Start Cup Piemonte Valle d'Aosta, 110 progetti innovativi si giocano la finale del 23 ottobre a Torino

Si è conclusa con 110 Business Plan e 338 proponenti la seconda e ultima fase della Start Cup Piemonte Valle d’Aosta 2020, la Business Plan competition giunta alla XVI edizione e finalizzata a favorire la nascita di startup innovative promossa dagli incubatori I3P, Incubatore di Imprese Innovative del Politecnico di Torino, 2i3T Incubatore di Imprese dell’Università degli Studi di Torino, Enne3 Incubatore di Impresa del Piemonte Orientale.
 

Organizzata nell’ambito del PNI - Premio Nazionale per l’Innovazione promosso da PNICube, la Start Cup Piemonte Valle d’Aosta conta anche sul supporto della  Regione Piemonte, in seguito all’approvazione in Giunta del progetto regionale promosso dall’Assessorato Istruzione, Formazione e lavoro. Grazie alla Regione Piemonte, il montepremi complessivo è salito da 42.000 a circa 60.000 euro, permettendo di valorizzare maggiormente i primi tre classificati e trasformando la menzione speciale “Covid-19” in un premio dal valore di 5.000 euro.

 

Business Plan e proponenti
Quest’anno sono stati 110 i Business Plan proposti con l’obiettivo di far nascere startup innovative e ad alto contenuto di conoscenza: obiettivo della Start Cup è infatti diffondere la cultura dell’innovazione a livello locale e promuovere lo sviluppo economico del territorio piemontese e valdostano.

Il 40% dei Business Plan presentati riguarda la categoria di gara ICT; seguono Turismo&Industria Culturale e Creativa (19%), Industrial (18%), Life Science (12%) e Cleantech & Energy (10%). 

 

338 proponenti - che partecipano in team - sono per la maggior parte uomini (81%) e posseggono nel 38% dei casi una laurea magistrale, nel 23% il diploma, nel 19% un master o dottorato e nel 15% la laurea triennale. 

 

La premiazione il 23 ottobre a Torino
I 110 progetti candidati saranno ora valutati da una Giuria composta da imprenditori, venture capitalist e business angel.
Dopo aver analizzato parametri come la fattibilità tecnica dei Business Plan, la prospettiva di crescita economica e la competenza dei team imprenditoriali, la giuria stilerà una short list di 10 Business Plan. I finalisti prenderanno parte alla cerimonia conclusiva che si svolgerà il mattino del venerdì 23 ottobre a Torino presso l’Aula Magna Cavallerizza Reale d’Ateneo dell’Università di Torino, sita all’interno dell’antico complesso del Maneggio Chiablese di Via Verdi 9. L’evento sarà organizzato per essere seguito sia in presenza (con ingressi contingentati) che online. 

 

Grazie al supporto della Regione Piemonte, il montepremi dei primi tre classificati raggiunge l’importo di 22.500€: al primo classificato andrà un premio di 10.000 euro, al secondo di 7.500 euro, al terzo di 5.000. Inoltre, ai primi sei progetti verrà conferito il premio di 1.000 euro ciascuno per l’iscrizione al PNI 2020, Premio Nazionale per l’Innovazione, la “coppa dei campioni” tra i progetti di impresa vincitori delle Start Cup regionali che si terrà il 30 Novembre e il 4 Dicembre 2020 a Bologna.

 

«Credo fortemente - spiega l’assessore regionale alla Formazione professionale, Elena Chiorino -  nel ruolo strategico delle Start Up e degli incubatori universitari regionali come parte integrante del sistema economico piemontese. Sono infatti convinta che l’innovazione sia un ingrediente fondamentale e imprescindibile per sostenere la competitività e, di conseguenza, la crescita e lo sviluppo. Sono molto soddisfatta della grande partecipazione -  l'edizione di quest'anno vede la presenza di centinaia di progetti -  che evidenzia un importante segnale di voglia di reagire da parte del territorio, in particolare dei giovani, che non si arrendono alle difficoltà di questo difficile periodo, ma reagiscono con la creatività, competenza e voglia di fare. In questo contesto, ritengo particolarmente significativa l'istituzione del premio “Covid-19”, rivolto al  miglior progetto in caso di crisi sanitarie ed epidemiche. Per superare questo momento particolare, infatti, occorre investire sicuramente in ricerca scientifica, ma anche in progetti nuovi, in grado di favorire la ripresa economica e occupazionale e il rilancio di tutto il sistema Piemonte. Idee, competenze, soluzioni, che le nostre start up hanno già dimostrato di possedere e che ora devono esprimere in tutto il loro potenziale. Credo che il compito, il dovere della politica, in questa fase, sia quello di sostenere con tutti i mezzi a disposizione questo processo, mettendo così le nostre imprese nelle migliori condizioni per realizzare ciò di cui sono capaci».

 

Saranno inoltre conferiti i premi speciali promossi dagli Sponsor della Start Cup Piemonte Valle d’Aosta 2020, interessati a contribuire concretamente allo sviluppo dell’innovazione: Regione Autonoma Valle d’Aosta, tesa allo sviluppo imprenditoriale sul territorio, assegnerà il Premio Valle d’Aosta di 7.500 euro al miglior Business Plan che insedi l’impresa nella Pépinières d’Entreprises di Aosta o di Pont Saint Martin; Fondazione CRC, attenta ad interventi rivolti a competitività e sviluppo sostenibile, assegnerà il Premio Cuneo di 7.500 € al miglior Business Plan che insedi l’impresa nella Provincia di Cuneo; Contamination lab Torino, progetto interateneo del Politecnico di Torino e dell’Università di Torino che coinvolge studenti universitari in percorsi formativi per la generazione e maturazione di idee innovative, assegnerà il Premio CLAB Torino, consistente in un anno di preincubazione presso l’Incubatore I3P o 2i3T destinato al miglior Business Plan presentato da un team composto da almeno due studenti universitari (almeno uno iscritto al Politecnico di Torino e almeno uno iscritto all’Università di Torino) offerto dal Contamination Lab di Torino.

 

Novità di quest’anno è il Premio “Covid-19”, rivolto al  miglior progetto che offra soluzioni in caso di crisi sanitarie determinate dalla diffusione di un’epidemia di virus tramite prodotti o servizi innovativi destinati alla tutela della salute umana, alla prevenzione, alla gestione delle emergenze, dei dati e delle informazioni, alla ripresa economica e al rafforzamento del sistema sanitario. Grazie al supporto di Regione Piemonte questa menzione è stata trasformata in un premio del valore di 5.000 euro. 

 

Ulteriore novità è il Premio Metroconsult del valore indicativo di 6.000 euro destinato al miglior Business Plan con caratteristiche di proprietà intellettuale, erogato sotto forma di servizi di consulenza in tema di tutela di marchi, brevetti, design, copyright offerto da Metroconsult, società specializzata in servizi di consulenza in materia di proprietà intellettuale, interessata alla difesa e valorizzazione dell’innovazione e della creatività .
 

Confermate le due menzioni speciali destinate al miglior progetto di “Pari Opportunità” finalizzato a promuovere il principio delle pari opportunità e l’imprenditorialità femminile, e al miglior progetto di “Innovazione Sociale”.
Inoltre, viene introdotta la menzione “Open innovation / Spin Off Industriali” dedicata al miglior progetto riguardante prodotti e/o servizi innovativi derivanti da un’attività di Ricerca condotta in collaborazione tra un’impresa e un Ateneo Piemontese. 

 

Confermata inoltre la partecipazione all’iniziativa e il supporto all’organizzazione della Start Cup da parte degli Enti del territorio e dei seguenti  Sponsor:

●     UniCreditattenta a rapporti di cooperazione per supportare startup innovative,

●     LINKS Foundation, centro di ricerca che sviluppa tecnologie di ultima generazione, interessato a favorire la crescita tecnologica ed economica, aumentare la competitività dell’ecosistema e valorizzare la proprietà intellettuale,

●     Fondazione Michelin Sviluppo tesa a favorire lo sviluppo socio-economico del territorio e la creazione di posti di lavoro.

 

Che cos'è la Start Cup Piemonte Valle d'Aosta
Giunta alla XVI edizione nel 2020, la Start Cup Piemonte Valle d'Aosta ha come obiettivo quello di sostenere la nascita di imprese ad alto contenuto di conoscenza e promuovere lo sviluppo economico del territorio.
Il Concorso è finanziato principalmente dalla Regione Piemonte – Assessorato all’Istruzione, Formazione professionale e Lavoro, nell’ambito del programma POR FSE 2014/2020, per favorire la nascita di nuove start up innovative e spin off della ricerca pubblica.
Sostengono altresì l’iniziativa la Città di Torino, la Regione Autonoma Valle d’Aosta, la Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, la Metroconsult S.r.l., il Clab, la LINKS Foundation, la Fondazione Michelin Sviluppo e la UniCredit S.p.A. Con il patrocinio di Città Metropolitana di Torino, Città di Alessandria, Camera di commercio di Torino, Finpiemonte, Università della Valle d’Aosta.
A promuovere l’iniziativa sono a livello accademico il Politecnico di Torino, l’Università degli Studi di Torino, l’Università degli Studi del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro.
La Start Cup è organizzata dagli incubatori di startup I3P Incubatore di Imprese Innovative del Politecnico di Torino, 2i3T Incubatore di Imprese dell’Università degli Studi di Torino, Enne3 Incubatore di impresa del Piemonte Orientale, la competizione si articola in tappe intermedie e prevede premi in denaro, formazione ed assistenza. 

 

Data di pubblicazione del comunicato: 
Martedì, 13 Ottobre, 2020

Ecco come il Covid-19 cambierà la mobilità della comunità di UniTo verso le sedi universitarie - I volumi di traffico rimangono più bassi, il trasporto pubblico cede quote di mobilità anche a favore dell'auto privata - Tutti dati della ricerca

I volumi di traffico rimangono più bassi data la limitata attività didattica in corso presso le sedi dell’Ateneo, ma il trasporto pubblico cede quote di mobilità, anche a favore dell’auto privata. Lo confermano i dati di una ricerca di UniTO-GO che ha analizzato il comportamento di un campione rappresentativo della popolazione accademica dell’Università di Torino. 

Sono stati presentati giovedì 8 ottobre i risultati locali del report “Indagine nazionale sulla mobilità casa-università al tempo del Covid-19”, realizzato dalla Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile (RUS), che ha analizzato il comportamento di 85.000 persone rappresentative della popolazione accademica. L’indagine, avviata lo scorso luglio, si è basata su un questionario somministrato online agli studenti, ai docenti e al personale tecnico-amministrativo di 51 atenei italianiDue gli scenari ipotizzati nel questionario: il virus è pressoché debellato e i contagi sono ridotti; il virus è ancora pericoloso, il contagio è rallentato ma prosegue. Purtroppo il più attuale.

Il Gruppo Mobilità di UniTO-GO (Unito GreenOffice), la struttura di coordinamento e progetto sulle politiche di sostenibilità ambientale dell’Università di Torino, ha analizzato le risposte di un campione di 8655 persone rappresentativo della popolazione accademica di UniTo e composto per il 70% da studenti, il 16% da docenti o ricercatori e il 14% da personale-tecnico-amministrativo

 

Secondo i dati del rapporto, in uno scenario ad alto rischio sanitario, purtroppo quello più attuale, il 33,7% degli intervistati prevede di cambiare il modo di spostarsi da casa verso una sede universitaria. I cambiamenti più significativi si avranno tra gli utenti del trasporto collettivo. Nello scenario più critico, purtroppo quello più attuale, circa il 21% degli utenti del trasporto pubblico cambierà scelta modale, dividendosi in quote pressoché equivalenti tra chi passerà all’auto propria (11,2%) e chi alla mobilità attiva, bicicletta o a piedi, (9,8%.). 

 

"Se è positivo che metà dei cambiamenti vadano verso la sostenibilità va ricordato che tra gli studenti la disponibilità di proprie auto non è universale", ha dichiarato il Prof. Andrea Scagni, docente dell'Università di Torino e coordinatore del Gruppo Mobilità di UniTO-GO. "Solo il 50% del campione dichiara di disporre di un’auto per spostarsi quando vuole verso l’università; e se si guarda solo a chi l’auto ce l’ha, il tasso di  cambiamento verso la mobilità attiva è più limitato. Naturalmente conta anche la distanza casa-università: tra i “fuggitivi” dal Trasporto Pubblico Locale che vivono entro 5-6 km viene scelta maggiormente la mobilità attiva. Esiste tuttavia anche una quota di neo-automobilisti sulle ridotte distanze, sui quali si devono concentrare gli sforzi di incentivazione e sensibilizzazione: si tratta infatti di persone per cui una scelta di mobilità attiva è maggiormente possibile, se non addirittura personalmente vantaggiosa".

 

Tutti i dati sono disponibili nella presentazione in allegato

Data di pubblicazione del comunicato: 
Sabato, 10 Ottobre, 2020

Giorgio Grillo, ricercatore dell'Università di Torino, premiato da Società Chimica Italiana ed Elsevier - Primo posto nel Reaxys SCI Early Career Researcher Award 2020, premio che promuove i giovani talenti nel campo della ricerca chimica in Italia

Il Gruppo Giovani della Società Chimica Italiana (SCI) ed Elsevier, leader mondiale nel fornire soluzioni informative nell’area della scienza e della salute, hanno annunciato oggi i vincitori della SCI Giovani Award Ceremony 2020. 

Giorgio Grillo, ricercatore del Dipartimento di Scienza e Tecnologia del Farmaco dell’Università di Torino, ha ottenuto il primo premio, per un progetto di ricerca riguardante la Green Chemistry e la valorizzazione di biomasse vegetali. Nello specifico il progetto indaga la possibilità di convertire, con tecnologie a microonde e ultrasuoni, la parte strutturale degli scarti vegetali in molecole piattaforma, come zuccheri e acidi organici, da cui ottenere molecole dall'elevato valore aggiunto.

Per partecipare al concorso, i membri del Gruppo Giovani di Società Chimica Italiana sono stati invitati a presentare un saggio che descrivesse un progetto o un'idea di ricerca originale, avvalendosi di una banca dati scientifica. 

I saggi sono stati giudicati, sulla base dei criteri di pertinenza, originalità e innovatività, da una giuria composta da sei esperti di chimica di Elsevier e di SCI, e sono stati riesaminati secondo i seguenti criteri: 1) tra 750 e 1500 parole; 2) documentazione a supporto dei risultati ottenuti; 3) il grado con cui il saggio ha evidenziato come un database scientifico sia stato utile nel raggiungere gli obiettivi di ricerca; 4) il livello di innovazione; 5) il livello di originalità; 6) la chiarezza dell’esposizione; 7) il livello di completezza; 8) l'impatto e l'importanza dell'argomento della ricerca sul campo. 

“Alla base del mio progetto di ricerca c’è l’idea di utilizzare tecnologie non convenzionali come le microonde e gli ultrasuoni per ottenere, dagli scarti di biomasse vegetali, metaboliti primari e secondari come polifenoli e lignine, interessanti sia dal punto di vista nutraceutico e farmaceutico che da quello industriale - ha dichiarato Giorgio Grillo - “Sono davvero felice di aver vinto il primo premio, ricevere questo prestigioso riconoscimento mi dà la possibilità di far conoscere la mia ricerca e le sfide che oggi pone la Green Chemistry”.

Società Chimica Italiana (SCI) è un’associazione scientifica non-profit che ha lo scopo di promuovere lo studio ed il progresso della Chimica e delle sue applicazioni e, in particolare, di favorire e incrementare la ricerca scientifica in tutti i campi della Chimica, divulgare la conoscenza della Chimica e l’importanza delle sue applicazioni nel quadro del progresso e del benessere dell’umanità, promuovere e favorire lo studio della Chimica nelle Università e in tutte le Scuole di ogni ordine e grado, promuovere in ogni campo lo sviluppo delle Scienze. I suoi 3.500 soci sono uniti, oltre che dall’interesse per la scienza chimica, dalla volontà di contribuire alla crescita culturale ed economica della comunità nazionale e di migliorare la qualità della vita dell’uomo e la tutela dell’ambiente.

Elsevier è leader mondiale nel fornire soluzioni informative in grado di migliorare le prestazioni dei professionisti della scienza, della salute e della tecnologia. Mette a disposizione soluzioni digitali e strumenti nell’area della gestione della ricerca strategica, ricerca e sviluppo, supporto a decisioni cliniche e formazione professionale; tra questi, ScienceDirectScopusSciValClinicalKey e Sherpath. Elsevier pubblica oltre 2.500 riviste digitalizzate, tra cui The Lancet e Cell, 39,000 titoli e-book e numerose opere iconiche, tra cui Gray’s Anatomy

Data di pubblicazione del comunicato: 
Mercoledì, 7 Ottobre, 2020

Il turismo culturale ai tempi del Covid: bilancio, novità, prospettive - Presentata oggi a Torino la II edizione del Master universitario in “Progettazione, comunicazione e management del turismo culturale”

Torino, 6 ottobre 2020 – É stata presentata oggi, martedì 6 ottobre 2020, in talk webinar la II edizione del Master universitario in “Progettazione, comunicazione e management del turismo culturale”. Il Master è un progetto del Dipartimento di Culture, Politica e Società (capofila), insieme al Dipartimento di Informatica e al Dipartimento di Management. Il sostegno di VisitPiemonte al Master rientra nel più ampio programma di collaborazione tra la società di promozione turistica regionale e l’Università di Torino, collaborazione che, nella Convenzione firmata lo scorso anno, prevede anche interventi formativi, trasferimento di competenze professionali e accoglienza di stagisti da parte di VisitPiemonte.
 

La presentazione si è aperta con i saluti delle autorità e ha visto la partecipazione del Professor Sergio Scamuzzi, Direttore della I edizione del Master, di Maria Elena Rossi, Direttore Marketing di ENIT – Ente Nazionale Italiano per il Turismo, e di Luisa Piazza, Direttore Generale di VisitPiemonte, accanto a Guido Curto, Direttore del Consorzio delle Residenze Reali Sabaude del Piemonte e della Reggia di Venaria, Paola Matossi, Direttore Comunicazione, Marketing e Relazioni esterne del Museo Egizio e Alberto Ferrari, che ha illustrato la case history “Dopo il lockdown, la ripresa: il caso Club Silencio”.

Nel corso dei lavori, gli interventi hanno cercato di delineare un primo bilancio dell’andamento del turismo culturale nell’estate appena trascorsa, basato sull’analisi dell’attuale situazione, per prefigurare possibili scenari e future prospettive del settore.

Dopo l’emergenza Covid-19, l’Italia – e con essa il comparto del turismo e della cultura – è ripartita, anche se con dinamiche nuove e in parte differenti rispetto al periodo precedente. Su queste premesse, il Master intende formare i futuri manager della cultura e del turismo capaci di potenziare l’attrattività turistica che il nostro Paese ha ripreso ad esercitare come “destinazione culturale”. Attivata dai Dipartimenti di Culture, politica e società, Informatica e Management, questa seconda edizione prevede un focus specifico e multidisciplinare sulla dimensione della progettazione, della comunicazione e del management del turismo culturale.

 

Il Master di secondo livello ha la durata di un anno ed è rivolto a neolaureati, anche triennali, in differenti discipline che siano interessati a cogliere le nuove sfide imposte dal settore acquisendo un bagaglio di competenze tecniche e professionali fondamentale per operare in un contesto in continua evoluzione, sia nel settore pubblico che in quello privato.                                 

Mirato alla formazione delle figure professionali di “cultural organization manager” e di “event communication manager”, il percorso di studi è suddiviso in 6 moduli:

  • Management della cultura;
  • Event and cultural tourism organization;
  • Smart communication e public engagement;
  • Editoria e giornalismo turistico-culturale;
  • Project development e performance evaluation;
  • Imprenditoria e start up delle aziende culturali.

Oltre alle lezioni, il Master prevede un tirocinio di 450 ore presso enti o aziende del settore.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Martedì, 6 Ottobre, 2020

UNITO su prende cura della salute di dipendendti e docenti: parte Wellness@Work

Venerdì 2 ottobre, alle ore 10.00, presso l’Aula Magna della Cavallerizza Reale (Via Verdi 9 Torino), il Rettore dell’Università di Torino, Stefano Geuna, Il Vice-Rettore per il Welfare, la sostenibilità e lo sport, Alberto Rainoldi e la Direttrice Generale dell’Università di Torino, Loredana Segreto, hanno presentato il progetto Wellness@Work for UNITO, realizzato in collaborazione con il Centro Servizi SUISM, i gruppi di ricerca Funzione Neuromuscolare e Antropologia, Antropometria ed Ergonomia e la Direzione Integrazione e Monitoraggio.

 

Con Wellness@Work for UNITO l’Università di Torino è il primo Ateneo in Italia a promuovere la salute delle persone attraverso la somministrazione di test rapidi e affidabili, effettuati da personale qualificato di Ateneo, che misurano composizione corporeacapacità fisiche e abitudini nutrizionali, elementi fondamentali del benessere. Il progetto permette di individuare precocemente problematiche di sovrappesoalimentazione scorrettadisidratazione e contrastarne la progressione. 

 

Nel Palazzo del Rettorato (Via Verdi 8, Torino), e in futuro presso altre sedi, è stata allestita una sala dove docentiricercatoripersonale tecnico amministrativoassegnisti e dottorandi potranno valutare il proprio stato di forma fisica rispetto alle abitudini alimentari e alle abilità motorie. Attraverso una serie di questionari e test riceveranno da nutrizionisti di UniTo informazioni personalizzate per aumentare l’adesione alla dieta mediterranea, mentre lo stato di forma fisica sarà riassunto da un indice chiamato Physical Capacity score

 

È come una fotografia che quantifica lo stato di forma tramite la valutazione di sei parametri: forza della mano e delle gambe, flessibilità, equilibrio, fitness cardiovascolare, capacità di movimento fine delle dita. Produce quindi un punteggio composito soppesato in base all’età e al genere della persona. 

 

I test, della durata complessiva di 1 ora e prenotabili on line, partiranno dal 19 ottobre e saranno comprensivi di:

 

  • Valutazione delle capacità fisiche più rilevanti per longevità e salute, al cui termine sarà fornito il Physical  Capacity score;
  • Valutazione della composizione corporea, effettuata attraverso l’analisi dell’impedenza bioelettrica o BIA (Bioelectrical Impedance Analysis) e rilevamenti antropometrici (dimensionali e funzionali);
  • Compilazione di alcuni brevi questionari, relativi a dati sociodemografici, di salute e stili di vita.

 

Al termine delle valutazioni saranno fornite indicazioni personalizzate per poter modificare il proprio stile di vita migliorando così i risultati ottenuti. A tal fine, l’intera batteria di test potrà essere ripetuta ogni quattro mesi così da poter apprezzare i cambiamenti nel tempo.

 

“Investire in questo tipo di azioni di Welfare per la comunità di appartenenza significa mettere al centro la persona”, ha dichiarato il Prof. Alberto Rainoldi, Vice-Rettore per il Welfare, la sostenibilità e lo sport dell’Università di Torino. “Offrire un approccio semplice e praticamente perseguibile affinché tutte e tutti possano aumentare la loro consapevolezza e scegliere in prima persona azioni di prevenzione e di cambiamento di stili di vita. W@W è anche un progetto di ricerca: certo dipenderà dalla adesione da parte dei nostri colleghi, ma in un anno saremmo già in grado di raccogliere dati su un migliaio di partecipanti. Questo ci permetterà di ricavare molte informazioni sullo stato di salute della nostra comunità, ma soprattutto di quantificare quanto intensi possano essere i cambiamenti adottando poche semplici nuove abitudini. La terza ambizione di questo progetto è diventare un esempio, stimolare altre aziende pubbliche o private a usare questo approccio con i loro dipendenti. Anche in questo caso l’Università si può mostrare con la sua vocazione, di educazione e di cultura. In questo caso grandi quantità di dati e una cultura diffusa di benessere possono aiutare a orientare le scelte nella progettazione della prevenzione e ridurre i costi sociali”.

 

VIDEO  - Wellness@work for UniTo

Data di pubblicazione del comunicato: 
Venerdì, 2 Ottobre, 2020

Histoire(s) du cinéma, la rassegna cinematografica organizzata da Unito e Museo del Cinema compie 10 anni. Proiezioni al cinema Massimo fino al 3 febbraio 2021

Ha preso il via nelle sale del Cinema Massimo la decima edizione di Histoire(s) du cinéma, la rassegna organizzata dal Museo del Cinema e dall’Università di Torino che, con le cattedre di cinema del Dipartimento di Studi Umanistici, svolge un’ampia e articolata attività di ricerca e formazione dedicata al cinema. 

 

L'edizione di quest'anno vede un salto di qualità coinvolgendo l'Ateneo nel suo complesso con l'intento di rivolgersi a studenti e studentesse di ogni area disciplinare. Molti dei film in programma, infatti, saranno presentati, oltre che da un docente di cinema, anche da uno studioso proveniente da un altro ambito disciplinare, dalla filosofia alle scienze giuridiche, dalla psicologia agli studi politici

Il Museo del cinema vedrà dunque una più ampia collaborazione dell’Ateneo che conterà insieme ai docenti delle cattedre di cinema Giaime Alonge e Silvio Alovisio, diversi docenti che interverranno in prima persona, dal Rettore Stefano Geuna, che presenterà insieme alla Prorettrice Giulia Carluccio Io e Annie (1977) di Woody Allen, in cartellone per il 27 gennaio 2021, alla Direttrice del Dipartimento di Culture Politica e Società, Franca Roncarolo, dal Direttore del Dipartimento di Psicologia Alessandro Zennaro al Vice Rettore all’Edilizia di Ateneo Giuseppe Martino Di Giuda.

 

Da settembre a febbraio Histoire(s) du cinéma offrirà agli studenti di Unito e alla cittadinanza nel suo insieme, un percorso nella storia del cinema, dal muto agli anni Ottanta, passando attraverso l'età dell'oro dello studio system hollywoodiano e la grande stagione del cinema della modernità europeo.

Le proiezioni, introdotte ciascuna da un docente universitario, sono rivolte agli studenti universitari e al pubblico generico che frequenta le sale del Cinema Massimo. Per gli studenti UniTo è prevista una convenzione che permetterà loro di assistere alle proiezioni al costo di 3€

 

 “Tra i compiti di una grande Università come la nostra è strategico proporre iniziative culturali che rafforzino le relazioni tra la comunità accademica e la società” dichiara Giulia Carluccio Prorettrice dell'Università di Torino “Per festeggiare il decennale della rassegna Histoire(s) du cinéma, che dalla sua nascita ha visto coinvolti i docenti delle cattedre di cinema, abbiamo deciso di ampliare l'orizzonte a tutto l'Ateneo”.

 

 “Siamo contenti di consolidare il rapporto con l’università grazie a questo appuntamento settimanale giunto alla sua decima edizione” sottolineano Enzo Ghigo e Domenico De Gaetano, rispettivamente presidente e direttore del Museo Nazionale del Cinema  “La rassegna si snoda durante tutto l’anno accademico e per la prima volta non è riservata agli studenti del Dams ma si apre a tutti gli studenti dell’ateneo torinese. Il coinvolgimento delle nuove generazioni è uno degli obiettivi del museo, che così porta avanti la formazione di giovani spettatori e la possibilità di ammirare sul grande schermo i classici della storia del cinema, pensati proprio per essere visti nella magia della sala cinematografica”.

 

 

 

PROGRAMMA

 

Cinema Massimo

alle ore 18:30

(a eccezione del 12 ottobre)

 

 

30 settembre Cappello a cilindro (1935) di M. Sandrich: Giaime Alonge (Dipartimento di Studi Umanistici)

 

7 ottobre Caccia al ladro (1955) di A. Hitchcock: Giaime Alonge (Dipartimento di Studi Umanistici) e Cristina Bertolino (Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione)

 

12 ottobre [alle ore 21:00] Qualcuno volò sul nido del Cuculo (1975) di M. Forman: Giaime Alonge (Dipartimento di Studi Umanistici)  e Alessandro Zennaro (Dipartimento di Psicologia)  

 

14 ottobre La regola del gioco (1939) di J. Renoir: Giaime Alonge (Dipartimento di Studi Umanistici)

 

21 ottobre Il posto delle fragole (1957) di I. Bergman: Silvio Alovisio (Dipartimento di Studi Umanistici) e Jenny Ponzo (Dip. di Filosofia e Scienze dell’Educazione)

 

28 ottobre Professione: reporter (1975) di M. Antonioni: Giaime Alonge (Dipartimento di Studi Umanistici) e Cristopher Cepernich (Dipartimento di Culture, Politica e Società; direttore scientifico del Master di giornalismo “G. Bocca”) 

 

4 novembre Tempi moderni (1936) di C. Chaplin: Giaime Alonge (Dipartimento di Studi Umanistici)

+ Franca Roncarolo (direttrice Dip. di Culture, Politiche e Società)

 

11 novembre Il gabinetto del dottor Caligari (1920) di R. Wiene: Silvio Alovisio (Dipartimento di Studi Umanistici) e Giuseppe Martino Di Giuda (Dipartimento di Mangment; vice-rettore all’edilizia)

 

9 dicembre Come vinsi la guerra (1926) di C. Bruckman e B. Keaton: Silvio Alovisio (Dipartimento di Studi Umanistici)

 

16 dicembre Roma città aperta (1945) di R. Rossellini: Silvio Alovisio (Dipartimento di Studi Umanistici) e Stefano Ruzza (Dipartimento di Culture, Politica e Società)

 

13 gennaio Fino all’ultimo respiro (1960) di J.L. Godard: Silvio Alovisio (Dipartimento di Studi Umanistici)

 

20 gennaio Easy Rider (1969) di D. Hopper: Giaime Alonge (Dipartimento di Studi Umanistici) e Andrea Carosso (Dipartimento di Lingue e Letterature Straniere e Culture Moderne)

 

27 gennaio Io e Annie (1977) di W. Allen: Giulia Carluccio (Prorettrice) + Stefano Geuna (Rettore)

 

3 febbraio Lo stato delle cose (1982) di W. Wenders: Giaime Alonge (Dipartimento di Studi Umanistici)

Data di pubblicazione del comunicato: 
Giovedì, 1 Ottobre, 2020

Unito prima nella graduatoria del Ministero dello Sviluppo Economico per il finanziamento di brevetti

L’Università di Torino è risultata prima nella graduatoria nazionale per il finanziamento di Programmi di valorizzazione dei brevetti di Università, Enti Pubblici di Ricerca (EPR) e Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS), previsti dal bando Proof of Concept (PoC) del MISE, il Ministero dello Sviluppo Economico, e gestito da Invitalia, l’Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa.

 

Il bando Proof of Concept (PoC) ha l’obiettivo di sostenere un percorso di innalzamento del livello di maturità tecnologica delle invenzioni brevettate da soggetti appartenenti al mondo della ricerca, affinché possano diventare oggetto di azioni di sviluppo anche, e soprattutto, da parte del sistema imprenditoriale.

Il 2 ottobre verrà quindi aperto un bando all’interno dell’Ateneo che prevede un cofinanziamento di 320.000 euro da dedicare a progetti di Proof of Concept per la valorizzazione dei brevetti di cui UniTo è titolare, al fine di innalzarne il livello di maturità tecnologica.

 

Il bando, denominato To.In.Pro.V.E./2020 – TOrino INtellectual PROperty Valorization and Enhancement, selezionerà circa 8 Progetti di Proof of Concept della durata massima di 1 anno, da cofinanziare al 50% in kind, attraverso la fornitura di attrezzature e materiali di consumo, o in cash, denaro contante. La spesa massima ammessa per singolo Progetto è di € 80.000 ed il contributo massimo richiedibile è perciò di € 40.000. Questo finanziamento ha l'obiettivo di realizzare internamente le attività volte ai miglioramenti tecnici di brevetti dell'Ateneo, in modo da poter offrire al mercato una tecnologia sufficientemente matura da poter essere considerata appetibile per investimenti da parte delle aziende.

 

Dal 2000 ad oggi i brevetti o domande di brevetto a titolarità o contitolarità di UniTo sono stati oltre 300, che hanno prodotto oltre 160 invenzioni protette con diritti di privativa industriale ideate all’interno dell’Università di Torino

 

I brevetti depositati in Ateneo rappresentano per lo più tecnologie inerenti alle scienze mediche, biologiche, biotecnologiche, chimiche, fisiche, geologie, agrarie e veterinarie. Negli ultimi 5 anni l’area medica e biologica è la più rappresentata. Secondo i dati dell’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi del Ministero dello Sviluppo Economico, l’Università di Torino è il secondo ateneo italiano, dopo l’Università degli studi di Roma “La Sapienza” per numero di domande per invenzioni biotecnologiche depositate nel periodo 2008-2018.

 

“Il risultato conferma l'impegno del nostro Ateneo nella valorizzazione dei risultati della ricerca e dimostra il dinamismo della nostra comunità scientifica che svolge un ruolo sempre più centrale nel trasferimento dell’innovazione al mondo produttivo”, dichiara il Rettore dell’Università di Torino, Stefano Geuna. “Si tratta di un processo virtuoso che nasce con l’attenta selezione delle invenzioni più promettenti proposte dai nostri ricercatori e si concretizza con il trasferimento tecnologico. Un ulteriore tassello che rafforza la stretta sinergia tra Università di Torino e mondo produttivo”.

 

In allegato la graduatoria del MISE

Data di pubblicazione del comunicato: 
Mercoledì, 30 Settembre, 2020

Pubblicate le prime scoperte di Cheops, la missione dell'ESA a cui hanno partecipato oltre 100 scienziati e 11 paesi europei

Rivelati i dettagli su WASP-189b, uno degli esopianeti più estremi tra quelli conosciuti. Tra i membri del progetto anche Davide Gandolfi, docente del Dipartimento di Fisica dell’Università di Torino

Lunedì 28 settembre, sulla rivista scientifica Astronomy & Astrophysics, è stato pubblicato uno studio che presenta i primi risultati ottenuti dalla missione spaziale CHEOPS. Il CHaracterising ExOPlanet Satellite (CHEOPS) è il primo telescopio spaziale dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA) dedicato alla caratterizzazione di esopianeti  conosciuti che orbitano attorno a stelle brillanti. Gli esopianeti, detti anche pianeti extrasolari, sono pianeti che si trovano al di fuori del nostro sistema solare e che orbitano altre stelle diverse dal Sole. Il primo esopianeta è stato scoperto nel 1995 da Michel Mayor e Didier Queloz, due astronomi svizzeri che proprio per tale scoperta hanno vinto nel 2019 il Premio Nobel per la fisica.

 

CHEOPS è una missione sviluppata grazie alla sinergia tra l’ESA e un consorzio di oltre cento scienziati e ingegneri provenienti da 11 Paesi europei guidato dall’Università di Berna. Tra gli scienziati coinvolti c’è anche Davide Gandolfi, docente del Dipartimento di Fisica dell’Università di Torino che da più di 5 anni fa parte del science team del progetto. Usando i dati raccolti da CHEOPS, gli scienziati hanno di recente portato avanti studi dettagliati sull’esopianeta WASP-189b, un pianeta che orbita la stella WASP-189, una delle stelle più calde ad oggi conosciute attorno a cui è stato scoperto un sistema planetario.

 

“La stella WASP-189 è lontana 322 anni luce dalla Terra e si trova nella costellazione della Bilancia”, spiega Monika Lendl dell'Università di Ginevra e prima autrice dello studio. “Il pianeta WASP-189b è particolarmente interessante perchè è un gigante gassoso che orbita molto vicino alla sua stella. Il pianeta impiega meno di tre giorni a compiere una rivoluzione attorno alla sua stella ed è 20 volte più vicino a questa di quanto la Terra sia vicina al Sole“, continua Lendl, spiegando come il pianeta sia grande più di una volta e mezzo Giove, il più grande tra i pianeti del sistema solare. A causa degli effetti mareali, un lato di WASP-189b è costantemente illuminato dalla luce della stella. Di conseguenza, la parte opposta è sempre al buio. Ciò implica che il clima è completamente diverso dagli altri giganti gassosi del nostro sistema solare, come Giove e Saturno. “In base alle osservazioni fatte grazie a CHEOPS, stimiamo che la temperatura di WASP-189b si aggiri attorno ai 3.200 gradi Celsius. Pianeti come questo sono chiamati “gioviani super-caldi”. A tali temperature il  ferro non solo si scioglie, ma addirittura diventa gassoso. Si tratta di uno dei pianeti più estremi mai conosciuti finora”, conclude Lendl.

 

“Misurando la diminuzione di luce osservata durante l’occultazione del pianeta, quando WASP-189b si nasconde dietro la sua stella, CHEOPS ci ha permesso di stabilire che questo gigante gassoso assorbe gran parte della luce che riceve dalla stella e che molto probabilmente è privo di nubi”, afferma Davide Gandolfi. “CHEOPS ha anche osservato due  transiti del pianeta, quando WASP-189b passa di fronte alla sua stella. Grazie alla precisione con cui CHEOPS misura le variazioni di flusso abbiamo dimostrato che la stella ha una forma non sferica a causa dell’elevata velocità con cui questa ruota attorno al suo asse. Abbiamo inoltre confermato che l’orbita del pianeta non è allineata con il piano equatoriale della stella. Questo suggerisce che WASP-189b si sia avvicinato così tanto alla sua stella a causa di violente interazioni gravitazionali con altri pianeti. La qualità di queste misure dimostra che CHEOPS ci permetterà di effettuare studi dettagliati dei pianeti extrasolari e delle stelle attorno a cui questi orbitano”, conclude Gandolfi.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Martedì, 29 Settembre, 2020

Uno studio italiano dimostra che il Covid non viene trasmesso dalla mamma positiva al neonato durante l'allattamento. Il latte materno è sicuro

La ricerca è stata coordinata dalla Neonatologia universitaria dell'ospedale Sant'Anna della Città della Salute di Torino e dal Laboratorio universitario di Virologia Molecolare del Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche dell'Università di Torino.

 

Una madre COVID positiva può trasmettere il virus durante l’allattamento? Questo interrogativo si è diffuso rapidamente in tutto il mondo fin dall’inizio della pandemia. Le informazioni su questo tema, di grande impatto sulla salute dei neonati e sul loro futuro, sono ad oggi molto scarse. Alcuni Paesi, quali la Cina, hanno dato indicazione in caso di positività materna, alla somministrazione di latte in formula, sospendendo l’allattamento al seno. 

Sono stati appena pubblicati sulla rivista scientifica internazionale Frontiers in Pediatrics i risultati di una ricerca multicentrica tutta italiana su questo tema. Si tratta dello studio con la casistica più numerosa finora condotto in Europa e l’unico in cui la ricerca del virus nel latte è stata abbinata alla valutazione clinica dei neonati nel durante l’allattamento: i risultati saranno presentati in anteprima venerdì 2 ottobre al Meeting della European Milk Bank Association. Sono stati analizzati i campioni di latte di 14 mamme positive al virus dopo il parto, controllando i loro neonati nel primo mese di vita. Il latte è risultato negativo al SARS-CoV-2 in 13 di questi campioni, mentre in un caso è stata identificata per un breve periodo la presenza dell’RNA virale. Il dato più confortante è stato che tutti i neonati, allattati al seno seguendo scrupolosamente le regole raccomandate in questi casi (uso della mascherina, lavaggio appropriato delle mani, pulizia e disinfezione delle superfici e degli oggetti in uso) non hanno mostrato segni di malattia. Anche quattro neonati, le cui mamme si erano ammalate subito dopo il parto, e che erano risultati positivi al virus nei primi giorni, compreso quello con presenza del  virus nel latte materno, si sono tutti negativizzati, in buona salute, nel primo mese di allattamento. 

Lo studio è stato coordinato dalla Neonatologia universitaria dell'ospedale Sant'Anna della Città della Salute di Torino (diretta dal Prof. Enrico Bertino, docente dell'Università di Torino) e dal Laboratorio universitario di Virologia Molecolare del Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche (diretto dal Prof. David Lembo, docente dell'Università di Torino), cui hanno partecipato, oltre alla Neonatologia ospedaliera del Sant'Anna (diretta dal Dott. Daniele Farina), le Neonatologie degli ospedali Mauriziano e Maria Vittoria di Torino e quelle degli ospedali di Alessandria, Aosta e del San Martino di Genova. Le analisi molecolari sui campioni di latte sono state condotte nei Laboratori ospedalieri di Microbiologia della Città della Salute e dell’ospedale San Luigi Gonzaga (diretti rispettivamente dalla professoressa Rossana Cavallo e dalla dottoressa Giuseppina Viberti adiuvata in questo studio dal dottor Giuseppe De Renzi). 

“Questi risultati - ha dichiarato il Prof. Enrico Bertino - sono rassicuranti per le mamme e per gli operatori sanitari che si occupano della salute della madre e del bambino. La ricerca supporta anche le recenti raccomandazioni dell’OMS che, nonostante le limitate informazioni finora disponibili, in considerazione di tutti i benefici, anche immunologici, dell’allattamento materno, lo ha recentemente raccomandato anche per le mamme positive”.

“Da diversi anni  - ha aggiunto il Prof. David Lembo - stiamo studiando le proprietà antivirali del latte materno e abbiamo identificato nuovi componenti attivi che potrebbero proteggere il lattante dalle infezioni virali. Anche per questo motivo, salvo poche eccezioni, l’allattamento al seno è una risorsa importante per la salute del neonato.”

 

 

Data di pubblicazione del comunicato: 
Lunedì, 28 Settembre, 2020

Ripresa post lockdown: ecco come il Covid-19 cambierà la mobilità verso le Università italiane

Sarà il trasporto pubblico a subire il maggior calo in termini percentuali in caso di rischio sanitario ancora alto. A dirlo è uno studio della Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile che ha analizzato il comportamento di 85.000 persone rappresentative della popolazione accademica italiana.

 

Una persona su tre si sposterà con un proprio mezzo motorizzato nel caso di una nuova ondata pandemica. Una crescita di otto punti percentuali rispetto al periodo pre-Covid. A dirlo è il report “Indagine nazionale sulla mobilità casa-università al tempo del Covid-19” realizzato dalla Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile (RUS) che ha analizzato il comportamento di 85.000 persone rappresentative della popolazione accademica.

L’indagine, avviata lo scorso luglio e ancora in corso presso alcune università, si è basata su un questionario somministrato online agli studenti, ai docenti e al personale tecnico-amministrativo di 44 atenei italiani (cui si aggiungeranno i risultati di altre 13 università). Due gli scenari ipotizzati nel questionario: il virus è pressoché debellato e i contagi sono ridotti; il virus è ancora pericoloso, il contagio è rallentato ma prosegue.   

 

Il campione preso in esame dal Gruppo di Lavoro Mobilità della RUS coinvolge la comunità accademica di riferimento ed è composto per il 79 per cento da studenti, l’11 per cento da docenti o ricercatori e il 9,6 per cento da personale tecnico-amministrativo.

 

La frequenza in università post-lockdown: cosa cambia?

Il 66 per cento delle persone che ha risposto al questionario continuerà a recarsi in università, per ragioni di lavoro o di studio, se il rischio sanitario sarà minimo. Scenario che cambia totalmente in caso di un quadro più pessimistico: se il virus tornasse ad aggredire come nei mesi scorsi, il 61 per cento delle persone intervistate si recherebbe nel proprio ateneo solo quando strettamente necessario. La distribuzione percentuale delle risposte rimane uniforme nelle quattro aree geografiche prese in esame (nord-ovest, nord-est, centro, sud e isole), suggerendo che la percezione del rischio è molto sentita e non differisce in modo significativo all'interno del Paese.

 

I cambiamenti di abitudine negli spostamenti

Il trasporto pubblico è il mezzo che subirà il maggior calo in termini percentuali, probabilmente anche a causa del ridotto coefficiente di riempimento dei mezzi imposto dai provvedimenti governativi al fine di garantire il distanziamento sociale (60 per cento dello spazio a disposizione al momento della rilevazione, attualmente innalzato all’80 per cento). Tuttavia, secondo le previsioni, in uno scenario di ridotto rischio sanitario, la domanda verso il trasporto pubblico si riduce di soli quattro punti percentuali; il calo diventa più significativo (-10 per cento) nello scenario più pessimistico. In entrambi i casi, il mezzo che sceglierebbero gli intervistati in sostituzione del trasporto pubblico sarebbe l’automobile privata e in misura più marginale la mobilità attiva (a piedi, in monopattino o in bici).

Anche nella classificazione per area geografica, le differenze di comportamento pre-Covid alquanto rilevanti tra le aree del Paese si mantengono nelle previsioni di ripresa, anche se in termini relativi la quota che userà l’auto si incrementa di più al Nord, dove era più bassa grazie a servizi di trasporto pubblico più capillari e frequenti, ma anche dove la crisi sanitaria è stata più drammatica.

 

Se osserviamo più nel dettaglio come si prevede cambieranno le abitudini di viaggio sul percorso casa-università per l’anno che sta iniziando nei due scenari ipotizzati è possibile prevedere che nella stragrande maggioranza dei casi coloro che si recavano in università a piedi e in bicicletta continuerà a farlo. Così come quella di coloro che lo facevano con l’automobile privata. I cambiamenti più significativi si avranno tra gli utenti del trasporto collettivo: nello scenario più critico circa un 20 per cento degli utenti del trasporto pubblico cambierà scelta modale, passando all'uso dell’auto propria nel 13,3 per cento dei casi e alla mobilità attiva nel 6 per cento.
"È su queste quote che le politiche di mobilità devono e possono incidere - afferma Matteo Colleoni, Coordinatore del Gruppo di Lavoro Mobilità della RUS -, sia incentivando un più ampio ricorso alla mobilità attiva, che limitando, con adeguate misure di aumento dell’offerta e gestione dei mezzi, l’abbandono del trasporto pubblico".

 

L’Università di Torino è uno degli Atenei promotori dell'indagine che ha fortemente sostenuto l’iniziativa nella convinzione che le informazioni raccolte saranno preziose per la governance dell’Ateneo nonché per l’accessibilità alle sedi universitarie; il prossimo 8 ottobre in un webinar saranno illustrati i risultati locali, dopo l'anteprima nazionale presentata oggi" dichiara Stefano Geuna, Rettore dell'Università di Torino.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Mercoledì, 23 Settembre, 2020
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