Per registrare i segnali dei pipistrelli è sufficiente uno smartphone

Sulla rivista Biodiversity and Conservation è stata pubblicata la ricerca intitolata “Using mobile device built-in microphones to monitor bats: a new opportunity for large-scale participatory science initiatives”. Il lavoro, guidato da Fabrizio Gili del Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi dell’Università di Torino, hanno testato l’efficacia dei dispositivi mobili di uso comune (smartphone e tablet) per rilevare i segnali dei chirotteri a bassa frequenza, confrontandola con quella ottenuta utilizzando strumenti professionali. È stato inoltre avviato un progetto pilota di citizen science, al fine di verificare l’applicabilità del metodo sul campo, ottenendo risultati sorprendenti.

 

I chirotteri, comunemente noti come pipistrelli, rappresentano il secondo gruppo più numeroso tra i mammiferi con oltre 1470 specie note. Distribuiti in tutto il mondo ad eccezione dell'Antartide, svolgono servizi ecosistemici cruciali come regolatori dei parassiti, impollinatori e vettori di dispersione dei semi. In Italia e in Europa, tutte le specie di chirotteri sono protette per legge, e il monitoraggio dello stato di salute delle loro popolazioni è obbligatorio e strettamente regolamentato dall’Unione Europea.

 

Per orientarsi e comunicare, i pipistrelli emettono segnali ultrasonici rilevabili attraverso dispositivi chiamati bat detector. Costituiti da un microfono a ultrasuoni collegato a un registratore, i bat detector consentono di identificare le specie che vivono in una determinata area. La tecnologia moderna ha reso questi strumenti più compatti e accessibili, consentendo anche a volontari e appassionati di partecipare ai monitoraggi. Nonostante ciò, il costo elevato delle apparecchiature ne limita ancora l’applicazione in progetti di citizen science su larga scala.

 

Tuttavia, i segnali emessi da alcune specie di chirotteri possono essere percepite dall’orecchio umano. Ad esempio, il molosso di cestoni (Tadarida teniotis) emette segnali di ecolocalizzazione a frequenze di 11-12 kHz. I dispositivi mobili, progettati principalmente per le comunicazioni e la registrazione di suoni udibili, incorporano microfoni capaci di registrare fino a 22-24 kHz. Sulla base di questo assunto, ci si è chiesti se fosse possibile utilizzarli per monitorare almeno una parte delle specie di chirotteri esistenti.

 

La prima fase della ricerca è stata condotta a Torino e in altre aree del nord Italia, con una fase di campionamento in Spagna, dove è stata registrata la nottola gigante (Nyctalus lasiopterus), il più grande e tra i più misteriosi chirotteri europei. Sono state effettuate delle serate di registrazione utilizzando vari smartphone e tablet tra i più venduti globalmente, affiancati da un bat detector. Sono quindi state confrontate la quantità e la qualità delle registrazioni ottenute.

 

I risultati hanno evidenziato che almeno nove specie di chirotteri europei possono essere monitorate utilizzando i dispositivi mobili, con una quantità e qualità delle registrazioni comparabile a quella ottenuta tramite i bat detector. È emerso che i dispositivi iOS offrono una sensibilità superiore, rilevando segnali a distanze maggiori rispetto ai bat detector, mentre i dispositivi Android hanno mostrato nel complesso una minor sensibilità, con variazioni significative nelle performance a seconda del modello.

 

In una fase successiva, è stato coinvolto un gruppo di volontari, chiedendo loro di utilizzare i propri smartphone o tablet per registrare i segnali a basse frequenze emessi dai chirotteri nelle vicinanze delle loro abitazioni. Seguendo un protocollo standardizzato, i volontari hanno lasciato i dispositivi a registrare su davanzali, balconi o in giardini, inviando successivamente le registrazioni per le analisi. Sono stati testati 35 modelli di smartphone e tablet, ognuno dei quali ha dimostrato di poter registrare chirotteri.

 

Una delle considerazioni più interessanti che è emersa dallo studio è che le specie registrabili dai dispositivi mobili sono anche quelle più comunemente presenti nelle aree urbane, come i generi Pipistrellus, Hypsugo e Tadarida, oltre a specie più legate agli ambienti forestali, come le nottole (genere Nyctalus), che molto spesso vengono comunque registrate di passaggio sopra le città. Ciò offre l’opportunità di monitorare la chirotterofauna urbana, soprattutto considerando la natura partecipativa del metodo. Con un'organizzazione adeguata, sarebbe dunque possibile monitorare i chirotteri urbani interamente su base volontaria e senza costi di strumentazione, offrendo ampie possibilità applicative in Europa e nel mondo.

 

Nonostante i risultati siano promettenti, il metodo presenta ancora alcune sfide. Ad esempio, la disponibilità di app specifiche per la registrazione varia tra i dispositivi Android e iOS. Su Android, l'app Bat Recorder (inizialmente sviluppata per funzionare in associazione a un microfono ultrasonico USB) permette di impostare la modalità di registrazione automatica, attivata cioè dalla rilevazione di segnali potenzialmente emessi da chirotteri, risparmiando spazio di archiviazione e semplificando l'analisi acustica. Questa app non è però disponibile per iOS, che al momento richiede registrazioni continue, più onerose da analizzare.

 

Un'altra sfida è la variabilità nell'efficacia dei dispositivi, con differenze significative sia tra brand diversi sia tra modelli dello stesso brand. In un progetto di citizen science basato sull’applicazione di questo metodo, i volontari dovrebbero quindi testare la sensibilità del proprio dispositivo per garantire la comparabilità dei dati raccolti. Tuttavia, incorporando i dispositivi mobili nei programmi di monitoraggio già esistenti o creando nuovi programmi dedicati, si potrebbe non solo facilitare la raccolta di dati a costi ridotti, ma anche aumentare la consapevolezza e la conoscenza dei chirotteri presso il pubblico.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Lunedì, 18 Marzo, 2024

Inaugurato l'anno accademico 2023/2024 dell'Università di Torino

Si è svolta oggi, venerdì 15 marzo, presso il Teatro Toselli di Cuneo, la cerimonia di Inaugurazione dell’Anno Accademico 2023/2024 dell’Università di Torino, dal titolo "Costruire il futuro delle aree rurali e montane: sostenibilità, inclusività e cultura dei territori". 

 

Dopo i saluti istituzionali del Rettore Stefano Geuna sono intervenuti Patrizia Manassero, Sindaca della Città di Cuneo, Andrea Silvestri, Direttore Generale, Irene Coffa, Presidente del Consiglio delle e degli Studenti, Giulia Ciccone, studentessa della cabina di regia della sede di Cuneo, Edoardo Miserere, studente in rappresentanza della componente internazionale.

 

Lectio

Marco Paolini, drammaturgo e attore

 

Performance musicali

a cura del Conservatorio Statale Di Musica “G.F. Ghedini” di Cuneo

Martina Malavolti, soprano, Inno di Mameli 

Elisabetta Isoardi, arpa, Jazz-Band op. 33 di Marcel Tournier

 

Foto della giornata in allegato

Data di pubblicazione del comunicato: 
Venerdì, 15 Marzo, 2024

Oceani di sfide, alla scoperta della vela d'altura e delle traversate atlantiche

Giovedì 7 marzo alle ore 17 nell’aula 1 del Campus di Medicina della SUISM dell’Università di Torino (via Chiabrera 27, Torino) si terrà “Oceani di Sfide”, un seminario sulla vela d'altura e sulla Mini Transat, la traversata atlantica dal Nord della Francia ai Caraibi e che si corre con i Mini 6,50, piccole imbarcazioni lunghe di sei metri e mezzo ma tecnologicamente molto avanzate. L’evento offrirà l'opportunità di esplorare le sfide e le emozioni della vela oceanica attraverso gli occhi dei professionisti, grazie alla presenza di due ospiti: il navigatore Matteo Sericano e l'allenatore Paolo Sasso.

 

Matteo Sericano è un giovane navigatore con una vasta esperienza internazionale nella vela oceanica. Classe 1997, ha iniziato a veleggiare da giovanissimo prendendo parte a campionati nazionali nelle classi olimpiche, fino ad approdare nella specialità della vela d’altura. Nel 2018, alla sua prima esperienza nella competizione, ha vinto il campionato del Mediterraneo sulle barche Mini 650, dimostrando un elevato livello di abilità tecniche, resistenza fisica e determinazione mentale.
Paolo Sasso è un esperto allenatore nazionale FIV specializzato in yacht e monotipi. Attualmente ricopre il ruolo di responsabile della formazione della XV zona FIV ed è direttore tecnico della Mini Academy, nonché consigliere e direttore tecnico della Lega Navale Italiana nella Sezione di Torino.

 

Durante il seminario i relatori condivideranno le loro esperienze personali e forniranno preziosi consigli su vari aspetti della Mini Transat. Dalla preparazione fisica e mentale alla messa a punto della barca in cantiere, passando per l'allenamento in acqua e la ricerca degli sponsor, Sericano offrirà un quadro completo delle sfide e delle opportunità che caratterizzano questa avventura unica. Una giornata alla scoperta dell’amore e rispetto per il mare, analizzando competenze specifiche legate alla navigazione e alla vita a bordo.

 

L’obiettivo del seminario è approfondire non solo i dettagli tecnici e competitivi della vela, ma soprattutto cogliere l'essenza profonda dello spirito marinaresco che permea questa esperienza. Si ragionerà infatti anche sulle tradizioni e nel galateo marinaresco che regolano il comportamento dei marinai e la convivenza nelle comunità costiere. Un'occasione imperdibile per tutti coloro che sono interessati alla vela oceanica, agli sport estremi o semplicemente alla ricerca di ispirazione e motivazione per perseguire i propri obiettivi.

 

Il programma completo è disponibile nel form di registrazione.

 

L'evento è gratuito e aperto a tutti previa registrazione a questo link.

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Mercoledì, 6 Marzo, 2024

Al via la quarta edizione del progetto “compiti@casa” per contrastare la fragilità educativa e la dispersione scolastica

È partita la quarta edizione del progetto compiti@casa, nato nel 2020 dalla collaborazione tra la Fondazione De Agostini e l’Università di Torino per contrastare la povertà educativa e sostenere nello studio gli studenti delle scuole secondarie di primo grado con difficoltà di apprendimento e in situazioni di svantaggio sociale. La quarta edizione dell’iniziativa riparte a Milano, Torino, Novara, Roma, Napoli e Palermo, confermando la propria dimensione nazionale.

 

compiti@casa offre sostegno nell'apprendimento delle materie umanistiche e scientifiche mediante un’attività di studio pomeridiano rivolta agli alunni delle scuole secondarie di primo grado affiancati dagli studenti dell’Università in qualità di tutor.

 

I tutorati sono tenuti dagli studenti dell’Università di Torino, selezionati tramite un apposito bando, opportunamente formati e remunerati dall'Università, con un rapporto tutor/alunni di 1:2 e in taluni casi 1:1. Giovani figure di riferimento che, in un’ottica di peer education, non solo portano novità in termini di metodologie e contenuti, ma sono capaci di accorciare le distanze comunicative e di amplificare gli effetti del supporto a distanza, facendo leva sulla costruzione di un rapporto di fiducia e reciprocità. Negli alunni che hanno partecipato al progetto è stato in fatti riscontrato un progressivo aumento dell’autostima, della fiducia in sé e una partecipazione più attiva in classe, oltre che un miglioramento effettivo dei risultati scolastici.

 

Dal 2020 al 2024, compiti@casa ha sostenuto 920 studenti di 6 città: Novara, Milano, Torino, Roma, Napoli e Palermo, coinvolgendo 10 istituti comprensivi, 460 tutor universitari con oltre 27.200 ore di supporto allo studio erogate.

 

La quarta edizione di compiti@casa
Il crescente successo del progetto ha fatto sì che venisse riproposto per l’anno scolastico 2023/2024 nelle città di Novara, Milano, Torino, Roma, Napoli e Palermo. Da quest’anno l’iniziativa può contare anche sul sostegno di Fondazione Comunità Novarese onlus, che si unisce a IGT e a Fondazione Alberto e Franca Riva Ente Filantropico, già partner delle precedenti edizioni.

 

Sono 320 gli alunni coinvolti, che frequentano la classe prima e seconda della scuola secondaria di primo grado, 35 gli insegnanti interni ai 10 istituti del progetto, 160 i tutor universitari e 9.600 le ore di tutorato distribuite nelle 15 settimane che si estendono da gennaio a maggio 2024.

 

Le scuole che hanno aderito a questa quarta edizione sono: I.C. Renzo Pezzani di Milano; I.C. Leonardo da Vinci – Anna Frank di Torino; I.C. Bottacchi, I.C. Rita Levi Montalcini e I.C. Bellini di Novara, ai quali si aggiunge l’I.C. Giovanni XXIII di Arona (Novara); I.C. Piazza Filattiera 84 di Roma; I.C.  Adelaide Ristori e I.C. Radice Sanzio Ammaturo di Napoli; I.C. Renato Guttuso di Palermo.

Gli istituti scolastici diventano soggetti attivi segnalando i ragazzi in difficoltà attraverso i docenti che, a loro volta, vengono coinvolti in un percorso di formazione e di verifica dell’iniziativa. Anche le famiglie partecipano, attraverso la sottoscrizione di un patto formativo con la scuola di appartenenza, la Fondazione De Agostini e l’Università di Torino.

Le attività sono svolte a distanza utilizzando una piattaforma digitale progettata dal team della professoressa Marina Marchisio Conte, Ordinario di Matematiche Complementari dall’Università di Torino che mantiene il ruolo di coordinamento scientifico del progetto.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Mercoledì, 28 Febbraio, 2024

Il Parco della Salute come spazio di Ricerca e Innovazione: cosa dicono i giuristi

Mercoledì 28 febbraio, dalle ore 9 alle 18, al Campus Luigi Einaudi (Lungo Dora Siena 100, Torino) si terrà il convegno “Diritto alla salute e prestazioni sanitarie integrate” organizzato dal Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Torino. Si tratta del secondo evento nell'ambito del ciclo di incontri pubblici sul tema “Parco della Salute, della Ricerca e dell’Innovazione”, promosso dal Politecnico di Torino, dal Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Torino, dalla Scuola di Medicina dell’Università di Torino, dall’Unione Industriali e dal Polo del ‘900.

 

Il convegno si articola in tre sezioni ed è aperto alla cittadinanza, in quanto momento di confronto su un tema di estrema rilevanza destinato a interessare la vita dei cittadini piemontesi e le cronache dei prossimi anni. In particolare, verranno affrontate le questioni del diritto alla salute e della trasparenza dei dati in sanità. Il Parco della Salute vuole essere un progetto al servizio di tutti, offrendo nuovi spazi di cura, nonché uno spazio di innovazione e di ricerca, anche per gli stessi giuristi, che saranno i protagonisti dell’iniziativa. Sarà, infatti, l'occasione per trattare i molteplici profili giuridici che coinvolgono la realizzazione di questo progetto fondamentale per la sanità piemontese. 

 

La prima sezione del convegno (ore 9.15-10-20, Aula 3 Palazzina Einaudi), dal titolo “Le prestazioni sanitarie tra hub, ospedali e territorio”, avrà un taglio più divulgativo e vedrà, tra gli altri, gli interventi dei presidenti degli ordini professionali e dei sindacati di categoria. Le due successive sezioni saranno di taglio prettamente accademico giuridico, rispettivamente su “La trasparenza dei dati in sanità” (ore 10.20-12-35, Aula 3 Palazzina Einaudi) e su “La salute come diritto dell'individuo e interesse della collettività” (ore 14.15-18, Aula Magna Cle). Interverranno docenti e ricercatori universitari su vari temi quali i trend epidemiologici, l’accesso al diritto alla salute e al dato sanitario, l’intelligenza artificiale in sanità, il diritto alla salute, la sostenibilità, l’organizzazione sanitaria e il ruolo della sanità pubblica. 

 

L’iniziativa vuole mettere a fuoco, attraverso il sapere giuridico, il rapporto tra bisogni della persona e della collettività e le capacità dell'amministrazione sanitaria che il Parco della Salute, della Ricerca e dell'Innovazione dovranno essere in grado interpretare.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Lunedì, 26 Febbraio, 2024

Università di Torino e Lavazza insieme per la ricerca sul caffè del futuro

Oggi, venerdì 23 febbraio, l’Università di Torino e Lavazza presentano un accordo di collaborazione triennale su ricerca, innovazione e formazione, in particolar modo legato al progetto Butterfly Area, l’area dedicata alla sperimentazione e ricerca tra università e imprese all’interno del nuovo campus della Città delle Scienze e dell’Ambiente di Grugliasco. 

 

Con questa intesa Lavazza e UniTo  vogliono individuare nuovi modelli e strategie che consentano di rafforzare il legame con il territorio, anche in termini sociali e culturali, e incentivare l’internazionalizzazione delle attività di ricerca e di formazione. 

 

Nell’ambito specifico della progettualità legata alla Butterfly Area, UniTo e Lavazza stanno lavorando a una roadmap di progetti attivati nel 2023, che si svilupperanno nei prossimi anni e si concentreranno su alcuni dei filoni di interesse reciproco presentati nella fase di avvio di questa collaborazione: 

  • Il futuro del caffè, il caffè del futuro, l’attivazione di progetti di ricerca mirati ad affrontare le sfide del settore del caffè in termini di sostenibilità, valorizzazione della materia prima e innovazione​ in campo agricolo
  • Consumo del caffè e impatto sul benessere giovanile, un’indagine approfondita che indaga, tramite un approccio di ricerca interdisciplinare con l’utilizzo delle neuroscienze, la relazione tra componenti del caffè e il benessere del consumatore giovane

 

Per il 2025, Lavazza e UniTo sono già al lavoro alla progettazione, insieme ad altre aziende dell’ecosistema Butterfly Area, a due ambiziose iniziative:

  • Coffee HUB - Scuola di Alta formazione, far nascere a Torino un centro di riferimento a livello italiano per studenti e aziende sui temi del caffè
  • Laba - Laboratorio Tecnologico Alimentare, costruire nella Butterfly Area un laboratorio per imprese e ricercatori con impianti innovativi che - sfruttando tecniche all’avanguardia come il plasma freddo, l’HPP, le radiofrequenze, le microonde - possano essere utilizzati per processare alimenti a livello pilota, consentendo così di valutare a livello produttivo l’applicabilità della tecnologia, l’applicabilità alle diverse matrici, nonché gli effetti sul prodotto finito

 

Lavazza collaborerà, inoltre, con UniTo nell’ambito delle attività di placement finalizzate all’inserimento nel mondo del lavoro di studenti e laureati, attraverso momenti di alternanza tra studio e attività pratiche; è disponibile a finanziare posti aggiuntivi di dottorato con programmi di ricerca e borse di studio, assegni di ricerca, nonché a partecipare alla realizzazione di nuovi master universitari. Lavazza e UniTo collaboreranno per creare sinergia tra il network italiano e internazionale dell’azienda e quello dell’Ateneo, anche organizzando eventi insieme ad altri enti territoriali. 

Per l’attuazione delle attività di ricerca, sviluppo, innovazione e didattica, formazione e networking Lavazza investirà 200 mila euro l’anno per tre anni. L’accordo potrà essere rinnovato alla scadenza per equivalente durata con la definizione di un nuovo budget.

Stefano Geuna, Rettore dell’Università di Torino: “L’accordo di collaborazione tra Università e Lavazza è un esempio virtuoso di come l’incontro tra ricerca, formazione avanzata e imprese possa produrre un importante valore aggiunto per il territorio. Grazie all’investimento sulla Butterfly Area - che rappresenta il modello più innovativo di fare ricerca scientifica in raccordo con gli altri driver di sviluppo - due eccellenze come l’Ateneo e Lavazza possono unire le risorse e integrare le competenze per far crescere le opportunità di Torino e del Piemonte. I progetti in cantiere, infatti, consentiranno di sviluppare prodotti certamente competitivi nel settore strategico del food, di potenziare l’internazionalizzazione del nostro distretto produttivo, ma anche di aprire possibilità di formazione ed esperienza didattica qualificata per studentesse e studenti. La strategia è chiara: cogliere i bisogni reali delle aziende, formare le competenze, promuovere l’innovazione di prodotto. Questo accordo conferma premesse e prospettive di tale strategia, che non per caso nasce nel nuovo campus della Città delle Scienze e dell’Ambiente di Grugliasco”.

Marco Lavazza, Vicepresidente di Lavazza Group: “L’innovazione è da sempre uno degli asset più importanti per il Gruppo Lavazza, indispensabile per restare competitivi nel mondo del caffè. Per raggiungere i nostri obiettivi preferiamo un approccio aperto, costruendo partnership di alto livello con enti di ricerca esterni. Lavorare con l’Università di Torino ha un doppio vantaggio: da una parte poter accedere alla profonda competenza dei ricercatori, dall’altra sostenere una delle più prestigiose eccellenze accademiche del territorio”. 

Cristina Prandi, Vice-Rettrice per la ricerca delle scienze naturali e agrarie dell’Università di Torino: “Il Gruppo Lavazza è stato, sin dall’inizio, uno dei nostri più importanti sostenitori del progetto Butterfly Area, insieme a oltre 300 aziende del territorio. Come UniTo facciamo tesoro di questo incoraggiamento e, con questo accordo, raccogliamo la sfida per creare a Torino un hub scientifico e di formazione sul caffè e sulle tecnologie alimentari, sfruttando anche la nostra importante rete di centri di ricerca internazionali”. 

Fabio Scaltritti, Chief R&D Officer di Lavazza Group: “Abbiamo un reparto interno di R&D composto da circa duecento persone, di cui il 70% a Torino nel nostro Innovation Center, ma grazie a questa partnership possiamo collaborare a gruppi di ricerca estesi, e usufruire di competenze e tecnologie a cui altrimenti non riusciremmo ad avere accesso. Le promettenti ricerche che portiamo avanti con l’Università riguardano numerosi ambiti: la sostenibilità, la neuroscienza, la biologia e tanto altro, tutti fondamentali per indagare per il futuro del caffè”. 

Data di pubblicazione del comunicato: 
Venerdì, 23 Febbraio, 2024

Alla scoperta della balenottera azzurra per comprendere lo sviluppo delle popolazioni marine

L’origine della balenottera azzurra, il più grande animale vivente sul nostro pianeta, rappresenta un problema ancora irrisolto. Questa particolare specie, che può superare i 30 m di lunghezza e le 70 tonnellate di peso, ha la capacità di organizzare e strutturare le catene alimentari oceaniche. Grazie ai fanoni, una sorta di filtro con cui questi animali estraggono grandi quantità di invertebrati dall’enorme mole d’acqua che entra nella loro bocca, migliaia di prede vengono catturate e ingurgitate. I prodotti della digestione vengono poi immessi nell’acqua sotto forma di feci ricche di minerali in grado di stimolare la crescita del plancton marino. In questo modo riescono a coordinare, sia pure involontariamente, lo sviluppo delle popolazioni marine, da cui dipende gran parte della vita negli oceani.

 

Per comprendere l’origine della balenottera azzurra il Dott. Michelangelo Bisconti e il Prof. Giorgio Carnevale del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università degli Studi di Torino, insieme a un team internazionale di ricercatori, hanno concentrato i propri sforzi sullo studio di un particolare distretto scheletrico di questo animale: le ossa uditive. Nei cetacei infatti le ossa uditive comprendono due grandi elementi chiamati periotico e bulla timpanica, nei quali si trovano gli organi dell’udito e un certo numero di nervi che possono fornire informazioni circa i rapporti evolutivi che intercorrono tra specie diverse.

 

L’anatomia e le caratteristiche dello scheletro pongono questa specie tra le più primitive balenottere viventi. Le ossa uditive di uno scheletro di balenottera azzurra conservata a Bruxelles dalla seconda metà del XIX secolo sono state sottoposte a scansione 3D e a TAC rivelando dettagli mai osservati prima, permettendo la ricostruzione della morfologia degli organi dell’udito che si trovano all’interno del periotico. La modellizzazione 3D ha consentito la determinazione delle frequenze che questo animale può udire. I risultati sono stati confrontati con dati simili provenienti da altri studi e basati su specie differenti contribuendo così ad una analisi dei rapporti evolutivi della balenottera azzurra.

 

Con questo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale The Anatomical Record, si conferma lo status di primitività della balenottera azzurra e si suggerisce una particolare affinità con la balenottera comune che abita anche il Mediterraneo. Inoltre, lo studio dettagliato del periotico ha rivelato che in questa specie esistono caratteristiche peculiari mai osservate prima, che permettono l’identificazione di specie strettamente imparentate con essa nella documentazione fossile.

“Capire l’origine della balenottera azzurra - dichiara il Dott. Bisconti - significa comprendere in che modo il meccanismo di gestione della colonna alimentare oceanica si sia posto in essere nel corso degli ultimi milioni di anni. A partire da questi risultati è forte la speranza di poter ricostruire il percorso evolutivo che ha condotto all’origine del più gigante degli animali e alla strutturazione delle catene alimentari oceaniche, rimaste in auge fino a quando la caccia ai grandi cetacei non le ha radicalmente alterate”.

 
Data di pubblicazione del comunicato: 
Mercoledì, 21 Febbraio, 2024

Il Dolore Vulvare tra Arte, Scienza e Resistenza

Venerdì 23 febbraio, al Campus Luigi Einaudi (Lungo Dora Siena 100 A, Torino), dalle ore 10 avrà luogo l'evento artistico-scientifico “Il Dolore Vulvare – Arte, Scienza, Resistenza”, che inaugurerà un’esposizione dedicata all’invisibilità delle patologie pelvico-vulvari. L’inaugurazione sarà accompagnata da laboratori e due tavole rotonde trasmesse in diretta streaming.

 

L’evento di studio e informazione è finanziato dal bando di public engagement del Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino con il patrocinio della Commissione Regionale Pari Opportunità della Regione Piemonte.

 

Il percorso espositivo, allestito nella main hall del Cle, restituisce i risultati della ricerca qualitativa “La Stoffa del Dolore”, attraverso una collezione multi-sensoriale di oggetti simbolici co-prodotti negli incontri etnografici condotti dall’antropologa Federica Manfredi. A questo percorso si affiancano il progetto espositivo interattivo “Sediamoci con la Vulvodinia” di Sofia Rampanelli e un’opera in ceramica dell’artigiana Lucia Bessone, il quale costituisce un prodotto di ethnography-based art sviluppato nel corso dell’indagine antropologica di Manfredi. La mostra sarà visitabile gratuitamente fino al 9 Marzo con possibilità di visite guidate. 

 

La referente scientifica del progetto è la Prof.ssa Raffaella Ferrero Camoletto, affiancata dalla ricercatrice Federica Manfredi nella progettazione e nel coordinamento scientifico. 

 

In contemporanea alla mostra sono state organizzate alcune tavole rotonde in Sala lauree blu (dalle ore 10.30 alle 12.30 sui “saperi istituzionalizzati” e dalle 14.30 alle 16 sui “saperi incorporati”) con la partecipazione di ricercatrici di UniTo, le associazioni pazienti Comitato Vulvodinia e Neuropatia del Pudendo, Cistite.Info e La voce di una è la voce di tutte, e professionisti della salute del Ce.Mu.S.S., Nuovo Centro Clinico e Centro Salute Pelvi. Alle ore 14 ci sarà, invece, la proiezione del cortometraggio Our Body Burns di Angela Tullio Cataldo e dalle 16.30 i workshop partecipativi per decostruire quanto (poco) si conosce sulla salute vulvare. 

 

Le attività sono gratuite e con possibilità di prenotazione:  https://www.eventbrite.it/e/biglietti-il-dolore-vulvare-arte-scienza-resistenza-786584895597. Per ulteriori informazioni visita il blog dedicato all’evento e costruito dalle studentesse che hanno collaborato con Angela Zottola e Alessia Toldo all’organizzazione: https://dolorevulvareasr.blogspot.com.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Martedì, 20 Febbraio, 2024

Inaugurato l’Anno Accademico 2023-2024 del Polo Universitario per studenti detenuti

Oggi, martedì 20 febbraio 2024presso la Casa Circondariale “Lorusso e Cutugno” di Torino, si è tenuta la cerimonia di Inaugurazione dell’Anno Accademico 2023/2024 del Polo Universitario per studenti detenuti. Con l’occasione è stata firmata la nuova Convenzione tra l’Università, la Casa Circondariale e l’Ufficio Interdistrettuale di Esecuzione Penale Esterna UIEPE per il triennio 2024-2026.

 

Presenti il Rettore dell’Università di Torino Stefano Geuna, la Prorettrice Giulia Carluccio, il Delegato del Rettore per il Polo studenti detenuti Franco Prina, la Direttrice Ufficio Detenuti e trattamento del Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria Catia Taraschi, la Direttrice della Casa Circondariale “Lorusso e Cutugno” Elena Lombardi Vallauri, la Direttrice dell’Ufficio Interdistrettuale di Esecuzione Penale Esterna Antonella Giordano, l’Assessore regionale all’Infanzia, la Famiglia e le Pari Opportunità Chiara Caucino, l’Assessora comunale ai Rapporti con il sistema carcerario Giovanna Pentenero, la Responsabile Obiettivo Persone della Fondazione Compagnia di San Paolo Marzia Sica, gli operatori e le operatrici della Casa Circondariale, gli studenti e le studentesse del Polo Universitario Penitenziario.

Carlo Alberto Romano, Prorettore all’Impegno sociale per il territorio dell’Università di Brescia, già delegato del Rettore per il Polo Universitario Penitenziario dell’Ateneo, ha tenuto una Lectio Magistralis dal titolo: “Dei delitti e delle pene nello sguardo delle arti”.

Il Polo Universitario in carcere è stata un’iniziativa pionieristica in Italia che conta ormai 40 anni di vita. Nato per l’impegno dell’allora Facoltà di Scienze politiche, nella prima metà degli anni ’80, per garantire la possibilità di studio a persone detenute, il Polo è stato istituito formalmente attraverso un Protocollo sottoscritto il 27 luglio 1998 da Università di Torino, Tribunale di Sorveglianza e Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria. I rapporti con la Casa Circondariale Lorusso e Cutugno di Torino, come quelli con la casa di Reclusione Rodolfo Morandi di Saluzzo, sono regolati da una Convenzione triennale.

 

Il Polo Universitario si propone di consentire ai detenuti, che ne abbiano i requisiti, di esercitare il diritto allo studio a livello universitario. L’Università di Torino, attraverso l’impegno di docenti di 8 diversi Dipartimenti, garantisce studenti e studentesse detenuti/e lezioni, seminari e altre forme di didattica, assistenza alla preparazione degli esami, effettuazione delle prove di esame, assistenza alla preparazione delle tesi di laurea e loro discussione in sedute di laurea appositamente organizzate o, se possibile, in quelle previste presso le normali sedi di Ateneo.

Attualmente gli studenti e le studentesse in condizioni di privazione o limitazione della libertà iscritti/e all’Università di Torino sono 121 (vedasi le tabelle allegate) di cui 100 in detenzione, distribuiti in 8 Istituti(Torino, Saluzzo, Asti, Biella, Ivrea, Fossano, Novara, Roma). Due studenti si trovano in una REMS(Residenza per l’esecuzione di misure di sicurezza). Le studentesse sono 3, ma occorre considerare che il numero di donne presenti negli istituti piemontesi è di molto inferiore a quello degli uomini (la sezione femminile di Torino conta circa 130 detenute). Quanto ai “regimi detentivi”, 51 sono in media sicurezza, 46in Alta sicurezza, 3 al 41 bis, 21 in regimi alternativi o a fine pena. 

 

Nella Casa Circondariale Lorusso e Cutugno di Torino 25 studenti si trovano nella Sezione “dedicata”, opportunamente organizzata per favorire lo svolgimento delle lezioni e lo studio, 20 sono in altre sezioni del carcere (comprese le 3 donne nella sezione femminile) e 14 studenti fruiscono di misure alternative. Sono 22 i Corsi di laurea frequentati durante questo anno accademico, 13 Triennali (Diritto per imprese e istituzioni, Scienze politiche e sociali, DAMS, Scienze motorie, Innovazione sociale, comunicazione, nuove tecnologie, Comunicazione interculturale, Beni culturali, Lettere, Agraria, Global law, Scienze e tecniche psicologiche, Scienze forestali e Storia) 8 Magistrali (Comunicazione pubblica e politica, Sociologia, Antropologia, Archeologia, Comunicazione, ICT e media, Storia delle religioni, Scienze amministrative e giuridiche per organizzazioni pubbliche e private e Scienze strategiche) e Giurisprudenza, corso di laurea a Ciclo unico. I corsi che accolgono il maggior numero di studenti sono i corsi triennali in Diritto per le imprese e le istituzioni con 28 iscritti, Scienze politiche e sociali con 26 iscritti e DAMS (Discipline delle arti, della musica e dello spettacolo) con 23 iscritti. Nell’anno accademico 2022-23 si sono registrati 7 laureati triennali e 1 laureata magistrale

 

Il funzionamento del Polo è reso possibile da un contributo annuale della Fondazione Compagnia di San Paolo, definito nel quadro della Convenzione generale che regola i rapporti tra l’Ateneo e la stessa Fondazione. Il contributo consente il pagamento delle tasse degli studenti, la fornitura dei libri di testo, del materiale didattico e di cancelleria, delle attrezzature informatiche e del relativo materiale di consumo. Esso garantisce inoltre la presenza di tre tutor che curano l’organizzazione della didattica. Un Protocollo di intesa tra il Fondo Alberto e Angelica Musy, l’Università degli Studi di Torino, l’Ufficio Pio della Compagnia di San Paolo, la Città di Torino, la SMAT, la Casa Circondariale “Lorusso e Cutugno”, la Casa di Reclusione Rodolfo Morandi di Saluzzo, consente inoltre la collaborazione tra gli enti per promuovere percorsi di reinserimento attraverso alcune borse-lavoro a studenti e laureati che possono fruire del regime di semilibertà o di art. 21. 

 

Fin dalla sua costituzione nel 2018, l’Università di Torino è componente della CNUPP (la Conferenza Nazionale Universitaria Poli Penitenziari il cui Presidente è sin dalla fondazione il Prof. Franco Prina,Delegato del Rettore per il Polo studenti detenuti dell’Università di Torino) presso la CRUI che riunisce oggi 44 Atenei impegnati a garantire il diritto allo studio di persone private della libertà in circa 100 Istituti di tutta Italia. Nell’anno accademico scorso (2022-23) erano 1.450 gli studenti e le studentesse, numero che è in crescita in questo A.A. 

 

Tutte le informazioni sono reperibili su https://www.crui.it/cnupp.html

Data di pubblicazione del comunicato: 
Martedì, 20 Febbraio, 2024

UniTo inaugura la Biobanca di neuroscienza Davide Schiffer

Oggi, lunedì 19 febbraio, il Dipartimento di Neuroscienze “Rita Levi Montalcini” dell’Università di Torino – due volte Dipartimento di Eccellenza (2018-2022, 2023-2027) – ha inaugurato, in via Cherasco 15 (Torino), la Biobanca intitolata a Davide Schiffer (1928-2020), neurologo torinese di fama internazionale. 

 

L’inaugurazione, alle ore 13, è avvenuta alla presenza del Prof. Alessandro Vercelli, Vice-Rettore alla ricerca e delegato del Rettore, del prof. Alessandro Mauro, Direttore del Dipartimento di Neuroscienze “Rita Levi Montalcini”, del prof. Adriano Chiò, Responsabile scientifico della Biobanca, e dei familiari del prof. Schiffer, insieme ai quali è stata scoperta la targa di intitolazione.

La Biobanca di Neuroscienze “Davide Schiffer” raccoglierà campioni biologici (sangue, DNA, liquor, cellule, tessuti) per metterli a disposizione dei ricercatori, al fine di favorire nuove conoscenze e individuare nuove terapie, operando in un ambito particolarmente delicato, quello sanitario, dove è necessario implementare precise procedure e criteri di qualità a livello di strutture, processi e personale, volti a garantire i diritti delle persone coinvolte e della collettività.

La struttura si trova al primo piano di via Cherasco, sede del Dipartimento, ed è dotata di tre sezioni dedicate rispettivamente alla preparativa e gestione del campione, allo stoccaggio (camera fredda) e al trattamento tessuti e conservazione della cerebroteca storica. 

Una biobanca è una unità di servizio finalizzata alla raccolta organizzata, processazione, conservazione e distribuzione di campioni biologici e di dati correlati, per finalità di ricerca e di diagnosi. Rappresenta uno strumento strategico per favorire lo sviluppo di nuove terapie e la comprensione delle malattie, contribuendo alla tutela della salute pubblica.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Lunedì, 19 Febbraio, 2024
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