Media e scienza nell'era della comunicazione digitale: tra conoscenza scientifica e pseudoscientifica

Mercoledì 20 giugno, alle ore 14.00, nell'Aula Magna del Campus Luigi Einaudi (Via Lungo Dora Siena 100), si tiene la prima conferenza "Media e scienza nell’era della comunicazione digitale", promossa dal Dipartimento di Culture Politica e Società dell'Università di Torino e dalla rivista «Problemi dell'Informazione» edita da Il Mulino. Il convegno vuole inaugurare uno spazio di dialogo costante tra i vari attori istituzionali coinvolti in tensioni e conflitti tecnoscientifici per porre un argine alla cosiddetta società della pseudoscienza. Alla conferenza partecipano il Vice-Rettore per la Comunicazione dell'Università di Torino Sergio Scamuzzi, la Direttrice del Dipartimento di Culture, Politica e Società Franca Roncarolo, il Direttore della Rivista «Problemi dell’Informazione» Carlo Sorrentino, il Rettore del Politecnico di Torino Guido Saracco, l’ex PM Raffaele Guariniello, i NAS che hanno seguito il caso Stamina, l’Ordine dei Medici, l'Ordine dei Giornalisti, l'Unione Nazionale Imprese di Comunicazione e molti altri. Giuseppe Tipaldo del Dipartimento di Culture, Politica e Società terrà un Keynote Speech dal titolo "Media e Scienza nell’era di Facebook".

 

Se, da un lato, le nuove tecnologie hanno impresso un impulso alla sperimentazione di modelli di conoscenza basati sul libero accesso e sulla condivisione online, promuovendo spesso forme di ricerca trans-disciplinare innovative, dall'altro non sono poche – né di poco peso– le tensioni, le sfide e le criticità che questi mutamenti nella tecnica e nei linguaggi della comunicazione portano con sé. Stimolati da una mole crescente di notizie, dati e nozioni, i cittadini ridefiniscono il proprio ruolo attraverso un crescente e rinnovato attivismo sui temi scientifici. In alcuni casi questo interesse può sconfinare nel campo delle credenze pseudoscientifiche.

 

Il metodo del radon per la previsione dei terremoti, la campagna “Don't Google It”, contro l'uso indiscriminato a scopo auto-diagnostico o auto-curativo di informazioni mediche online da fonti non verificate, i gruppi anti-vaccini, lo scetticismo rispetto al cambiamento climatico e, soprattutto, il recente caso “Stamina”, hanno attirato l'attenzione di media e opinione pubblica. Il rapporto tra conoscenza scientifica e pseudoscientifica è riuscito a superare la soglia di attenzione dei mezzi d'informazione a diffusione nazionale e internazionale. In questo contesto il ruolo dei media diventa cruciale, perché sospeso fra un rinnovato interesse per la comunicazione scientifica e una crisi attribuibile alle evoluzioni del processo comunicativo della comunità scientifica e dei cittadini.

 

La conferenza "Media e scienza nell’era della comunicazione digitale" intende proporre uno spazio di dialogo attorno a questi temi, allo scopo di contribuire ad arricchire e organizzare un dibattito che, sebbene da più parti riconosciuto come rilevante, si presenta ancora poco sistematico e integrato.

 

Data di pubblicazione del comunicato: 
Martedì, 19 Giugno, 2018

Humanities in a day: valore, ricadute e opportunità della ricerca in ambito umanistico

Humanities in a day è la prima giornata interamente dedicata alle scienze umanistiche dell’Università di Torino organizzata il 13 giugno nelle aule e laboratori di Palazzo Nuovo, dalla Direzione Ricerca e Terza Missione - Servizi alla ricerca del Polo di Scienze Umanistiche e dalla Sezione Valorizzazione della ricerca e Public Engagement - Agorà Scienza in collaborazione con FRidA - Forum della Ricerca di Ateneo.

 

Per tutto il giorno archeologi, storici, filosofi, semiologi, linguisti, pedagogisti e filologi dell’Ateneo hanno raccontato i propri progetti di ricerca attraverso poster scientifici, talk e visite guidate nei laboratori.

 

La giornata è stata aperta dal Rettore Prof. Gianmaria Ajani e dai Vice Direttori alla ricerca dei 4 Dipartimenti del Polo di Scienze Umanistiche (Filosofia e Scienze dell’Educazione, Lingue e Letterature Straniere e Culture Moderne, Studi Umanistici e Studi Storici) moderati da Anna Masera che si sono confrontati in una tavola rotonda sulle prospettive della ricerca umanistica nell’Ateneo.

 

A seguire il Prof. Maurizo Ferraris (Vice Rettore UniTO alla ricerca scientifica nelle Human Sciences Social Humanities), Juan Carlos De Martin (Politecnico di Torino, Delegato del Rettore per la Cultura e la Comunicazione) e Giovanni Durbiano (Politecnico di Torino, prof. di Progettazione architettonica) hanno discusso di Humanities 4.0.

 

Con 19 Centri di ricerca, quasi 500 fra docenti e ricercatori il Polo di scienze umanistiche ha orientato la sua ricerca verso una dimensione di eccellenza, puntando alle collaborazioni multidisciplinari e interdisciplinari.

 

Dall’archeologia in Iraq alle digital humanities, dalle politiche di accoglienza usando le lingue alla locative media art, queste sono alcune delle ricerche attive nei 4 Dipartimenti, che nel quinquennio 2013-2018 hanno ricavato oltre 12 milioni di euro di finanziamento. A questo si aggiunge il finanziamento complessivo per la ricerca assegnato dall’Ateneo ai Dipartimenti del Polo per il 2018 che corrisponde a circa 800 mila euro e gli oltre 7 milioni assegnati dal Miur per i Dipartimenti di Eccellenza per il quinquennio 2018-2022.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Mercoledì, 13 Giugno, 2018

Cresce l'occupazione dei laureati dell'Università di Torino. Più del 91% trova lavoro - Presentato a Torino il rapporto 2018 Almalaurea

Rapporto 2018
Convegno Almalaurea Aula Magna Cavallerizza Reale

Sul profilo e la condizione occupazionale dei laureati dell'Università di Torino

 

 

Il Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea presenta il XX Rapporto sul Profilo e sulla Condizione occupazionale al Convegno "Mutamenti strutturali, laureati e posti di lavoro", presso l'Università di Torino, lunedì 11 giugno 2018. 

 

Le indagini hanno coinvolto i laureati di 74 università (1) delle 75 ad oggi aderenti al Consorzio. Il Rapporto di Almalaurea sul Profilo dei laureati ha analizzato le performance formative di oltre 276 mila laureati nel 2017: in particolare, 157 mila laureati di primo livello, 81 mila laureati nei percorsi magistrali biennali e 36 mila laureati a ciclo unico; il Rapporto di Almalaurea sulla condizione occupazionale ha analizzato oltre 630 mila laureati di primo e secondo livello nel 2016, 2014 e 2012 contattati, rispettivamente, a uno, tre e cinque anni dal conseguimento del titolo. 

 

Il presente documento riguarda i laureati dell'Università di Torino; il confronto con i relativi dati nazionali è riportato nelle tabelle di sintesi.

 

 

 

Il profilo dei laureati dell'Università di Torino 

 

 

I laureati nel 2017 dell'Università di Torino coinvolti nel XX Rapporto sul Profilo dei laureati sono 12.288. Si tratta di 6.867 di primo livello, 3.879 magistrali biennali e 1.449 a ciclo unico; i restanti sono laureati del corso pre-riforma in Scienze della Formazione primaria o in altri corsi pre-riforma.

 

Per esigenze di sintesi si riporta in questa sede l'analisi della performance formative dei laureati di primo livello e dei laureati magistrali biennali, ma si rimanda alle tabelle di sintesi per i dati sui laureati magistrali a ciclo unico.

 

 

 

Cittadinanza, provenienza e background formativo

 

 

La quota di laureati di cittadinanza estera è complessivamente pari al 4,1 %: il 4,6 % tra i triennali e il 4,0 % tra i magistrali biennali.

 

Il 18,7% dei laureati proviene da fuori regione; in particolare è il 12,0% tra i triennali e il 34,6% tra i magistrali biennali.

 

È in possesso di un diploma di tipo liceale (classico, scientifico e linguistico) il 68,5 % dei laureati: è il 63,5 % per il primo livello e il 72,2% per i magistrali biennali. Possiede un diploma tecnico il 17,2% dei laureati: è il 20,7% per il primo livello e il 15,4% per i magistrali biennali. Residuale la quota dei laureati con diploma professionale. 

  

(1) La Scuola Universitaria Superiore IUSS di Pavia ha aderito al Consorzio successivamente all'avvio delle indagini.

 

 

Tab.nbsp;1 – Cittadinanza, provenienza e background formativo

 

 

Cittadini

esteri (%)

Provengono

da fuori regione (%)

Diplomati

liceali (%)

Diplomati

tecnici (%)

Triennali        
Università di Torino 4,6 12,0 63,5 20,7
Totale 3,1 19,4 63,6 21,9
Magistrali biennali        
Università di Torino 4,0 34,6 72,2 15,4
Totale 4,6 28,0 68,1 18,1
Magistrali a ciclo unico        
Università di Torino 2,5 8,4 84,0 4,9
Totale 2,5 20,1 82,1 8,1
Totale laureati        
Università di Torino 4,1 18,7 68,5 17,2
Totale 3,5 22,0 67,2 19,0

 

 

 

Età, regolarità e voto di laurea: la riuscita negli studi universitari 

 

 

L’età media alla laurea è 25,6 anni per il complesso dei laureati, nello specifico di 24,6 anni per i laureati di primo livello e di 26,8 anni per i magistrali biennali. Un dato su cui incide il ritardo nell'iscrizione al percorso universitario: non tutti i diplomati, infatti, si immatricolano subito dopo aver ottenuto il titolo di scuola secondaria superiore.

 

Il 55,7 % dei laureati termina l’università in corso: in particolare è il 53,3 % tra i triennali e il 63,3 % tra i magistrali biennali.

 

Il voto medio di laurea è 102,0 su 110: 98,3 per i laureati di primo livello e 107,2 per i magistrali biennali.

 

 

Tab. 2 – Età, regolarità e voto di laurea

 

 

Età media

alla laurea

Laureati

in corso (%)

Voto medio

di laurea

Triennali      
Università di torino 25,6 55,7 102,0
Totale 24,8 50,8 99,8
Magistrali biennali      
Università di Torino 26,8 63,3 107,2
Totale 27,4 58,6 107,7
Magistrali a ciclo unico      
Università di Torino 26,3 48,9 105,3
Totale 27,0 39,1 104,6
Totali laureati      
Università di Torino 25,6 55,7 102,0
Totale 26,0 51,1 102,7

 

* Per il calcolo delle medie il voto di 110 e lode è stato posto uguale a 113.

 

 

 

Tirocini curriculari, studio all'estero e lavoro durante gli studi

 

 

Il 61,1 % dei laureati ha svolto tirocini riconosciuti dal proprio corso di studi: è il 63,6 % tra i laureati di primo livello e il 62,2 % tra i magistrali biennali (valore che cresce al 77,9 % considerando anche coloro che l'hanno svolto solo nel triennio). 

 

Ha compiuto un’esperienza di studio all’estero riconosciuta dal corso di laurea (Erasmus in primo luogo) l'11,7 % dei laureati: l'8,8 % per i triennali e il 14,5 % per magistrali biennali (quota che sale al 20,6 % considerando anche coloro che le hanno compiute solo nel triennio). 

 

Il 72,8 % dei laureati ha svolto un’attività lavorativa durante gli studi universitari: è il 73,7 % tra i laureati di primo livello e il 73,0 % tra i magistrali biennali.

 

Tab. 3 – Tirocini curriculari, studio all'estero e lavoro durante gli studi

 

 

 

Tirocini riconosciuti

dal corso di laurea (%)

Studio all'estero riconosciuti

dal corso di laurea (%)

Lavoro durante

gli studi (%)

Triennali      
Università di torino 63,6 8,2 73,7
Totale 60,3 8,2 66,1
Magistrali biennali      
Università di Torino 62,2 14,5 73,0
Totale 60,0 15,1 67,2
Magistrali a ciclo unico      
Università di Torino 47,2 18,5 66,9
Totale 44,2 15,2 58,4
Totali laureati      
Università di Torino 61,1 11,7 72,8
Totale 57,9 11,1 65,6

 

 

 

La soddisvazione per l'esperienza universitaria

 

 

Per analizzare la soddisfazione per l’esperienza universitaria appena conclusa si è scelto di prendere in considerazione l'opinione espressa dal complesso dei laureati in merito ad alcuni aspetti.

 

L’86,8% dei laureati è soddisfatto del rapporto con il corpo docente e l’83,1 % ritiene il carico di studio adeguato alla durata del corso. In merito alle infrastrutture messe a disposizione dall'Ateneo, il 69,1 % dei laureati considera le aule adeguate. Più in generale, l'87,7 % dei laureati si dichiara soddisfatto dall'esperienza universitaria nel suo complesso.

 

E quanti si iscriverebbero di nuovo all’Università? Il 71,5 % dei laureati sceglierebbe nuovamente lo stesso corso e lo stesso Ateneo, mentre l'11,8 % si riscriverebbe allo stesso Ateneo, ma cambiando corso.

 

 

 

 

 

 

La condizione occupazionale dei laureati dell'Università di Torino

 

 

L’Indagine sulla Condizione occupazionale ha riguardato complessivamente 21.800 laureati dell'Università di Torino. I dati si concentrano sull'analisi delle performance dei laureati triennali e magistrali biennali usciti nel 2016 e intervistati a un anno dal titolo e su quelle dei laureati magistrali biennali usciti nel 2012 e intervistati dopo cinque anni. 

 

Data la natura dei laureati magistrali a ciclo unico, caratterizzati da un’elevata prosecuzione degli studi con formazione propedeutica all'avvio delle carriere libero professionali (ad esempio praticantati, specializzazioni), per esigenze di sintesi non si riporta in questa sede l'analisi delle loro performance occupazionali.

 

 

 

Lavoro, i laureati triennali a un anno dalla laurea

 

 

L’Indagine ha coinvolto 6.781 laureati triennali del 2016 contattati dopo un anno dal titolo (nel 2017).

 

Il 52,2% dei laureati di primo livello, dopo il conseguimento del titolo, decide di proseguire il percorso formativo iscrivendosi ad un corso di secondo livello (marginale la quota di chi si iscrive ad un corso triennale). Dopo un anno il 51,4% risulta ancora iscritto. Per un'analisi più puntuale, pertanto, vengono di seguito fotografate le performance occupazionali dei laureati di primo livello che, dopo la conquista del titolo, hanno scelto di non proseguire gli studi universitari e di immettersi direttamente nel mercato del lavoro. 

 

Isolando quindi i laureati triennali dell'Università di Torino che, dopo il titolo, non si sono mai iscritti a un corso di laurea (46,8 %), è possibile indagare le loro performance occupazionali a un anno dal titolo

 

A un anno dal conseguimento del titolo, il tasso di occupazione (si considerano occupati, seguendo la definizione adottata dall'Istat, tutti coloro che sono impegnati in un'attività retribuita, di lavoro o di formazione) è del 77,3 % mentre quello di disoccupazione (calcolato sulle forze di lavoro, cioè su coloro che sono già inseriti o intenzionati a inserirsi nel mercato del lavoro) è pari al 13,3 %. 

 

Tra gli occupati, il 30,0 % prosegue il lavoro iniziato prima della laurea, il 22,5 % ha invece cambiato lavoro; il 47,4% ha iniziato a lavorare solo dopo il conseguimento del titolo.

 

Il 23,3 % degli occupati può contare su un lavoro alle dipendenze a tempo indeterminato, mentre il 37,9 % su un lavoro non standard (in particolare su un contratto alle dipendenze a tempo determinato). Il 12,7 % svolge un'attività autonoma (come libero professionista, lavoratore in proprio, imprenditore, ecc.).

 

Il lavoro part-time coinvolge il 34,9 % degli occupati. La retribuzione è in media di 1.102 euro mensili netti.

 

Ma quanti fanno quello per cui hanno studiato? Si è presa in esame l’efficacia del titolo, che combina la richiesta di laurea per l'esercizio del lavoro svolto e l'utilizzo, nel lavoro, delle competenze apprese all'università. Sono il 55,2% gli occupati che considerano il titolo molto efficace o efficace per il lavoro che svolgono. Più nel dettaglio, il 46,0% dichiara di utilizzare in misura elevata, nel proprio lavoro, le competenze acquisite all'università.

 

 

Tab. 4 – Laureati triennali mai iscritti ad un successivo corso di laurea: esiti occupazionali

 

 

Triennali mai iscritti ad un successivo corso di laurea
 

Tasso di occupazione (%)

Ha iniziato a lavorare dopo la laurea (%)

Lavoro part-time (%)

Retribuzione mensile netta (medie, in euro)

Laurea molto efficace o efficace
Triennali          
Università di torino 77,3 47,4 34,9 1.102 55,2
Totale 71,1 53,6 33,3 1.107 52,8
Convegno Almalaurea da sx Ivano Dionigi, Gianmaria Ajani, Gaetano Manfredi

Lavoro, i laureati magistrali biennali auno e cinque anni dalla laurea

 

I laureati magistrali biennali del 2016 contattati dopo un anno dal titolo sono 3.971, quelli del 2012 contattati a cinque anni sono 3.499.

 

A un anno

 

Tra i laureati magistrali biennali del 2016 intervistati aun anno dal conseguimento del titolo, il tasso di occupazione (si considerano occupati quanti sono impegnati in un'attività retributiva, di lavoro o di formazione) è pari al 76,2 %. Il tasso di disoccupazione, calcolato sulle forze di lavoro, è pari al 15,1 %. Il 32,7 % prosegue il lavoro iniziato prima della laurea, il 18,5 % ha invece cambiato lavoro; il 48,8 % ha iniziato a lavorare solo dopo il conseguimento del titolo.

 

Il 27,2 % degli occupati può contare su un contratto alle dipendenze a tempo indeterminato mentre il 36, 5 % su un lavoro non standard (in particolare su un contratto alle dipendenze a tempo determinato). Il 7,2 % svolge un'attività autonoma (come libero professionista, lavoratore in proprio, imprenditore, ecc.).

 

Il lavoro part-time coinvolge il 29,0 % degli occupati. La retribuzione è in media di 1.143 euro mensili netti.

 

Il 47,2 % degli occupati ritiene la laurea conseguita molto efficace o efficace per il lavoro che sta svolgendo; inoltre, il 39,4 % dichiara di utilizzare in misura elevata, nel proprio lavoro, le competenze acquisite durante il percorso di studi.

 

 

A cinque anni

 

Il tasso di occupazione dei laureati magistrali biennali del 2012, intervistati a cinque anni dal conseguimento del titolo, è pari al 91,4%. Il tasso di disoccupazione è pari al 4,1 %. 

 

Gli occupati assunti con contratto a tempo indeterminato sono il 51,9%, mentre gli occupati che svolgono un lavoro non standard sono il 19,7 %. Svolge un lavoro autonomo il 17,8 %.

 

Il lavoro part-time coinvolge il 18,2 % degli occupati. Le retribuzioni arrivano in media a 1.428 euro mensili netti. Il 51,9% degli occupati ritiene la laurea conseguita molto efficace o efficace per il lavoro che sta svolgendo; il 42,0 % dichiara di utilizzare in misura elevata, nel proprio lavoro, le competenze acquisite all'università.

 

Ma dove vanno a lavorare? Il 72,4 % dei laureati è inserito nel settore privato, mentre il 18,6 % nel pubblico. La restante quota lavora nel non-profit (8,3 %). L'ambito dei servizi assorbe il 77,9 % mentre l'industria accoglie il 17,1 % degli occupati. Marginale la quota di chi lavora nel settore dell'agricoltura.

 

 

Data di pubblicazione del comunicato: 
Lunedì, 11 Giugno, 2018

L’Università di Torino premia i suoi migliori laureati

Giovedì 7 giugno, alle 15.00, nell'Aula Magna della Cavallerizza Reale (Via Verdi 9), si è svolta la cerimonia di premiazione dei migliori laureati dell'anno accademico 2015-2016.

 

La delegata del Rettore prof.ssa Lorenza Operti e i Direttori dei Dipartimenti (o loro delegati) hanno consegnato le medaglie alle 81 migliori tesi di laurea e i 13 premi e borse di studio così suddivisi per provenienza geografica:

 

Regione Piemonte 65 Regione Liguria 2

Provincia di Torino

42 Provincia di Genova 1
Provincia di Asti 2 Provincia di Savona 1
Provincia diVercelli 2    
Provincia di Cuneo 15 Regione Puglia 1
Provincia di Novara 1 Provincia di Brindisi 1
Provincia di Biella 2    
Provincia di Alessandria 1 Regione Sicilia 1
    Provincia di Catania  
Regione Valle d'Aosta 1    
    Regione Campania 1
Regione Lombardia 4 Provincia di Salerno 1
Provincia di Milano 2    
Provincia di Brescia 1 Regione Trentino Alto Adige 1
Provincia di  Cremona 1    
    Regione Abruzzo 1
Regione Toscana 3 Provincia di Chieti 1
Provincia di Firenze 1    
Provincia di Pisa 1 Regione Veneto  5
Provincia di Grosseto 1 Provincia di Vicenza 1
    Provincia di Verona 2
Regione Emilia Romagna 1 Provincia di Treviso 1
Provincia di  Parma 1 Provincia di Padova 1
       
Regione Lazio 1 Estero 3
Provincia di Roma 1 Parigi 1
    Brasile 1
Regione Basilicata 1 Canada 1
Provincia di Potenza 1    
       
Regione Friuli Venezia Giulia 1    
Provincia di Udine 1    

 

 

E così suddivisi per Dipartimenti Universitari:

 

Biotecnologie Molecolari e Scienze per la Salute 1 Scienze Chirurgiche 1
Chimica 6 Scienze Cliniche e Biologiche 2
Culture, Politica e Società 9 Scienze della Sanità Pubblica e Pediatriche  3
Economia e Statistica "Cognetti de Martiis"  4 Scienze della Terra 1
Filosofia e Scienze dell'Educazione 9  Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi 8
Fisica 2 Scienze economico-sociali e matematico-statistiche  3
Giurisprudenza 3  Scienze Mediche 2
Informatica    3  Scienze Veterinarie 1
Lingue e Letterature straniere e Culture moderne 5 Studi Storici 6
Management  4 Studi Umanistici 7
Matematica "Giuseppe Peano" 3    
Psicologia 4    
Scienza e Tecnologia del Farmaco 2    
Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari 5   Tot 94

 

Suddivisione per genere:

 

Migliori laureati: 31 maschi50 femmine

Premi di studio: 6 maschi 7 femmine

 

 

Data di pubblicazione del comunicato: 
Giovedì, 7 Giugno, 2018

Nature: ricercatori dell'Università di Torino e del Cnr dimostrano che gli invertebrati cambiano dimensioni a causa del riscaldamento globale

Uno studio internazionale, al quale hanno partecipato l’Istituto per lo studio degli ecosistemi del Cnr e l’Università di Torino, dimostra che le dimensioni corporee degli animali invertebrati in futuro varieranno a causa del cambiamento climatico e dell’urbanizzazione. La scoperta, pubblicata su Nature, fornisce indicazioni per una pianificazione accurata delle aree verdi urbane che possa mitigare l’effetto del riscaldamento globale sulle comunità animali

 

Insetti, ragni e crostacei in un prossimo futuro andranno incontro a variazioni delle loro misure corporee a causa del riscaldamento globale, a seconda che si trovino in città, in aree naturali o in zone frammentate e questo avrà conseguenze per le specie che di essi si nutrono. A sostenerlo, uno studio internazionale pubblicato sulla rivista Nature a cui hanno preso parte l’Istituto per lo studio degli ecosistemi del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ise) e il Dipartimento di Scienze della vita e Biologia dei sistemi (Dbios) dell’Università di Torino. La ricerca, svolta in Belgio e finanziata dal governo belga, ha preso in considerazione dieci gruppi di invertebrati in habitat terrestri e acquatici con temperature diverse a seconda del livello di urbanizzazione, più calde in città, a temperature intermedie in habitat agricoli, e meno calde in habitat naturali.

 

“I risultati mostrano che in generale le comunità animali sono costituite da specie progressivamente sempre più piccole all’aumentare della temperatura”, spiega Elena Piano dell’Università di Torino. “Una temperatura ambientale più elevata, come quella che si trova in città, aumenta i tassi metabolici e le specie più piccole si riscaldano prima di quelle più grandi, raggiungendo le temperature corporee adatte alle loro attività: questo è vero soprattutto per gli animali invertebrati, la cui dimensione corporea è quindi legata all’intero ecosistema”.

 

Le diminuzioni di dimensioni registrate dai ricercatori vanno dal 15% dei crostacei ostracodi al 20% dei coleotteri e dei ragni erranti, fino al 45% dei crostacei cladoceri, i quali costituiscono un elemento importante del plancton d’acqua dolce. “Gli ambienti urbani sono però caratterizzati, oltre che da temperature maggiori rispetto alle aree naturali limitrofe, anche da un’elevata frammentazione degli habitat disponibili, con piccole aree naturali separate da vaste aree completamente antropizzate”, prosegue Diego Fontaneto, ricercatore Cnr-Ise. “Abbiamo scoperto che questo elemento aumenta, all’opposto, la frequenza delle specie di dimensioni maggiori. In città abbiamo per esempio trovato specie in media del 10% più grandi nelle farfalle diurne e del 20% nelle falene notturne, nelle cavallette e nei grilli. Per questi gruppi, in ambiente urbano, a causa della frammentazione degli ambienti idonei, sopravvivono quindi le specie di dimensioni maggiori malgrado l’aumento di temperatura”.

 

“L’effetto di ‘isola termica’ o ‘isola di calore’ che sperimentiamo in molte zone urbane in qualche modo anticipa temperature che in futuro potrebbero registrarsi anche al di fuori delle città”, aggiunge Piano.

Anche gli animali a sangue caldo (mammiferi e uccelli), potenzialmente non influenzati da temperature superiori di pochi gradi, subiscono indirettamente gli effetti che il riscaldamento provoca sull’ambiente e sull’ecosistema, a causa della perdita di prede. “Tutti gli animali insettivori, come uccelli e piccoli mammiferi, dovranno investire maggiori energie per ottenere la stessa quantità di cibo catturando un numero maggiore di prede sempre più piccole”, conclude Fontaneto. “La ricerca fornisce le basi per elaborare un’adeguata pianificazione urbana e aumentare l’effetto positivo delle aree verdi”.

Esempio di un’area di campionamento in un parco a Bruxelles. I punti rossi indicano il sito delle trappole a caduta per la raccolta di ragni, coleotteri curculionidi e coleotteri carabidi, mentre farfalle e ortotteri sono stati campionati a vista seguendo transetti lineari (foto: Pieter Vantieghem)

La falena Spilosoma lubricipeda, comune in Belgio. Le comunità di falene in ambiente urbano sono in controtendenza rispetto al trend generale, essendo costituite da specie più grandi e più mobili rispetto alle aree naturali (foto: Maarten Jacobs).

Daphnia magna, uno dei crostacei del plancton di maggiori dimensioni, spesso assente in stagni di aree urbanizzate, dove sono presenti solo specie di zooplancton di dimensioni ridotte (foto: Joachim Mergeay).

Cambiamento nella taglia media nei dieci gruppi animali analizzati in relazione all’urbanizzazione.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Giovedì, 7 Giugno, 2018

Green Chemistry Economy, Circular Economy e industria 4.0 per il territorio piemontese

Parte collaborazione Unito e Huvepharma Italia

 

Lunedì 4 giugno 2018 alle ore 12.00, nel Salone del Rettorato (Via G. Verdi 8 – I piano), il Prof. Gianmaria AjaniRettore dell’Università di Torino, e l’Ing. Nicola de Risi, Amministratore Delegato di Huvepharma Italia e Direttore dello Stabilimento di Garessio, hanno firmato l’accordo triennale a sostegno delle attività di ricerca congiunta, formazione professionale e innovazione sui temi di interesse comune. 

 

In particolare i ricercatori lavoreranno sulle scienze chimiche con particolare attenzione a green chemistry e circular economyindustria 4.0sicurezza sul lavoro e efficienza energetica nei processi industriali

 

La convenzione è alla base di una collaborazione che porterà UniTo e Huvepharma ad affrontare non solo questioni a elevata complessità, spesso in un’ottica interdisciplinare, ma anche a condividere le infrastrutture e a organizzare seminariconvegni iniziative di divulgazione dei risultati. 

 

“L’Ateneo è fortemente impegnato sui temi dell’industria 4.0 e della ricerca sostenibile e a impatto green in stretta collaborazione con imprese e industrie presenti sul territorio.” ha dichiarato Gianmaria Ajani, Rettore dell’Università “ Per questo l’Università metterà a disposizione le migliori risorse del settore in ambito di competenze scientifiche, di laboratori e grandi attrezzature. Inoltre la collaborazione che si inaugura oggi con Huvepharma Italia, azienda che nell’ambito farmaceutico vanta una presenza strategica e peculiare sul territorio piemontese, e in particolare con la sede di Garessio, permetterà di proporsi come alternativa competitiva rispetto all’asse Torino-Milano (con baricentro Milano) lungo il quale si trova attualmente la massima concentrazione di aziende del settore” 

 

“Il piano industriale di Huvepharma Italia, prevede la crescita continua dell’organizzazione dello stabilimento di Garessio, stabilimento che ne gestisce il piano dal maggio del 2016.” ha dichiarato Nicola de Risi, Amministratore delegato della Società “Tale crescita è un punto fondamentale della strategia del Gruppo Huvepharma la cui visione è di garantire lo “stato dell’arte”, presso tutte le proprie unità di Ricerca e Sviluppo e di Produzione.   Uno stretto contatto con L’Università, è una condizione essenziale per l’implementazione di tale visione e siamo onorati di aver l’opportunità di iniziare questo rapporto concreto di collaborazione con l’Università di Torino ed in particolare con i Dipartimenti di Chimica e di Scienza e Tecnologia del Farmaco.  Oltre che per la società che rappresento, sono certo che questo accordo, avrà una ricaduta positiva anche sul territorio dell’Alta Val Tanaro.”

 

 

La convenzione si articola in particolare su:

 

a) ricerca e sviluppo

Introduzione di metodologie sintetiche innovative in linea con i “principi di green chemistry”, innovazione delle tecnologie di intensificazione di processo e crescita del portfolio di prodotti, con l’introduzione di nuovi principi attivi.

 

b) formazione

Huvepharma è un  gruppo in forte espansione, alla ricerca di personale altamente qualificato da inserire nella propria compagine produttiva e di sviluppo. La convenzione consentirà di condurre attività di formazione condivisa con UniTo con possibilità di future assunzioni di laureati e dottori di ricerca in apprendistato, su progetti di ricerca condivisi. A questo proposito sono già state finanziate 2 borse di dottorato su temi inerenti alla Chimica Verde e al trattamento di fanghi industriali in un’ottica di Circular Economy.

 

c) infrastrutture

Le attività di sviluppo verranno condotte nei Dipartimenti di Chimica e di Scienza e Tecnologia del Farmaco dell’Ateneo e nei laboratori e impianti dello stabilimento di Garessio di Huvepharma. 

 

La sede Huvepharma Italia di Garessio ha una lunga e consolidata tradizione sul territorio piemontese. Sin dalla sua fondazione come Lepetit S.p.A., vanta una lunga presenza sul mercato chimico—farmaceutico, con grande e riconosciuta esperienza nell’introduzione e nello sviluppo di nuove tecnologie. Nel 2015 viene fondata Huvepharma ITALIA srl per acquisire lo stabilimento di Garessio come parte di Huvepharma EOOD, gruppo farmaceutico in rapida crescita a livello globale, che produce e commercializza prodotti farmaceutici per uso umano e veterinario. 

 

Nel nuovo assetto societario, lo stabilimento di Garessio diventa strategico per la produzione di API e come centro R&D, presso il quale realizzare processi sintetici innovativi a basso impatto ambientale

 

L’esigenza di intensificazione di processo mediante nuove tecnologie ad elevata efficienza e l’utilizzo di proceduregreen”, ha portato alla collaborazione di Huvepharma con i Dipartimenti dell’Università di Torino presso i quali operano gruppi di ricerca con consolidata esperienza nel settore della sintesi organica e delle tecnologie non-convenzionali.

 

 

Alla presentazione sono intervenuti

 

-       Andrea Geatti, Techinical Operations Manager Huvepharma

 

-       Cosimo Faggiano, HR Manager & Servizi Generali di Stabilimento Huvepharma

 

-       Davide Minazzo, HR & Servizi Generali Specialist Huvepharma

 

-       Marco Vincenti, Direttore del Dipartimento di Chimica 

 

-       Cristina Prandi, Vice Direttore del Dipartimento di Chimica UniTo

 

-       Claudia Barolo e Elio Giamello, Dipartimento di Chimica UniTo

 

-       Giancarlo Cravotto, Direttore Dipartimento di Scienza e Tecnologia del Farmaco UniTo

 

-       Franco Dosio e Maela Manzoli, Dipartimento di Scienza e Tecnologia del Farmaco UniTo

 

-       Bartolomeo Biolatti, Vice Rettore all’Edilizia UniTo

 

-       Sandro Petruzzi, Direttore Divisione Edilizia UniTo

 

 

Data di pubblicazione del comunicato: 
Mercoledì, 6 Giugno, 2018

STOP all'obesità infantile

L’Epidemiologia dei Tumori dell’Università di Torino partecipa al progetto internazionale STOP (Science and Technology in childhood Obesity Policy) #ResearchImpactEU, @EU_H2020, appena avviato a livello europeo grazie a un finanziamento di 10 milioni di Euro  nell’ambito delle iniziative del programma Horizon 2020.

 

Attualmente in tutta l’Europa meridionale, in parte dell'Europa centrale e nel Regno Unito, più di un bambino o ragazzo ogni 10, di età compresa tra i 5 e i 19 anni, è obeso, mentre in alcuni paesi come Grecia, Malta e l’Italia risulta sovrappeso un bambino su tre (vedi grafico allegato).

 

Obiettivo dell’iniziativa è di individuare e testare nei prossimi quattro anni le migliori misure di prevenzione e trattamento dell’obesità, soprattutto nella fascia d’età sotto i 12 anni. In assenza di adeguati interventi, infatti, più di un adulto su tre, in alcuni Paesi europei, diventerà obeso entro il 2025[1].

 

STOP è il più grande progetto di contrasto all’obesità infantile mai lanciato in Europa e conta la partecipazione di 31 partner coordinati dall’Imperial College Business School di Londra. L’Università di Torino prende parte al progetto attraverso la coorte di nuovi nati Piccolipiù, che partecipa all’iniziativa insieme ad altre 16 coorti europee di bambini.

 

STOP valuterà diversi interventi per ridurre l’impatto dell’obesità infantile in Europa. A questo scopo è fondamentale comprendere come l’ambiente in cui viviamo modifica il comportamento dei bambini e le scelte dei genitori, a partire dal periodo prenatale.

 

Il progetto punta, inoltre, ad una responsabilizzazione dell'industria alimentare e di altri attori commerciali, stimolandoli ad adottare soluzioni innovative per rendere più salutari i consumi dei bambini. Tra le altre politiche, STOP valuterà la possibilità per i governi europei di utilizzare strumenti fiscali (tasse), informativi (etichette nutrizionali) e restrizioni di marketing su alimenti e bevande al fine di contrastare l'obesità infantile.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Martedì, 5 Giugno, 2018

L'Università di Torino migliore tra i grandi atenei in Italia nella classifica internazionale U-Multirank 2018

L’Università di Torino è risultata il migliore grande ateneo in Italia secondo la classifica U-Multirank che prende in esame 1.614 Università nel mondo (su oltre18.000 totali) e le mette a confronto rispetto a 35 indicatori raggruppati in 5 dimensionididattica, ricerca, trasferimento conoscenze, orientamento internazionale e contributo alla crescita regionale. La valutazione è espressa in lettere, da A “molto buono” a E “debole”.

 

Nell’edizione 2018 appena pubblicata, a cui hanno partecipato 48 atenei italiani, l’Università di Torino si colloca tra le eccellenze ottenendo 8 indicatori con giudizio ‘A’ per i dati che riguardano la ricerca, il trasferimento della conoscenza e soprattutto la capacità di creare rapporti con il territorio. L’articolata valutazione della performance di UniTO in U-Multirank presenta risultati superiori alla media in tutti gli ambiti istituzionali considerati: UniTO ottiene infatti anche 11 valutazioni di livello B (buono) nell’analisi delle cinque dimensioni e si attesta intorno alla media (6 valutazioni di livello C) rispetto alla qualità della didattica e all’internazionalizzazione, dove si osservano miglioramenti rispetto all’edizione precedente.

Questa valutazione multidimensionale colloca l’Università di Torino tra le top 200 università in Europa.

Nel "readymade ranking" (classifica pronta all'uso proposta da U-Multirank) dedicato all'Economic Engagementche confronta 515 università mondiali sul loro contributo alla crescita economica del Paese in cui operano, l'Università di Torino è 28°, seconda italiana dopo il Politecnico di Milano (12°).

 

U-Multirank è un progetto lanciato quattro anni fa dalla Commissione Europea e sviluppato da un consorzio indipendente no-profit guidato dal Centre for Higher Education (CHE) in Germania, con la collaborazione del Center for Higher Education Policy Studies (CHEPS) dell'Università di Twente e del Centre for Science and Technology Studies (CWTS) dell’Università di Leiden nei Paesi Bassi.

Il ranking è multidimensionale e non vuole essere l’ennesima classifica mondiale delle università; offre un approccio alternativo costruito in modo da far emergere le caratteristiche e i punti di forza degli atenei.

 

Per approfondimenti: pagina Ranking

 

 

 

Data di pubblicazione del comunicato: 
Martedì, 5 Giugno, 2018

L’Università di Torino - Dipartimento di Informatica presenta il progetto regionale - La casa nel parco

Domani martedì 29 maggio, dalle ore 14 alle 18, nell’Aula Lenti dell’Ospedale Molinette (Città della Salute e della Scienza - Via Carlo Dogliotti 14, Torino), sarà presentato il progetto di ricerca sull’ospedalizzazione domiciliareLa casa nel parco”, realizzato da un consorzio formato da quindici imprese, Università e Politecnico di Torino, Collegio Carlo Alberto, Fondazione ISI e dagli ospedali Città della Salute e della Scienza di Torino, Ospedale Maggiore di Novara, San Luigi di Orbassano e Fondazione Don Gnocchi.

 

Il progetto ha vinto, primo in graduatoria, il bando Piattaforma tecnologica «Salute e Benessere» della Regione Piemonte. Il progetto da 11 milioni e mezzo di Euro è co-finanziato con 5 milioni e mezzo di Euro dalla Regione Piemonte con i fondi POR FESR 2014-2020.

 

La casa nel parco svilupperà un nuovo modello organizzativo informatizzato per gestire tutte le fasi dell’ospedalizzazione domiciliare.  Partendo dall’esperienza più che decennale di Città della Salute con i reparti di Geriatria del Prof. Giancarlo Isaia, di Radiologia del Dott. Ottavio Davini e di Pneumologia Infantile della Dott.ssa Elisabetta Bignamini, La casa nel parco costruirà una soluzione informatica a supporto di medici e pazienti mettendo assieme tecnologie di Internet of Medical Things da collocare a casa dei pazienti, Intelligenza Artificiale e gestione dei processi.

 

La casa nel parco adotterà un approccio partecipativo coinvolgendo nella progettazione dei servizi cittadini, pazienti e operatori medici e svilupperà anche strumenti per la progettazione partecipata del nuovo Parco della Salute, della Ricerca e della Innovazione. Il processo di partecipazione sarà supportato dalla piattaforma FirstLife, un social network civico sviluppato dal Dipartimento di Informatica dell’Università di Torino, basato su una mappa interattiva e già utilizzato in varie iniziative sul territorio (i progetti europei WeGovNow! e Co-City).

 

«Il futuro Parco della Salute, della Ricerca e dell’Innovazione», dichiara il Commissario Gian Paolo Zanetta di Città della Salute e della Scienza, «sarà anche un’occasione per creare un polo della ricerca in ambito sanitario che metta assieme organismi di ricerca, aziende con il contributo della Regione Piemonte. Per questo ho creduto fin dall’inizio nel progetto La casa nel parco».

 

«La qualità dei progetti del bando Piattaforma tecnologica Salute e Benessere è stata molto alta» commenta l'Assessore alle attività produttive Giuseppina De Santis «Siamo soddisfatti di come il mondo della ricerca pubblica e delle imprese abbiano risposto a questa opportunità. L’inclusione tra i beneficiari di aziende e presidi ospedalieri, chiamati ad operare con il ruolo di utilizzatori finali, è l'elemento forte dell'iniziativa. Ciò permetterà a La casa nel parco, così come agli altri progetti, di realizzare effetti tangibili nel breve periodo».

Il modello di ospedalizzazione domiciliare e le tecnologie sviluppati nel progetto e sottoposti a studi clinici per validarne l’efficacia, una volta portati sul mercato, potranno esser utilizzati in altri ospedali, e in prospettiva dal Parco della Salute, della Ricerca e dell’Innovazione di Torino e dal Parco della Salute e della Scienza di Novara.
 

«È ormai provato che il modello dell’ospedalizzazione domiciliare ha molti vantaggi per i pazienti», dice il Prof. Giancarlo Isaia dell’Università di Torino. «Dalla migliore qualità di vita per il paziente e un rallentamento del decadimento cognitivo e fisico ad una minore incidenza di complicanze e di reingressi in ospedale. Nonché vantaggi per la famiglia del ricoverato». 

 

«Studi scientifici provano anche i minori costi di questo modello, ma è necessario rivedere i processi amministrativi, dematerializzarli e, tramite simulazioni informatiche, stabilire quali siano le risorse necessarie da impiegare e dove trovare l’equilibrio costi-benefici», sostiene il Prof. Pietro Terna, Presidente del Collegio Carlo Alberto.

 

I processi non devono solo essere ottimizzati rispetto all’uso delle risorse, ma devono essere anche conformi alle normative sia in ambito sanitario che in ambito di sicurezza informatica e di privacy, ultimo il recente regolamento Europeo su Data Protection (GDPR), nonché devono essere presi in considerazione gli aspetti etici, dato che si propone ai pazienti una alternativa al processo di cura tradizionale.

La ricchezza di dati raccolti dalla piattaforma di Internet of Medical Things, dai processi e i dati provenienti dagli ospedali formerà su una piattaforma di studi clinici la base per l’applicazione di algoritmi di Intelligenza Artificiale – come quelli sviluppati da Fondazione ISI – per lo studio avanzato dei metodi di cura sperimentati. 

 

«La casa nel parco è un’impresa interdisciplinare che vede coinvolti diversi dipartimenti dell’Università di Torino: dai Dipartimenti di Medicina e Farmacia a quello di Informatica, da Giurisprudenza a Filosofia», sottolinea il Coordinatore scientifico del progetto Guido Boella, Vicedirettore alla ricerca del Dipartimento di Informatica.

 

«Il futuro Parco della Salute, della Ricerca e dell’Innovazione sarà un’occasione anche per il tessuto industriale di Torino» asserisce Cristina Bonino, AD di Consoft, capofila del progetto «e La casa nel parco con la ventina di imprese del suo consorzio contribuirà a gettare i semi di una collaborazione fra pubblico e privato e attrarrà in Piemonte aziende quali IBM con il suo sistema Watson per la sanità».

 

Il bando Piattaforma tecnologica «Salute e Benessere» – tema che rientra nei settori S3 del Piemonte – è finanziato dalla Regione per 20 milioni di Euro sui Fondi POR-FESR 2014-2020, ed è rivolto a raggruppamenti e aggregazioni di piccole e medie imprese, grandi imprese, organismi di ricerca, Aziende Ospedaliere o ASL per sviluppare in forma collaborativa progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale sul tema Salute e Benessere. Il bando vuole promuovere la competitività delle imprese, la disseminazione e utilizzo dei risultati del progetto nella filiera di riferimento e sinergie del progetto con altri strumenti della politica regionale, comunitaria e nazionale.

 

Il progetto La casa nel parco verrà presentato martedì 29 maggio, alle ore 14, a Città della Salute e della Scienza, all’interno dell’incontro in cui il Dipartimento di Informatica dell’Università di Torino presenterà a Regione Piemonte e ai medici dell’ospedale la ricerca che conduce in ambito sanitario, in vista delle possibili collaborazioni con il futuro Parco della Salute, della Ricerca e dell’Innovazione. Verrà anche presentato il nuovo Centro di calcolo e servizi di Intelligenza Artificiale HPC4AI, finanziato da Regione Piemonte sul bando Infrastrutture di ricerca INFRA-P. HPC4AI vede l’Università ancora assieme al Politecnico di Torino, Città della Salute, Collegio Carlo Alberto e Fondazione ISI, ma anche assieme ad enti fuori regione quali Human Technopole, IIT e GARR, e a varie imprese del territorio.

 

Introdurranno i lavori Avv. Gian Paolo Zanetta, Ing. Vincenzo Zezza, Arch. Leonello Sambugaro. Parteciperà l’Assessore alla Sanità Antonio Saitta.

 

Consorzio:

Organismi di Ricerca (28% del budget): Università di Torino, Politecnico di Torino, Collegio Carlo Alberto, Fondazione ISI

Ospedali (10%): Città della Salute di Torino, Ospedale Maggiore della Carità di Novara, S. Luigi, Fondazione Don Gnocchi

Grandi Imprese (26%): Consoft, Reply, IBM, Intersystem

Piccole e medie imprese e Cooperative (36%): Agile Lab, Augeos, Caretek, CELI, Experientia, FullBrand, H&S, Infologic, SSB Progetti, Tesi; L’Altra Idea, Libre, Panacea, Puzzle

 

Via Carlo Dogliotti 14, Torino

Per informazioni: Prof. Guido Boella Dipartimento di Informatica – Università di Torino Email: guido.boella@unito.it Cell: 366 67 54 929

Data di pubblicazione del comunicato: 
Lunedì, 28 Maggio, 2018

Nuovi modelli di mobilità elettrica in area urbana - Prima call contamination lab - 28 maggio 2018 ore 14.30 - Rettorato

Lunedì 28 maggio 2018 alle ore 14.30, nella sede del Contamination Lab Torino (Cortile del Rettorato, via Verdi 8, Torino), sarà presentata la prima Challenge nata dall’accordo siglato recentemente tra l'Università degli Studi di Torino Iren S.p.A.

In attuazione della Convenzione di collaborazione per la ricerca, l'Università degli Studi di Torino e Iren assegneranno 4 Borse di Studio per laureate e laureati delle università torinesi.
Le borse, finalizzate all’individuazione di nuovi modelli di mobilità elettrica in contesti urbani ad alta densità abitativa, saranno assegnate dopo un percorso laboratoriale nel Contamination Lab frutto della collaborazione tra Politecnico e Università di Torino, che affronterà le tematiche delle opportunità delle nuove forme di mobilità urbana, condizionate all’avvento delle auto elettriche e in futuro delle auto a guida autonoma.

 

L’evento del 28 maggio sarà dedicato alla presentazione dei dettagli della challenge e delle modalità innovative di erogazione delle borse, che offriranno alle studentesse e agli studenti universitari l'opportunità di essere protagonisti del loro futuro.

Il Contamination Lab Torino - iniziativa congiunta dell’Università degli Studi e del Politecnico di Torino - è un luogo di incontro tra studenti universitari e dottorandi di discipline diverse in cui la contaminazione e l’incrocio di conoscenze e punti di vista diversi permette di sperimentare nuovi modelli di apprendimento e di sviluppare progetti di innovazione a vocazione imprenditoriale e sociale in stretto raccordo con il territorio.

 

Ulteriori informazioni sulla Challenge sono disponibili al link: 

Data di pubblicazione del comunicato: 
Sabato, 26 Maggio, 2018
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