Master in Insurance Innovation. Nasce a Torino il primo master sull'innovazione tecnologica nel mondo delle assicurazioni

Oggi, 17 settembre, presso la Sala Auditorium del Collegio Carlo Alberto (Piazza Arbarello 8, Torino) i rappresentanti dei partner istituzionali e industriali, Prof. Francesco Profumo (Compagnia di San Paolo), Prof. Giorgio Barba Navaretti (Collegio Carlo Alberto), Dott. Nicola Fioravanti (Intesa Sanpaolo Vita) e Dott. Luca Filippone (Reale Mutua) hanno dato avvio alla prima edizione del Master in Insurance Innovation. Il Master è organizzato dall’Università di Torino (Scuola Management ed Economia) e dal Politecnico di Torino, in collaborazione con la Fondazione Collegio Carlo Alberto. La direzione è affidata alla Prof.ssa Elisa Luciano, la vicedirezione ai Proff. Eleonora Isaia ed Enrico Macii, coadiuvati dalla Prof.ssa Simona Alfiero.

 

Si tratta di un master di II livello, ideato e progettato in partnership tra eccellenze del mondo accademico, istituzionale e industriale, per preparare neolaureati e giovani professionisti di talento al cambiamento in atto nel business assicurativo.

 

La rivoluzione tecnologica che stiamo vivendo, ulteriormente accelerata dalla recente pandemia, ha infatti modificato e sempre più modificherà il modo di fare assicurazioni, dai processi interni aziendali ai prodotti offerti al mercato. Capire gli strumenti che la tecnologia mette a disposizione e coniugarli con le esigenze del business attuali e potenziali è l’obiettivo primario di questo percorso formativo. Ne uscirà una figura professionale unica nel suo genere, che parla il linguaggio moderno della tecnologia, ma conosce le dinamiche più profonde del business assicurativo e le regole che lo governano.

 

L’ideazione, la progettazione e la realizzazione del Master, dalla finalità, al contenuto dei corsi e alla scelta dei docenti sono state condotte di concerto tra tutti i partner, rappresentati in seno al Comitato Scientifico, composto da:

 

Elisa Luciano (Direttore), Università di Torino

Eleonora Isaia (Vicedirettore), Università di Torino

Enrico Macii (Vicedirettore), Politecnico di Torino

Roberta Accettura, Intesa Sanpaolo Vita

Matteo Bordone Molini, Compagnia di San Paolo

Marcello Bugari, Reale Mutua

Renato Dorrucci, Gruppo Intesa Sanpaolo

Fabrizio Mosca, Università di Torino

Luca Regis, Università di Torino

Elena Vigna, Università di Torino

 

Il rigore metodologico si coniuga con il forte orientamento al business prevedendo il coinvolgimento di una Faculty mista, composta da esponenti di rilievo provenienti sia dall’accademia sia dall’industria e dalle istituzioni che operano in ambito assicurativo.

Le lezioni si svolgono al Collegio Carlo Alberto, nel rispetto di tutte le disposizioni di sicurezza, con possibilità di collegamento a distanza per gli studenti fuori sede.

 

Per la prima edizione del Master sono messe a disposizione borse di studio (per reddito, merito e fuori sede), oltre alla borsa denominata “Covid-19”, riconosciuta a tutti i partecipanti dalle imprese sponsor per sostenere l’investimento in formazione e istruzione in questo delicato periodo di emergenza sanitaria e sociale. Inoltre, al termine del programma, i migliori due studenti riceveranno una borsa di merito messa a disposizione dalla Fondazione Corradetti.

 

Per informazioni sul Master:

https://www.masterinsuranceinnovation.it/

info@mastermii.it

segreteria: +39 011 6705200

Data di pubblicazione del comunicato: 
Giovedì, 17 Settembre, 2020

La seconda edizione di Climbing for climate in Piemonte: gli Atenei uniti per sensibilizzare sull'agenda 2030 della Nazioni Unite e sulla tutela del paesaggio

Le Università piemontesi organizzano un doppio appuntamento all’interno dell’iniziativa organizzata dalla Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile in collaborazione con il Club alpino italiano: un convegno sui territori montani e un’escursione al rifugio Willy Jervis in Val Pellice

 

Torino, 17 settembre 2020 – Torna per il secondo anno consecutivo Climbing for Climate, l’iniziativa organizzata per sabato 19 settembre dalla Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile - RUS, in collaborazione con il Club alpino italiano - Cai, che coinvolge gli Atenei italiani in una giornata dedicata al trekking e alle escursioni in montagna, per sensibilizzare sui temi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite.

 

Per l’occasione, gli atenei con sede in Piemonte (Università degli Studi di Torino, Politecnico di Torino, Università del Piemonte Orientale e Università delle Scienze Gastronomiche di Pollenzo) promuovono un doppio appuntamento:

  • Venerdì 18 settembre, a partire dalle ore 9.30 il Convegno “MONTAGNE ATTIVE: Territori rigenerati da nuove pratiche di sviluppo” organizzato dall’Associazione Dislivelli. L’evento si potrà seguire sulla piattaforma Zoom a questo indirizzo: https://us02web.zoom.us/j/83740235668 (meeting ID: 837 4023 5668 – passcode: 684957);

 

  • Sabato 19 settembre l’evento clou: un’escursione in Val Pellice con salita a piedi lungo il “sentiero Italia CAI” fino al Rifugio Willy Jervis, in collaborazione con le sezioni locali del Cai, la Commissione Centrale di Escursionismo del CAI, l’Associazione Dislivelli e il Centro Universitario Sportivo torinese. Nel programma è prevista la firma dell’appello per la protezione e valorizzazione del patrimonio naturale e culturale locale da parte degli enti coinvolti nell’organizzazione della giornata, che si inserisce nel calendario del Festival dello sviluppo sostenibile promosso dall'Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile – AsviS.

 

 

Questa seconda edizione di Climbing for Climate sarà diffusa in tutta Italia - hanno già aderito 28 università di 10 regioni, da nord a sud - e intende promuovere i temi dell’Agenda 2030 attraverso la mobilità attiva.

A livello nazionale l’evento è patrocinato anche dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare - MATTM, dal Comitato Glaciologico Italiano - CGI, da Sustainable Development Solutions Network - SDSN e inserito nel calendario del Festival dello sviluppo sostenibile promosso dall'Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile - ASviS.

 

L'iniziativa ha l'obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica locale e nazionale sui temi dell’Agenda 2030 attraverso la conoscenza dei territori alla luce degli obiettivi ONU, tra cui quelli per la promozione del turismo sostenibile (SDG 8), dell’inclusione sociale ed economica di chi vive in aree periferiche (SDG 10), del supporto alle comunità sostenibili (SDG 11), della lotta al cambiamento climatico (SDG 13) e della promozione della vita sulla terra (SDG 15).

 

La prima edizione nel 2019 aveva visto l’Università degli Studi di Brescia in prima linea nell’organizzazione, grazie al supporto della sezione locale del Cai, con Rettori e delegati dei Rettori, oltre alla Presidente stessa della RUS Patrizia Lombardi, impegnati nell’ascesa sul ghiacciaio del Monte Adamello.

 

“Abbiamo voluto dare continuità all’iniziativa Climbing for Climate con convinzione ed entusiasmo, nonostante le difficoltà di gestione determinate dalla recente pandemia, per diversi motivi – spiega la professoressa Patrizia Lombardi, Prorettrice del Politecnico di Torino Presidente della RUS – In primis, per sottolineare l’importanza di porre tra le priorità del Paese la salvaguardia dei nostri territori culturali e delle aree interne. Inoltre, il coinvolgimento diretto delle diverse università della RUS, e in questo caso del Politecnico insieme agli altri atenei piemontesi in collaborazione con il Club alpino italiano, consente una valorizzazione diffusa del nostro immenso e meraviglioso patrimonio naturale e culturale”.

 

"La firma dell'Appello è un'occasione per sollecitare gli enti locali ad agire per preservare e valorizzare il patrimonio naturale e continueremo a collaborare con loro affinché le azioni siano tempestive – dichiara il professor Egidio Dansero, Delegato RUS dell'Università di Torino - L'università si fa parte sempre più attiva nel formare le nuove generazioni a perseguire la sostenibilità ambientale e contribuire al contrasto del surriscaldamento globale. Ad esempio con la neonata UNITA – Universitas Montium, alleanza di 6 università che unisce in una linea immaginaria la Serra de Estrela, i Pirenei, le Alpi e i monti del Banato, impegnata nella ricerca e didattica soprattutto nell’ambito della sostenibilità ambientale, della bioeconomia e dello sviluppo del patrimonio culturale”.

 

“La recente pandemia ci ha spinti a riflettere sulla relazione con i cambiamenti climatici, mostrando di fatto come entrambi i fenomeni siano il risultato di un pianeta portato all’estremo delle sue capacità, di una progressiva distruzione degli ecosistemi e della loro capacità equilibratrice – dichiara la professoressa Carmen Aina, Delegata RUS dell’Università del Piemonte Orientale - Diventa così fondamentale definire e adottare misure collettive coraggiose, in grado di promuovere un modello di sviluppo sostenibile in risposta alle varie sfide in corso, come indicato nell’Agenda 2030.

Noi università dobbiamo, ancora di più, impegnarci in prima linea nel dibattito e puntare su un sistema educativo che formi persone capaci di affrontare le complessità attraverso un approccio sistemico e transdisciplinare. Lo dobbiamo a noi, ma soprattutto alle generazioni future”.

 

“La tutela del paesaggio è parte della difesa delle diversità bio-culturali, che è la sfida del futuro e che supera la dicotomia classica tra natura e cultura – sottolinea il professor Andrea Pieroni, Rettore dell’Università delle Scienze Gastronomiche di Pollenzo - Solo sistemi socio-ecologici resilienti sapranno infatti far fronte alla drammatica crisi climatica e ambientale. UNISG è impegnata su questo dalla sua fondazione e ora ancora di più con il suo nuovo Laboratorio per la Sostenibilità e l'Economia Circolare che ha l'ambizione di generare insieme ad enti, imprese, istituzioni, nuovi punti di riferimento a supporto di una necessaria conversione ecologica dell'attuale paradigma socio-economico”.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Giovedì, 17 Settembre, 2020

Astrofisici di UniTo e INAF scoprono che il "modello unificato" delle galassie attive non è completamente verificato

I risultati del lavoro del team internazionale guidato dal prof. Francesco Massaro di UniTo rilanciano l'eterno dibattito tra Mendel e Darwin per le radio galassie e gli oggetti di tipo BL Lac

 

 

Un gruppo internazionale di astrofisici italiani guidato dal Prof. Francesco Massaro del Dipartimento di Fisica dell'Università degli Studi di Torino, associato sia all'Istituto Nazionale di Astrofisica che all'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, ha dimostrato – in un articolo pubblicato dalla rivista internazionale Astrophysical Journal Letters  che le previsioni del modello unificato delle galassie attive, per una particolare classe di sorgenti conosciute come oggetti di tipo BL Lac, non sono verificate.

 

Nel nostro Universo esistono galassie denominate “attive” perché presentano un nucleo almeno cento volte più brillante dei miliardi di stelle che le costituiscono. Per oltre 30 anni, gli astrofisici avevano pensato che le differenze osservate tra le diverse classi di galassie attive fossero da imputare, in prevalenza, a un solo unico parametro: l'orientazione della struttura interna rispetto alla linea di vista. In accordo con quello che viene definito il modello unificato, tutte le galassie attive sarebbero “geneticamente” simili e l'angolo rispetto alla linea di vista l'unico parametro che le fa apparire diverse.

 

Se il modello unificato è, almeno all'ordine zero, corretto – spiega il Prof. Massaro –, l'ambiente su grande scala dove la galassia attiva si trova è una proprietà che non dipende da come la si guarda. Quindi oggetti che possono apparire con diverse proprietà osservate perché semplicemente visti con una diversa inclinazione, se intrinsecamente uguali, dovranno risiedere in un ambiente che ha le stesse caratteristiche”.

Questo è proprio il caso delle radio galassie di tipo FRI, considerate sorgenti intrinsecamente uguali agli oggetti di tipo BL Lac. I loro getti di plasma si espandono ben al di fuori della loro galassia ospite su scale dei milioni di anni luce. In accordo con il modello unificato si è sempre pensato che una radio galassia di tipo FRI il cui getto puntasse in direzione della Terra corrispondesse a una sorgente classificabile come BL Lac. Il Prof. Massaro e il suo team internazionale hanno invece mostrato che l’ambiente in cui risiedono BL Lac e radio galassie FRI è estremamente diverso e pertanto le due classi di sorgenti non sono assimilabili.

 

Ma il lavoro non è finito qui – aggiunge il Dott. Alessandro Capetti dell'Osservatorio Astrofisico di Torino anch'egli autore dell'articolo – il nostro studio ci ha anche permesso di dimostrare che gli oggetti di tipo BL Lac sembrano essere intrinsecamente simili a una classe differente di radio galassie, estremamente compatte, i cui getti non sono così estesi da essere visti in banda radio su scale ben al di fuori della galassia ospite”.

Siamo estremamente soddisfatti dei risultati ottenuti e continueremo su questa linea di ricerca – continua il Prof. Massaro –, stiamo infatti cercando di dare una risposta definitiva al quesito sulle proprietà osservate nelle radio sorgenti e alla loro evoluzione, se dipendano dall’ambiente su grande scale in cui nascono, vivono e muoiono oppure se parametri intrinseci, come l’angolo rispetto alla linea di vista, siano sufficienti a caratterizzarle. Un po’ come il dibattito tra Darwin e Mendel visto in ambito astrofisico dove al momento le opinioni del primo sembrano prevalere”.

 
Hanno contribuito all'analisi e alla stesura del lavoro il Dott. R. D. Baldi dell'Istituto di Radio Astronomia, il Dott. R. Campana dell'Osservatorio di Astrofisica e Scienza dello Spazio di Bologna e il Dott. I. Pillitteri dell'Osservatorio Astronomico di Palermo, tutte sedi dell'Istituto Nazionale di Astrofisica, e infine il Dott. A. Paggi, dell'Università degli studi di Torino e il Dott. A. Tramacere dell'Università di Ginevra. La ricerca, portata avanti in questi anni, è stata finanziata dalla Compagnia di San Paolo e dal Consorzio Interuniversitario per la fisica Spaziale (CIFS) ed è stata realizzata nell'ambito del finanziamento relativo ai “Dipartimenti di Eccellenza 2018 - 2022” del MIUR (L. 232/2016) ricevuto dal Dipartimento di Fisica dell'Università degli studi di Torino.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Mercoledì, 9 Settembre, 2020

UNITO diventa il punto di riferimento in Europa per l'istruzione superiore e la formazione professionale nel food

Due docenti dell'Università di Torino scelti dalla UE come coordinatori dei progetti di Professional Development e delle Summer School di EIT Food

L'Istituto Europeo per l'Innovazione e la Tecnologia (EIT) dell'Unione Europea ha attribuito il ruolo di coordinatori dei consorzi europei del settore Food a due docenti dell’Università di Torino: il Prof. Luca Cocolin, del Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentarie e il Prof. Dario Peirone, del Dipartimento di Giurisprudenza. UniTo sarà coordinatrice sia dei progetti di Professional Development che delle Summer School nei Paesi e le Regioni RIS.

 

L’Università di Torino è partner molto attivo nell’ambito del progetto EIT Food sin dall’inizio della sua attività nel 2017. Il Sistema di Innovazione Regionale (RIS) dell'EIT è stato progettato per gli Stati membri dell'UE e per i Paesi associati al programma Horizon 2020 in Europa che sono, secondo lo European Innovation Scoreboard, innovatori moderati in cui è necessario potenziare la rete internazionale degli ecosistemi locali dell'innovazione. Tra questi anche il Centro-Sud Italia e la Valle d'Aosta.

 

I due progetti presentati dall’Università di Torino sono stati giudicati i più solidi e innovativi, arrivando quindi a essere investiti del coordinamento generale delle linee progettuali nei Paesi RIS. Un ruolo di forte prestigio e responsabilità, visto che i programmi EIT Food coinvolgeranno centinaia di studenti e aziende in molti paesi d’Europa. La creazione e lo sviluppo di laboratori di didattica innovativa come lo Startup Creation Lab e il coordinamento e la partecipazione in progetti quali il Master in Food Systems e l’European food system education and training (EFSET) hanno permesso all’Università di Torino di acquisire competenze ed esperienze che sono state giudicate all’avanguardia nel contesto europeo. Ai consorzi partecipano, tra le altre, Università come CambridgeTechnionVarsavia e Aarhus, oltre a importanti imprese nel settore del food.

 

Il programma delle RIS Summer School fornirà tre contesti esperienziali incentrati sull'imprenditorialità e la creazione di idee imprenditoriali e innovative sui temi della Nutrizione, dell’Economia Circolare e sul Tracciamento Digitale della catena di produzione degli alimenti. Il percorso è composto da una serie funzionale e progressiva di moduli, in cui gli studenti acquisiranno competenze attraverso un approccio pratico alla risoluzione dei problemi, lavorando in team e collegando la fase di Idea Generation con le Smart Specialization Strategies nazionali e regionali sull'industria alimentare. La formazione si concentrerà sulla creazione di mentalità imprenditoriali, sviluppando capacità di lavoro di gruppo tra studenti con background molto diversi.

 

Il progetto Professional Development mira, con un approccio integrato e il coinvolgimento, oltre al mondo universitario, di agricoltori, imprenditori, start-up, professionisti del settore, a portare le tecnologie più innovative direttamente sui campi e negli allevamenti. Sarà pratico e utile ad abbattere le barriere e i pregiudizi legati all’innovazione, toccando anche temi caldi come i novel food e la produzione di proteine alternative, dagli insetti alle alghe. 

Data di pubblicazione del comunicato: 
Martedì, 8 Settembre, 2020

Ricerca di UniTo: malati neurologici a rischio di forme più gravi di Covid-19

Lo studio pubblicato dal Journal of Neurology è stato coordinato dalla Neurologia Universitaria del Dipartimento di Neuroscienze “Rita Levi-Montalcini” dell’Università di Torino, diretta dal Prof. Leonardo Lopiano. I risultati hanno un rilevante significato in termini di salute pubblica poiché indicano che pazienti affetti da patologie neurologiche, soprattutto su base vascolare o degenerativa, devono essere attentamente “sorvegliati”

 

Un importante studio recentemente pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale Journal of Neurology ha portato a una nuova conoscenza sull’infezione da Sars-COV-2: la presenza di patologie neurologiche pregresse si associa sin dall’esordio a forme di infezione più gravi di COVID-19. La pubblicazione nasce da una ricerca svolta dalla Neurologia Universitaria del Dipartimento di Neuroscienze “Rita Levi-Montalcini” dell’Università degli Studi di Torino, diretta dal Prof. Leonardo Lopiano; al lavoro hanno partecipato tutti i Dirigenti Medici della Divisione, in particolare il Dott. Alberto Romagnolo, in collaborazione con il DEA (dott. Franco Riccardini) e con il Servizio di Epidemiologia clinica e valutativa (Dott. Giovannino Ciccone) dell’Ospedale Molinette.

 

Gli autori del paper hanno preso in esame tutti i pazienti giunti al DEA delle Molinette dall’inizio di marzo fino a metà aprile con una diagnosi di COVID-19, creando una casistica di 344 pazienti consecutivi: 77 pazienti (il 22% del campione) risultavano affetti da patologie neurologiche pregresse. La maggior parte di queste erano rappresentate da malattie cerebrovascolari e da decadimento cognitivo; altre patologie riscontrate in percentuale inferiore erano emicrania-cefalea cronica, epilessia e malattie del sistema nervoso periferico. Nella casistica risultava, inoltre, un singolo caso rispettivamente di malattia di Parkinson e di sclerosi multipla. La maggior parte di tali pazienti presentavano anche i più noti fattori di rischio correlati all’infezione da COVID-19 quali ipertensione, diabete e patologie neoplastiche.

 

In tutti i pazienti è stata valutata la gravità di malattia all’arrivo in Pronto Soccorso, tramite una scala validata a livello internazionale (Infectious Diseases Society of America/American Thoracic Society Criteria for Defining Severe Community-acquired Pneumonia), che si basa soprattutto sui parametri respiratori e sulle alterazioni degli esami ematici. La maggior parte dei pazienti è giunta al Pronto Soccorso nei primissimi giorni dall’inizio dei sintomi dell’infezione, mediamente entro 6 giorni; 118 pazienti, ovvero un terzo dell’intero campione, presentavano una forma grave, con la necessità di un supporto respiratorio immediato, inclusa in alcuni casi l’intubazione in urgenza. Le analisi statistiche hanno dimostrato una forte associazione tra malattie neurologiche pregresse e maggiore gravità di infezione. Infatti, i due terzi dei pazienti affetti da patologie neurologiche presentavano una forma di infezione grave, con un rischio fino a 7 volte superiore rispetto agli altri pazienti.

 

Le malattie cerebrovascolari e la demenza sono risultate le patologie neurologiche più frequentemente associate a forme gravi di infezione da COVID-19, anche a causa dell’età più avanzata e della maggiore fragilità tipica di questa categoria di pazienti. Il 90% è stato, infatti, ricoverato e in quasi la metà dei casi è stato necessario un supporto respiratorio meccanico, anche invasivo. Al contrario, i pazienti affetti da emicrania o cefalea cronica non hanno mostrato valori di gravità o ospedalizzazione diversi dai pazienti non affetti da patologie neurologiche, mentre i pazienti affetti dalle altre patologie neurologiche hanno mostrato quadri di gravità superiori alla media, ma con percentuali di ospedalizzazione e supporto ventilatorio solo di poco superiori alla media.

 

Lo studio dimostra pertanto che i pazienti affetti da patologie neurologiche, soprattutto quelle su base vascolare o degenerativa, hanno un rischio di sviluppare una malattia da COVID-19 più grave sin dall’esordio dell’infezione e che la presenza di malattie neurologiche rappresenta un altro importante fattore di rischio che si aggiunge a quelli già noti. I risultati dello studio hanno un importante significato in termini di salute pubblica poiché indicano che tali pazienti devono essere attentamente “sorvegliati”, applicando in modo rigoroso tutte le norme di prevenzione del contagio ed un pronto intervento in caso di sintomi sospetti di infezione. 

 

Data di pubblicazione del comunicato: 
Lunedì, 7 Settembre, 2020

L’Università di Torino accoglie con grande soddisfazione la decisione della Presidenza del Consiglio che ha individuato Torino come sede per l'Istituto Italiano per l'Intelligenza Artificiale (I3A)

Dichiarazione del Rettore Stefano Geuna

La costituzione a Torino di un Istituto nazionale dedicato all’Intelligenza Artificiale è la naturale evoluzione di un processo già forte e consolidato su cui siamo impegnati da tempo in sinergia con gli altri Atenei del territorio, gli Enti e il mondo delle imprese” dichiara il Rettore Stefano Geuna “A partire dal lavoro dei ricercatori del Dipartimento di Informatica fino alle sempre più frequenti integrazioni con le altre discipline di eccellenza, l’Ateneo svolge un ruolo centrale nei settori che saranno principalmente coinvolti nel nuovo Istituto dalla robotica alla sanità, dalla mobilità all’agrifoood, dall’energia alle digital humanities e industrie creative in connessione con i principali trend tecnologici (5G, Industria 4.0, Cybersecurity).

 

Una combinazione che rende unico l’ecosistema torinese e che ha determinato Torino candidata ideale per l’istituzione del nuovo centro. Mai come in questo caso il nostro territorio ha saputo fare rete con slancio e partecipazione collettiva. Un grande lavoro di squadra che ha coinvolto tutti gli attori pubblici e privati, gli Atenei, gli Enti e le imprese. Mi congratulo con la Sindaca Chiara Appendino, l’Assessore Marco Pironti e con Don Luca Peyron che con il suo entusiasmo è stato un grande motivatore per il territorio. Come comunità accademica siamo pronti a mettere a disposizione del progetto le nostre competenze per promuovere e sviluppare il necessario mix fra eccellenza nella ricerca e capacità di trasferimento tecnologico utile alla maturazione del progetto”.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Venerdì, 4 Settembre, 2020

UniTo tra le migliori al mondo secondo il ranking di Times Higher Education

L’Università di Torino si conferma nella parte alta della classifica e migliora la sua posizione a livello italiano passando dal 15° all’11° posto.

Times Higher Education (THE) ha pubblicato la World University Ranking 2021, la nota classifica che valuta annualmente le migliori università del mondo. Sono presenti in classifica 1500 università100 in più rispetto all’anno scorso, di cui 49 italiane, con 4 nuove entrate.

 

L’Università di Torino consolida la sua posizione nella parte alta della classifica confermandosi nella fascia 401-500 a livello globale e migliora la sua performance nei confini nazionali. UniTo infatti risulta all’11° posto in Italia (l’anno scorso era 15°), a pari merito con le Università di Firenze, Pisa e Napoli e seguita dal Politecnico di Torino e dalle Università di Catania e Trieste.

A livello italiano il migliore Ateneo risulta essere l’Università di Bologna, collocata alla 167° posizione mondiale, seguita dalle Scuole Superiori S. Anna e Normale di Pisa, entrambe nella top 200.

 

Le classifiche del Times Higher Education valutano le università in tutte le loro attività principali: didatticaricercatrasferimento di conoscenzefondi e internazionalizzazione. Vengono utilizzati 13 indicatori di prestazione calibrati per fornire comparazioni più complete ed equilibrate. Gli indicatori sono raggruppati in cinque aree con un peso percentuale così distribuito:

  • Didattica (reputazione, dottorati e rapporto docenti/studenti): 30%
  • Ricerca (reputazione, pubblicazioni e fondi per la ricerca): 30%
  • Citazioni30%
  • Prospettive internazionali (docenti e studenti stranieri, pubblicazioni con coautori stranieri): 7.5%
  • Trasferimento di conoscenza (fondi da privati): 2.5%

Rispetto agli indicatori considerati, l’Università di Torino registra risultati sopra la media nella Ricerca, nelle Citazioninell’internazionalizzazione e per risorse attratte.

 

Nelle classifiche disciplinari, pubblicate nell’autunno 2019, UniTo si era distinta nel campo del Diritto, collocandosi tra le prime 150 università al mondo, ed era presente tra le top 400 in ambito umanistico, medico, nelle scienze della vita, fisiche e informatiche e in psicologia.

 

Per maggiori informazioni: https://www.timeshighereducation.com/

 

Per approfondimenti sui ranking globali e disciplinari delle università visita la pagina: http://politichediateneounito.it/it/ranking-internazionali/

Data di pubblicazione del comunicato: 
Venerdì, 4 Settembre, 2020

ERC 2020 inquinamento da nanoplastiche: Monica Passananti, ricercatrice Università di Torino, vince lo Starting Grants 2020

Il progetto della ricercatrice del Dipartimento di Chimica dell’Università di Torino ha ottenuto dall'organismo dell’Unione Europea un finanziamento di oltre 1.600.000 euro per i prossimi 5 anni.

Oggi, 3 settembre 2020, lo European Research Council (ERC), organismo dell'Unione Europea che attraverso finanziamenti competitivi sostiene l’eccellenza scientifica, ha pubblicato la lista dei progetti che hanno vinto uno Starting Grants per l’anno 2020.

 

Su un totale di 3272 proposte, di cui 432 seleionate, tra le 20 italiane il progetto NaPuE – Impact of Nanoplastics Pollution on aquatic and atmospheric Environments di Monica Passananti, ricercatrice del Dipartimento di Chimica dell’Università di Torino e docente di chimica ambientale, che ha ottenuto un finanziamento di 1.624.751 euro per i prossimi 5 anni. Il progetto studierà l’impatto delle nanoplastiche sull’ambiente determinando come queste possano interagire con le componenti abiotiche nell’acqua marina e nell’atmosfera e come possano modificare con i processi naturali.

 

L’inquinamento da plastica raggiunge le più remote aree della Terra: detriti plastici sono stati trovati quasi ovunque dalle Alpi all’Antartide e anche nell’atmosfera. Tra questi contaminanti ci sono le cosiddette nanoplastiche, non visibili ad occhio nudo, che possono essere prodotte attraverso la degradazione di pezzi di plastica più grandi o possono entrare direttamente nell'ambiente a causa di uno smaltimento non corretto.

 

Ancora poco si conosce su come agiscono le nanoplastiche nell’ambiente e la loro presenza negli oceani è stata dimostrata solo di recente, pertanto i rischi ambientali e sanitari non sono ancora definiti. A causa della piccola dimensione e della grande superficie esposta su cui si dispongono, le interazioni delle nanoplastiche con le specie chimiche e le forme di vita presenti in natura, possono essere significativamente differenti rispetto ai detriti più grandi.

 

Il progetto, che si svilupperà in cinque anni, si svolgerà presso l’Università di Torino e l’Università di Helsinki in Finlandia e si avvarrà di esperimenti di laboratorio per determinare cosa producono le nanoplastiche, quando reagiscono con la luce solare e le specie chimiche in acqua di mare e nell’atmosfera. Svilupperà una procedura di raccolta e analisi, attraverso la spettrometria di massa e tecniche di misurazione degli aerosol, un passo cruciale per analizzare quanto le nanoplastiche siano presenti nell’ambiente. Infine, valuterà il loro potenziale impatto sui processi fotochimici naturali, sugli scambi mare-atmosfera e sul ciclo del carbonio.

La ricerca fornirà importanti informazioni sulla reattività e sui meccanismi di trasformazione delle nanoplastiche nell’ambiente. I risultati saranno fondamentali per comprendere quale sia l’impatto sull’ecosistema dell’inquinamento da nanoplastiche e saranno decisivi nello sviluppare strategie per risolvere i problemi relativi all’inquinamento da plastica.

 

"Penso che questo progetto e in generale la ricerca sull’impatto delle plastiche sull’ambiente sia importante – ha dichiarato la professoressa Monica Passananti – perché l’inquinamento da plastica è un problema globale, infatti piccoli frammenti sono stati trovati anche nelle aree più remote della Terra. Spesso l’attenzione è focalizzata sui detriti grandi e visibili che inquinano i nostri suoli e mari, tuttavia il problema dell’inquinamento da nanoplastiche è spesso sottovalutato. Non sono visibili ad occhio nudo, ma il fatto che siano così piccole le rende potenzialmente più pericolose per l’ecosistema".

 

“Il nuovo riconoscimento dell’European Research Council alla professoressa Monica Passananti - ha dichiarato il Rettore Stefano Geuna – conferma ancora una volta l’eccellenza del lavoro dei ricercatori del nostro Ateneo nei diversi ambiti disciplinari. Studiare l’inquinamento delle nanoplastiche è oggi fondamentale per lo sviluppo sostenibile del pianeta e per ridurre i rischi ambientali e l’impatto sulla salute”.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Giovedì, 3 Settembre, 2020

UniTo abbassa le tasse agli studenti. Aperto il simulatore per calcolare i contributi

Estensione della No Tax area fino a 20 mila euro di Isee, rimodulazione vantaggiosa delle fasce di contribuzione. L'Università di Torino organizza l'A.A. 2020-2021 con lezioni quanto più possibili in presenza e quando necessarie a distanza. Per guardare a

L'Università di Torino ha messo in campo, per la contribuzione relativa al nuovo anno accademico 2020/2021, diverse forme di sostegno del diritto allo studio. Ha esteso la No tax area fino ad ISEE inferiore a 20.000 euro e ha rimodulato in modo più vantaggioso le fasce di contribuzione. Inoltre, l’impegno part-time costerà meno e la contribuzione sarà più sostenibile perché rateizzata su quattro rate. Gli studenti care leavers sono esonerati dalla contribuzione. Sono, poi, previste facilitazioni del calcolo delle tasse per gli studenti internazionali. Inoltre, l'Ateneo ha realizzato e messo a disposizione degli studenti un Simulatore Tasse e Contributi, disponibile su unito.it, che consente di calcolare l'importo totale della contribuzione per l'A.A 2020/2021.

 

DIDATTICA IN PRESENZA E A DISTANZA. UniTo offrirà alle studentesse e agli studenti una parte di lezioni in presenza e garantirà l’intera l’offerta didattica a distanza. Chi si iscrive troverà condizioni di studio sicure, nel pieno rispetto delle misure anti-Covid. La qualità delle lezioni sarà assicurata, grazie a soluzioni didattiche integrate: in presenza, in diretta streaming con registrazioni sempre disponibili e attività per piccoli gruppi. Le attività pratiche (laboratori e tirocini) sono organizzate in modalità full immersion, anche per facilitare la partecipazione di chi è fuori sede.

Lo studio a distanza è sostenuto da una squadra di tutor specializzatiDa settembre, gli esami si potranno sostenere in presenza. Le studentesse e gli studenti residenti fuori regione, o all’estero, potranno comunque sostenere le prove a distanza.

 

RISORSE ONLINE PER LO STUDIO. UniTo mette a disposizione svariate risorse elettroniche per lo studio. È disponibile un ampio catalogo di manuali e testi in formato e-book per preparare gli esami. Oltre al grande patrimonio già disponibile, ha acquisito ulteriori 700 titoli per soddisfare le esigenze delle iscritte e degli iscritti a tutti i Corsi di Studio. MyTest si rivolge, invece, agli studenti e ai futuri studenti per fare il punto sui loro interessi, sulle motivazioni e strategie di studio e sulle competenze rispetto alla lingua italiana e alla matematica. La piattaforma Start@unito rende fruibili i corsi on line, gratuiti e aperti, in tutte le discipline, che si possono seguire anche se non si è ancora iscritti.

 

AULE STUDIO ALL'APERTO E MOBILITÀ. Un impegno costante dell'Università di Torino è quello di garantire luoghi di studio e di socialità nel rispetto delle norme di sicurezza. La sperimentazione del Campus Universitario Diffuso – in collaborazione con Città di Torino ed EDISU – mette a disposizione fino al 30 settembre 900 posti all’aperto e in sicurezza presso sette Punti Verdi da nord a sud della città dove condividere l’esperienza dello studio.

Anche sulla mobilità chi studia a UniTo potrà contare su riduzioni sul trasporto in città a seconda delle fasce ISEE. Infine, l'Ateneo ha attivato una convenzione per i propri studenti con Trenitalia che offre il 10% di sconto sui tutti biglietti di viaggio. Altre convenzioni con i principali gestori di trasporto ferroviario potrebbero essere firmate a breve.

 

LA DICHIARAZIONE DEL RETTORE GEUNA. Assicurare il massimo di inclusività possibile è – sottolinea il Rettore dell’Università di Torino Stefano Geuna – un obiettivo prioritario per il nostro Ateneo. Non lasciare indietro nessuno di fronte alle difficoltà è un dovere morale per un’istituzione come l’Università. Con questa idea, UniTo ha predisposto un piano straordinario di riduzione della contribuzione per sostenere le studentesse e gli studenti nel percorso formativo, nonostante le implicazioni economiche e sociali della pandemia da Covid-19. Oggi è più che mai importante che nessuno sia indotto a rinunciare o ad interrompere un percorso di formazione. Così, agli interventi sulla contribuzione, si aggiunge la sempre maggiore disponibilità di risorse gratuite digitali per lo studio, come gli e-book e altri materiali per la didattica. Nondimeno la disponibilità delle lezioni online, in aggiunta alla soluzione in presenza, consentirà a chi studia di partecipare attivamente alla didattica riducendo le spese. L’opportunità di intraprendere e di completare il processo formativo deve essere un investimento sostenibile e alla portata di tutti. Per questo è parte della responsabilità sociale dell’Università contribuire affinché l’attuale contingenza pandemica non pregiudichi le legittime aspettative di vita delle giovani generazioni”.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Venerdì, 21 Agosto, 2020

Un derivato fisiologico del colesterolo blocca il virus della Covid-19

Una collaborazione tutta italiana - con il coinvolgimento dello Startup Panoxyvir - dimostra implicazioni importanti nella terapia di COVID-1

La molecola 27-idrossicolesterolo (27OHC) è presente nel nostro corpo come fisiologico prodotto del metabolismo ossidativo del colesterolo

 

In colture cellulari infettate con il SARS-CoV-2, il virus responsabile di COVID-19, il 27OHC è risultato essere un forte inibitore della replicazione virale. La rilevanza di tale evidenza scientifica è ulteriormente sottolineata dalla contemporanea osservazione di un vistoso calo di questa molecola con proprietà antivirali nel sangue dei pazienti COVID-19.

 

La doppia scoperta, in pubblicazione online sulla rivista scientifica Redox Biology, è il risultato di una cooperazione multidisciplinare tutta italiana, tra Panoxyvir, una start-up innovativa e spin-off accademica dell’Università di Torino, coordinatrice del lavoro, il Centro Internazionale di Ingegneria Genetica e Biotecnologia (ICGEB) di Trieste, che ha testato la molecola sul SARS-CoV-2 isolato da individui contagiati, e l’Ospedale di Desio/Università di Milano Bicocca, che ha monitorato i livelli di 27OHC nel sangue di individui positivi al SARS-CoV-2, asintomatici o con COVID-19 di grado moderato o severo. 

 

Panoxyvir da tempo puntava sull'attività antivirale ad ampio spettro del 27OHC, avendone già dimostrato la capacità di bloccare i Rhinovirus, i principali agenti del raffreddore comune, e i Rotavirus, la causa più comune di gastroenterite virale nei primi anni di vita, con un meccanismo che non bersaglia direttamente le particelle virali, bensì modifica in modo transiente fattori della cellula ospite necessari ai virus per replicarsi. 

 

Tra i principali autori della ricerca, oltre ai tre fondatori di Panoxyvir, Giuseppe Poli, patologo generale, David Lembo e Andrea Civra, virologi dell’Università di Torino, Polo San Luigi Gonzaga, vi sono Alessandro Marcello, virologo all’ICGEB, e Valerio Leoni, biochimico clinico presso l’Ospedale di Desio/Università di Milano Bicocca. 

 

L’elevata biocompatibilità della molecola, dovuta alla sua origine fisiologica, e l’estrema varietà di virus ad ampia diffusione che è in grado di inibire, come un antibiotico ad ampio spettro nel caso delle infezioni batteriche, candidano il 27OHC ad un rapido sviluppo pre-clinico per giungere al più presto ai primi studi clinici sull'uomo e proporsi come strategia antivirale complementare ai vaccini nel far fronte a pandemie attuali ma anche future.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Giovedì, 20 Agosto, 2020
Risultati della ricerca: 1503