NOTA STAMPA delle Università di Torino e Parma sul pronunciamento del Consiglio di Stato in merito alla sperimentazione sui sei macachi nell'ambito del progetto LightUp

In relazione all’ordinanza emessa dal Consiglio di Stato nella quale si dispone la sospensione provvisoria della sperimentazione su sei macachi condotta nell’ambito del progetto LightUp delle Università di Torino e Parma, i due Atenei comunicano che si atterranno a quanto deciso dal Consiglio di Stato rispettandone il pronunciamento e che si riservano di approfondire gli aspetti specifici della vicenda nelle sedi opportune.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Venerdì, 24 Gennaio, 2020

Il bagliore dei raggi gamma che fa luce sulla materia oscura - La ricerca di UniTo, Stanford e INFN che può risolvere uno dei più grandi enigmi dell’universo

Un gruppo di ricercatori, guidato da S. Ammazzalorso, S. Camera, M. Regis e N. Fornengo del Dipartimento di Fisica dell’Università di Torino e della Sezione di Torino dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) e da D. Gruen del Kavli Institute for Particle Astrophysics and Cosmology della Stanford University, ha compiuto un passo in avanti nel comprendere l'origine di un debole bagliore di raggi gamma che permea il cosmo.

 

I ricercatori hanno scoperto che esiste una correlazione tra la luminosità di questa radiazione, estremamente energetica, e le regioni dell’Universo che contengono molta materia oscura viste attraverso il fenomeno cosiddetto di lente gravitazionale. Questa correlazione, predetta teoricamente nel 2013 dallo stesso gruppo di ricerca del Dipartimento di Fisica di UniTo, è stata ora osservata per la prima volta. Il risultato potrà aiutare i ricercatori a comprendere le proprietà degli oggetti astrofisici in grado di emettere questa radiazione e portare nuova luce alla spiegazione del mistero della materia oscura dell’Universo.

 

Il bagliore, noto come radiazione di fondo di raggi gamma non risolto, proviene da sorgenti così deboli e lontane che i ricercatori non possono identificarle individualmente. Tuttavia, l’ipotesi avanzata nel 2013 e ora confermata con i dati nel frattempo diventati disponibili, è che le regioni di Universo in cui hanno origine questi raggi gamma debbano coincidere con quelle in cui si trova la massa nell'Universo distante, e il modo in cui fluttuazioni nella luminosità della radiazione gamma sono correlate alle fluttuazioni della materia oscura debba contenere la chiave per comprenderne l’origine.

 

La materia oscura stessa potrebbe emettere un debole bagliore gamma: da qui l’interesse per studiare questa correlazione, in quanto potenzialmente in grado di identificare la natura di questa elusiva componente dell’Universo, della quale al momento si sa solo che esiste ma non da cosa sia composta.

 

Lo studio, pubblicato su Physical Review Letters, ha utilizzato un anno di dati del Dark Energy Survey (DES), che acquisisce immagini ottiche del cielo ed è in grado di realizzare una mappa della materia oscura sfruttando le minuscole distorsioni delle immagini delle galassie lontane dovute dalla presenza della materia oscura – un effetto noto come lente gravitazionale – e nove anni di dati dal telescopio spaziale Fermi Large Area Telescope, che osserva i raggi gamma cosmici mentre orbita attorno alla Terra e a cui partecipano l’INFN, l’INAF e l’ASI in collaborazione con la NASA.

 

“Il segnale che abbiamo osservato ha in larga parte le caratteristiche attese nel caso in cui la radiazione gamma sia emessa da sorgenti astrofisiche note come blazar – galassie attive con un buco nero supermassiccio al loro centro”. Ha spiegato il Prof. Nicolao Fornengo del Dipartimento di Fisica dell’Università di Torino. “Mentre il buco nero inghiottisce la materia che lo circonda, viene emesso un getto di radiazione gamma che, se diretto verso di noi, viene intercettato dal satellite Fermi. La cosa interessante però è che la correlazione misurata non corrisponde completamente alle aspettative teoriche nel caso sia causata solo dai blazars.

Questo lascia spazio alla possibilità che una parte del segnale sia originato proprio dalla materia oscura stessa e ne ha appunto le giuste caratteristiche. Il risultato potrebbe quindi fornire una soluzione al problema della materia oscura, dimostrando che essa è formata da un nuovo tipo di particelle, capaci di produrre radiazione attraverso un processo chiamato annichilazione, fornendo anche indicazioni sulla sua massa e sulle sue interazioni.”

 

Per approfondire l’impatto di questo studio sulla comprensione della natura materia oscura, i ricercatori sono in procinto di analizzare i nuovi dati che nel frattempo si sono resi disponibili dalle campagne osservative di DES e Fermi.

 

Lo studio è disponibile in formato open access a questo link: https://arxiv.org/abs/1907.13484.

 

La figura 1 in allegato mostra la radiazione di fondo cosmico di raggi gamma non risolto (in giallo), assieme alle regioni cosmiche che contengono molta materia oscura (in rosso). La mappa dei raggi gamma è stata creata con nove anni di dati dal satellite Fermi-LAT e la mappa che mostra la densità della materia si basa su un anno di dati del Dark Energy Survey (DES). (Credits: Daniel Gruen / SLAC / Stanford, Chihway Chang / Università di Chicago, Alex Drlica-Wagner / Fermilab, Simone Ammazzalorso / Università di Torino / INFN Torino).
 

Data di pubblicazione del comunicato: 
Lunedì, 20 Gennaio, 2020

Ricerca coordinata da UniTo sulla crescita psicologica dopo la diagnosi di cancro al seno - Lo studio pubblicato su Psychological Trauma: Theory, Research, Practice, and Policy

Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Psychological Trauma: Theory, Research, Practice, and Policy mette in luce la complessa relazione tra la sintomatologia depressiva e la possibilità di sperimentare un cambiamento positivo in pazienti con cancro al seno. Il gruppo di ricerca ReMind the Body, coordinato dal Prof. Lorys Castelli, in collaborazione con la Psicologia Clinica e Oncologica della A.O.U. Città della Salute e della Scienza di Torino, si occupa da anni degli aspetti psicologici coinvolti nell’esperienza traumatica del cancro che implica una rottura profonda nell’identità e nella dimensione esistenziale della persona.

 

In particolare, le ricercatrici Annunziata Romeo e Marialaura Di Tella hanno messo in luce che, nonostante la presenza di elevati livelli di sintomi depressivi durante il periodo della diagnosi di tumore al seno, a distanza di due anni, le donne, tutte libere da trattamenti chemio- e radio-terapici da almeno 1 anno, manifestavano cambiamenti psicologici profondi e positivi in ambito personale, relazionale, spirituale e in generale un maggior apprezzamento alla vita.

 

Il tumore al seno rappresenta un evento altamente stressante che può portare allo sviluppo di esiti negativi come il distress psicologico. L’esperienza traumatica, di contro, potrebbe anche favorire un’esperienza di cambiamento positivo che i ricercatori definiscono “Crescita Post-traumatica” (PTG). Alla base della PTG sembra esserci un processo emotivo e cognitivo di “ri-significazione” della propria esperienza intra-psichica e interpersonale e la possibilità di ricostruire le proprie convinzioni su sé stessi e sul mondo. Questo a sua volta può portare a un migliore adattamento all'evento traumatico e alla riduzione del disagio psicologico nel tempo.

 

Lo studio è stato condotto su 147 pazienti, sottoposte a una valutazione dei sintomi depressivi al momento della diagnosi (T0) e dopo due anni (T1) al fine di indagare il loro potenziale impatto sui livelli di PTG a T1. I risultati evidenziano che livelli elevati di sintomi depressivi al momento della diagnosi del cancro, possono essere considerati catalizzatori per la crescita al follow-up, a condizione che i sintomi depressivi si manifestino solo nel primo periodo della malattia per poi risolversi.

 

Questo studio non solo rappresenta un passo avanti nella conoscenza dei meccanismi psicologici implicati nella malattia, ma diviene una riflessione utile per chi opera in campo clinico al fine di realizzare interventi psicologici tempestivi volti a migliorare la qualità di vita dei pazienti.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Giovedì, 9 Gennaio, 2020

2020: UniTo cresce e investe Il Rettore Stefano Geuna presenta le linee di sviluppo dell’Ateneo

Priorità: studenti reclutamento ricerca e welfare

Oggi, venerdì 20 dicembre alle ore 11.30, nel salone del Rettorato (via Verdi 8), il Rettore Stefano Geuna insieme alla Prorettrice Giulia Carluccio e alla Direttrice Generale Loredana Segreto, hanno presentato alla stampa il progetto di Bilancio di Ateneo per il 2020 e illustrato le principali prime azioni politiche in tema di servizi agli studenti, reclutamento, ricerca, e politiche per il welfare.

 

Unito consolida la sua stabilità economica con l’approvazione di un bilancio che tiene conto di un incremento del 2,82%, cioè di 7,4 milioni in più rispetto all’assegnazione del 2018 del Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO), che per il 2019 è pari a 250.951.404 di euro e che permetterà, come espressione della nuova politica di Ateneo, di mettere in atto i primi importanti interventi di investimento. Crescita che si rispecchia nel costante incremento degli immatricolati, che quest’anno registra circa il 3% di nuovi studenti per un totale di oltre 23 mila matricole. 

 

Una situazione che fotografa lo stato di buona salute dell’Ateneo e che permetterà già nei primi mesi del nuovo anno di stanziare 1,5 milioni di euro per i servizi agli studenti. Ai 96,54 punti organico previsti per il 2020, l’incremento di FFO permetterà un’ulteriore integrazione di 11,96 punti, cioè di altri 1,3 milioni da impiegare per il reclutamento del personale.

Sul piano della ricerca saranno stanziati 2,4 milioni per coprire i costi di adeguamento retributivo di tutte le borse attive e per attivarne di nuove.

A supporto delle azioni di welfare per il personale saranno impiegati oltre 550 mila euro per un totale complessivo di circa 700 mila euro con azioni di sostenibilità.

 

“L’Università degli Studi di Torino si conferma un Ateneo sano e vitale con robuste prospettive di sviluppo.” dichiara Stefano Geuna, Rettore dell’Università di Torino “Sono orgoglioso di rappresentare una comunità che cresce e si rafforza come attore protagonista del nostro territorio. L’incremento del finanziamento pubblico ci permetterà di investire sul futuro degli studenti, di assumere personale docente e tecnico amministrativo, di mettere in atto politiche di potenziamento della ricerca e di realizzare azioni concrete per il benessere di tutti. Stiamo cominciando a dare forma, sin dalle prime azioni del mandato rettorale, ad una Università che afferma il suo ruolo sempre più centrale per la città e la regione e che riconosce il valore del capitale umano e professionale di eccellenza di cui dispone”.

 

Per approfondimenti Data Storytelling - Bilancio Unico Di Previsione Annuale 2020

Data di pubblicazione del comunicato: 
Venerdì, 20 Dicembre, 2019

Alimentazione più sana grazie alle immagini una raccolta di ebook per incoraggiare i bambini a mangiare le verdure

Recenti studi hanno dimostrato che i bambini assaggiano più volentieri le verdure se le hanno conosciute attraverso le immagini. Sulla base di questi risultati, sono state aggiunte nuove risorse a “See & Eat”, il progetto coordinato dalla Professoressa Carmel Houston-Price dell'Università di Reading (UK) e dalle Professoresse Giuseppina Cerrato e Paola Molina dell’Università di Torino, con il supporto della British Nutrition Foundation (BNF), che ha l’obiettivo di incoraggiare i bambini a mangiare le verdure attraverso la lettura di eBook interattivi.

 

See & Eat” è stato finanziato da EIT Food, la comunità dell'innovazione sui prodotti alimentari dell'Istituto Europeo di Innovazione e Tecnologia (EIT), un organismo dell'Unione Europea, nell'ambito di Horizon 2020, il programma quadro dell'UE per la ricerca e l'innovazione. In “See & Eat” sono coinvolti inoltre European Food Information Council (EUFIC), Open University e Colruyt Group.

 

Sono stati progettati 24 eBook per aiutare i genitori a far familiarizzare i bambini con una maggiore varietà di verdure, e sono ora disponibili in italiano e in inglese (il prossimo anno verranno tradotti in altre tre lingue). Tutti gli eBook sono scaricabili gratuitamente dal sito https://www.foodunfolded.com/it/seeandeat (dopo aver creato un account), insieme a numerosi altri strumenti come i calendari per pianificare i pasti, le liste della spesa e le ricette adatte a tutta la famiglia. Seguendo le semplici istruzioni indicate sul sito, sarà possibile installare una app sviluppata in collaborazione con la Open University e scaricare gli eBook, utilizzabili da tablet e Ipad tramite tale app. Ogni eBook "See & Eat" racconta il viaggio di una verdura, dal campo coltivato alla cucina.  

 

"L'obiettivo dello studio attuale - sottolinea la Prof.ssa Giuseppina Cerrato del Dipartimento di Chimica dell’Università di Torino - è capire se gli eBook possono aiutare i bambini a diventare ancora più ricettivi verso verdure nuove o poco gradite. A differenza dei libri tradizionali, gli eBook possono essere personalizzati e presentano un certo grado di interattività che consente al bambino di sentirsi protagonista della storia che legge e quindi maggiormente coinvolto: è possibile infatti inserire foto o video che lo ritraggono durante l’acquisto, la preparazione o il consumo di verdure".

 

"Precedenti studi condotti dai colleghi di Reading - aggiunge la Prof.ssa Paola Molina del Dipartimento di Psicologia di UniTo - hanno mostrato che familiarizzare con immagini di verdure rafforza in bimbi di età prescolare il gradimento delle verdure e la volontà di assaggiarle, facilitando il compito dei genitori. L'accettazione da parte dei bambini di determinati cibi e l'atteggiamento positivo dei genitori durante l'esposizione a tali cibi sembra predire il gradimento e il consumo di questi anche a distanza di tempo. Siamo impazienti di verificare il potenziale di libri e di eBook anche su bimbi italiani, per poter fornire ulteriori strumenti a quei genitori che faticano ad introdurre determinati alimenti nella dieta dei propri figli".

Data di pubblicazione del comunicato: 
Giovedì, 19 Dicembre, 2019

Open Innovation Talk 2019 Imprese e Start Up che cooperano per l’ecosistema dell’innovazione

L’Incubatore 2i3T consolida i risultati del 2019 e lancia le sfide per il 2020

Martedì 17 dicembre ore 16.30, Via Nizza 52, Torino, l’Incubatore dell’Università 2i3T incontra i propri stakeholder nel tradizionale appuntamento di Natale, momento di condivisione dei risultati più significativi dell’anno trascorso e di lancio delle iniziative future.

Si rinnova per questa edizione il format dei talk e il tema scelto quest’anno è “Open Innovation Talk – Collaborazione tra imprese e start up”, in cui start-up e imprese del territorio si confrontano e condividono visioni ed esperienze per la crescita dell’ecosistema dell’innovazione piemontese. I Talk saranno preceduti da una “Walking Gallery”, esposizione delle start up e progetti sviluppatisi nel 2019 e dall’intervento di Cristina Prandi, nuovo Vice-Rettore alla ricerca delegata dal Rettore Stefano Geuna recentemente insediatosi.

A cura di 2i3T verranno ripercorse le tappe principali dell’attività dell’anno trascorso e si illustreranno le sfide e le prospettive per il 2020 e per il prossimo triennio.

 

OPEN INNOVATION TALK: UNIVERSITA’ E IMPRESA

  1. Fabio Borio Federalberghi – Guido Cerrato CCIAA – Andrea Guzzo AMG
  2. Fiorella Altruda - Direttore Molecular Biotechnology Center - Valentina Fonsato QP Cell Factory
  3. Massimo Mereta Fondazione Michelin Sviluppo
  4. Alexia Buo Rekordata - Lucio Gamba RedHab 

GLI HIGHLIGHT DEL 2019

  • Sono state avviate 8 nuove imprese di cui 5 Spin Off Accademici riconosciuti dall’Università: Evobiotech, Latopsi, Biomole, AMG, Redabissi, Badacare, Frieco, Spectralab e Mind&Move e vi sono attualmente 20 progetti in pipeline. Numerose start up hanno vinto premi e riconoscimenti.
  • Le start up del settore Life Science Euremab e Kither hanno ottenuto importanti round di finanziamento per un totale di 26,6 milioni di euro ed altre hanno ottenuto finanziamenti da capitale di debito attraverso il programma AxTO.
  • 2i3T ha partecipato a numerosi eventi sul territorio: Italian Tech Week con l’evento Research, Start Up and IP Strategies, Notte dei Ricercatori, Climathon, C-Lab. Sui temi della sostenibilità 2i3T ha promosso, organizzato ed ospitato il modulo torinese del Master Interateneo in Bioeconomia ed Economia Circolare Biocirce.
  • E’ stato firmato un protocollo di intesa tra 2i3T e Banca Alpi Marittime per promuovere e sostenere la nascita e lo sviluppo di start up, un accordo con Car2Go, è stata rinnovata la convenzione con il Gruppo Giovani Imprenditori dell’Unione Industriale di Torino e 2i3T è entrato a far parte del network Invitalia.
  • 2i3T ha firmato insieme all’Università di Torino e alla multinazionale ITT un accordo per un innovativo Joint Lab che si collocherà presso la sede di Via Quarello.
  • Nel ruolo di hub territoriale ha continuato a sviluppare le attività nel mondo dell’Alternanza Scuola Lavoro attraverso il programma Impresa in Azione, ha stretto nuove partnership e collaborazioni strategiche ed ospitato eventi nazionali ed europei.
  • Sono proseguite attività di supporto alla ricerca, confermando l’impegno da parte dell’Università di Torino, del Molecular Biotechnology Center e della multinazionale Unycite per i percorsi di medicina rigenerativa fino al 2020. La Cell Factory si è consolidata come una vera “officina” del farmaci in cui si lavora non su prodotti sintetici ma su cellule.

Tutti gli approfondimenti sono disponibili al link https://mailchi.mp/28694572f790/2i3t-newsletter-2019

 

Silvio Aime, Presidente dell’Incubatore 2i3T: “Questo appuntamento di fine anno ci consente periodicamente di fare la sintesi delle nostre attività e di condividerle con i nostri stakeholder, ringraziandoli per il supporto alla creazione di imprese sul nostro territorio, che per il 2019 arriverà ad 85. Specificatamente mi preme sottolineare l’ulteriore sviluppo delle attività di 2I3T che vanno dal consolidamento della gestione di progetti con grandi potenzialità traslazionali allo sviluppo di molteplici attività di collaborazione con imprese, enti e istituzioni del territorio. Questo, insieme alle nuove imprese che si vanno a costituire, è il contributo di 2I3T all’ecosistema dell’innovazione piemontese”.

 

Cristina Prandi, Vice Rettore alla Ricerca Università degli Studi di Torino “La transizione verso un modello di innovazione aperta sta completamente ridefinendo il rapporto tra Università e Impresa: le Università diventano il tessuto connettivo tra mondo della ricerca e mondo imprenditoriale, creando un sistema dove l’innovazione viene realizzata mediante uno sviluppo condiviso della conoscenza e della sua traduzione in trasferimento tecnologico”.

 

2i3T Incubatore d’Impresa dell’Università degli Studi di Torino www.2i3t.it è una Società Consortile a Responsabilità Limitata partecipata dall’Università degli Studi di Torino, dal Comune di Torino, dalla Città Metropolitana di Torino e dalla Regione Piemonte attraverso il suo braccio finanziario Finpiemonte. Il funzionamento e la gestione si basano sul reperimento di risorse che 2i3T attiva e ricerca direttamente sul mercato, senza dipendere da un investimento economico dei soci fondatori. Svolge un intensa attività di scouting che consente di mappare le competenze ed expertise presenti nei 27 Dipartimenti dell’Università di Torino.

Nel suo ruolo di hub territoriale, attraverso il partenariato con altri Enti, si rivolge inoltre a tutti i soggetti in possesso di un'idea innovativa adatta ad essere inserita nel percorso di creazione d'impresa. Il risultato di questa attività iniziata nel 2007 è costituito da 85 start up nate dai risultati della ricerca, attive nei settori delle scienze della salute (35%), cleantech (16%), agro-alimentare (20%), digitale (19%) e innovazione sociale (9%). E’ un Incubatore Certificato ai sensi del Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico del 21 febbraio 2013.

 

Per info: comunicazione@2i3t.it

Tel. 011/670.64.66

Data di pubblicazione del comunicato: 
Martedì, 17 Dicembre, 2019

Unito secondo Ateneo in Italia per sostenibilità ambientale nella classifica internazionale GreenMetric 2019

Unito sempre più green

L’Università di Torino è il secondo Ateneo italiano secondo il ranking GreenMetric 2019, una classifica internazionale che valuta la sostenibilità ambientale e sociale di circa 800 campus universitari. Nell’edizione 2019 appena pubblicata, l'Ateneo torinese si è piazzato al secondo posto tra le 29 università italiane partecipanti, preceduto solamente da quello di Bologna. Una conferma per UniTo che già nel 2018 aveva conquistato la medaglia d’argento.

 

A livello internazionale invece, l’Università di Torino migliora ulteriormente la sua posizione classificandosi al 41° posto su 780 università partecipanti. Una crescita continua: nel 2018 aveva raggiunto la 47° posizione, nel 2017 la 55°.

 

Il ranking assegna un punteggio in base ai dati inviati dagli atenei sulle azioni e sulle politiche attuate per ridurre i consumi e migliorare la sostenibilità. Il questionario utilizzato, che è rivisto ad ogni edizione, mira a mettere in luce gli sforzi ecologici compiuti dalle università e suggerisce possibili aree di intervento, che spesso richiedono il coinvolgimento degli altri enti e attori locali. La classifica prende in considerazione gli indicatori relativi a:

  • Infrastrutture (dati generali dell’ateneo, aree verdi e budget dedicato alla sostenibilità): 15%
  • Energia (consumi e politiche per ridurne l'impatto) 21%
  • Rifiuti (trattamento e riciclo): 18%
  • Acqua (conservazione e riciclo): 10%
  • Trasporti (politiche per la mobilità sostenibile nelle sedi universitarie): 18%
  • Didattica e ricerca (corsi, progetti e prodotti di ricerca in materia di sostenibilità e diffusione delle conoscenze alla società): 18% 

 

Per velocizzare e migliorare la transizione verso un “mondo verde”, nel 2016 l'Università di Torino ha varato il progetto UniTo Green Office di Ateneo (UniTo) con l'obiettivo di promuovere, progettare e realizzare azioni e iniziative verso una maggiore sostenibilità ambientale nelle sedi universitarie, collaborando inoltre con enti e attori del territorio. UniTo è diventato parte integrante della struttura amministrativa e ha collaborato alla realizzazione dell'edizione di GreenMetric 2019 contribuendo con le proprie azioni al buon posizionamento dell'Ateneo nel ranking.

 

Quest'anno, nella top 100 di GreenMetric 2019 sono presenti 4 Atenei italiani: oltre all'Università di Torino, figurano Bologna (1° italiana, 14° globale), Venezia Ca’ Foscari (3° italiana, 99° globale) e Milano Bicocca (4° italiana, 101° globale). Questo risultato riflette l'attività della Conferenza dei Rettori delle Università italiane (CRUI) che tramite la Rete delle Università Sostenibili (RUS) ha concertato criteri omogenei per il conferimento dei dati da parte delle 26 università presenti.

 

L'Università di Torino aderisce da sei anni alla classifica degli atenei eco-sostenibili creata dall'Università indonesiana di Jakarta con l'obiettivo di spingere decisori e stakeholders a impegnarsi nella lotta ai cambiamenti climatici con una gestione efficiente di acqua e energia, riciclaggio dei rifiuti e mobilità sostenibile, e di promuovere nella società comportamenti maggiormente attenti alla tutela ambientale.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Mercoledì, 4 Dicembre, 2019

Valore formativo del melodramma. Ultima lectio magistralis di Paolo Gallarati aperta a tutta la città, martedì 3 dicembre 2019, ore 17.30 - Palazzo Nuovo (Aula 38) Via S. Ottavio 20, Torino

A conclusione della sua attività accademica presso l’Università degli Studi di Torino, dove ha cominciato a svolgere didattica nel 1977, Paolo Gallarati tiene un’ultima lectio magistralis dedicata al valore formativo del melodramma, disciplina di cui è uno dei massimi specialisti a livello internazionale. La lezione intende descrivere le caratteristiche dell’opera in musica rispetto ad altri generi di spettacolo come il teatro recitato e il cinema, e illustrare i modi in cui lo studio della drammaturgia musicale, attraverso l’interazione di musica, poesia e visione, plasma la coscienza storica, estetica, formale, percettiva dello studente, abituandolo a ragionare per forme e sentire per sfumature, e fornendo così un insostituibile contributo alla sua formazione umanistica.

 

Paolo Gallarati si è laureato in Storia della Musica a Torino con Massimo Mila nel 1973. Ha ottenuto l’incarico dell’insegnamento di Storia della Musica nel 1977 presso la Facoltà di Lettere, poi presso quella di Magistero. È stato in seguito assistente ordinario, professore associato e, a partire dal 2000, professore ordinario nella Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Torino, dove ha tenuto gli insegnamenti di Drammaturgia musicale e Storia della Musica. Ha fondato il dottorato di ricerca in «Storia e critica delle culture e dei beni musicali» in collaborazione con l’Università di Milano, e il «Centro Regionale Universitario per la Musica "Massimo Mila"» della Università di Torino di cui è stato direttore sino al 2009. È stato condirettore della rivista musicologica «Il Saggiatore musicale», ha fatto parte del consiglio direttivo dell’Associazione culturale «Il Saggiatore musicale».

 

Dal 1972 esercita la critica musicale sulle colonne de «La Stampa» su cui ha pubblicato più di mille articoli e, a partire dalla sua fondazione nel 1989, sulla rivista «Amadeus». Nel 1996 ha conseguito il «Premio internazionale Massimo Mila per la saggistica musicale», nel 2003 gli è stato assegnato il «Premio Imola per la saggistica e la critica musicale». Fa parte del Comitato d’onore dell’edizione critica delle «Opere di Gioachino Rossini» edita da Bärenreiter (Kassel-Basel-London-New York-Praha), è membro della Commissione preposta all’Edizione Nazionale delle Commedie per musica di Domenico Cimarosa, è membro del comitato direttivo di «Studi Verdiani», organo  dell’Istituto nazionale di Studi Verdiani,  è direttore del progetto «UTET Grandi Opere» dedicato ai grandi operisti italiani dell’Ottocento e comprendente 5 volumi, in corso di pubblicazione. È socio della «Accademia delle Scienze».   

 

I suoi studi, pubblicati su riviste, atti di congressi e pubblicazioni di teatri d’opera in Italia, Francia, Germania, Austria e Inghilterra, riguardano la produzione di Monteverdi, Gluck, Paisiello, Mozart, Salieri, Rossini, Weber, Verdi, e di librettisti come Zeno, Metastasio, Calzabigi, Da Ponte, Goldoni, Piave. Tra i volumi si segnalano Gluck e Mozart (Einaudi, 1975), Musica e maschera. Il libretto italiano del Settecento (Edt/Musica, 1984), La forza delle parole. Mozart drammaturgo (Einaudi, 1993), L’Europa del melodramma. Da Calzabigi a Rossini (Edizioni dell’Orso, 2000), Verdi ritrovato. Rigoletto, Il Trovatore, La Traviata (il Saggiatore, 2016). Il taglio metodologico adottato nei vari studi è di orientamento diverso, e va dall’ermeneutica all’analisi musicale, alla ricognizione di temi culturali affrontati da un punto di vista semiotico. Una particolare attenzione Paolo Gallarati ha dedicato ai problemi teorici e pratici della messinscena dell’opera lirica, come documenta, insieme ad alcuni saggi specifici, il volume Trent’anni all’opera (Le Lettere, 2002) che raccoglie più di 200 articoli di critica musicale pubblicati sulla «Stampa» tra il 1978 e il 2008.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Lunedì, 2 Dicembre, 2019

Capiamo i cambiamenti climatici

UniTo in collaborazione con il movimento Fridays For Future per spiegare la crisi del clima

Oggi, martedì 26 novembre 2019, alle ore 12.00, nella Main Hall del Complesso Aldo Moro, è stato presentato alla stampa il progetto “Capiamo i cambiamenti climatici”, un ciclo di lezioni/incontri organizzati dal green office dell’Università di Torino UniToGo in collaborazione con Agorà Scienza e il movimento Fridays For Future Torino, destinati a insegnanti e studenti della scuola e aperti al pubblico.

Alla presentazione sono intervenuti Stefano Geuna, Rettore dell'Università di Torino, Egidio Dansero, Vice Rettore Vicario per la Sostenibilità e Direttore di UniToGo, Tommaso Felici, attivista Fridays for future Torino, Sofia Lepsøy, attivista Fridays for future Torino e Marco Bagliani, Docente di Geografia e Politica Università di Torino e Responsabile Coordinamento cambiamenti climatico di UniToGO

 

Il ciclo è il risultato del dialogo tra i ragazzi che animano il movimento torinese del Fridays For Future Torino, il Green Office UniToGo dell’Università degli Studi di Torino e Agorà Scienza, per creare uno spazio di divulgazione scientifica sui temi che animano le proteste globali dei ragazzi di tutto il mondo ispirati dalla giovane Greta Thunberg, che dall’estate 2018 ha manifestato ogni venerdì davanti al Parlamento svedese per scuotere la politica sul tema della crisi climatica.

 

Otto incontri, letture critiche e azioni per rispondere alle domande che animano la protesta. Come funziona il sistema climatico? Perché il clima cambia? Quale futuro ci aspetta? Cosa stiamo facendo per adattarci al cambiamento climatico?

Tema di grande attualità e cronaca, il cambiamento climatico è una questione sempre più complessa, rischiosa e vicina alla vita di chiunque. Con le ripetute ondate di calore, le alluvioni sempre più frequenti, la vulnerabilità dei territori, i ghiacciai e le calotte polari che fondono e si ritirano, montagne che franano per la degradazione del permafrost, il tema del riscaldamento globale influenza sempre più profondamente gli equilibri naturali e il modo di vivere, produrre e consumare delle società umane.

Il ciclo di incontri aperto alla cittadinanza proposto dall’Università di Torino, è il primo passo per orientarsi con consapevolezza nei comportamenti e nelle scelte future individuali, collettive e politiche.

 

Durante gli incontri infatti, verranno affrontati con uno sguardo approfondito e critico gli impatti generati dai cambiamenti climatici sulla società e sulla natura. Verranno introdotti e analizzati i concetti di vulnerabilità, esposizione, rischio e pericolo sull’impatto dei cambiamenti climatici sulle aree urbane e rurali; esaminate le cause dell’aumento delle emissioni di gas serra nell’atmosfera, del ruolo della radiazione solare e di quella terrestre, della ridistribuzione del calore operata dall’atmosfera dagli oceani e dell’effetto serra.  Si indagherà inoltre su come le diverse popolazioni del pianeta si adattano al cambiamento climatico, analizzando le possibili soluzioni di adattamento dalle migrazioni alle smart cities.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Martedì, 26 Novembre, 2019
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