L'Università di Torino sui precari della ricerca

L’Università di Torino, in merito alla condizione dei precari della ricerca - tema di grande interesse e rilevanza per tutte le Università italiane - ritiene che la Regione Piemonte, che ha tra i suoi compiti la gestione del Fondo Sociale Europeo, possa destinare risorse economiche a sostegno dell’Alta Formazione e Ricerca, per coloro che hanno acquisito negli anni un’alta professionalità nei Dipartimenti universitari.

In un contesto di collaborazione strategica con l’Università, le importanti risorse economiche a disposizione della Regione potrebbero essere destinate per l’attivazione di posizioni di Ricercatori a Tempo Determinato di tipo A (RTDA) favorendo così lo sviluppo e la competitività del territorio. 

Inoltre le risorse potrebbero essere impegnate per l’attivazione di almeno 20 posizioni di Tecnico della Ricerca per favorire così l’apertura al territorio dei progetti dei Centri Open Lab sui quali l’Università ha già investito diversi milioni di euro.

L’Università di Torino ha a cuore questi temi e per questo ha già destinato per il triennio 2016/2018 12 milioni di euro per l’attivazione di 80 posizioni RTDA, delle quali 50 nell’anno in corso.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Martedì, 31 Gennaio, 2017

Università di Torino e SMAT: partnership d’eccellenza per sviluppare ricerca, innovazione tecnologica e percorsi di alta formazione in ambito internazionale

Il Rettore dell’Università degli Studi di Torino, Prof. Gianmaria Ajani e l’Amministratore Delegato della SMAT - Società Metropolitana Acque Torino, ing. Paolo Romano, hanno firmato oggi lunedì 30 gennaio 2017 un accordo di Partnership pluriennale che consente e regola importanti collaborazioni fra i due Enti, potenziando la collaborazione strategica a lungo termine e definendo i contenuti della partnership nell’ambito delle attività di ricerca, sviluppo tecnologico ed innovazione e nella didattica e formazione.
La collaborazione scientifica sarà focalizzata, in particolare, nei settori connessi al servizio idrico integrato come: la produzione e distribuzione di acqua potabile, il recupero dei reflui mediante reti fognarie e il trattamento dei medesimi in impianti di depurazione.
La partecipazione a progetti internazionali ed europei, rappresenta inoltre un asset strategico nelle politiche di posizionamento delle due istituzioni. SMAT e Università di Torino si propongono di individuare azioni comuni nella definizione di network di rapporti a livello internazionale e nell’organizzazione di eventi istituzionali di promozione della cultura scientifico-tecnologica ed imprenditoriale a livello locale.

L’accordo permetterà di regolare rapporti di collaborazione tecnico-scientifiche e promuovere programmi di formazione per gli studenti dell’Ateneo. Scopo dell’accordo è inoltre quello di favorire l’utilizzo congiunto di apparecchiature e di infrastrutture, con la possibilità di svolgere specifiche attività di ricerca presso i rispettivi laboratori, inizialmente nelle seguenti aree di ricerca:
1.        Acque Potabili
2.        Acque Reflue
3.        Ambiente e Clima
4.        Idrologia
5.        Biotecnologie
6.        Informatica
 
L’accordo si inserisce nel quadro di iniziative programmate dall'Università di Torino sulle tematiche ambientali, che già dal 2014 monitora le proprie prestazioni ambientali su energia, acqua, rifiuti con la pubblicazione del Rapporto di sostenibilità e completa le attività di ricerca e formazione sui temi ambientali che l’Ateneo sta perseguendo per lo sviluppo sostenibile e la gestione del territorio.
 
La cooperazione tra i due Enti contribuirà a sviluppare l’attenzione alle tematiche ambientali verso il territorio e potenzierà la divulgazione di queste tematiche alla cittadinanza.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Lunedì, 30 Gennaio, 2017

“La ricerca si racconta”: risultati e sviluppi dei progetti di ricerca di Ateneo finanziati dalla Compagnia di San Paolo - Fotocomunicato e cartella stampa

26 gennaio 2017, ore 14:30-17:30
Campus Luigi Einaudi – Main Hall (aule A2, B1, B2)

 

L’Università di Torino restituisce al territorio i risultati e l’impatto degli 81 progetti di ricerca finanziati dalla Compagnia di San Paolo negli anni 2011/2012.

Tra il 2011 e il 2012, nel quadro della Convenzione tra l’Università di Torino e la Compagnia di San Paolo, sono stati investiti oltre 14 milioni di Euro per la ricerca. Sono stati realizzati 81 progetti di Ateneo su tre aree tematiche: 28 in Life Sciences, 24 in Physical Sciences and Engineering e 29 in Social Sciences and Humanities.

Nella consapevolezza che creare, valorizzare e disseminare conoscenza generi opportunità di sviluppo sociale, culturale ed economico, l’Università di Torino ha scelto di raccontare, con un evento aperto al pubblico, questi 81 percorsi attraverso i numeri, le storie e la voce dei ricercatori protagonisti.

Sono oltre 1300 le persone coinvolte dal 2011 ad oggi, tra cui 613 donne e 468 giovani ricercatori, tra assegnisti e dottorandi. Il loro lavoro ha portato a ottimi risultati scientifici - 1294 pubblicazioni scientifiche, 1507 partecipazioni a convegni e 89 progetti competitivi vinti - e non sono mancate importanti ricadute sul territorio grazie al coinvolgimento di imprese, istituzioni e cittadinanza: 6 i brevetti registrati, 16 le collaborazioni di ricerca attivate con le industrie e 133 le iniziative organizzate per il pubblico.

I ricercatori responsabili degli 81 progetti raccontano in prima persona il percorso fatto, i risultati ottenuti e le prospettive future.

L’evento si svolge presso il Campus Luigi Einaudi a partire dalle 14.30 ed è strutturato in tre sessioni parallele - Life Sciences, Physical Sciences and Engeneering e Social Sciences and Humanities. Dalle 17:30 sarà possibile incontrare i ricercatori nell’atmosfera informale di un aperitivo.

Infine la ricerca si racconta anche su frida.unito.it, il Forum della Ricerca di Ateneo, dove sono stati pubblicati i risultati dei progetti sotto forma di racconti scritti dai ricercatori.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Giovedì, 26 Gennaio, 2017

Promemoria_Auschwitz. Dialogo, confronto, viaggio - Fotocomunicato e cartella stampa

Oggi martedì 24 gennaio nel Salone del Rettorato (Via Verdi 8 – Torino) è stato presentato alla stampa il progetto nazionale Promemoria_Auschwitz, con il patrocinio del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati, che in Piemonte è organizzato congiuntamente dall’Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea "Giorgio Agosti (Istoreto), dal Centro Einstein di Studi Internazionali (CESI) e dall’associazione di promozione sociale Deina Torino con il contributo dell’Università degli Studi di Torino.

Gianmaria Ajani, Rettore dell’Università di Torino, Elena Bissaca, Vice presidente Deina Torino, e Sara Vallerani, rappresentante Studenti Indipendenti, hanno presentato Promemoria_Auschwitz, il progetto di educazione alla cittadinanza europea pensato per accompagnare le giovani generazioni alla scoperta e alla comprensione della complessità del mondo che ci circonda a partire dal passato e dalle sue narrazioni, per guardare alla storia della Seconda Guerra Mondiale, della Deportazione e della Shoah e acquisire lo spirito critico necessario a un protagonismo come cittadini nel presente.

Il programma, a cui in Piemonte hanno preso parte circa 600 studenti, si è articolato in un percorso di educazione alla cittadinanza attraverso un’analisi storica e sulle memorie europee, e si concluderà a febbraio con un viaggio a Cracovia e con la visita agli ex lager di Auschwitz e Birkenau.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Martedì, 24 Gennaio, 2017

“Nell’interesse supremo della Scienza e della Nazione”: in mostra al Rettorato il contributo della ricerca scientifica dell’Università di Torino durante la Prima Guerra Mondiale

Il Palazzo del Rettorato e la Biblioteca storica di Ateneo "Arturo Graf" (Via Verdi, 8) ospitano fino al 31 marzo 2017 la mostra “Nell’interesse supremo della Scienza e della Nazione. L’Università di Torino nella Grande Guerra”, che è possibile visitare gratuitamente da lunedì a venerdì, dalle ore 9.30 alle 19.00.

 

Organizzata dall’Università di Torino in occasione delle celebrazioni per il centenario della Prima Guerra Mondiale, la mostra - come spiega il prof. Sergio Scamuzzi, Vicerettore alla Comunicazione di UniTo - permette di “retrodatare” una delle missioni principali dell'Ateneo torinese: la promozione dello sviluppo del territorio attraverso le tecnologie, le scienze e gli studi umanistici.

 

La mostra si sviluppa lungo 3 linee tematiche - la città di Torino, l’Università di Torino e la Scienza al tempo della Prima Guerra Mondiale – e comprende strumenti tecnologici progettati per limitare il numero di vittime tra i piloti degli aerei, e il numero di morti a causa degli effetti del gas – sono esposti i primi prototipi di maschera antigas -, del cibo avariato, della cancrena.

Sono esposte foto d'epoca degli studenti soldati – ben 800 partirono come volontari e ai caduti fu successivamente conferita la laurea honoris causa –, immagini e documenti che illustrano il movimento di emancipazione delle donne chiamate a ricoprire ruoli considerati al tempo esclusivamente maschili: le studentesse mobilitate nelle attività di assistenza, le prime impiegate, le dottoresse arruolate nella Croce Rossa.

Strumenti, immagini, filmati e documenti provengono dall’Archivio storico, dalle Biblioteche e dall’Archivio scientifico e Tecnologico (ASTUT) dell’Università di Torino, mentre grandi pannelli esposti sullo scalone e sotto i portici del Rettorato illustrano il dibattito dell’epoca tra la città operaia neutralista e l’Università interventista.

 

 

Per informazioni dettagliate sulla mostra e gli strumenti esposti: 

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Venerdì, 30 Dicembre, 2016

Innovazione, didattica e ricerca al Salone del Libro di Torino: Firmata convenzione triennale tra Università di Torino e Fondazione per il Libro la Musica e la Cultura - fotocomunicato

L’Università degli Studi di Torino e la Fondazione per il Libro la Musica e la Cultura hanno siglato oggi, venerdì 23 dicembre 2016, una convenzione triennale che definisce un rapporto continuativo di collaborazione scientifica nella progettazione del Salone Internazionale del Libro di Torino.

L’accordo, firmato dal Rettore dell’Università Gianmaria Ajani e dal Presidente delle Fondazione, Mario Montalcini, prevede azioni sinergiche di didattica e ricerca in diversi settori: dall’editoria ai nuovi media, dalla comunicazione ai big data, dalle nuove forme di lavoro all’ecosistema delle start up.

Università e Salone si alleano in modo organico attraverso una convenzione che consente di progettare insieme e di sviluppare, nell’arco di più anni, attività comuni. Fra le principali segnaliamo: lo sviluppo di strumenti di comunicazione digitale attraverso app, progetti, azioni di monitoraggio ed engagement delle community social. Il potenziamento della collaborazione con il Master di Giornalismo “Giorgio Bocca", che già da anni contribuisce al Salone per l’attività formativa e la realizzazione di contenuti giornalistici. La possibilità di effettuare indagini sull’impatto economico e sociale del Salone, anche alla luce delle prospettive aperte dalle nuove normative sulla ricaduta sociale dei progetti. Lo sviluppo congiunto - nell’ambito del Salone - di eventi e iniziative di peculiare interesse per il ruolo svolto dall’Università. E infine il potenziamento delle attività di tirocinio degli studenti universitari presso il Salone.

 

“I recenti indirizzi della politica a sostegno dell'innovazione”, ha dichiarato Gianmaria Ajani, Rettore dell’Università di Torino, “hanno visto l'affermazione della centralità dell'istituzione accademica che, come sede di conoscenza specialistica e di know-how di alto livello, riveste un ruolo primario nei processi di sviluppo del sistema socio-economico e culturale. Con l’accordo firmato oggi l’Università intende sviluppare interventi coordinati con la Fondazione attivando e coinvolgendo l’insieme quanto più ampio possibile delle competenze disponibili in Ateneo e sul territorio”.

Il Presidente della Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura, Mario Montalcini, spiega l’importanza dell’accordo: «Con questa convenzione prosegue l’azione volta a creare o consolidare reti stabili fra il Salone e le più importanti realtà culturali, scientifiche, economiche e di ricerca di Torino e del Piemonte. I contenuti dell’accordo sono tali che non solo innovano in profondità il senso del radicamento del Salone nel suo territorio, ma soprattutto generano ricadute sostanziali sulle attività».

Data di pubblicazione del comunicato: 
Venerdì, 23 Dicembre, 2016

Effetti dell’inquinamento atmosferico sui bambini - Progetto MAPEC_LIFE - fotocomunicato e cartella stampa

Torino - 20 dicembre 2016 - Il progetto MAPEC_LIFE “Monitoring Air Pollution Effects on Children for supporting public health policy”, approvato nel 2013 dalla Commissione Europea nell’ambito del Programma LIFE+2012, Environment Policy and Governance, è il primo grande studio multicentrico sugli effetti biologici precoci degli inquinanti aerodispersi sulle cellule buccali dei bambini di 6-8 anni, residenti in 5 città italiane (Torino, Brescia, Lecce, Perugia e Pisa), in relazione alla concentrazione di alcuni inquinanti atmosferici e alle caratteristiche socio-demografiche e agli stili di vita dei bambini.

 

L’Università degli Studi di Torino - Sezione di Igiene Ambientale, Dipartimento di Scienze della Sanità Pubblica e Pediatriche - è partner del progetto che è iniziato il 1 gennaio 2014 e si concluderà il 31 dicembre 2016. Il coordinatore del progetto è l’Università degli Studi di Brescia. Gli altri partner sono: l’Università di Perugia, l’Università di Pisa, l’Università del Salento, il Comune di Brescia e il Centro Servizi Multisettoriale e Tecnologico di Brescia.

 

«Il MAPEC_LIFE è un progetto di Sanità Pubblica – spiega il Prof. Giorgio Gilli responsabile delle attività di dissemination del progetto per l’Università di Torino – il cui scopo principale è la tutela della salute dei cittadini, attraverso la raccolta di dati scientifici che possano essere di supporto ai decisori pubblici nella promozione di nuove e migliori politiche ambientali. Nello svolgimento del progetto abbiamo riscontrato interesse e sostegno da parte di varie componenti della società civile: dalle amministrazioni comunali alle istituzioni e dirigenze scolastiche, dal corpo insegnante alle famiglie e ai bambini, indice di una consapevolezza ormai diffusa e condivisa sui temi dell’ambiente, della salute e della prevenzione».

Metodi

Le cellule della mucosa buccale di tutti i bambini reclutati sono state raccolte mediante un leggero spazzolamento dell’interno della guancia e analizzate in laboratorio per valutare la presenza di micronuclei, quale indicatore di danno al DNA cellulare. Questo biomarcatore di effetto precoce rappresenta un danno biologico non direttamente correlato ad un rischio individuale, ma indicativo dell’esposizione di una popolazione a fattori di rischio.

Per valutare l’effettiva esposizione dei bambini all’inquinamento atmosferico, durante i giorni di campionamento biologico, si è proceduto al campionamento di particolato atmosferico (PM0,5), mediante campionatori d’aria ad alto volume posizionati nei cortili delle scuole frequentate dai bambini reclutati. Il PM0,5 così raccolto è stato analizzato per valutare la concentrazione di idrocarburi policiclici aromatici (IPA) e di loro nitro-composti (nitroIPA), la tossicità su cellule polmonari umane in coltura (cellule A549), la genotossicità mediante il test del micronucleo e il comet assay sullo stesso tipo cellulare (cellule A549) e la mutagenicità mediante il test di Ames su cellule batteriche.

Per una più completa valutazione della qualità dell’aria a cui i bambini sono stati esposti sono stati raccolti per tutto il periodo di campionamento i dati delle Agenzie Regionali per la Protezione dell’Ambiente relativi ai livelli dei principali inquinanti aerodispersi (PM10, PM2,5, NO, NO2, CO, SO2, O3 e benzene). Inoltre, ai genitori dei bambini è stato somministrato un questionario per raccogliere informazioni su stato di salute del bambino, esposizioni outdoor e indoor, caratteristiche socio-economiche, stili di vita e alimentazione.

Per studiare la relazione tra esposizione a inquinanti ed effetti biologici i campioni biologici ed ambientali sono stati raccolti sia in inverno che in tarda primavera, periodi caratterizzati, nella realtà urbana del nostro paese, rispettivamente da alti e bassi livelli di diversi inquinanti aerei. Inoltre, per valutare la variabilità biologica intra-soggetto, nei bambini reclutati a Brescia è stato effettuato un terzo prelievo biologico nella stagione invernale, a distanza di un anno dal precedente.

I dati così raccolti sono stati analizzati mediante l’impiego di modelli di analisi statistica multivariata per valutare le associazioni tra danno al DNA, livelli di inquinanti e gli altri fattori indagati.

Il progetto ha previsto, inoltre, lo sviluppo di un pacchetto di ausili didattici per aiutare ad affrontare con i bambini e le scuole i temi principali del progetto: inquinamento atmosferico, effetti sulla salute e stili di vita sani.

 

Risultati

1.    Popolazione indagata

I campionamenti ambientali e biologici sono stati conclusi a gennaio 2016. Nelle 5 città sono state coinvolte 26 scuole primarie, per un totale di 139 classi; a Torino hanno partecipato al progetto 7 scuole (24 classi) facenti capo a 2 Istituti Comprensivi (N. Tommaseo e Ilaria Alpi) e un Circolo didattico (P. Gobetti).

In totale, 1149 bambini (220 a Torino) sono stati inclusi nello studio ed esaminati in entrambe le stagioni: inverno (novembre 2014-marzo 2015) e primavera (aprile-giugno 2015). I bambini coinvolti sono per metà maschi e mediamente hanno un elevato livello socio-economico. Di loro, un bambino su 8 è esposto a fumo passivo in casa, uno su 3 è in sovrappeso o obeso e un bambino su 2 ha un’alimentazione che non segue i principi della dieta mediterranea. Nel complesso i dati dei questionari compilati dai genitori mostrano che lo stato ponderale dei bambini è sovrapponibile a quello di altri studi condotti sui bambini italiani della stessa età e confermano una quota più elevata di bambini sovrappeso nelle regioni del Centro e Sud Italia.

 

2.      Misure degli inquinanti atmosferici

I dati raccolti dalle Agenzie Regionali per la Protezione dell’Ambiente hanno evidenziato livelli di inquinamento urbano più elevati in inverno rispetto alla primavera e nelle città del Nord Italia (Torino e Brescia) rispetto a quelle del Centro-sud (Pisa, Perugia e Lecce). In particolare, i livelli medi di PM10 rilevati nel periodo di campionamento invernale (novembre 2014-marzo 2015) sono: 50 μg/m3 a Torino, 45 μg/m3 a Brescia, 29 μg/m3a Pisa e Perugia, 27 μg/m3 a Lecce. I livelli di PM10 si abbassano sensibilmente nella stagione primaverile (aprile-giugno 2015): 24 μg/m3 a Torino, 26 μg/m3 a Brescia, 22 μg/m3 a Pisa, 17 μg/m3 a Perugia e 20 μg/m3 a Lecce.

Lo stesso andamento stagionale e geografico caratterizza tutti gli inquinanti indagati, ad eccezione dell’ozono che, invece, è più concentrato nella stagione primaverile e presenta concentrazioni simili nelle diverse città.

Anche le concentrazioni di IPA e nitroIPA rilevate nel particolato atmosferico PM0,5 campionato presso le scuole coinvolte nel progetto presentano lo stesso andamento: i livelli primaverili sono fino a 10 volte inferiori a quelli invernali e le città del Nord presentano le concentrazioni più alte in entrambe le stagioni.

 

3.      Attività tossica e genotossica dei campioni di particolato atmosferico

I risultati dei test di laboratorio effettuati dal progetto MAPEC_LIFE hanno mostrato che i campioni di particolato atmosferico PM0.5 inducono effetti tossici, genotossici e cancerogeni, seppur contenuti, nelle cellule in coltura. Anche in questo caso la stagionalità influenza gli effetti: i campioni prelevati in inverno inducono effetti maggiori rispetto a quelli raccolti in primavera. Per quanto riguarda la tossicità aspecifica e la promozione della cancerogenicità, il particolato atmosferico di Brescia è quello che ha dato gli effetti maggiori. Nel test di mutagenicità, invece, quello di Torino è risultato essere il particolato più attivo, seguito da quello di Brescia, Pisa, Perugia e infine Lecce. La capacità di indurre mutazioni è risultata correlata alla concentrazione di IPA e nitro-IPA nel PM0,5.

«In un contesto generale che presenta un trend in riduzione dei livelli di inquinamento da particolato atmosferico – interviene la Prof.ssa Elisabetta Carraro, responsabile dell’unità dell’Università di Torino – lo studio ha confermato la stagionalità di questo inquinante ed un gradiente Nord-Sud, con le concentrazioni più alte registrate in inverno nelle città del Nord Italia. La valutazione in vitro, su cellule in laboratorio, della capacità del PM0,5 di determinare danni al DNA ha messo in evidenza un effetto complessivamente modesto associato alla stagione, alla città e alla concentrazione di Idrocarburi Policiclici Aromatici sul PM0,5».

 

4.      Effetti genotossici nelle cellule buccali dei bambini

Nella stagione invernale il 52,7% dei bambini ha mostrato di avere almeno un micronucleo nelle cellule della mucosa buccale (valore medio: 0,44 MN/1000 cellule). Si osserva tuttavia una bassa correlazione tra i livelli di micronuclei rilevati nella stagione invernale e quelli rilevati in primavera negli stessi bambini.

Confrontando i bambini delle 5 città, si nota che quelli di Brescia hanno in media un maggior numero di micronuclei rispetto agli altri (0,56 MN/1000 cellule). Seguono i bambini di Pisa (0,50 MN/1000 cellule), Perugia, Torino e Lecce (0,41, 0,39 e 0,32 MN/1000 cellule, rispettivamente). In primavera, si osserva un dimezzamento dell’effetto biologico in tutte le città (valore medio: 0,22 MN/1000 cellule) con una diminuzione anche della percentuale di bambini con almeno un micronucleo nelle cellule buccali (35,9%).

Applicando modelli avanzati di analisi statistica multivariata, si è visto che i livelli di alcuni inquinanti (benzene, PM2,5, ozono, SO2 e IPA) sono associati alla frequenza di micronuclei nelle cellule dei bambini. In particolare, l’incremento del rischio di avere micronuclei nelle cellule buccali per l’aumento di una unità di inquinante è: 20,1% per il benzene (1 μg/m3), 1,1% per il PM2,5 (1 μg/m3), 1,3% per l’ozono (1 μg/m3), 4,2% per l’SO2 (1 μg/m3) e 1,7% per gli IPA nel PM0,5 (1 ng/m3), pur nei limiti di incertezza delle stime dovute alla elevata variabilità del fenomeno. L’importanza relativa di questi inquinanti dipende, inoltre, dalla variabilità delle concentrazioni nelle diverse città.

Infine, si è visto che l’esposizione a fumo passivo e il sovrappeso nei bambini tendono ad aumentare il rischio di avere micronuclei, mentre l’alimentazione sana tende a diminuirlo.

“Il progetto MAPEC_LIFE – interviene il Prof. Giorgio Gilli – ha fornito anche l'occasione per parlare nelle scuole dell'inquinamento atmosferico, dei suoi effetti sulla salute e degli stili di vita sani, con un progetto didattico che ha prodotto schede per gli insegnanti e videogames per i bambini. Tutto questo materiale è scaricabile liberamente dal sito internet del progetto. L'interesse suscitato e l'efficacia delle attività intraprese dimostrano l'importanza dell'educazione su questi temi fin dalla scuola primaria».

 

 

Conclusioni

Il presente studio ha evidenziato la capacità della frazione ultrafine del particolato atmosferico (PM0,5) di indurre effetti tossici, mutageni e cancerogeni, se pur modesti, nelle cellule trattate in laboratorio.

L’effetto biologico precoce, evidenziato nelle cellule buccali dei bambini come presenza di micronuclei, è risultato associato a:

  • Stagione - l’effetto biologico misurato in inverno è sensibilmente maggiore rispetto alla primavera;
  • Città - i bambini di Brescia hanno mostrato l’effetto maggiore, seguiti nell’ordine da quelli di Pisa, Perugia, Torino e Lecce;
  • Concentrazione di benzene, PM2,5, ozono, SO2 e IPA - l’aumento di questi inquinanti è risultato moderatamente associato ad un aumento di micronuclei nelle cellule dei bambini;
  • Caratteristiche dei bambini - l’alimentazione sana ha mostrato di attenuare l’effetto, mentre l’esposizione a fumo passivo e il sovrappeso di aggravarlo.

 

Nel considerare questi risultati, va tenuto presente che la stagione invernale 2014-2015 è stata caratterizzata da un livello medio di inquinanti aerodispersi relativamente basso, rispetto agli anni precedenti, probabilmente a causa di temperature miti ed elevata piovosità. Pertanto, è possibile che l’effetto biologico presente in altre stagioni invernali sia superiore rispetto a quello misurato nel presente studio.

 

«Lo studio MAPEC_LIFE rappresenta il primo grande studio multicentrico sugli effetti biologici precoci degli inquinanti aerodispersi sulle cellule buccali dei bambini di 6-8 anni – spiega la Prof.ssa Elisabetta Carraro – Pertanto, i risultati dello studio MAPEC_LIFE non sono confrontabili con quelli delle altre ricerche condotte fino ad oggi nel mondo sugli effetti biologici dell’inquinamento atmosferico, perché queste ultime, per lo più di piccole dimensioni, sono state effettuate con metodiche diverse e su soggetti di età diversa».

 

«In conclusione – sottolinea il Prof. Giorgio Gilli – il livello dei marcatori biologici da noi studiati è risultato moderatamente associato alle concentrazioni di alcuni inquinanti aerodispersi e ad altri fattori e può essere un indicatore di possibili, futuri, effetti nocivi alla salute. Tali effetti, alla luce delle attuali conoscenze, sono evidenziabili a livello di popolazione, ma non sono predittivi di insorgenza di patologie nel singolo individuo».

Data di pubblicazione del comunicato: 
Martedì, 20 Dicembre, 2016

Foto/comunicato stampa - Il Premio Aldo Fasolo 2016 a Dalila Burin

Oggi venerdì 16 dicembre, presso la Sala dei Mappamondi dell’Accademia delle Scienze di Torino (Via Accademia delle Scienze 6), è stato consegnato il Premio Aldo Fasolo 2016, intitolato allo scienziato e abile divulgatore Aldo Fasolo.

 

Vincitrice dell’edizione 2016 è la Dott.ssa Dalila Burin, che ha presentato uno studio intitolato “Alla ricerca del sé corporeo, tra patologie neurologiche e manipolazioni sperimentali”.

 

Il Premio, di importo pari a 1.500,00 Euro, è riservato a giovani dottorandi e dottori di ricerca attivi nel campo delle neuroscienze, con l’obiettivo di favorirne la visibilità e di incoraggiare l’impegno e l’attenzione per la comunicazione in campo scientifico. In coerenza con questi obiettivi, sono stati selezionati 39 candidati sulla base del merito scientifico e 10 finalisti sono stati invitati a descrivere la propria ricerca con un breve video.

 

Il Premio Aldo Fasolo è istituito dal Dottorato in Neuroscienze dell’Università di Torino ed è realizzato grazie al contributo della  Compagnia di San Paolo e alla collaborazione con altri enti, quali il Centro Scienza Onlus e l’Associazione Mente e Cervello.

 

La Giuria, presieduta da Gianmaria Ajani, Rettore dell’Università di Torino, e composta da Enrico Alleva, Vincenzo Barone, Piero Bianucci e Telmo Pievani, ha inoltre assegnato due premi speciali, di importo pari a 500,00 Euro ciascuno: alla dott.ssa Alice Laroni, per l'ottimo equilibrio tra chiarezza espositiva e originalità narrativa, e alla dott.ssa Eleonora Vannini, per la capacità di suscitare interesse e l'originalità dell'idea divulgativa.

 

Per informazioni:

dott-neuroscienze.campusnet.unito.it

Data di pubblicazione del comunicato: 
Venerdì, 16 Dicembre, 2016

Università di Torino - Nell’autoritratto di El Greco “Portrait of an old man” i sintomi di un ictus 14 anni prima della morte

Autoritratto “Portrait of an Old Man” di El Greco

La rivista internazionale scientifica “Journal of the Neurological Sciences” ha pubblicato i risultati di una ricerca del Dipartimento di Scienze della Sanità Pubblica e Pediatriche (DSSPP) dell’Università di Torino, in collaborazione con Università Autonoma di Madrid e un centro di ricerca del New Mexico, che identifica i segni di un ictus nel celebre autoritratto “Portrait of an Old Man” conservato al Metropolitan Museum di New York che il pittore dipinse tra il 1595 e il 1600, l’unico lasciato dall’artista.

 

Attraverso l’iconodiagnostica, la disciplina che applica la diagnosi medica allo studio delle opere d’arte, la Dott.ssa Raffaella Bianucci, paleopatologa e antropologa dell’Università di Torino (Sezione di Medicina Legale), il Prof. Otto Appenzeller, neurologo (New Mexico Health Enhancement and Marathon Clinics Research Foundation, USA), e lo storico dell’arte e biografo del pittore Fernando Marìas (Università Autonoma di Madrid), hanno identificato i segni di un ictus a livello del lobo parietale destro nel ritratto “Portrait of an Old Man”(1595-1600, Metropolitan Museum, New York).

 

Nel dettaglio, studiando il dipinto, i ricercatori sono arrivati a ipotizzare la condizione neurologica del celebre pittore. Hanno identificato una malformazione oculare, l’enoftalmo congenito, che può occorrere in seguito a uno scorretto sviluppo all’interno dell’utero. Si manifesta con una deformità superficiale, che porta a una asimmetria nella posizione dei due occhi. Nei ritratti i pittori utilizzano puntini bianchi per conferire all’occhio caratteristiche di vitalità: seguendo la posizione di questi punti bianchi nella cornea come guida, il gruppo di ricerca ha osservato che le pupille di El Greco non sono parallele: una condizione che corrisponde allo strabismo.

 

Inoltre, sono arrivati a ipotizzare che El Greco soffrisse di ambliopia (o occhio pigro) - un calo unilaterale o bilaterale della vista in uno o entrambi gli occhi - che nei pazienti moderni è una conseguenza comune dello strabismo.

 

La fronte sinistra meno corrugata; l’orecchio più grande e di forma diversa; il muscolo temporale sinistro e la guancia atrofici e le pieghe naso-labiali più profonde; l’angolo sinistro della bocca leggermente incurvato; i peli dei baffi del lato sinistro più lunghi e la barba lunga, suggerendo un’impossibilità di pettinare la parte sinistra del suo volto: questi segnali letti insieme possono rappresentare i sintomi di una possibile lesione parietale destra con una conseguente perdita parziale di consapevolezza del lato sinistro del volto.

 

Di conseguenza, il team di ricerca conclude che il pittore soffrì di un “left sided neglect” o eminegligenza spaziale unilaterale, un disturbo della cognizione spaziale in cui, a seguito di una lesione cerebrale, il paziente ha difficoltà a esplorare lo spazio controlaterale alla lesione e non è consapevole degli stimoli presenti in quella porzione di spazio esterno o corporeo e dei relativi disordini funzionali.

 

El Greco si riprese piuttosto bene da questo primo evento che non compromise le sue capacità motorie e riprese a dipingere. Nel 1608, fu colpito da un secondo ictus risultante in un’agrafia, un evento associato a una lesione corticale sinistra. Due anni dopo recuperò parzialmente la capacità di scrivere ma nel 1614, anno della sua morte, la sua firma risultava completamente irriconoscibile. In assenza di fonti documentarie che riguardino le condizioni di salute del pittore nel periodo precedente il 1608, lo studio condotto dimostra che El Greco soffrì di una serie di eventi ischemici che ebbero inizio all’incirca 14 anni prima che si manifestasse l’ultimo episodio che lo condusse a morte.

Data di pubblicazione del comunicato: 
Giovedì, 15 Dicembre, 2016

Premio Aldo Fasolo 2016 - venerdì 16 dicembre alle 15.00 Sala dei Mappamondi dell'Accademia delle Scienze

Venerdì 16 dicembre, alle ore 15.00, presso la Sala dei Mappamondi dell’Accademia delle Scienze di Torino (Via Accademia delle Scienze 6), sarà consegnato il Premio Fasolo 2016, intitolato allo scienziato e abile divulgatore Aldo Fasolo

 

La cerimonia sarà aperta da Gianmaria Ajani, Rettore dell’Università di Torino, Alberto Piazza, Presidente dell’Accademia delle Scienze e da Fiorenzo Alfieri, Presidente del CentroScienza Onlus. Interverrà anche Piero Gastaldo, Segretario Generale della Compagnia di San Paolo. 

 

Il Premio, di importo pari a 1.500,00 Euro, è riservato a giovani dottorandi e dottori di ricerca attivi nel campo delle neuroscienze, con l’obiettivo di favorirne la visibilità e di incoraggiare l’impegno e l’attenzione per la comunicazione in campo scientifico. In coerenza con questi obiettivi, sono stati selezionati 39 candidati sulla base del merito scientifico e 10 finalisti sono stati invitati a descrivere la propria ricerca con un breve video.

La Giuria è presieduta da Gianmaria Ajani, e composta da Enrico Alleva, Vincenzo Barone, Piero Bianucci e Telmo Pievani.

 

Il Premio Aldo Fasolo è istituito dal Dottorato in Neuroscienze dell’Università di Torino ed è realizzato grazie al contributo  della Compagnia di San Paolo e alla collaborazione con altri enti, quali il Centro Scienza Onlus e l’Associazione Mente e Cervello. 

 

Alla premiazione seguirà una tavola rotonda dal titolo “Il labirinto della divulgazione scientifica”, coordinata da Piero Bianucci con l’intervento della giornalista Silvia Rosa-Brusin (TG Leonardo), di Giulia Alice Fornaro (fisica, giornalista e divulgatrice scientifica, Agorà Scienza) e Beatrice Mautino(biotecnologia, giornalista e divulgatrice scientifica).

 

Oltre al Premio Aldo Fasolo, saranno assegnati due “Premi speciali della Giuria” - di importo pari a 500,00 Euro ciascuno, grazie al contributo della Fondazione Compagnia di San Paolo, a due video che, pur non risultando vincitori, si sono distinti e particolarmente apprezzati dai membri della Giuria. 

 

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Data di pubblicazione del comunicato: 
Mercoledì, 14 Dicembre, 2016
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