologico e far fronte alle esigenze straordinarie connesse all’emergenza sanitaria COVID-19

Nella fase di emergenza legata alla diffusione del Covid-19, l'Università di Torino ha adottato "ICT4 Student" un piano di interventi che prevede la distribuzione gratuita agli studenti di computer portatili, tablet, router, sim per la connettività, per garantire a tutti gli studenti la fruizione regolare della didattica a distanza. La misura ha l’obiettivo prioritario di supportare in modo efficace chi studia, nell’accesso alla didattica a distanza nella fase attuale di recrudescenza della pandemia. Nel medio-lungo periodo, però, questo investimento potrà puntare ad una riduzione più strutturale delle persistenti diseguaglianze di accesso alla didattica innovativa.

 

L’investimento si aggiunge alle altre iniziative a garanzia del diritto allo studio, come l'estensione della No Tax area fino a 20 mila euro di Isee e alle significative riduzioni delle tasse per il nuovo anno accademico.

 

I dispositivi verranno assegnati agli studenti regolarmente iscritti in ordine crescente di ISEE fino a 40.000 euro, tramite un contratto di comodato d'uso gratuito temporaneo. 

 

La domanda per l'assegnazione della prima finestra di distribuzione potrà essere compilata fino al giorno 11 novembre 2020 sul portale di Ateneo. Seguirà una seconda tranche di distribuzione disponibile nel secondo semestre.

 

I pc saranno distribuiti alle studentesse e agli studenti che ne hanno diritto in appositi centri di consegna, mentre tablet sim e router wi-fi saranno spediti al richiedente a mezzo corriere. I dispositivi potranno essere utilizzati per una durata massima di 12 mesi dalla data di ritiro/consegna.

 

“La disponibilità di device tecnologici per la comunità di chi studia a UniTo è una novità molto importante per tutto l’Ateneo – dichiara Stefano Geuna, Rettore dell’Università di Torino. “A fronte dell’insistere della diffusione della pandemia, supportare l’accesso a lezioni ed esami chi ne abbia necessità ha costituito dal principio una priorità assoluta. L'iniziativa fa parte del pacchetto di misure che l’Ateneo a favore del diritto allo studio per consentire a tutti gli studenti di poter seguire le lezioni e le attività a distanza. Abbattere il più possibile il divario digitale che ha messo in difficoltà parte dei nostri studenti e studentesse nella prima fase della pandemia è condizione inderogabile per affrontare al meglio la situazione che si prospetta per i prossimi mesi. Non si pensi però ad una politica una tantum: lo sforzo che oggi UniTo sostiene con questa decisione intende essere il primo passo verso una progressiva riduzione strutturale negli anni del gap tecnologico che rende difficile la didattica a distanza. Anche così UniTo diventa un Ateneo più sostenibile”.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Martedì, 3 Novembre, 2020

Times Higher Education Ranking - UniTo migliora la sua classifica - L'Università di Torino si conferma nella parte alta del Ranking eccellendo in tutti gli ambiti disciplinari specifici

Times Higher Education (THE) ha recentemente pubblicato la World University Ranking 2021, la nota classifica che valuta annualmente le migliori università del mondo. Sono presenti in classifica 1500 università100 in più rispetto all’anno scorso, di cui 49 italiane, con 4 nuove entrate. 

 

Oltre alla classifica generale Times Higher Education ha reso noti anche gli 11 Rankings by subject, ovvero le classifiche per gli ambiti disciplinari specifici. L’Università di Torino si è utilmente classificata in 10 ranking disciplinari mondiali.

 

In particolare UniTo conferma l’ottimo piazzamento nella disciplina Law, collocandosi anche quest’anno nella top 200 e migliora la propria posizione rispetto allo scorso anno nelle discipline Arts and Humanities(passando dalla fascia 251-300 alla fascia 201-250) e Business and Economics (dalla fascia 401-500 alla fascia 301-400).

 

I piazzamenti dell’Università di Torino rispetto ai 10 subject ranking sono: Law 176-200 posto; Arts and Humanities 201-250 posto; Education 251-300 posto; Clinical and Health 301-400 posto; Life Sciences 301-400 posto; Physical Sciences 301-400 posto; Psychology 301-400 posto; Business and Economics301-400 posto; Computer Science 401-500; Social Sciences 501-600 posto.

 

A livello globale, l’Università di Torino consolida la sua posizione nella parte alta della classifica confermandosi nella fascia 401-500 e migliora la sua performance nei confini nazionali. UniTo infatti risulta all’11° posto in Italia (l’anno scorso era 15°), a pari merito con le Università di Firenze, Pisa e Napoli e seguito dal Politecnico di Torino e dalle Università di Catania e Trieste

A livello italiano il migliore Ateneo risulta essere l’Università di Bologna, collocata alla 167° posizione mondiale, seguita dalle Scuole Superiori S. Anna e Normale di Pisa, entrambe nella top 200.

 

Le classifiche del Times Higher Education valutano le università in tutte le loro attività principali: didattica, ricerca, trasferimento di conoscenze, fondi e internazionalizzazione. Vengono utilizzati 13 indicatori di prestazione calibrati per fornire comparazioni più complete ed equilibrate. Gli indicatori sono raggruppati in cinque aree con un peso percentuale così distribuito:

  • Didattica (reputazione, dottorati e rapporto docenti/studenti): 30%
  • Ricerca (reputazione, pubblicazioni e fondi per la ricerca): 30%
  • Citazioni30%
  • Prospettive internazionali (docenti e studenti stranieri, pubblicazioni con coautori stranieri): 7.5%
  • Trasferimento di conoscenza (fondi da privati): 2.5%

 

Per maggiori informazioni: https://www.timeshighereducation.com/world-university-rankings

 

Per approfondimenti sui ranking globali e disciplinari delle università visita la pagina: http://politichediateneounito.it/it/ranking-internazionali/

 

Data di pubblicazione del comunicato: 
Mercoledì, 28 Ottobre, 2020

Come innovare il settore agroalimentare europeo: presentazione del progetto EFSET. Ancora oggi il 25% del cibo viene sprecato e il settore agroalimentare, con 44 milioni di posti di lavoro, è il più rilevante d’Europa

Ancora oggi il 25% del cibo viene sprecato e il settore agroalimentare, con 44 milioni di posti di lavoro, è il più rilevante d’Europa

 

Sarà presentata venerdì 30 ottobre alle ore 17.30 su piattaforma Webex la seconda edizione del programma EFSET - European Food Systems Education and Training, progetto finanziato nell’ambito dell’EIT Food, di cui l’Università di Torino è partner progettuale.
 

L’obiettivo è dotare gli studenti laureati delle competenze necessarie per diventare professionisti nel settore alimentare. Attraverso una serie di innovative lezioni online e workshop, oltre all’opportunità di partecipare a un weekend presso l’Università di Reading, gli studenti riceveranno una formazione relativa al system thinking fondamentale per raggiungere gli obiettivi dello sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030.
 

Sul lungo periodo l’intenzione è quella di creare un network a livello europeo, in particolare tra i paesi che aderiscono all’EIT Food, per guidare l’innovazione del settore alimentare in Europa, lavorando per renderlo più sano, sostenibile e affidabile.
 

L’Università di Torino è uno dei quattro partner accademici, insieme all’Università di Reading (Gran Bretagna), di Hohenheim (Germania) e di Madrid (Spagna), che partecipano al progetto. Oltre agli Atenei, l’EFSET vedrà la partecipazione di quattro aziende: PepsiCo (Gran Bretagna), John Deere (Germania), Group AN (Spagna) e Agricolus (Italia).
 

Alcuni dati: quello agroalimentare è il settore manifatturiero più rilevante d’Europa, con circa 44 milioni di posti di lavoro; la popolazione del nostro pianeta raggiungerà 10 miliardi di abitanti nel 2050, 3 miliardi di persone sovrappeso e 2 miliardi di malnutriti e, ancora oggi, il 25% del cibo è sprecato. Queste sfide sono chiaramente affrontate negli obiettivi di sviluppo sostenibile (Social Development Goals, SDGs) varati dall’Organizzazione Mondiale della Sanita nel 2016 e che mirano a creare un modo migliore per l’anno 2030. Tra questi, gli obiettivi “Zero hanger”, che ha il compito di combattere la fame e rendere il cibo sicuro e accessibile per tutti, e “Good health and well being”, dove il settore agroalimentare è coinvolto a pieno titolo.
 

Assicurare una corretta gestione dei sistemi che si intersecano nel “food” diventa sempre più una priorità per tutti i settori in esso coinvolti. Il settore agroalimentare è, infatti, profondamente mutato negli ultimi 15 anni. Dall’approccio “From Farm to Fork”, in cui i diversi segmenti della filiera raramente si interfacciavano (silos thinking), oggi ci si sta spostando sempre di più verso il systems thinking che, applicato al sistema di produzione del cibo, assume il nome di Food Systems. Con Food Systems si definisce un nuovo approccio alla produzione agroalimentare, in cui tutti i diversi anelli che costituiscono la filiera vengono considerati in maniera integrata, al fine di determinare la qualità e sicurezza igienico sanitaria di un alimento, la sua sostenibilità produttiva lungo tutta la filiera e la sua capacità, ove possibile, di diventare “medicina”.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Mercoledì, 28 Ottobre, 2020

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella apre ‘I Giorni della Ricerca’ di Fondazione AIRC ricevendo al Palazzo del Quirinale i rappresentanti del mondo della scienza e della ricerca sul cancro

Lunedì 26 ottobre, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, si è tenuta al Palazzo del Quirinale l’annuale cerimonia dedicata a Fondazione AIRC, appuntamento che inaugura “I Giorni della Ricerca”, storica iniziativa che, da 25 anni, informa l’opinione pubblica sui progressi raggiunti nell’ambito della prevenzione, della diagnosi e della cura del cancro, e coinvolge i cittadini alla donazione per sostenere nuovi programmi scientifici pluriennali.

 

Il Ministro della Salute Roberto Speranza e il Presidente Fondazione AIRC e FIRC Pier Giuseppe Torrani, hanno presentato al Presidente Sergio Mattarella un anno di impegno comune per la cura del cancro e hanno messo in luce le gravi ripercussioni che la pandemia di Covid-19 ha avuto, e purtroppo sta ancora avendo, sui progressi della ricerca oncologica, rallentando l’attività nei laboratori e, soprattutto, il trasferimento dei risultati ai pazienti.

 

L’anno in corso ha segnato le nostre vite di cittadini e ha fortemente inciso anche sul regolare svolgimento dell’attività di ricerca. Molti dei 5.000 medici e ricercatori sostenuti da AIRC sono stati impegnati sul fronte del Covid19 – ha ricordato Pier Giuseppe Torrani - Alcuni hanno visto rallentare il lavoro di ricerca e gli studi clinici per la sperimentazione di nuove terapie contro il cancro, altri hanno messo in pausa i loro progetti per dedicarsi ai pazienti colpiti da Covid-19 e hanno contribuito con le loro conoscenze alla comprensione dei meccanismi biologici e immunologici del virus. A ciò si aggiunge il dato dell’Osservatorio Nazionale Screening che stima che nei primi 5 mesi del 2020 sono stati rinviati 1,4 milioni di screening con una ripercussione sull’identificazione delle nuove diagnosi e un conseguente ritardo nel curare la malattia. Ora, mentre si fronteggia una ripresa allarmante della pandemia, non possiamo però dimenticare che, con oltre 1.000 nuove diagnosi al giorno, il cancro resta una emergenza per il nostro Paese. Per tutte queste ragioni dobbiamo moltiplicare i nostri sforzi. Per questo AIRC non si è mai fermata e tutta la struttura si è impegnata con dedizione a garantire la continuità delle attività operando con il lavoro a distanza. Mentre in Europa importanti charity si sono trovate a dover ridurre il sostegno ai programmi di ricerca, noi grazie alla costante fiducia dei nostri sostenitori e grazie al Governo e al Parlamento che hanno reso possibile l’erogazione di due annualità di contributi 5permille in un momento così delicato per il non profit, possiamo assicurare continuità ai finanziamenti per i nostri scienziati, rafforzando in questo modo la spina dorsale della ricerca nel Paese”.

 

Al termine della cerimonia, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha consegnato tre importati riconoscimenti a scienziati e sostenitori di AIRC.

Il Premio FIRCGuido Venosta” è stato assegnato congiuntamente agli scienziati Alberto Bardelli - Direttore del Laboratorio di Oncologia Molecolare all’IRCCS Candiolo e docente del Dipartimento di Oncologia dell’Università di Torino - e Salvatore Siena - Direttore SC Oncologia Falck, Dipartimento di Ematologia e Oncologia, Niguarda Cancer Center e Professore Ordinario di Oncologia Medica, Dipartimento di Oncologia e Emato-Oncologia Università degli Studi di Milano (La Statale) - per lo sviluppo di nuove tecniche diagnostiche e nuovi approcci al trattamento del tumore al colon attraverso una esemplare sinergia tra ricerca pre-clinica e terapia.  

 

Il Premio AIRCCredere nella Ricerca” è stato attribuito a:

 

  • Azienda Agricola Organizzazione Produttori Francescon s.c.a.r.l. per aver creduto con costanza nella Ricerca Scientifica Oncologica finanziando il percorso di giovani ricercatori e aver dimostrato uno spirito resiliente, nel rinnovare il proprio sostegno a Fondazione AIRC anche in situazioni di difficoltà, come quelle presentate dalla pandemia

     

  • Mediaset da oltre 20 anni è al fianco di Fondazione AIRC con un supporto costante alle campagne nazionali e con iniziative speciali attraverso Fabbrica del Sorriso che hanno consentito di destinare importanti risorse al lavoro degli scienziati della Fondazione impegnati in progetti di ricerca sui tumori pediatrici e su quelli che colpiscono le donne

 

Il PremioGuido Venosta” nelle edizioni precedenti è stato attribuito, tra gli altri, a: Francesco Lo Coco, Maurizio D’Incalci, Brunangelo Falini, Stefano Piccolo, Lisa Licitra, Vincenzo Bronte, Ruggero De Maria, Lorenzo Moretta, Alberto Mantovani, Pier Paolo Di Fiore, Fortunato Ciardiello, Gianpaolo Tortora, Massimo Santoro, Pier Luigi Pelicci e Vincenzo Mazzaferro.

 

Il PremioCredere nella Ricerca” è stato attribuito nelle edizioni precedenti, tra gli altri, ad “ambasciatori di missione” come Sandra Mondaini e Raimondo Vianello, Remo Girone, Antonella Clerici, Carlo Conti, Ferzan Ozpetek, Loretta Goggi, Pippo Baudo e a importanti aziende sostenitrici della ricerca tra cui ricordiamo RAI, Fondazione Cariplo, Lions Clubs International, Lega Serie A. Nel 2015, in occasione del Cinquantesimo, il premio è stato conferito a Giuseppe Della Porta e Umberto Veronesi, ideatori e soci fondatori di AIRC. Nel 2012 AIRC ha consegnato al Presidente Giorgio Napolitano ‘un riconoscimento speciale per il suo impegno nel valorizzare i risultati della ricerca sul cancro di oggi e nel promuovere quella di domani’. 

Data di pubblicazione del comunicato: 
Martedì, 27 Ottobre, 2020

Scoperto il meccanismo molecolare che rende la silice cristallina tossica, tra le principali cause di malattie occupazionali al mondo

Milioni i lavoratori esposti quotidianamente alla polvere di silice. Lo studio dà l’avvio allo sviluppo di processi per minimizzare la pericolosità del materiale

Il 23 ottobre è stato pubblicato, sulla prestigiosa rivista internazionale Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), l’articolo intitolato “Nearly free surface silanols are the critical molecular moieties that initiate the toxicity of silica particles” (https://doi.org/10.1073/pnas.2008006117). Lo studio, frutto di un progetto di ricerca che ha coinvolto l’Università di Torino e l’Université catholique de Louvain e finanziato dall’associazione industriale europea Eurosil, ha individuato le strutture chimiche responsabili dei meccanismi molecolari che rendono la silice cristallina tossica.

 

Gli autori del Dipartimento di Chimica di UniTO – Cristina PavanFrancesco TurciBice FubiniMaura Tomatis e Riccardo Leinardi, del Centro Interdipartimentale “G. Scansetti”, in collaborazione con Gianmario MartraRosangela SantaluciaMarco Fabbiani e Piero Ugliengo del Centro Interdipartimentale NIS – hanno scoperto che la tossicità della silice cristallina è dovuta alla presenza di alcune speciali strutture chimiche, denominate “nearly free silanols”. I ricercatori hanno dimostrato che queste strutture si formano sulla superficie dei cristalli durante i processi di fratturazione, spiegando il motivo per cui solo il quarzo ridotto in polvere fine sia pericoloso.

 

La silice, biossido di silicio, o quarzo nella sua forma cristallina più comune, è un costituente ubiquitario della crosta terrestre. Il quarzo è usato in molti processi industriali e diversi milioni di lavoratori sono esposti ogni giorno alle sue polveri. Respirare polvere di quarzo nei luoghi di lavoro può causare gravi malattie come silicosi, tumori del polmone e malattie autoimmuni. Nonostante le misure di prevenzione, nuovi materiali e recenti tecnologie (taglio e lucidatura dei marmi artificiali, sabbiatura dei jeans, lavorazione di gioielli) hanno prodotto nuovi e gravi focolai di silicosi nel mondo. Ancora oggi, l’esposizione lavorativa alle polveri di quarzo resta la principale causa di malattie respiratorie professionali nel mondo.

 

Malgrado decenni di studi, i meccanismi molecolari che rendono la silice cristallina tossica non erano stati chiariti. La scoperta dei ricercatori di UniTO rivoluziona le attuali conoscenze sui meccanismi di tossicità della silice e permetterà lo sviluppo di processi volti a minimizzare la pericolosità di questo materiale nei luoghi di lavoro.

 

Il Prof. Gianmario Martra, che ha dato a questa ricerca un contributo fondamentale, è deceduto mentre il lavoro veniva pubblicato. A lui è dedicata quest’ultima ricerca.

 

Data di pubblicazione del comunicato: 
Martedì, 27 Ottobre, 2020

Affrontare il divario di genere in Piemonte - Presentazione dei risultati finali del progetto

In Italia, le bambine in media sono più brave a scuola dei bambini. In tutto tranne che in matematica. Succede anche in Piemonte. Perché? E come si può intervenire a livello didattico per ridurre questo gap? Se ne parlerà il 29 ottobre alle 17:30 durante la presentazione online dei risultati finali del progetto "Affrontare il divario di genere in matematica in Piemonte" finanziato da Fondazione Compagnia di San Paolo, Università di Torino e Fondazione Collegio Carlo Alberto e diretto da Maria Laura Di Tommaso, professoressa ordinaria del Dipartimento di Economia e Statistica Cognetti de Martiis dell’Università di Torino. 

L’incontro sarà aperto dai saluti istituzionali di Stefano Geuna, Rettore Università di Torino, Alberto Anfossi, Segretario Generale Fondazione Compagnia di San Paolo e Giorgio Barba Navaretti, Fondazione Presidente Collegio Carlo Alberto, e da un’introduzione del Direttore della Fondazione Agnelli Andrea Gavosto. La Prof.ssa Maria Laura Di Tommaso (Università di Torino e Collegio Carlo Alberto), ne illustrerà obiettivi e risultati insieme alle Prof.sse Ornella Robutti, Francesca Ferrara e Dalit Contini (Università di Torino). 

Il progetto consiste in un intervento di didattica innovativa in 25 scuole primarie della provincia di Torino, finalizzato a ridurre il divario di genere nell’apprendimento della matematica. Il Team di Math Gap ha progettato una metodologia di insegnamento innovativa incentrata sull’interazione, sulla condivisione di idee, sul porre e risolvere problemi, sul coinvolgimento attivo dei bambini e delle bambine in attività di laboratorio matematico. Queste attività sono state proposte in 50 classi terze di 25 scuole primarie nella Provincia di Torino, per un totale di 1044 bambini e bambine.

L’impatto causale di tale metodologia è stato valutato attraverso uno studio controllato randomizzato. Dalla valutazione è emerso che la partecipazione a queste attività di laboratorio matematico ha causato un significativo miglioramento nei rendimenti scolastici in matematica delle bambine, mentre non ha avuto effetti sui maschi, portando così ad una riduzione del divario di genere in matematica tra il 29.5% e il 46.2%. Questi risultati mostrano come la progettazione e l’implementazione di apposite metodologie didattiche innovative siano efficaci nel ridurre il gender gap in matematica.

I risultati saranno discussi nella seconda parte dell’incontro, in una tavola rotonda con la partecipazione di Barbara Azzarà, Consigliera delegata all'Istruzione, Orientamento e Formazione professionale della Città di Torino, Maria Cecilia Micheletti, Dirigente Tecnico dell’Ufficio Scolastico Regionale Piemonte e Martino Bernardi, Ricercatore della Fondazione Agnelli.

Progetto Mathgap website: https://sites.google.com/view/mathgendergap/

 

Per partecipare all’incontro online occorre registrarsi al seguente link:  https://evento29ottobre.eventbrite.it/ 

Programma e locandina in allegato

Data di pubblicazione del comunicato: 
Martedì, 27 Ottobre, 2020
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