UniTo Competencies Aerospace: I ricercatori incontrano le aziende italiane dell’aerospazio - fotocomunicato

Oggi lunedì 16 aprile, nell’Aula Copernico del Dipartimento di Biotecnologie (Via Nizza n.52, Torino), si è svolto l’incontro ‘UniTo Competencies AEROSPACE’, organizzato dal Distretto aerospaziale della Regione Piemonte e dalla Camera di Commercio di Torino.

 

I ricercatori dell’Ateneo si sono presentati alle aziende aerospaziali italiane e hanno condiviso le proprie competenze ed esperienze di didattica e di ricerca nel settore, con l'obiettivo di attivare collaborazioni, ricevere input concreti, e incrementare i rapporti di ricerca anche al di fuori dei bandi nazionali e internazionali.

 

L’Università di Torino vanta competenze in molti ambiti di ricerca dalla fisica, alla chimica - lo studio di radiazioni cosmiche e la qualità dell’acqua - dalle scienze dei materiali all’informatica, matematica, biologia, geologia e agraria, alle scienze sociali, l’economia e la giurisprudenza, un contributo prezioso per l’innovazione del settore aerospaziale.

 

“Dopo la firma dell’Accordo con Thales Alenia del 2017,” ha dichiarato il Rettore dell’Università di TorinoGianmaria Ajani “si è aperto un percorso di collaborazione di ricerca più ampio per affrontare e trovare soluzioni alle nuove sfide e ai “nuovi orizzonti” di questo settore.”

 

“Il settore dell’aerospazio ha in Piemonte una forte tradizione e attraverso il Cluster nazionale guarda al futuro.”, ha aggiunto Tom Dealessandri, Presidente del Distretto aerospaziale, “Si tratta di continuare a lavorare con quell’eccellenza ormai più che riconosciuta a livello internazionale.”

 

“Le qualità e la riconosciuta competenza a livello internazionale dei gruppi di ricerca italiani sono comprovate dagli importanti risultati ottenuti in questo settore.”, ha sottolineato Fabio Massimo GrimaldiPresidente dell’Altec, azienda partecipata dell’Agenzia Spaziale italiana - intervenuto per conto del Presidente dell’ASI - “Confermiamo l’impegno dell’ASI nelle future iniziative che coinvolgeranno prestigiosi centri di ricerca, tra i quali l’Università di Torino”.

 

Per il settore della didattica, si concorda come sempre di più la preparazione dei futuri collaboratori delle imprese debba passare attraverso l’elaborazione congiunta - Università e Impresa - dei percorsi di Master e Dottorato; la giornata è stata anche occasione per la presentazione di unMaster su Scienza e tecnologia spaziale, proposto dal Dipartimento di matematica, che va in questa direzione.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Lunedì, 16 Aprile, 2018

COMPETENCE CENTER: Politecnico e Università di Torino con le imprese per la costituzione di un Centro di Competenza ad alta specializzazione su Industria 4.0

Il Politecnico di Torino e l’Università di Torino intendono costituire un Centro di Competenza ad alta specializzazione, con lo scopo di realizzare un articolato programma di attività per le imprese. A tal fine, presenteranno al MISE, entro il termine del 30.04.2018, una proposta progettuale per partecipare al bando competitivo e accedere ai benefici previsti dal Decreto Direttoriale del 29/01/2018. Il Centro di Competenza avrà lo scopo di favorire il trasferimento di soluzioni tecnologiche e l’innovazione nei processi, nei prodotti e nei modelli di business derivanti dallo sviluppo, adozione e diffusione delle tecnologie in ambito 4.0, in coerenza con il quadro degli interventi del Piano Nazionale Industria 4.0.

 

Il Politecnico e l’Università selezioneranno le Imprese (che potranno manifestare il proprio interesse entro l’11 aprile) con cui predisporre la proposta progettuale e, nel caso di ammissione ai benefici previsti, costituiranno il Centro di Competenza ad alta specializzazione nella forma di partenariato pubblico-privato nel settore dell’Advanced Manufacturing. Il tema della manifattura sarà al centro della attività, ma declinata nell'ambito delle modalità produttive del futuro con particolare attenzione alla generazione di linee pilota dimostrative. Nuove tecnologie, basate soprattutto sulla digitalizzazione dei processi produttivi, abbinate a nuovi modelli economici, a una nuova organizzazione del lavoro e a nuovi rapporti sociali interni ed esterni alle imprese.

 

Il Centro di Competenza permetterà di realizzare un ampio programma di attività inerente a processi manifatturieri innovativi (p.es. Additive Manufacturing, Laser-based Manufacturing, World Class Manufacturing, robotica collaborativa), considerando gli aspetti relativi allo sviluppo di nuove tecnologie, nuovi materiali, all’uso di tecnologie ICT (p.es. IoT, Big Data), all’efficientamento energetico e allo sviluppo di nuovi modelli di business. In particolare, il Centro di Competenza fornirà servizi di orientamento e di formazione alle imprese, in particolare PMI, e di attuazione di progetti di innovazione, ricerca industriale e sviluppo sperimentale.

 

A seguito della adesione al Centro di Competenza, le Imprese selezionate contribuiranno alla creazione di linee produttive dimostrative, basate sulla applicazione di nuove tecnologie e di nuove modalità di manifattura, secondo gli obiettivi del Piano Nazionale Industria 4.0. Le linee produttive dimostrative saranno collocate all’interno del Centro di Competenza e saranno a disposizione per la sperimentazione di nuove tecnologie e per la formazione del personale.

 

“Oggi le tecnologie dell’Information Technology entrano in fabbrica in modo sempre più pervasivo. Questo comporta, da un lato, la necessità di governare questo processo, mentre dall’altro si avverte il bisogno di rimanere al passo con le innovazioni, per mantenere e rafforzare la competitività del Paese. In questo scenario, siamo convinti che le università possano avere un ruolo chiave, come riconosce anche il Ministero che ha previsto l’istituzione dei Competence Center per promuovere l’Industria 4.0. Il centro piemontese garantirà senza dubbio al territorio un grande valore aggiunto: un centro di competenze con visibilità e reputazione internazionale, infrastrutture e risorse umane condivise con il sistema delle imprese, capace di cogliere in anticipo le opportunità offerte dalle nuove tecnologie, di promuoverne lo sviluppo a la diffusione e di comprenderne l’impatto economico, sociale e culturale, supportando soprattutto le PMI in una fase di transizione tanto delicata come quella che stiamo attraversando”, commenta il Rettore Guido Saracco.

 

"L'Università di Torino ha forte interazioni con le imprese del territorio, sia grandi sia medio-piccole", afferma il Rettore dell’Università Gianmaria Ajani "e insieme al Politecnico ricopre un ruolo centrale per lo sviluppo e l’innovazione del sistema produttivo regionale. I due Atenei sono impegnati in formazione, ricerca e terza missione e sono pronti a mettere a disposizione le loro capacità, in collaborazione con l’Unione Industriale e la Regione Piemonte, per la nascita del Competence Center a servizio delle imprese. Solo attraverso una forte sinergia tra gli Atenei torinesi, Politecnico ed Università, con le Imprese e con le Istituzioni, sarà possibile dare un forte impulso alla sfida Industria 4.0."

 

La scadenza per la presentazione delle manifestazioni di interesse è fissata per mercoledì 11 aprile ore 15:00. Informazioni su www.polito.it e www.unito.it. Per eventuali chiarimenti e per informazioni tecniche, le Imprese potranno inviare richieste esclusivamente via posta elettronica all’indirizzo competence.center@polito.it.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Venerdì, 6 Aprile, 2018

La Notte Europea della Geografia a Torino

Domani venerdì 6 aprile, dalle 15.00, nel Campus Luigi Einaudi dell’Università di Torino (Lungo Dora Siena 100 A), si svolgerà la Notte Europea della Geografia, con laboratori didattici, seminari, letture e degustazioni gastronomiche.

 

Anche a Torino, come in tutto il resto d’Europa ricercatori appassionati di geografia, saranno insieme e in mezzo al pubblico in una straordinaria “mobilitazione” continentale, per far conoscere concretamente e con esperienze organizzate in piazza, in aula o in strada i recenti sviluppi della geografia e del “mestiere del geografo”.

 

La Notte Europea della Geografia è un’iniziativa di rilievo promossa dall’EUGEO (l’Associazione che riunisce tutte le società geografiche europee) a cui in Italia partecipano i maggiori sodalizi geografici Italiani, i ricercatori delle più grandi università italiane e semplici appassionati.

Fare oggi Geografia significa infatti studiare, rappresentare e proporre soluzioni ai problemi dell’ambiente, del paesaggio e della gestione del territorio; conoscere, tenendole assieme, le tante dimensioni del mondo contemporaneo: da quella del vissuto individuale di tutti i giorni arrivando, con passaggi di scala (una delle speciali chiavi di lettura della geografia), fino alle dimensioni più ampie, come quella globale. Tutte e tutti noi siamo “immersi” in una rete dagli innumerevoli nodi: ciò che ci succede può essere causato da fenomeni a noi vicini o lontanissimi, nello spazio “reale” o nel cyberspazio. Non essere in grado di leggere questa complessità ci rende più deboli, più indifesi, meno capaci di costruire coscientemente il nostro futuro: la geografia contemporanea, sotto questa luce, è uno strumento culturale che consente non solo di comprendere, ma di costruire consapevolmente la realtà e il “nostro” mondo.

 

La Notte della Geografia a Torino propone laboratori didattici, un seminario internazionale sulla Geografia dell'Antropocene, delle escursioni di lettura della città e una cena legata alla Geografia del cibo, in collaborazione con l'Atlante del cibo di Torino Metropolitana.

37 iniziative si svolgeranno in 22 città italiane con passeggiate urbane, tavole rotonde, l’uso di strumenti della geografia nuovi e vecchi (satelliti, droni, GIS, geodata, atlanti, carte antiche), mostre interattive, percorsi geoletterari, vedute di città e paesaggi dei grandi viaggiatori del passato e poi ancora street food, giochi geografici, spettacoli teatrali e musicali, degustazioni di prodotti del territorio e aperture al pubblico di luoghi storici e laboratori della geografia come la Società Geografica Italiana di Roma.

 

Il programma delle iniziative torinesi è visibile al link http://www.ageiweb.it/nottedellageografia/una-luce-nella-notte-esplorazioni-geografiche-per-lantropocene/

Il programma delle iniziative è visibile al link http://www.ageiweb.it/nottedellageografia/

Data di pubblicazione del comunicato: 
Giovedì, 5 Aprile, 2018

Voglia di impresa tra gli studenti di UniTo: più di 500 iscritti alla III edizione del Corso per l'Imprenditorialità

Al via la terza edizione di "Diventare imprenditori", il corso di introduzione all'imprenditorialità per studenti, laureati, dottorandi.

 

È il primo anno in cui l’Università di Torino ha voluto replicare per ben tre volte, in 3 sedi diverse dell’Ateneo, il corso di formazione per l’imprenditorialità "Diventare imprenditori", aperto a tutti gli studenti, indipendentemente dal corso di studi, ai laureati, ai dottorandi e anche neolaureati, dottori di ricerca e studenti di altri atenei.

La partecipazione è stata finora decisamente ampia: circa 200 iscritti presso il Polo Medico-Scientifico e oltre 150 presso il Polo di Agraria e Medicina Veterinaria di Grugliasco. Nessuno, però, si sarebbe aspettato le oltre 500 iscrizioni presso il Polo delle Scienze Umane e Sociali (CLE) per l’edizione che partirà il 5 aprile 2018 alle ore 16, al punto che l’Ateneo ha dovuto mettere a disposizione l’Aula Magna del CLE per poter accogliere tutti i partecipanti.

 

Obiettivo del corso è migliorare le prospettive occupazionali invogliando gli studenti ad acquisire una mentalità imprenditoriale e la capacità di mettere in pratica le idee, fornendo competenze fondamentali per creare la propria impresa. La diffusione dello spirito imprenditoriale fra la popolazione studentesca, fin dal primo anno di studi, costituisce una delle priorità per l’Università di Torino per mantenere e rinforzare il tessuto imprenditoriale che ha forti radici nel nostro territorio, nella consapevolezza che tale investimento formativo contribuisce a definire le prospettive occupazionali e di sviluppo economico negli anni futuri.

La formazione di Ateneo per l’Imprenditorialità vuole rispondere a questa sfida, grazie a docenti di diversi Dipartimenti che, in aggiunta ai propri carichi didattici e istituzionali, garantiscono l’opportunità formativa. Si tratta di un corso introduttivo, agile (9 lezioni), orientato a stimolare e a far crescere le attitudini imprenditoriali dei partecipanti. Ulteriore finalità è promuovere i luoghi dell’innovazione dell’Ateneo e del territorio, dove è possibile sviluppare le idee imprenditoriali. Il corso è gratuito, la frequenza è obbligatoria e sono riconosciuti crediti formativi.

Dopo una prima edizione di rodaggio, tenutasi nel 2016 (oltre 250 iscritti presso il Polo Medico Scientifico), l’interesse per l’iniziativa sembra diffondersi tra gli studenti, probabilmente sempre più consapevoli di dover valutare la via dell’imprenditorialità e del lavoro autonomo per costruire il proprio futuro lavorativo. Al successo dell’iniziativa sembra contribuire in modo significativo la scelta di replicare il corso in più sedi, rendendo più facile le frequenza da parte degli studenti.

 

Per informazioni:

Direzione Ricerca e Terza Missione – Staff Progetti innovativi di Ateneo 

 progettinnovativi.ricerca@unito.it- 0116702420

Data di pubblicazione del comunicato: 
Mercoledì, 4 Aprile, 2018

Parte dall'Università di Torino l'alleanza per preservare e conservare l'arte

L’Università di Torino è leader italiano del progetto CAPuS - Conservation of Art in Public Spaces - che coinvolge in tutta Europa 7 università, 4 aziende, 1 associazione, 1 museo, 1 centro di ricerca e 2 Comuni. In tutto 16 partner europei, situati in Italia, Germania, Croazia, Polonia e Spagna, più un’azienda con sede in un Paese extraeuropeo, gli Stati Uniti.

Il progetto, finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma Erasmus+Alleanze per la Conoscenza”, mira a definire un protocollo conservativo innovativo per l’arte urbana, che è sempre più strumento per la rigenerazione delle nostre città. Tra rappresentazioni spontanee commissionate, queste contemporanee manifestazioni artistiche stanno acquisendo spazi sempre più rilevanti nelle aree urbane. A causa della loro stessa natura e dell’esposizione esterna le opere sono maggiormente esposte al degrado e presentano problematiche conservative peculiari.

 

Il programma vedrà impegnate le aziende, le università e i restauratori e gli artisti e si articolerà nella mappatura del degrado, nell’identificazione di prodotti idonei o di altre metodologie conservative (come la creazione di archivi digitali), per arrivare a stabilire un protocollo operativo applicabile a livello internazionale. È prevista inoltre la stesura di un modulo didattico da inserire nei curricula accademici. Gli studenti saranno attivamente coinvolti nelle attività progettuali grazie a tirocini presso le imprese partner. Al termine del progetto è prevista l’attivazione di un master universitario internazionale sul tema.

 

Il partenariato italiano coinvolge realtà diverse ma al contempo complementari tra loro: l’Università di Torino, leader di progetto, si occuperà di coordinare tutti e 17 i partner e di gestire il milione di euro di finanziamento, di cui a Torino spettano 107.000 euro circa. L’associazione Cesmar7 - Centro per lo Studio dei Materiali per il Restauro (Reggio Emilia) - sarà coinvolta attivamente sia nell’analisi dei processi di alterazione che nella fase di test sui prodotti selezionati, nonché nella messa a punto delle metodiche di intervento o di altre strategie conservative. CESMAR7 sarà anche responsabile della comunicazione di progetto.

 

Sarà coinvolto inoltre il Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale, che insieme a UniTo seguirà la parte analitica di caratterizzazione dei materiali delle opere, si occuperà di selezionare i materiali di restauro in esame e parteciperà attivamente alla creazione di un modulo formativo di livello universitario sulla conservazione dell’arte urbana. Come rappresentante delle aziende, fondamentale presenza per l’alleanza, è stata inserita An.t.a.res, ditta di prodotti per il restauro che lavorerà per identificare i materiali più idonei per i trattamenti proposti. Completano il gruppo italiano l’Università di Parma, che si occuperà del monitoraggio della qualità, e Medhiartis, agenzia di comunicazione che curerà l’identità visiva e gestirà i social. Sono poi partner associati il Comune di Reggio Emilia e il Comune di Torino che collaboreranno all’identificazione e alla valorizzazione delle opere individuate per la sperimentazione.

 

“Il progetto CAPuS - dichiara Dominique Scalarone, docente di Materiali per la Conservazione ed il Restauro presso l’Università di Torino e Project Manager dell’intero progetto – rappresenta un’occasione unica per affrontare in modo organico, multidisciplinare e innovativo la questione aperta della conservazione dell’arte urbana. Partendo dalla creazione di un partenariato internazionale ed eterogeneo per vocazione, e in piena sintonia con le linee guida Europee nel campo dell’Istruzione Superiore, il progetto intende valorizzare la collaborazione tra Università e aziende private per sviluppare nuove conoscenze, opportunità lavorative e prodotti innovativi, nonché per sensibilizzare Istituzioni e opinione pubblica sulla necessità di valorizzare e preservare l’arte pubblica. L’analisi dei materiali utilizzati dagli artisti per realizzazione le loro opere, lo studio del loro degrado, la caratterizzazione dei prodotti utilizzabili per il loro restauro saranno fasi importanti del progetto, funzionali alla realizzazione dei due obiettivi principali, ossia la definizione di un protocollo conservativo specifico per le opere di arte pubblica e la realizzazione di un modulo didattico multidisciplinare e innovativo per studenti universitari e per restauratori, anche fruibile su piattaforma digitale”.

 

Ilaria Saccani, presidente di CESMAR7, afferma che “il progetto ha come ambizione quella di creare alleanze permanenti all’interno del partenariato, in modo da unire l’esperienza di restauratori e di gruppi analitici e la conoscenza dei materiali costitutivi e dei prodotti di restauro delle aziende coinvolte per la definizione di un protocollo operativo innovativo per la conservazione dell’arte urbana. Questo a sua volta confluirà nell’attivazione di un modulo didattico che verrà attivato nelle Università e nelle Accademie coinvolte. In tal modo i contenuti e le metodiche di progetto andranno ad arricchire e a innovare l’offerta didattica, rendendola aggiornata sulle nuove esigenze del mondo della conservazione. In ultima analisi, il progetto CAPuS ha come intento più ampio quello di sensibilizzare le istituzioni ma soprattutto la collettività sul delicato tema della conservazione dell’arte urbana: il progetto partirà proprio da un coinvolgimento degli artisti stessi, per chiarire i confini dell’etica della conservazione, per un’arte che in molte sue forme ha come caratteristica intrinseca la sua natura effimera”

Data di pubblicazione del comunicato: 
Martedì, 27 Marzo, 2018

Paura e ansia: ecco come il cervello le controlla in presenza di stimoli nuovi e innocui - Nature Communications 23 marzo 2018

Individuati nell’amigdala (struttura del cervello nota per il ruolo chiave nelle risposte al pericolo) i neuroni che inibiscono le risposte difensive a stimoli non potenzialmente pericolosi. 
Lo studio del team del prof. Benedetto Sacchetti dell’Università di Torino – INN ha importanti risvolti per capire i meccanismi cerebrali coinvolti nei disturbi d’ansia e post-traumatici

 

 

Per sopravvivere, gli animali, incluso l’uomo, non possono attendere le conseguenze degli eventi per valutare la presenza di un potenziale pericolo. Il nostro cervello ha sviluppato quindi meccanismi in grado di dedurre le conseguenze delle azioni o degli eventi sulla base delle esperienze pregresse. Ad esempio, se un evento in passato è stato associato a un pericolo, la sua ricomparsa determinerà immediatamente risposte di fuga o di difesa.

 

Anche stimoli nuovi che somigliano a quello pericoloso potranno innescare comportamenti difensivi, così da consentire una difesa efficace anche in presenza di nuovi potenziali pericoli. Al contrario, stimoli nuovi marcatamente diversi da quelli pericolosi non indurranno risposte di difesa che risulterebbero inappropriate e controproducenti. Questi processi di inferenza sono essenziali nella vita di tutti i giorni: se sono deficitari, si possono scatenare patologie come i disturbi di ansia e i disturbi post-traumatici da stress, in cui stimoli innocui determinano risposte di paura e ansia.

 

Da tempo è noto che l’amigdala, struttura presente nel cervello di tutti i mammiferi, svolge un ruolo chiave nei processi legati al pericolo e alla paura: aumenta infatti enormemente la propria attività in presenza di stimoli pericolosi, innescando i comportamenti di difesa.

Oggi uno studio dell’équipe di ricerca coordinata dal Prof. Benedetto Sacchetti del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Torino e dell’Istituto Nazionale di Neuroscienze (INN) - pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature Communications – dimostra che l’attività dell’amigdala è importante non solo per innescare i comportamenti di difesa in presenza di pericoli, ma anche per prevenire l’insorgenza di tali comportamenti in risposta a stimoli nuovi e innocui.

 

I ricercatori hanno infatti scoperto che nell’amigdala ci sono almeno due diverse popolazioni di neuroni. La prima, nota da tempo, si attiva in presenza di pericoli o di eventi traumatici. Questi neuroni si attivano anche in presenza di stimoli nuovi simili a quelli pericolosi, così da innescare le risposte di difesa.

«Quando invece un individuo si trova ad affrontare stimoli nuovi ma diversi da quelli pericolosi, abbiamo scoperto che l’amigdala non smette di essere attiva, come finora ipotizzato – spiega la dr.ssa Anna Grosso del team del prof. Sacchetti - ma si attiva al suo interno una seconda popolazione di neuroni diversa da quella precedente. Questa popolazione non è attiva in presenza di pericoli, è costituita da diverse tipologie di neuroni inibitori ed eccitatori, e sembra servire specificamente per impedire l’innesco delle risposte difensive in presenza di stimoli non potenzialmente pericolosi. Infatti – conclude la dr.ssa Grosso - la sua distruzione nei topolini da laboratorio causa l’insorgenza delle risposte di paura anche in presenza di stimoli innocui».

 

«L’identificazione dei meccanismi che - in una struttura cruciale come l’amigdala per la regolazione dei processi di paura e ansia - consentono di prevenire l’innescarsi delle risposte legate alla paura, può avere importanti risvolti per lo studio dei meccanismi cerebrali coinvolti nei disturbi di paura e ansia» sottolinea il prof. Benedetto Sacchetti. «Il corretto funzionamento di questa popolazione di neuroni potrebbe infatti risultare danneggiato in presenza di traumi o in situazioni di stress. Di conseguenza – conclude - le persone non sarebbero più in grado di discriminare tra stimoli realmente pericolosi e stimoli invece innocui, mettendo in atto risposte e comportamenti di paura anche in presenza di quest’ultimi, come avviene appunto nei pazienti che soffrono di disturbi d’ansia e di disturbi post-traumatici da stress».

 

 

RIFERIMENTI SCIENTIFICI

 

A neuronal basis for fear discrimination in the lateral amygdala

Anna Grosso(1), Giulia Santoni(1), Eugenio Manassero(1), Annamaria Renna(1)  and Benedetto Sacchetti(1),(2)

 

(1) Rita Levi-Montalcini Department of Neuroscience, University of Turin, I-10125 Turin, Italy

(2) National Institute of Neuroscience - Turin, I-10125 Turin, Italy

Data di pubblicazione del comunicato: 
Venerdì, 23 Marzo, 2018

La matematica diventa accessibile. Sviluppato dai ricercatori unito il primo sistema per realizzare in maniera automatizzata testi pdf con formule leggibili da persone cieche e ipovedenti

Un team di ricercatori del Dipartimento di Matematica G. Peano dell’Università di Torino, guidato dalla Prof.ssa Anna Capietto, docente di Analisi Matematica e responsabile per la disabilità del Dipartimento, ha realizzato il primo sistema per realizzare in maniera automatizzata testi scientifici in formato digitale accessibili, mediante apposite tecnologie assistive, da persone con disabilità visiva.

 

Il sistema, che sarà presentato a luglio in Austria al più importante evento sul tema, l’International Conference on Computers Helping People with Special Needs (ICCHP), rappresenta un’importante svolta sul tema dell’accesso a testi contenenti formule [http://www.integr-abile.unito.it/demo-accformulae.php].
Ad oggi infatti il materiale digitale accessibile mediante lettori di schermo e barre braille, relativo a testi contenenti formule, è quasi inesistente. Questa limitazione preclude alle persone con disabilità visiva l’accesso a studi scientifici e molte strade lavorative. 
 

Nell'ambito di “LaTeX”, il più diffuso linguaggio di marcatura usato per la preparazione di testi scientifici, i ricercatori sono riusciti a realizzare un pacchetto aggiuntivo che permette di creare documenti PDF con contenuto matematico accessibili. Gli autori dei testi contenenti formule infatti (anche senza avere alcuna conoscenza specifica delle tecnologie assistive), aggiungendo una semplice riga di codice al  loro testo, potranno rendere accessibile la loro opera, sia essa didattica, professionale o divulgativa.
Entro il 2018, grazie alla disponibilità degli autori, saranno messi a disposizione di persone con disabilità visiva i primi testi accessibili di Analisi Matematica 1 e di Algebra Lineare e Geometria Analitica. Si prevede inoltre di approfondire l’accessibilità di test d’ingresso all’Università e dei software matematici Maple e MatLab.
Il progetto, al quale lavorano dal 2012 12 persone (tra cui ricercatori e tecnici della ricerca dell’ Ateneo, docenti della scuola secondaria e professionisti di aziende private), è attuato grazie all'apporto di 7 collaboratori con disabilità visiva volontari che fungono anche da indispensabili sperimentatori.  
 

In parallelo si sta lavorando (si veda www.integr-abile.unito.it) alla creazione all’interno dell’Università di Torino di una struttura di eccellenza, il “Laboratorio per la ricerca e la sperimentazione di nuove tecnologie assistive per le disabilità S. Polin”, che sarà l’unico polo sul territorio nazionale (e fra i pochi in Europa) a garantire la realizzazione, sperimentazione e diffusione delle tecnologie assistive a favore di tutte le persone con disabilità.

 

Il progetto si realizza grazie, tra gli altri, a:

  • Rettore dell’Università di Torino e Delegata del Rettore alla Disabilità (prof. Marisa Pavone)
  • Direttore del Dipartimento di Matematica G.Peano (prof. Alessandro Andretta)
  • Prof. Luciano Paschetta (già direttore dell’I.Ri.Fo.R./UICI - Istituto per la Ricerca, la Formazione e la Riabilitazione/Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti)
  • Dott. Federico Borgna (sindaco di Cuneo, già presidente dell’UICI Piemonte)
  • Società Reale Mutua Assicurazioni (partner nel progetto “DAPARI - Disabilità in Azienda, Professionalità Avanzata, Ricerca e Integrazione) 
  • Sig. Sergio Polin (centralinista non vedente, deceduto nel 2012)

 

I principali finanziamenti provengono da:

  • Università di Torino
  • I.Ri.Fo.R./UICI
  • Fondazione Cassa di Risparmio di Torino
  • Città Metropolitana di Torino
  • Fondazione Specchio dei Tempi (La Stampa, Torino)
  • Camera di Commercio di Torino
Data di pubblicazione del comunicato: 
Giovedì, 22 Marzo, 2018

Nasce APEnet: la nuova Rete degli Atenei e degli Enti di Ricerca per il Public Engagement - comunicato stampa

Prendono il via oggi 16 marzo 2018 presso la CRUI – Conferenza dei Rettori delle Università Italiane – i lavori della Rete degli Atenei ed Enti di Ricerca per il Public EngagementAPEnet con il Workshop “Destinazione Public Engagement #2” organizzato in collaborazione con ANVUR.

Il network ha preso forma da una proposta condivisa nella prima tappa del Workshop organizzato a Torino nel dicembre 2015 e che ha visto la partecipazione di 100 delegati da 28 Atenei ed Enti di Ricerca di tutta Italia. Nel mese di febbraio 2017 l’Università di Torino ha dato seguito alla proposta lanciando l’adesione ad APEnet alla quale hanno risposto 36 Atenei e 2 Enti di Ricerca.

La finalità principale delle Rete è diffondere, promuovere e valorizzare la cultura e le esperienze di Public Engagement, riconosciuto a livello internazionale come un modo nuovo ed efficace di fare didattica e ricerca attraverso la condivisione dei risultati della ricerca e il coinvolgimento di ricercatrici/ricercatori e mondo produttivo, policy makers, studenti delle scuole, cittadini.

APEnet vuole essere uno spazio di confronto, studio e progettazione di strumenti e di azioni, di condivisione e potenziamento delle conoscenze e delle competenze necessarie per promuovere l’importante cambiamento culturale che vede oggi le università e gli enti di ricerca protagonisti per una “crescita inclusiva” del Paese attraverso l’ascolto, il dialogo e la collaborazione con la società.

La sfida alla quale l’università è chiamata a rispondere, in quanto fabbrica di conoscenza, è far sì che la produzione di conoscenza e innovazione diventi un processo inclusivo e condiviso con la comunità. La cosiddetta terza missione si configura oggi come un forte impegno di responsabilità sociale e di restituzione al territorio.

Per accompagnare questo processo di cambiamento culturale e di istituzionalizzazione all’interno delle università e degli enti di ricerca nasce la Rete nazionale per il Public Engagament - APEnet in analogia con quanto è accaduto già in altri Paesi europei.

 

In particolare gli obiettivi di APEnet sono:

  • contribuire – in collaborazione con i diversi attori istituzionali del sistema ricerca italiano (MIUR, CUN, CRUI, ANVUR, ecc.) – alla valorizzazione e valutazione delle iniziative di Public Engagement;
  • sensibilizzare, formare e aggiornare il personale (di ricerca e tecnico-amministrativo) degli Atenei e degli Enti di ricerca;
  • condividere e promuovere esperienze nazionali e internazionali;
  • sviluppare una piattaforma comune e condivisa per la promozione, il monitoraggio e la valutazione delle iniziative di Public Engagement;
  • promuovere e sviluppare la presenza del Public Engagement all’interno dei programmi universitari (corsi di laurea e di dottorato);
  • promuovere la ricerca sui temi del Public Engagement.
Per info: Andrea De Bortoli
Università di Torino - Resp. Valorizzazione Della Ricerca e Public Engagement - Agorà Scienza

Tel. 011 6702738

Data di pubblicazione del comunicato: 
Venerdì, 16 Marzo, 2018

Università e Politecnico insieme per la ricerca sul cancro: Cancerto 2018 - da domani mercoledì 7 marzo l 9 marzo Aula Magna Cavallerizza Reale

Da domani mercoledì 7 (dalle 14.00) a venerdì 9 marzo (dalle 8.30), nell’Aula Magna della Cavallerizza Reale (Via G. Verdi, 9), si terrà il workshop CancerTO 2018 - II Unito-Polito Cancer Conference, organizzato dall’Università e dal Politecnico di Torino, nell’ambito delle manifestazioni previste in occasione della giornata “Just the woman I am” promossa dal Cus Torino.

 

Questa conferenza porta a Torino alcuni fra i maggiori esperti internazionali fra coloro che si occupano di studiare il cancro e in particolare la sua progressione nel tempo.

 

Il punto focale del workshop è quello dell'imaging, ovvero l'insieme di metodologie che consentono di monitorare in tempo reale come le cellule tumorali si muovono, crescono ed evolvono, a scopo scientifico o diagnostico.

 

L'imaging ha visto nell'ultimo decennio un periodo di particolare sviluppo, derivato dall'avanzamento tecnologico e dai progressi nell'ambito della microscopia e delle tecniche diagnostiche. Questo avanzamento, unitamente allo sforzo di studiare in maggiore dettaglio lo sviluppo della malattia hanno reso dell'imaging uno strumento di fondamentale importanza per la ricerca sul cancro rendendolo un approccio di assoluta rilevanza.

 

I temi di ricerca affrontati sono molteplici: dalla biologia cellulare al metabolismo, dagli aspetti molecolari alla biologia quantitativa.

 

Programma completo su:

Data di pubblicazione del comunicato: 
Martedì, 6 Marzo, 2018

Ricercatrici UniTO in piazza per la ricerca sul cancro - Just the woman I am - Piazza San Carlo 4 marzo ore 10.00

Domenica 4 marzo torna Just the Woman I am, l’evento di sport, cultura, benessere e socialità a sostegno della ricerca universitaria sul cancro organizzato dal CUS Torino in stretta collaborazione con l’Università e il Politecnico.

 

A partire dalle 10.00 in Piazza San Carlo nello stand dell’Università di Torino si alterneranno giovani ricercatrici dell’Ateneo, impegnate in diversi ambiti dell’oncologia, che racconteranno al pubblico la propria attività di ricerca. I diversi progetti presentati spaziano dalla ricerca di base a quella traslazionale e clinica. Tutti sono messi in campo per comprendere meglio i meccanismi che portano allo sviluppo e alla crescita tumorale con lo scopo di formulare nuovi approcci terapeutici. 

 

Laura Raggi - Università di Torino - Dipartimento di Biotecnologie Molecolari e Scienze per la salute

 “Il nostro lavoro consiste nel capire come i fibroblasti, cellule presenti in tutti i tessuti, vengono riprogrammati per aiutare il tumore a crescere e formare metastasi. Questi fibroblasti “riprogrammati” vengono chiamati Fibroblasti associati al tumore (CAF). Abbiamo individuato una proteina, il fattore di trascrizione STAT3, che è risultata essenziale per orchestrare le attività pro-tumorali dei CAF. Abbiamo poi identificato una serie di fattori solubili la cui sintesi dipende da STAT3 e che sono ottimi candidati per essere i responsabili degli effetti pro-tumorali descritti, inoltre rappresentano bersagli terapeutici ideali per interrompere la relazione pericolosa tra CAF e tumore. In futuro sarà possibile sviluppare degli anticorpi che li neutralizzino”.

 

Sabrina Arena - Scuola di Medicina Università di Torino e Laboratorio di Oncologia Molecolare - IRCC

" I miei studi vertono sul cancro del colon-retto, che in Italia rappresenta la seconda causa di morte per tumore. In particolare, le mie ricerche sono focalizzate sullo studio dei meccanismi di resistenza alle terapie a bersaglio molecolare utilizzate per la cura del cancro del colon-retto in stadio avanzato. Una maggiore conoscenza di questi meccanismi molecolari ci permetterà di disegnare nuovi approcci sperimentali e strategie terapeutiche per la cura di questa malattia."

 

Valentina Comunanza  - Dipartimento di Oncologia

“Io lavoro su BRAF,  un gene che in più del 50%  dei pazienti affetti da melanoma è mutato. In terapia si sfrutta questa mutazione per bersagliare con specifici farmaci solo le cellule tumorali. Purtroppo questi farmaci, pur essendo molto efficaci,  dopo un periodo di tempo sviluppano una resistenza acquisita, cioè dopo un periodo di tempo  smettono di funzionare. 

Nel mio progetto sto cercando di aumentare l’efficacia e la durata terapeutica di questi farmaci, combinandoli con altre terapie mirate che hanno come effetto l’attivazione della risposta immunitaria, cioè scatenano l'azione del sistema immunitario contro la malattia”

 

Joanna Kopecka - Laboratorio di biochimica, Dipartimento di Oncologia

“Allo stand presentiamo un approccio per combattere il mesotelioma pleurico maligno. Nostro approccio si basa sulla scoperta che mesotelioma degrada molto velocemente proteine che ne bloccano la sua crescita, noi tentiamo di prevenire la degradazione di queste proteine con il nuovo farmaco a bersaglio molecolare MLN 4924, associato al chemioterapia così da mantenere alto il livello di proteine che tengono a bada la crescita del tumore. Anche se il nostro trattamento è più efficace della chemioterapia, esso non elimina completamente il tumore. Per ciò continuiamo al ricerca per identificare nuovi trattamenti per mesotelioma pleurico maligno”. 

 

Giuseppina Barutello - Laboratorio di Immunologia dei tumori; Dipartimento di Biotecnologie Molecolari e Scienze per la Salute – Molecular Biotechnology Center

“Nonostante i successi ottenuti in campo terapeutico, il cancro del seno è la prima causa di mortalità per neoplasia nelle donne, per via del frequente instaurarsi di resistenza alle terapie convenzionali e della mancanza di cure efficaci per i tumori metastatici. Ciò è dovuto al fatto che le attuali terapie non riescono ad eliminare le cellule staminali tumorali (CSC), responsabili della progressione tumorale e del processo metastatico. Individuando nuovi bersagli terapeutici sulle CSC sarà possibile sviluppare terapie innovative. Il nostro gruppo ha identificato alcuni bersagli specifici delle CSC, tra cui xCT e Teneurina-4, contro cui sta sviluppando delle strategie terapeutiche per rendere il tumore al seno sempre più curabile. Il progetto riguardante xCT, è coordinato dalla Professoressa Federica Cavallo e quello riguardante Teneurina-4 dalla Professoressa Elena Quaglino. Entrambi i progetti di ricerca sono finanziati da AIRC e portati avanti a cura del team di ricerca del laboratorio di Immunologia dei Tumori presso il Molecular Biotechnology Center di Torino, composto da (in ordine alfabetico): Maddalena Arigoni, Giuseppina Barutello, Elisabetta Bolli, Raffaele Adolfo Calogero, Laura Conti, Irene Fiore Merighi, Federica Riccardo, Valeria Rolih, e Roberto Ruiz”.

 

Miriam Martini e Maria Chiara De Santis . Dipartimento di Biotecnologie Molecolari e Scienze per la Salute.

“Noi lavoriamo sul tumore al seno e su PI3K-C2α, una proteina che controlla i “binari”, in gergo i microtubuli, su cui i cromosomi si muovono quando la cellula si divide. Sappiamo che la diminuzione di questa proteina aumenta la sensibilità ai tassani, farmaci chemioterapici  frequentemente utilizzati per la cura delle donne colpite da tumore al seno. Nell’era della medicina di precisione è importante disporre di marcatori che possano aiutare a scegliere l’agente chemioterapico più efficace per ogni paziente. Se le nostre ricerche saranno ulteriormente validate in studi clinici, l’uso della proteina PI3K-C2α come bio-marcatore potrebbe  massimizzare l’efficacia delle attuali opzioni terapeutiche, riducendo gli effetti collaterali e migliorando la qualità della vita delle donne con tumore al seno”.

 

Francesca Orso-Università di Torino- Dipartimento di Biotecnologie Molecolari e Scienze per la Salute

“La metastatizzazione è ancora ad oggi la causa di mortalità nel 90% dei tumori. Nel nostro laboratorio ci occupiamo di identificare e caratterizzare piccoli RNA non codificanti, i microRNAs, coinvolti nella progressione del melanoma e del tumore al seno. Nei nostri studi, abbiamo dimostrato l’importanza del miR-214 e del miR-148b come nuovi bersagli terapeutici. Una riduzione dell’espressione del miR-214 ed una riespressione del miR-148b, infatti, si sono dimostrati in grado di bloccare la formazione di metastasi. Stiamo inoltre valutando il potenziale utilizzo di questi due microRNAs come biomarcatori in grado di discriminare la presenza del tumore e/o lo stadio della malattia. Dai dati ottenuti fino ad ora il miR-214 ed il miR-148b sembrano poter offrire nuove speranze terapeutiche per i tumori in stadio avanzato.”

Data di pubblicazione del comunicato: 
Sabato, 3 Marzo, 2018
Risultati della ricerca: 1503