9a edizione del Master in Giornalismo “Giorgio Bocca” di Torino: iscrizioni aperte fino al 3 settembre 2020

Digital first, economia e finanza, giornalismo scientifico, internazionalizzazione, sostenibilità editoriale

È aperto il bando di partecipazione al 9° biennio del Master in giornalismo “Giorgio Bocca” dell’Università di Torino, dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti e dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte. Il Master è oggi la principale porta di accesso alla professione giornalistica: la frequenza equivale al praticantato e permette, terminato il percorso, di sostenere l’esame di Stato e di essere iscritti all'Albo dei professionisti.  

 

Fino al 3 settembre p.v. è possibile presentare la domanda di ammissione al biennio 2020/2022 che inizierà a novembre. Tutte le informazioni sulla procedura di iscrizione sono disponibili qui: www.mastergiornalismotorino.it

 

Le parole chiave di questa nuova edizione del Master sono: digital first, economia e finanza, giornalismo scientifico, internazionalizzazione, sostenibilità editoriale

 

Il Master sarà diretto da Marco Ferrando, caporedattore responsabile della sezione Finanza e Mercati de "Il Sole 24 Ore", selezionato da apposito bando ora in attesa del parere dell’Ordine necessario alla nomina formale. 

 

Come di consuetudine, oltre a docenti e tutor competenti ed esperti, le studentesse e gli studenti potranno incontrare e interagire con giornalisti e professori nazionali e internazionali

 

Il programma di formazione integra studio e pratica professionale nelle modalità previste dalla convenzione con l’Ordine. Prevede 300 ore di lezioni accademiche per la cultura del giornalismo contemporaneo (88 Crediti Formativi Universitari); 1700 ore di laboratori giornalistici per apprendere l’utilizzo dei tools e dei metodi di lavoro; attività redazionale quotidiana su portale web e social network, carta stampata, tv e radio grazie a tutor professionisti esperti; 5 mesi di stage (2 nel primo anno, 3 nel secondo) presso le più prestigiose testate nazionali; una prova finale per conseguire il titolo. 

 

Come candidarsi?

Possono candidarsi tutte le studentesse e gli studenti in possesso di titolo di laurea triennale appartenente a tutte le classi di laurea o i laureandi e le laureande se in condizione di conseguire il titolo entro la scadenza prevista per il perfezionamento dell'immatricolazione. I posti disponibili sono 20.

 

Una prima selezione avverrà sulla base del curriculum vitae e dei titoli delle candidate e dei candidati. Seguiranno prove scritte e orali.

 

Il costo del Master è di 13.000,00 Euro per i due anni. Si tratta di una riduzione di circa il 30% rispetto ai bienni precedenti. L’obiettivo è di contenere quanto più possibile eventuali diseguaglianze all'ingresso, una necessità urgente tanto più in tempi di crisi per pandemia. In questa prospettiva sono garantite dal Master borse di studio o in alternativa, esenzioni dei costi, pari al 20 per cento delle somme totali versate dagli studenti. 

 

Le lezioni, il praticantato e il Covid-19 

In caso di ritorno della pandemia da Covid-19 e di rinnovate misure per il distanziamento interpersonale, le attività saranno comunque assicurate. Le lezioni potranno svolgersi, se necessario, in modalità blended, ovvero integrando momenti di formazione in presenza con altri da remoto mediante streaming in simultanea, con disponibilità di registrazione della videolezione. Anche le attività redazionali e gli stage si svolgeranno regolarmente, sempre nel rispetto delle misure vigenti in ogni momento.

 

Le testate del Master

Il Master è pienamente inserito nella realtà culturale e informativa locale. Le sue testate sono “Futura Magazine”, quindicinale in formato pdf; il portale d’informazione quotidiana “Futura Newswww.futura.news.

I laboratori radiotelevisivi realizzano notiziari tradizionali (registrati negli studi di Cinedumedia) e format sperimentali come i podcast tematici “I viaggi di Futura”. Il laboratorio televisivo dispone di un proprio canale YouTube mentre il notiziario e le trasmissioni speciali radiofoniche sono realizzate anche in collaborazione con l’emittente di Ateneo Radio 110.

 

Inoltre gli studenti frequentano un laboratorio dedicato al lavoro del giornalista negli uffici stampa e nella comunicazione istituzionale, che poi viene messo in pratica sul campo grazie ad accordi di sponsorizzazione o di partnership. Negli anni il Master ha collaborato con Compagnia di San Paolo, Fondazione Crt, Eni, Città Metropolitana di Torino, Salone del Libro, Circolo dei Lettori, Biennale Democrazia, Festival della Tecnologia, Festival del Giornalismo Alimentare, Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia, Festival della Tv e dei Nuovi Media di Dogliani.

 

PER INFORMAZIONI

Segreteria Master in Giornalismo di Torino 'Giorgio Bocca'

Via Roero di Cortanze 5, 10124 Torino

Phone: (+ 39) 011 6704888

Info-mail: giornalismo@corep.it | formazione@corep.it

 
Data di pubblicazione del comunicato: 
Mercoledì, 12 Agosto, 2020

L’Università di Torino per l'equità di genere nelle istituzioni di ricerca

MINDtheGEPs, progetto europeo guidato dal CIRSDe di Unito, il Centro Interdipartimentale di Ricerche e Studi delle Donne e di Genere, vince un Horizon 2020 Gender

Il progetto MINDtheGEPs (Modifying Institutions by Developing Gender Equality Plans) presentato dal CIRSDe, il Centro Interdipartimentale di Ricerche e Studi delle Donne e di Genere dell’Università di Torino, sotto la direzione scientifica della Prof.ssa Cristina Solera, sociologa del Dipartimento Culture Politica e Società e componente del CIRSDe, ha vinto un importante finanziamento nell’ambito dell’azione Science with and for Society di Horizon 2020, il programma di investimenti per la ricerca e l'innovazione dell’Unione Europea.

 

MINDtheGEPs ha l’obiettivo di implementare piani di equità di genere nelle organizzazioni di ricerca, incluse proprio le università. È un insieme coordinato e articolato di azioni sia di tipo culturale che strutturale, volto a produrre un cambiamento sistemico verso una crescente parità. Il programma, della durata di 48 mesi e con un budget 2,626,990.85 Euro, nasce dalla collaborazione tra le studiose e gli studiosi del CIRSDe, in sinergia con il Comitato Unico di Garanzia dell’Ateneo di Torino, e una fitta rete di istituzioni europee. UniTo infatti è alla guida di un team internazionale composto da università, centri di ricerca e case editrici di diversi Paesi come Italia, Spagna, Irlanda, Polonia, Serbia, Svezia e Olanda.

 

Seguendo il principio del “no data – no policy”, nella prima fase MINDtheGEPs si occuperà di mappare i dati esistenti e, grazie a strumenti sviluppati da un altro progetto di ricerca dell’Università di Torino (il progetto PRIN GEA. Gendering Academia), si produrranno nuove evidenze sia di tipo qualitativo, sia di tipo quantitativo. Su questa base verranno poi disegnate le azioni culturali e strutturali da intraprendere, quali laboratori di consapevolezza di genere indirizzati sia a uomini sia a donne, all’inizio e all’apice della loro carriera; misure di conciliazione tra lavoro e famiglia (indirizzate anche agli uomini); obiettivi di equità nei comitati decisionali e una prospettiva gender-sensitive nella ricerca. Un team multidisciplinare, che include figure strategiche nel management dell’Università di Torino e un Advisory Board formato da rilevanti autorità nazionali e internazionali, contribuirà a un cambiamento significativo negli enti coinvolti nel progetto e nella società più in generale.

 

“Il finanziamento del progetto MINDtheGEPs – sottolinea il Rettore Stefano Geuna – rappresenta un successo importante per tutta l’Università di Torino. Il nostro Ateneo, infatti, riconosce da tempo come un’assoluta priorità l’impegno nell’attuazione di politiche per la promozione dell’uguaglianza di genere, anche attraverso il monitoraggio della situazione interna, con l’obiettivo di favorirne il progressivo miglioramento in una prospettiva ‘gender neutral’. Nonostante gli sforzi, resta ancora molto lavoro da fare e MINDtheGEPs consento di fare un ulteriore significativo passo avanti. Per questo il ringraziamento al CIRSDe, al Comitato Unico di Garanzia di Ateneo e a tutti gli Enti coinvolti in questo progetto è quello di tutta la comunità di UniTo. Progetti di ricerca come questo sono fondamentali per l’elaborazione di politiche e di azioni efficaci, ma lo sono anche perché sono la base per l’elaborazione e la diffusione di una cultura di eguaglianza che è indispensabile permei le pratiche sociali, a cominciare dai luoghi nei quali si produce ricerca e conoscenza”.  

 

“L’obiettivo del CIRSDe - spiega la Prof.ssa Norma De Piccoli, Presidente del centro e componente del team di ricerca - è quello di contribuire a sviluppare non solo studi e ricerche sulle tematiche che gli sono proprie, ma anche azioni e interventi volti a un cambiamento culturale. Un cambiamento che, in questo caso come in altri, parte proprio dal nostro Ateneo. A questo proposito il neo-progetto MINDtheGEPs costituisce un importante strumento per approfondire linee di intervento che sono già state avviate, ad esempio, grazie al progetto europeo USVreact, sulla violenza di genere, che il CIRSDe ha condotto tra il 2015 e il 2018, attivando in UniTo percorsi formativi per la prevenzione e il riconoscimento delle forme di violenza all’interno dell’Ateneo”.

 

Il Team Unito coinvolto nel progetto: Cristina Solera (PI, sociologa); Manuela Naldini (sociologa); Rosy Musumeci (sociologa); Norma De Piccoli (psicologa, Presidente del CIRSDe); Chiara Ghislieri (psicologa, Presidente del CUG); Maria Laura Di Tommaso (economista); Vladimiro Cardenia (biotecnologo); Cristina Prandi (chimica, Vice-rettrice per la Ricerca di UNITO); Nicolao Fornengo (fisico, Vice-direttore per la Ricerca del Dipartimento di Fisica); Federica Turco (project manager).

Data di pubblicazione del comunicato: 
Martedì, 11 Agosto, 2020

Il dolore da bruciatura persiste più a lungo di quello da puntura? La chiave è nel midollo spinale

Lo studio pubblicato su Nature Communications potrà avere importanti effetti nella terapia del dolore

Un team composto da ricercatori italiani e canadesi ha scoperto un meccanismo nel midollo spinale che dimostra come il dolore di tipo termico tende a perdurare e amplificarsi di più rispetto al dolore di tipo meccanico. Questa diverso comportamento dipende da un trasportatore del cloro, il KCC2, che condiziona la capacità dei neuroni centrali di inibire i diversi tipi di stimoli dolorifici. La scoperta è contenuta nell'articolo “Differential chloride homeostasis in the spinal dorsal horn locally shapes synaptic metaplasticity and modality-specific sensitization”, pubblicato venerdì 7 agosto sulla rivista Nature Communications.

 

Lo studio nasce da una collaborazione ormai decennale tra il Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Torino e il laboratorio del Prof. Yves De Koninck del Centro di Ricerca CERVO, presso l’Université Laval (Québec). Primo autore dell’articolo è Francesco Ferrini, docente del Dipartimento di Scienze Veterinarie di UniTo.

 

Sebbene siano entrambi stimoli dolorosi, una bruciatura lascia una sensazione di dolore più persistente rispetto a un pizzico o una puntura. Il dolore di tipo termico e quello meccanico rappresentano due modalità differenti e sono trasmesse al corno dorsale del midollo spinale attraverso delle vie specializzate. I neuroni spinali, a loro volta, trasmettono l’informazione al cervello dopo averla rielaborata e filtrata.

La capacità del midollo spinale di controllare gli stimoli dolorifici in arrivo dalla periferia è estremamente importante per evitare che stimoli non rilevanti siano erroneamente trasmessi al cervello come segnali dolorifici. Tale modulazione è in gran parte dovuta al rilascio di trasmettitori inibitori (GABA o glicina), che inibiscono la comunicazione tra neuroni mediante l’ingresso di cloro. L’efficacia di questi trasmettitori inibitori è determinata dal KCC2, un trasportatore che mantiene basso il livello di cloro nei neuroni. Se il trasportatore funziona bene, i trasmettitori inibitori sono più efficaci nel limitare il passaggio di informazioni dolorifiche.

 

Grazie a questo studio si è scoperto che, in condizioni normali, i livelli di espressione del trasportatore di cloro, KCC2, sono più bassi nelle aree del midollo spinale che elaborano stimoli termici, mentre sono più alti in quelle che ricevono gli stimoli meccanici. Ne consegue che i trasmettitori inibitori sono molto meno efficaci nel controllare uno stimolo termico (ad es. una bruciatura), rispetto a uno stimolo meccanico (ad es. un pizzicotto). Ricevendo un’inibizione più debole, gli stimoli termici tendono ad amplificarsi e a sommarsi maggiormente, divenendo più rapidamente intollerabili.

 

“Il nostro studio – dichiara il Prof. Francesco Ferrini – oltre a perfezionare le conoscenze sui meccanismi che regolano la trasmissione di segnali dolorifici nel sistema nervoso, può avere importanti conseguenze nella terapia del dolore. È noto, infatti, che farmaci che agiscono potenziando il GABA, come le benzodiazepine, sono spesso poco efficaci come analgesici. Il nostro studio suggerisce che l’efficacia di tali trattamenti dovrebbe essere riconsiderata sulla base della specifica modalità dolorifica coinvolta. Tali considerazioni possono essere estese anche alle manifestazioni di dolore cronico, come il dolore neuropatico, dove l’espressione della proteina KCC2 è fortemente ridotta. Uno dei sintomi più prominenti del dolore neuropatico è l’ipersensibilità agli stimoli meccanici, anche banali, come il contatto con i propri vestiti. Si può supporre che in condizioni patologiche la riduzione dell’inibizione, dovuta all’abbassamento del KCC2, abbia effetti molto più drammatici proprio in quelle aree del midollo spinale dove l’inibizione è normalmente più efficace. Pertanto, il controllo dell’inibizione spinale sugli stimoli meccanici, molto presente e robusto in condizioni normali, potrebbe essere del tutto annullato in condizioni patologiche, con la conseguenza che stimoli meccanici innocui possono essere erroneamente interpretati come stimoli dolorosi”. 

Data di pubblicazione del comunicato: 
Lunedì, 10 Agosto, 2020

Anche Torino aderisce al COVIDLESS APPROACH&TRUST, lo strumento di rilancio del turismo piemontese

Questa sera la Mole celebra Torino Città Covidless con la proiezione del logo Covidless Approach&Trust

La Città di Torino ha ricevuto l’attestazione Covidless Approach&Trust. Dopo i comuni di Alba, Bra, Frabosa Soprana, Frabosa Sottana e Limone Piemonte, anche il capoluogo piemontese si unisce al progetto di ricerca del Dipartimento di Management dell'Università di Torino, finanziato dalla Camera di commercio di Torino, che ha analizzato le risposte che le città hanno messo in campo per far fronte all’emergenza sanitaria legata al Covid-19 dal punto di vista della fruibilità turistica.

 

L’iniziativa mira a rilanciare il turismo, con l’obiettivo di attestare la fruibilità dei servizi delle città in sicurezza. È la prima esperienza a livello europeo che valuta i territori in modo sistematico e dettagliato, per garantire a turisti e cittadini una piena esperienza del territorio, senza timori per la salute.

 

Il rating “premia” le città o i territori più resilienti, ovvero, in grado di stare al passo con le innovazioni e con la rivoluzione digitale e che usano tali strumenti per attutire gli impatti negativi legati a situazione inaspettate e impreviste, come l’emergenza COVID-19. Il rating si compone di 8 asset individuati dal team come fondamentali per un’esperienza turistica positiva del territorio: salute e servizi alla persona; intrattenimento; ristorazione; shopping; ricettivo; facilities per sport e benessere; amministrazione smart.

 

A questi primi sette asset se ne aggiunge un ottavo, libero, in cui si vanno a prendere in considerazioni gli elementi specifici e caratterizzanti di un determinato territorio, ovvero quelli che lo rendono unico, anche agli occhi dei turisti. Il punto di partenza del rating è una valutazione (e auto-valutazione) che fornisce punteggi per i vari aspetti. A conclusione di questo percorso, la città riceverà un rating e la certificazione “Covidless Approach&Trust”.

 

L’obiettivo più alto è quello di mettere in moto un volano positivo di buone prassi per la fruibilità del territorio condiviso da tutti gli attori del sistema, inteso come area vasta e come capostipite di un progetto ancora più ampio che possa fare della Regione Piemonte la prima regione certificata Covidless Approach&Trust.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Venerdì, 7 Agosto, 2020

L'impatto psicologico del Covid19 sulla popolazioni italiana e sugli operatori sanitari

Due studi coordinati dall'Università di Torino hanno indagato i sintomi depressivi e da stress post-traumatico in seguito alla diffusione del Covid-19 in Italia e i loro possibili fattori di rischio

Due studi, condotti durante la pandemia, tra il 19 marzo e il 5 Aprile 2020, e recentemente pubblicati su riviste scientifiche internazionali, hanno indagato i livelli di ansia, depressione e di sintomi da stress post-traumatico (PTSS) nella popolazione generale e negli operatori sanitari (medici e infermieri). I due studi sono stati condotti dal gruppo di ricerca “ReMind the Body” coordinato dal Prof. Lorys Castelli del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino.

 

Il primo studio, pubblicato sulla rivista The Canadian Journal of Psychiatry, è stato condotto su 1321 partecipanti provenienti da diverse zone d’Italia. Ai partecipanti è stato richiesto di compilare una serie di questionari, attraverso una survey online anonima. 

I risultati hanno messo in luce non solo un’elevata percentuale di individui che presentano sintomi di ansia e depressione clinicamente rilevanti, rispettivamente 69% e 31%, ma anche un’elevata prevalenza di sintomi da stress post-traumatico. Il 20 % del campione riferisce infatti la presenza di significativi PTSS che, come evidenzia la letteratura scientifica, tendono ad aggravarsi nel tempo e che possono sfociare in veri e propri disturbi da stress post-traumatico. Dalla analisi effettuate emerge che i soggetti più a rischio per lo sviluppo di PTSS sono le donne, i soggetti con bassi livelli di scolarità e coloro che sono entrati in contatto con pazienti Covid-19 positivi.

 

Il secondo studio, condotto sugli operatori sanitari e pubblicato sul Journal of Evaluation in Clinical Practice, è stato condotto su 145 operatori sanitari (72 medici e 73 infermieri), confrontando i sintomi psicopatologici (ansia, depressione e PTSS) tra gli operatori sanitari che stavano lavorando nei reparti Covid-19 (63), vale a dire con pazienti Covid positivi, e quelli che lavoravano in altre unità ospedaliere (82) e non erano quindi a contatto con pazienti Covid positivi. I risultati hanno messo in luce che i primi riportano livelli significativamente più elevati sia di depressione sia di PTSS rispetto ai secondi. Inoltre, tra i professionisti sanitari impegnati nei reparti Covid-19, l’essere donna e l’essere single rappresentano fattori di rischio per i sintomi depressivi mentre l’essere donna e avere un’età più avanzata sono associati a maggiori livelli di PTSS.  

 

Questi risultati, oltre a evidenziare l'impatto drammatico dell'epidemia in atto sulla salute mentale della popolazione italiana e in particolare sugli operatori sanitari impegnati in prima linea nella lotta al Covid-19, evidenziano la necessità di mettere in atto tempestivi programmi di screening, volti a identificare le persone con livelli di psicopatologia clinicamente rilevanti.

 

È infatti noto che i disturbi psicologici/psichiatrici, come la depressione, possano avere un peso importante anche sulla salute fisica. Le persone che sviluppano depressione, ad esempio, hanno maggiori probabilità di andare incontro a determinate patologie mediche, come l’infarto del miocardio. La presenza di sintomi psicopatologici clinicamente rilevanti non rappresenta quindi solamente un problema di per sé ma ha ampie ricadute a lungo termine sulla salute psico-fisica dell’individuo.  

 

Gli strumenti di screening psicologico permettono di identificare i soggetti che presentano una sintomatologia clinicamente rilevante e, attraverso successive valutazioni, di monitorarne l’andamento nel tempo. Tale procedura, qualora venisse applicata su larga scala, renderebbe possibile proporre degli interventi psicologici mirati (sportelli di ascolto, sostegno psicologico, psicoterapia) che si tradurrebbero in un beneficio per i soggetti che presentano disagio psicologico e in un risparmio economico per il sistema sanitario sul lungo periodo, in termini di minori ricadute psicofisiche e minor richiesta di cure.

 

Il celebre “motto” dell’organizzazione mondiale della sanità (OMS) “There is no health without mental health”, “non c’è salute senza salute mentale”, ben fotografa la necessità di prendersi carico oggi di questo disagio, affinché non si cronicizzi e non si traduca nel tempo in un più generale peggioramento della salute psicofisica, con i costi umani, sociali ed economici che ne conseguirebbero. Lo Spazio di Ascolto dell’Ateneo torinese, promosso e coordinato dal dipartimento di Psicologia, rappresenta un utile esempio di questo modello, che andrebbe valorizzato ed esteso.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Venerdì, 7 Agosto, 2020

Energia per la vita dalle profondità della terra: studio di cui è capofila UniTo apre nuovi scenari geologici

Secondo la ricerca, realizzata con la borsa Rita Levi Montalcini per il “rientro dei ricercatori”, la convergenza tra placche tettoniche che genera gli archi vulcanici è responsabile per la produzione di ingenti quantità di metano e idrogeno molecolare che alimentano dal basso la vita microbica nella biosfera profonda. Il lavoro sarà pubblicato da Nature Communications

 

Uno studio, nell’ambito delle Scienze della Terra e della vita, di cui è capofila un ricercatore dell’Università di TorinoAlberto Vitale Brovarone, apre a nuovi scenari geologici e sarà pubblicato sull’autorevole rivista Nature Communications. La ricerca ha identificato alcune fonti profonde (fino a 80 km di profondità) di fonti di energia di natura abiotica (non legate all’attività biologica) come il metano e l’idrogeno molecolare, aprendo un nuovo scenario con possibili implicazioni sull’origine, massa e distribuzione di biosfera profonda. Lo studio sostiene che queste sorgenti profonde alimentano dal basso la vita nella biosfera profonda.

 

Il lavoro comprende coautori italiani, come Donato Giovannelli ricercatore di Microbiologia presso il Dipartimento di Biologia dell’Università Federico II di Napoli, francesi e americani ed è stato realizzato durante la borsa Rita Levi Montalcini - Rientro dei ricercatori finanziata dal MIUR di Alberto Vitale Brovarone, ricercatore del Dipartimento di Scienze della Terra di UniTo.

 

Le sorgenti naturali di idrogeno e di metano abiotico (il raro metano che si forma in assenza di processi biologici) hanno avuto un ruolo fondamentale durante l’evoluzione del nostro pianeta e rappresentano un target primario per l’esplorazione planetaria. Questi gas naturali ad alto potenziale energetico, oltre a giocare un ruolo fondamentale sugli equilibri geologici e climatici del pianeta, sono ritenuti molecole chiave per sviluppo della vita sulla Terra e il mantenimento della biosfera microbica profonda, che ospita una biomassa grande almeno quanto quella di superficie. Nonostante ciò, le origini di questi gas sono ancora poco identificate.

 

L’idratazione delle rocce del mantello, processo noto come serpentinizzazione, è da tempo conosciuto per la sua capacità di produrre idrogeno e per favorire la genesi di metano abiotico in ambienti relativamente superficiali della crosta terrestre (qualche chilometro). Invece, possibili fonti di energia profonda rimangono non identificate nonostante diverse teorie sono state proposte sin da Mendeleev (l’autore della tavola periodica) a fine ‘800.

 

«Il nostro studio – spiega Alberto Vitale Brovarone – combina informazioni ottenute da rocce profonde risalite durante la formazione della catena alpina (Piemonte e Corsica) e modelli termodinamici per mostrare che il processo di serpentinizzazione può generare idrogeno e metano abiotico fino a profondità di circa 80 chilometri sotto la superficie terrestre. Questo risultato suggerisce che le zone di convergenza tra placche tettoniche, come quelle che hanno generato la catena alpina, possono costituire importanti fonti di idrogeno e metano, oltre ad altre molecole molto importanti per la vita, come H2S (acido solfidrico) e NH3 (ammoniaca). Questi flussi profondi potrebbero aver fornito energia alla biosfera microbica profonda durante l’evoluzione del nostro pianeta».

Data di pubblicazione del comunicato: 
Mercoledì, 5 Agosto, 2020

Nuovi comuni aderiscono al Covidless Approach&Trust, lo strumento di rilancio del turismo piemontese

Entro la prima settimana di agosto cinque enti locali entreranno a far parte del progetto, con l’obiettivo di rendere il Piemonte la prima regione certificata Covidless

 

Il progetto di ricerca Covidless Approach&Trust è lo strumento di analisi e sviluppo pensato per i Comuni montani. Si tratta di un rating volto ad analizzare quali sono state le risposte che le città hanno messo in atto per for fronte all’emergenza sanitaria legata al Covid-19, non dal lato del rispetto delle varie normative e DPCM, ma dal punto di vista della fruibilità turistica del territorio, con l’obiettivo di supportare gli Enti locali nel mantenimento e potenziamento degli standard di accoglienza ricettivo-turistica e culturale.

 

Covidless Approach&Trust aiuta le amministrazioni comunali a sistematizzare le attività, i progetti o i provvedimenti che, da marzo 2020 fino ad oggi, sono stati attuati. È stato sviluppato dal Dipartimento di Management dell’Università di Torino con il contributo della Camera di Commercio, dell’Industria e dell’Artigianato, ad opera del team composto da Paolo Biancone, Andrea Martra e Silvana Secinaro, docenti del Dipartimento di management, e Alberto Sasso, professionista specializzato in architettura sostenibile e rigenerazione del territorio.

 

Il rating “premia” le città o i territori più resilienti, ovvero, in grado di stare al passo con le innovazioni e con la rivoluzione digitale e che usano tali strumenti per attutire gli impatti negativi legati a situazione inaspettate e impreviste, come l’emergenza COVID-19. Il rating si compone di 8 asset individuati dal team come fondamentali per un’esperienza turistica positiva del territorio: salute e servizi alla persona; intrattenimento; ristorazione; shopping; ricettivo; facilities per sport e benessere; amministrazione smart.

 

A questi primi sette asset se ne aggiunge un ottavo, libero, in cui si vanno a prendere in considerazioni gli elementi specifici e caratterizzanti di un determinato territorio, ovvero quelli che lo rendono unico, anche agli occhi dei turisti. Il punto di partenza del rating è una valutazione (e auto-valutazione) che fornisce punteggi per i vari aspetti. A conclusione di questo percorso, la città riceverà un rating e la certificazione “Covidless Approach&Trust”.

 

L’obiettivo più alto è quello di mettere in moto un volano positivo di buone prassi per la fruibilità del territorio condiviso da tutti gli attori del sistema, inteso come area vasta e come capostipite di un progetto ancora più ampio che possa fare della Regione Piemonte la prima regione certificata Covidless Approach&Trust. Alcune eccellenze Piemontesi si preparano ad essere certificate entro la prima settimana di agosto 2020.

 

Il primo comune a prestarsi per la sperimentazione è stato Santa Maria Maggiore, in Val Vigezzo, che con la sua “Montagna alla giusta distanza” ha dimostrato di saper cogliere le opportunità che la situazione attuale, per quanto critica, aveva da offrire: far scoprire (o riscoprire) i propri territori intercettando da un lato, i nuovi turisti di prossimità e dall’altro i turisti in cerca di un territorio sicuro. Il Comune di Santa Maria Maggiore ha concluso con successo questo percorso e mercoledì 10 giugno ha ricevuto direttamente dalle mani del Prof. Paolo Biancone l’attestazione, con un rating di 89/100, e il marchio “Covidless Approach&Trust”.

 

Grazie al supporto della CRC, il progetto si è poi esteso anche a Langhe e Roero coinvolgendo i comuni di: Alba, Bra, Frabosa Soprana, Frabosa Sottana e Limone Piemonte, oltre all’Unione dei Comuni del Barolo e all’Unione Montana Val Maira. Parallelamente, il progetto è stato inserito anche all’interno del Bilancio POP della Città di Torino, il che ha portato anche l’amministrazione del capoluogo piemontese a raccogliere questa sfida.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Martedì, 4 Agosto, 2020

Aperte le iscrizioni al primo Master di UniTo per formare professionisti nel campo delle cellule staminali

Promosso dal Dipartimento di Biotecnologie Molecolari e Scienze per la Salute, preparerà esperti in medicina rigenerativa e avrà la durata di un anno. Inizio previsto a novembre 2020

Si sono aperte le iscrizioni alla prima edizione del Master Universitario di II livello Cellule Staminali in Medicina Rigenerativa e Management della Cell Factory istituito dall'Università degli Studi di Torino, promosso dal Dipartimento di Biotecnologie Molecolari e Scienze per la Salute e diretto dalla Prof.ssa Fiorella Altruda.

 

Di durata annuale – si svolgerà dal novembre 2020 al novembre 2021 – il Master intende trasferire competenze tecniche e manageriali per formare professionisti qualificati in medicina rigenerativa e nel management della Cell Factory. Complessivamente corrisponde a un totale di 60 crediti formativi universitari (CFU).

 

La sede delle attività didattiche del Master sarà il Centro Interdipartimentale per le Biotecnologie Molecolari (MBC) di via Nizza 52 a Torino. La domanda di ammissione dovrà essere presentata entro il 30 settembre; la graduatoria sarà pubblicata il 15 ottobre.

 

Agli studenti verranno fornite nozioni riguardanti le cellule staminali, la rigenerazione endogena e sperimentale, le tecnologie d’avanguardia e la loro interfaccia con le terapie molecolari, le tecnologie staminali, l’ingegneria tissutale e l’uso di biomateriali innovativi, le metodiche di prelievo, espansione, coltura, manipolazione, monitoraggio, conservazione e tracciabilità di cellule umane, le esigenze normative di queste tecnologie emergenti, le normative in ambito clinico/farmaceutico e la gestione del Sistema della Qualità. Verrà anche affrontato l’argomento del trasferimento tecnologico delle biotecnologie nelle istituzioni pubbliche e private. Sono inoltre previsti cinque workshop tematici e un tirocinio pratico presso enti/aziende, istituti ospedalieri e cell factory. Il programma dettagliato è consultabile sul sito del Master.

 

 

Dato lo scenario di incertezza legato all’emergenza sanitaria, al fine di garantire la continuità della didattica le attività del Master potrebbero iniziare in modalità on line. 

Data di pubblicazione del comunicato: 
Martedì, 4 Agosto, 2020

UniTo tra i partner di AcrticHubs, il progetto dell’Unione Europea per la sostenibilità dell’Artico

Il 1° agosto 2020 è stato lanciato ArcticHubs, un'ambiziosa collaborazione multidisciplinare internazionale che mira a sviluppare soluzioni basate sulla ricerca e sulle buone pratiche per affrontare le sfide urgenti che riguardano l'Artico. Il progetto, che sarà finanziato per quattro anni dal programma Horizon 2020 dell'Unione Europea, riunisce 22 partner in 11 paesi diversi, provenienti da università e istituti di ricerca, da ONG, dai settori pubblico e privato e dalla società civile.

 

Tra gli atenei coinvolti anche l’Università di Torino, unico ente italiano a partecipare all’iniziativa, che avrà come responsabile locale Marco Giardino, docente del Dipartimento di Scienze della Terra. UniTo è la rappresentante per i casi di studio sulla geodiversità alpina e sui suoi servizi alle comunità locali, come quelle del Geoparco UNESCO Sesia Val Grande e le comunità delle valli valdesi Germanasca e Chisone.

 

Al centro dell'approccio pionieristico del progetto ci sono i 22 'hub', luoghi rappresentativi attraverso l'Artico, dove saranno impiegate metodologie partecipative e collaborative per osservare gli impatti delle attività economiche e per costruire strumenti orientati alla soluzione per conciliare nuove opportunità economiche con mezzi di sussistenza tradizionali e risoluzione dei conflitti di uso del suolo tra settori diversi.

 

Il progetto ArcticHubs lavorerà con le parti interessate a livello locale, nazionale, regionale e globale, comprese le comunità artiche, gli industriali, i responsabili politici e altri portatori di interesse, per dare un contributo importante alla sostenibilità e alla resilienza a lungo termine della regione: ambiente, comunità e industrie, considerando i mezzi di sussistenza nuovi e quelli esistenti.

 

I risultati chiave del progetto includeranno strumenti per costruire approcci collaborativi e consensuali all'utilizzo del territorio e delle risorse. Strumenti come i sistemi pubblici di informazione geografica partecipativa (PPGIS), le linee guida per la "licenza sociale per operare" e la costruzione di scenari futuri per l'Artico, saranno sperimentati e implementati in collaborazione con le parti interessate nei 22 hub. Oltre agli hub "piscicoltura", "silvicoltura", "turismo", "estrazione mineraria" e "indigeni" all'interno dell'Artico, quattro hub esterni di "apprendimento", situati in Canada, Austria e Italia, forniranno punti per il confronto e il controllo con i casi dell'Artico.

 

L'Artico oggi deve affrontare pressioni straordinarie, con la globalizzazione e il cambiamento climatico che si combinano provocando il cambiamento ambientale a un ritmo senza precedenti. L'apertura di nuovi settori economici, tra cui l'estrazione mineraria e il turismo di massa, insieme all'industrializzazione di molti mezzi di sussistenza tradizionali, come la pesca e la silvicoltura, stanno generando conflitti nell'uso del territorio tra settori concorrenti e producendo profonde trasformazioni nella vita delle persone e delle comunità a livello economico, sociale, culturale, politico e ambientale.

 

 

Tutti i partner del progetto:

 

Finlandia: University of Lapland; Mapita Ltd; Reindeer Herders’ Association; Sámi Education Institute

Svezia: Swedish University of Agricultural Sciences; Luleå University of Technology; Grans Sameby

Norvegia: NORCE Norwegian Research Centre AS; Magma Geopark AS; Norwegian Institute for Nature Research; Nofima; Rogaland County Council

Islanda: Hólar University/Háskólinn á Hólum

Russia: Kola Science Centre

Regno Unito: TouchTD Ltd

Austria: Universität für Bodenkultur, Wien

Italia: Università degli studi di Torino

Groenlandia: Greenland Institute of Natural Resources

Isole Faroe: University of the Faroe Islands

Canada: Dalhousie University

 

 

Per ulteriori informazioni:

Coordinatore del Progetto: Luke, Pasi Rautio, pasi.rautio@luke.fi

Ufficio Comunicazione del Progetto: arctichubs@touchtd.com

Responsabile Locale del Progetto: marco.giardino@unito.it

Data di pubblicazione del comunicato: 
Lunedì, 3 Agosto, 2020

Tutti gli eventi di "Torino a cielo aperto" a portata di social network - FirstLife permette a tutti i cittadini di consultare agevolmente l’offerta culturale della rassegna estiva attraverso una mappa interattiva

Quest’anno sarà possibile accedere a tutta l’offerta estiva di “Torino a cielo aperto”, il calendario estivo di eventi e appuntamenti culturali e ricreativi organizzati su tutto il territorio cittadino, tramite FirstLife, il social network sviluppato dal gruppo di ricerca “Social Computing” del Dipartimento di Informatica dell’Università di Torino, guidato dal Prof. Guido Boella.

 

FirstLife si basa una mappa interattiva che permette agli utenti di consultare agevolmente tutta la programmazione estiva della rassegna culturale cittadina. La mappa è inoltre affiancata da un newsfeed che mostra le informazioni più recenti presenti sulla parte di mappa visualizzata.

 

Sulla piattaforma sono mappati tutti i singoli eventi culturali, le arene di spettacolo e i cinema, i punti verdi estivi e altri punti aggregativi. Attraverso la geo-referenziazione e i filtri l’amministrazione comunale può monitorare e coordinare tutta l’offerta culturale della rassegna. Le funzionalità di social networking di FirstLife consentono agli operatori culturali e ai cittadini di ricevere aggiornamenti in tempo reale sugli eventi di loro interesse, creare gruppi per organizzarsi, condividere osservazioni e proposte.

 

Mappare le attività culturali di iniziativa pubblica e privata permette dunque sia agli operatori del settore sia ai cittadini di avere una visione di insieme del tessuto culturale urbano nelle sue diverse forme.  FirstLife è quindi uno strumento che facilita e supporta l'interazione tra pubblica amministrazione, operatori e pubblico attraverso la condivisione di proposte e iniziative bottom-up.

 

Questa piattaforma è già utilizzata in diverse iniziative e progetti portati avanti dall’Università in collaborazione con il Comune di Torino, come i progetti europei Co-city e CO3, e Torino City Love, l’iniziativa che ha permesso la mappatura degli esercizi commerciali con consegna a domicilio durante l’emergenza Covid-19.

 

FirstLife è consultabile attraverso sito web e come web app per smartphone e tablet all'indirizzo https://torinoacieloaperto.firstlife.org/

Data di pubblicazione del comunicato: 
Venerdì, 31 Luglio, 2020
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